Paura per la morte (ossessione)
Gentili Dottori,
Scrivo questo post perché da anni ho ormai un pensiero fisso che mi sta rendendo la vita veramente impossibile, condizionando quasi ogni gesto della mia quotidianità.
Ho letto più consulti su questo argomento ma ho deciso lo stesso di scrivere qualcosa e mi scuso anticipatamente per aver riportato un argomento già ampiamente trattato.
Da anni ormai ho un pensiero fisso che è quello del "post-morte" ma ultimamente, da un anno a questa parte, ci penso così frequentemente che spesso mi trovo a piangere disperatamente senza un motivo valido ma solo ed esclusivamente perché l'idea di morire mi riempie di paura e dolore.
Mi spaventa non poter sentire più il rombo del tuono, l'odore della pioggia e il suono del mare.
Mi terrorizza l'idea di non provare più la sensazione di una carezza di mio marito, il perdermi trai suoi occhi...Mi terrorizza il non esserci più.
Tutto questo rende ogni piccolo gesto terribile e, allo stesso tempo, pieno di un significato e di un senso che non so spiegare.
So che se c'è la morte non ci sono io e che se ci sono io non c'è la morte e quindi non dovrei preoccuparmi di qualcosa che non sarò mai in grado di vedere o di provare ma è proprio questo ciò che mi spaventa.
Come può un essere come l'uomo capire e afferrare l'eternità del non essere?
Il non esistere... Forse siamo (sono) abituati a pensare come degli esseri infiniti e quando ci troviamo davanti al concetto di morte ci assale la consapevolezza di essere solo un granello di sabbia destinato a scomparire.
Ho paura di non essere, ho paura che la mia coscienza sparisca.
So che sembrano dei vaneggiamenti e me ne vergogno profondamente ma non so esprimere a parole ciò che mi turba e la rabbia che mi pervade nel sapere che è inevitabile: che la morte è una delle poche cose che accomuna ogni singolo essere vivente su questo pianeta.
Nasciamo per morire e per quanto mi ripeta che ciò che conta è il viaggio, dato che la meta è uguale per tutti, non riesco ad accettarlo.
Ci penso ogni giorno e faccio lunghi monologhi interiori che terminano quasi sempre con le lacrime o con una malinconia debilitante.
Mi chiedo quando finirà, quando finalmente mi darò una risposta che metterà a tacere questa paura e quando accetterò che è inevitabile, che è il destino di tutti e che è, ironicamente, quasi, una fase della vita.
A volte chiedo e cerco dei segni che qualcosa c'è, dopo.
A chi chiedo questi segni?
A volte a "Dio", a volte a me stessa...
Grazie ancora a chi avrà avuto la pazienza di leggere queste mie parole e mi scuso se non sono riuscita a spiegare bene ciò che provo; ma ho paura, una paura terribile.
Una paura che non mi fa dormire bene, che non mi fa affrontare con la giusta razionalità piccoli avvenimenti della quotidianità.
Scrivo questo post perché da anni ho ormai un pensiero fisso che mi sta rendendo la vita veramente impossibile, condizionando quasi ogni gesto della mia quotidianità.
Ho letto più consulti su questo argomento ma ho deciso lo stesso di scrivere qualcosa e mi scuso anticipatamente per aver riportato un argomento già ampiamente trattato.
Da anni ormai ho un pensiero fisso che è quello del "post-morte" ma ultimamente, da un anno a questa parte, ci penso così frequentemente che spesso mi trovo a piangere disperatamente senza un motivo valido ma solo ed esclusivamente perché l'idea di morire mi riempie di paura e dolore.
Mi spaventa non poter sentire più il rombo del tuono, l'odore della pioggia e il suono del mare.
Mi terrorizza l'idea di non provare più la sensazione di una carezza di mio marito, il perdermi trai suoi occhi...Mi terrorizza il non esserci più.
Tutto questo rende ogni piccolo gesto terribile e, allo stesso tempo, pieno di un significato e di un senso che non so spiegare.
So che se c'è la morte non ci sono io e che se ci sono io non c'è la morte e quindi non dovrei preoccuparmi di qualcosa che non sarò mai in grado di vedere o di provare ma è proprio questo ciò che mi spaventa.
Come può un essere come l'uomo capire e afferrare l'eternità del non essere?
Il non esistere... Forse siamo (sono) abituati a pensare come degli esseri infiniti e quando ci troviamo davanti al concetto di morte ci assale la consapevolezza di essere solo un granello di sabbia destinato a scomparire.
Ho paura di non essere, ho paura che la mia coscienza sparisca.
