Mio figlio è fissato con il voler andare via di casa
Buonasera, sono una madre di un ragazzo che si comporta in modo legittimo ma nella pratica in modo insensato e fuori da ogni logica.
Alcuni anni fa ha finto le scuole superiori ed ha iniziato a fare lavoretti per guadagnarsi qualcosa e ad oggi si è raccolto una discreta cifra di soldi, non abbastanza da poter cambiare vita ma comunque per potersi permettere vacanze e tanto altro in modo totalmente autonomo.
Sono alcuni mesi però che insiste con frasi del tipo: "ma veramente pensi che io faccia un'intera vita in questi paesino orrendo?
".
Io fin qui non lo biasimo, perché anch'io nella sua situazione avrei pensato di fare le valigie e farmi una nuova vita altrove, perché qui non è una zona per giovani viste le scarsissime opportunità, anzi ultiamemente vanno via quasi tutti da qui; ma il problema è che lui non ha proprio le basi per andare a vivere da solo, i suoi amici sono andati via perché avevano la loro famiglia assieme, avevano un appoggio, lui chi ha?
Ma soprattutto lo vedo pieno di insicurezze, tra l'altro lui insiste dicendo che vorrebbe andare via ma secondo voi lui nell'effettivo lo cerca un lavoro?
Perché lui dice sempre: "domani mando il curriculum" ma poi non lo fa mai.
Prende in giro anche se stesso.
Il mio PRIMO figlio andò via perché avendo fatto il militare e successivamente dopo essere diventato poliziotto aveva non solo un posto fisso, ma aveva anche vitto e alloggio nella caserma, per cui con lui preoccupazioni zero.
Ora mio figlio più piccolo vorrebbe andare più o meno nelle zone del fratello maggiore ma lui certamente non può ospitarlo.
Quindi sono due situazioni completamente diverse con i miei due figli, il primo aveva già un progetto, aveva un tetto sicuro, aveva un pranzo/cena sicuro, aveva uno stipendio sicuro, ma questo mio figlio più piccolo cos'ha?
Va a pagare un affitto di 500/600 euro se gli va bene + spese, per guadagnarne quanti, 1000 forse?
(Sono cifre totalmente a caso, ma mi sembrano veritiere).
Lo trovo insensato e fuori da ogni logica scusate, se fosse andato all'università lontano o se aveva una passione che lo avrebbe portato lontano da casa allora avrei alzato le mani, ma in queste condizioni dove va?
Alcuni anni fa ha finto le scuole superiori ed ha iniziato a fare lavoretti per guadagnarsi qualcosa e ad oggi si è raccolto una discreta cifra di soldi, non abbastanza da poter cambiare vita ma comunque per potersi permettere vacanze e tanto altro in modo totalmente autonomo.
Sono alcuni mesi però che insiste con frasi del tipo: "ma veramente pensi che io faccia un'intera vita in questi paesino orrendo?
".
Io fin qui non lo biasimo, perché anch'io nella sua situazione avrei pensato di fare le valigie e farmi una nuova vita altrove, perché qui non è una zona per giovani viste le scarsissime opportunità, anzi ultiamemente vanno via quasi tutti da qui; ma il problema è che lui non ha proprio le basi per andare a vivere da solo, i suoi amici sono andati via perché avevano la loro famiglia assieme, avevano un appoggio, lui chi ha?
Ma soprattutto lo vedo pieno di insicurezze, tra l'altro lui insiste dicendo che vorrebbe andare via ma secondo voi lui nell'effettivo lo cerca un lavoro?
Perché lui dice sempre: "domani mando il curriculum" ma poi non lo fa mai.
Prende in giro anche se stesso.
Il mio PRIMO figlio andò via perché avendo fatto il militare e successivamente dopo essere diventato poliziotto aveva non solo un posto fisso, ma aveva anche vitto e alloggio nella caserma, per cui con lui preoccupazioni zero.
Ora mio figlio più piccolo vorrebbe andare più o meno nelle zone del fratello maggiore ma lui certamente non può ospitarlo.
Quindi sono due situazioni completamente diverse con i miei due figli, il primo aveva già un progetto, aveva un tetto sicuro, aveva un pranzo/cena sicuro, aveva uno stipendio sicuro, ma questo mio figlio più piccolo cos'ha?