So che sembrano dei vaneggiamenti e me ne vergogno profondamente ma non so esprimere a parole ciò che mi turba e la rabbia che mi pervade nel sapere che è inevitabile: che la morte è una delle poche cose che accomuna ogni singolo essere vivente su questo pianeta.
Nasciamo per morire e per quanto mi ripeta che ciò che conta è il viaggio, dato che la meta è uguale per tutti, non riesco ad accettarlo.
Ci penso ogni giorno e faccio lunghi monologhi interiori che terminano quasi sempre con le lacrime o con una malinconia debilitante.
Mi chiedo quando finirà, quando finalmente mi darò una risposta che metterà a tacere questa paura e quando accetterò che è inevitabile, che è il destino di tutti e che è, ironicamente, quasi, una fase della vita.
A volte chiedo e cerco dei segni che qualcosa c'è, dopo.
A chi chiedo questi segni?
A volte a "Dio", a volte a me stessa...
Grazie ancora a chi avrà avuto la pazienza di leggere queste mie parole e mi scuso se non sono riuscita a spiegare bene ciò che provo; ma ho paura, una paura terribile.
Una paura che non mi fa dormire bene, che non mi fa affrontare con la giusta razionalità piccoli avvenimenti della quotidianità.
[#1]
Gentile utente,
con grande chiarezza Lei esprime i pensieri e i dubbi, sulla morte, quelli stessi che colpiscono molti ragazzi nell'adolescenza.
Con la differenza però che Lei si trova nell'età adulta.
Eppure con grande sofferenza si chiede:
"..Mi chiedo quando finirà, quando finalmente mi darò una risposta che metterà a tacere questa paura.."
Metterà a tacere questa paura quando cesserà di farsi la domanda. La risposta ce l'ha già e dunque la domanda è inutile. Essa sta nella inevitabilità della morte e nella inconoscibilità del dopo, al quale teorie e religioni forniscono risposte.
Quello che non è inutile è il senso che ognuno dà (o vorrebbe dare) ai giorni che trascorre...da vivo.
Tutto il resto rischia di diventare un "pensiero fisso", che "..da anni che mi sta rendendo la vita veramente impossibile, condizionando quasi ogni gesto della mia quotidianità."
Considerata la lunghezza del tempo della sofferenza e la persistenza di tali "ossessioni", per dirla con parole Sue, è opportuno farle curare. Uno/a Psicolog* che sia anche Psicoterapeuta è l* specialista adatt*. Non attenda oltre: non "...nasciamo per morire..", ma nasciamo per vivere.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
con grande chiarezza Lei esprime i pensieri e i dubbi, sulla morte, quelli stessi che colpiscono molti ragazzi nell'adolescenza.
Con la differenza però che Lei si trova nell'età adulta.
Eppure con grande sofferenza si chiede:
"..Mi chiedo quando finirà, quando finalmente mi darò una risposta che metterà a tacere questa paura.."
Metterà a tacere questa paura quando cesserà di farsi la domanda. La risposta ce l'ha già e dunque la domanda è inutile. Essa sta nella inevitabilità della morte e nella inconoscibilità del dopo, al quale teorie e religioni forniscono risposte.
Quello che non è inutile è il senso che ognuno dà (o vorrebbe dare) ai giorni che trascorre...da vivo.
Tutto il resto rischia di diventare un "pensiero fisso", che "..da anni che mi sta rendendo la vita veramente impossibile, condizionando quasi ogni gesto della mia quotidianità."
Considerata la lunghezza del tempo della sofferenza e la persistenza di tali "ossessioni", per dirla con parole Sue, è opportuno farle curare. Uno/a Psicolog* che sia anche Psicoterapeuta è l* specialista adatt*. Non attenda oltre: non "...nasciamo per morire..", ma nasciamo per vivere.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Gentile Dott.ssa Brunialti,
Intanto la ringrazio per la sua risposta. Ho iniziato un percorso con una Psicologa qualche anno fa quando mi sono ritrovata ad affrontare la malattia di mio padre che, però, si è conclusa nel migliore dei modi nonostante le premesse veramente pessime. Da adolescente mi sono posta, ovviamente, questi quesiti e mi ero data la risposta che, ovviamente, facendo parte della vita, anche la morte era una "fase" che, volenti o nolenti, dovevamo accettare. Questa risposta mi è andata bene fino a quando non abbiamo scoperto che mio padre aveva un tumore all'intestino, da là una discesa verso il baratro. Ho sviluppato una fortissima ipocondria ed ogni dolore che ho, ogni sussulto che il mio corpo fa, lo ricollego ad un male incurabile e quindi alla morte. Con la mia psicologa del tempo avevamo discusso molto di questo ed ero arrivata alla conclusione che la mia paura più grande non stava nel fatto di dover morire, un giorno, ma nel sapere la "data esatta" in cui sarei morta (da là il collegamento con la malattia di mio padre, dato che le prospettive più rosee ci avevano dato sei mesi di vita). Poi, per motivi economici, avendo avuto problemi a lavoro, ho dovuto lasciare la mia Psicologa con cui avevo sviluppato un rapporto molto bello e di estrema fiducia. Ho provato ad affidarmi all'asl ma è stato veramente debilitante e i dottori con cui ho avuto a che fare erano completamente disinteressati e sfuggenti.
La ringrazio comunque molto per il suo consiglio
Intanto la ringrazio per la sua risposta. Ho iniziato un percorso con una Psicologa qualche anno fa quando mi sono ritrovata ad affrontare la malattia di mio padre che, però, si è conclusa nel migliore dei modi nonostante le premesse veramente pessime. Da adolescente mi sono posta, ovviamente, questi quesiti e mi ero data la risposta che, ovviamente, facendo parte della vita, anche la morte era una "fase" che, volenti o nolenti, dovevamo accettare. Questa risposta mi è andata bene fino a quando non abbiamo scoperto che mio padre aveva un tumore all'intestino, da là una discesa verso il baratro. Ho sviluppato una fortissima ipocondria ed ogni dolore che ho, ogni sussulto che il mio corpo fa, lo ricollego ad un male incurabile e quindi alla morte. Con la mia psicologa del tempo avevamo discusso molto di questo ed ero arrivata alla conclusione che la mia paura più grande non stava nel fatto di dover morire, un giorno, ma nel sapere la "data esatta" in cui sarei morta (da là il collegamento con la malattia di mio padre, dato che le prospettive più rosee ci avevano dato sei mesi di vita). Poi, per motivi economici, avendo avuto problemi a lavoro, ho dovuto lasciare la mia Psicologa con cui avevo sviluppato un rapporto molto bello e di estrema fiducia. Ho provato ad affidarmi all'asl ma è stato veramente debilitante e i dottori con cui ho avuto a che fare erano completamente disinteressati e sfuggenti.
La ringrazio comunque molto per il suo consiglio
[#3]
Gentilissima,
Per quanto riguarda l'aspetto economico, tenga conto che è stato rinnovato il "Bonus Psicoterapia gratuita", come potrà leggere qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9005-importante-bonus-psicoterapia-gratuita-anche-per-il-2023.html .
Le rinnovo l'invito a riprendere il percorso psicologico.
Si nasce per vivere, vivere al meglio che ci è possibile.
Dott. Brunialti
Per quanto riguarda l'aspetto economico, tenga conto che è stato rinnovato il "Bonus Psicoterapia gratuita", come potrà leggere qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9005-importante-bonus-psicoterapia-gratuita-anche-per-il-2023.html .
Le rinnovo l'invito a riprendere il percorso psicologico.
Si nasce per vivere, vivere al meglio che ci è possibile.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#4]
Utente
Gentile Dott.ssa Brunialti,
È passato qualche giorno dalla sua risposta e volevo informarla che ho preso molto a cuore le sue parole e ho deciso di iniziare nuovamente un percorso di terapia con un altro professionista, nella speranza di trovarmi bene con questa persona e soprattutto di attenuare e arrivare alla radice del problema. So che sarà una cosa relativamente lunga ma, come dice lei "nasciamo per vivere" ed è il momento che anche io cambi la mia posizione del "nasciamo per morire". La ringrazio ancora per la pazienza e per le sue belle parole.
Un cordiale saluto
È passato qualche giorno dalla sua risposta e volevo informarla che ho preso molto a cuore le sue parole e ho deciso di iniziare nuovamente un percorso di terapia con un altro professionista, nella speranza di trovarmi bene con questa persona e soprattutto di attenuare e arrivare alla radice del problema. So che sarà una cosa relativamente lunga ma, come dice lei "nasciamo per vivere" ed è il momento che anche io cambi la mia posizione del "nasciamo per morire". La ringrazio ancora per la pazienza e per le sue belle parole.
Un cordiale saluto
[#5]
Grazie del Suo riscontro!
Sono felice del contributo che possiamo aver fornito alla Sua decisione.
Le auguro di cuore un "Buon percorso".
Dott. Brunialti
Sono felice del contributo che possiamo aver fornito alla Sua decisione.
Le auguro di cuore un "Buon percorso".
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
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