Va a pagare un affitto di 500/600 euro se gli va bene + spese, per guadagnarne quanti, 1000 forse?
(Sono cifre totalmente a caso, ma mi sembrano veritiere).
Lo trovo insensato e fuori da ogni logica scusate, se fosse andato all'università lontano o se aveva una passione che lo avrebbe portato lontano da casa allora avrei alzato le mani, ma in queste condizioni dove va?
[#1]
Gentile utente,
come sempre, quando qualcuno ci scrive a proposito di una terza persona, dobbiamo ricordargli che questa terza persona non ci ha scritto, per cui ci è totalmente sconosciuta.
Nel caso di suo figlio, che non è più un ragazzo ma un uomo, tutto quello che sappiamo attraverso lei, madre, è che manifesta l'intenzione di andarsene da un paese che non gli offre nulla, ma poi non fa gli atti che sempre lei, la madre, crede necessari per poter realizzare questo desiderio: avere un lavoro, frequentare l'università, inviare in giro il proprio curriculum e aspettare la risposta.
Lei addirittura scrive: "i suoi amici sono andati via perché avevano la loro famiglia assieme, avevano un appoggio, lui chi ha?".
Cara signora, ma davvero crede, proprio lei che viene da una zona che ha conosciuto un forte flusso migratorio in uscita, che chiunque abbia lasciato il paese lo ha fatto accompagnato da mamma e papà, come un bimbo tenuto per mano dai genitori?
Suo figlio, lei dice, ha messo da parte qualcosa col suo lavoro. Perché dunque non dovrebbe tentare un viaggio esplorativo, una ricerca di altre occasioni, altre persone, altri cieli?
Forse viene frenato da ragionamenti che non sono i suoi, solo apparentemente razionali, e dal continuo paragone sfavorevole col fratello maggiore?
Lei prevede: "Va a pagare un affitto di 500/600 euro se gli va bene + spese, per guadagnarne quanti, 1000 forse?".
Provi a tradurre questo concetto così: va a conquistare la capacità di lavorare, il diritto di sperimentare se è un uomo o un inetto totalmente dipendente dalla famiglia, va a misurarsi con la vita, va ad imparare una lezione che nessuna scuola e nessun genitore può fornire.
Pensi a quelli del suo stesso paese che si imbarcavano per l'America, a quelli che andavano in Germania e in Belgio avendo in tasca nient'altro che l'indirizzo di un conoscente, senza sapere una parola della lingua di quei paesi.
Pensi a quelli che oggi, con spese molto maggiori di quelle che dovrebbe sostenere suo figlio per fare il viaggio esplorativo che ho detto sopra, vengono nei nostri paesi alla ricerca di un lavoro e talvolta vengono lasciati morire in mare, aprendo nella coscienza di noi tutti un baratro difficile da colmare.
Non le viene in mente che sostituendosi a suo figlio ne limita la capacità, il coraggio, la tenacia?
Se vorrà riferirci le sue riflessioni su questo, noi siamo qui.
come sempre, quando qualcuno ci scrive a proposito di una terza persona, dobbiamo ricordargli che questa terza persona non ci ha scritto, per cui ci è totalmente sconosciuta.
Nel caso di suo figlio, che non è più un ragazzo ma un uomo, tutto quello che sappiamo attraverso lei, madre, è che manifesta l'intenzione di andarsene da un paese che non gli offre nulla, ma poi non fa gli atti che sempre lei, la madre, crede necessari per poter realizzare questo desiderio: avere un lavoro, frequentare l'università, inviare in giro il proprio curriculum e aspettare la risposta.
Lei addirittura scrive: "i suoi amici sono andati via perché avevano la loro famiglia assieme, avevano un appoggio, lui chi ha?".
Cara signora, ma davvero crede, proprio lei che viene da una zona che ha conosciuto un forte flusso migratorio in uscita, che chiunque abbia lasciato il paese lo ha fatto accompagnato da mamma e papà, come un bimbo tenuto per mano dai genitori?
Suo figlio, lei dice, ha messo da parte qualcosa col suo lavoro. Perché dunque non dovrebbe tentare un viaggio esplorativo, una ricerca di altre occasioni, altre persone, altri cieli?
Forse viene frenato da ragionamenti che non sono i suoi, solo apparentemente razionali, e dal continuo paragone sfavorevole col fratello maggiore?
Lei prevede: "Va a pagare un affitto di 500/600 euro se gli va bene + spese, per guadagnarne quanti, 1000 forse?".
Provi a tradurre questo concetto così: va a conquistare la capacità di lavorare, il diritto di sperimentare se è un uomo o un inetto totalmente dipendente dalla famiglia, va a misurarsi con la vita, va ad imparare una lezione che nessuna scuola e nessun genitore può fornire.
Pensi a quelli del suo stesso paese che si imbarcavano per l'America, a quelli che andavano in Germania e in Belgio avendo in tasca nient'altro che l'indirizzo di un conoscente, senza sapere una parola della lingua di quei paesi.
Pensi a quelli che oggi, con spese molto maggiori di quelle che dovrebbe sostenere suo figlio per fare il viaggio esplorativo che ho detto sopra, vengono nei nostri paesi alla ricerca di un lavoro e talvolta vengono lasciati morire in mare, aprendo nella coscienza di noi tutti un baratro difficile da colmare.
Non le viene in mente che sostituendosi a suo figlio ne limita la capacità, il coraggio, la tenacia?
Se vorrà riferirci le sue riflessioni su questo, noi siamo qui.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Cara dottoressa la ringrazio per la sua accurata risposta.
Trovo molto interessante e sensato ciò che dice, io da madre mi ritenevo semplicemente pensierosa ma soprattutto facevo un discorso per lo più razionale, basato sulla questione affitto/stare da solo, ma come giustamente lei dice non si possono tappare le ali alle persone, specialmente se figli.
Di fatti tempo fa in un programma televisivo abbastanza seguito, uno psicologo/psichiatra molto famoso di cui non penso si possa dire il nome quassù, ha esplicitamente detto che i giovani ad una certa età dovrebbero distaccarsi dalla famiglia per espandere il cervello (ora non ricordo le parole esatte mi scusi).
Quindi io da questo punto di vista sono d'accordo con voi psicologi, ecco l'unica preoccupazione era proprio la questione economica e la questione di orientamento, però certo capisco il suo discorso, il distaccarsi fa bene ed il rischio bisogna farlo.
Poi penso che nella peggiore delle ipotesi possa sempre ritornare quaggiù in famiglia e ricominciare con altro.
Trovo molto interessante e sensato ciò che dice, io da madre mi ritenevo semplicemente pensierosa ma soprattutto facevo un discorso per lo più razionale, basato sulla questione affitto/stare da solo, ma come giustamente lei dice non si possono tappare le ali alle persone, specialmente se figli.
Di fatti tempo fa in un programma televisivo abbastanza seguito, uno psicologo/psichiatra molto famoso di cui non penso si possa dire il nome quassù, ha esplicitamente detto che i giovani ad una certa età dovrebbero distaccarsi dalla famiglia per espandere il cervello (ora non ricordo le parole esatte mi scusi).
Quindi io da questo punto di vista sono d'accordo con voi psicologi, ecco l'unica preoccupazione era proprio la questione economica e la questione di orientamento, però certo capisco il suo discorso, il distaccarsi fa bene ed il rischio bisogna farlo.
Poi penso che nella peggiore delle ipotesi possa sempre ritornare quaggiù in famiglia e ricominciare con altro.
[#3]
Gentile signora,
sono lieta che abbia accolto un nuovo punto di vista.
E' vero, i giovani vanno ascoltati senza troppi consigli; al limite incoraggiati, non tarpati.
Le difficoltà economiche e pratiche, ad una certa età, temprano il carattere, spingono a trovare soluzioni, in ultima analisi fanno parte del gioco.
Assecondi amorevolmente i desideri di suo figlio, il suo bisogno di crescere.
Auguri.
sono lieta che abbia accolto un nuovo punto di vista.
E' vero, i giovani vanno ascoltati senza troppi consigli; al limite incoraggiati, non tarpati.
Le difficoltà economiche e pratiche, ad una certa età, temprano il carattere, spingono a trovare soluzioni, in ultima analisi fanno parte del gioco.
Assecondi amorevolmente i desideri di suo figlio, il suo bisogno di crescere.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.7k visite dal 23/01/2023.
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