Forse è normale perdere la salute mentale in un mondo che non è più normale??
Leggo da tempo risposte a consulti a problemi che affliggono molte persone nella quotidianità nel mondo moderno, artificiale.
Dove ora una IA (chatgpt e non solo) trova e risponde a molti nostri quesiti, sostituendoci intellettualmente ai pesanti sforzi mentali fatti in anni di studio.
Un ulteriore senso di vuoto ed inutilità ritorna.
Lo stesso che avvenne dopo che scoprì che si poteva ascoltare una canzone semplicemente digitandone il testo, mentre prima potevi perdere ore a cercarne una cassetta o un CD.
Vedo molti ragazzi che andavano bene a scuola dell'obbligo, forse perché appunto "obbligati" ad andar bene per paura di ritorsioni.
Obbligati poi "dalla società" ad andar bene anche dopo, alcuni esaurendosi (leggevo un 45% che riesce a terminare gli studi nel nostro paese, al contrario del 79% in UK) per avere "un lavoro", ma paradossalmente lavorando già mentre studiano (un po' un cane si morde la coda?
Lavoro per potere studiare per poter lavorare di più, magari facendo "qualcosa" che il mercato richiede, magari senza passione reale).
Altri trovano per fortuna la loro strada.
Il mutuo, una moglie con cui litigheranno forse un domani.
"scegli la vita" mi torna in mente il motto di Trainspotting.
Poi vedo la foto dei bambini africani, alcuni malati, altri con i vestiti inviati dalle associazioni, che sorridono giocando a pallone.
Leggo i numeri delle prevalenza psichiatriche in Europa, dei tassi di disoccupazione, dell'aumento dei senza tetto.
Nel 2021 si parlava ancora di nucleare.
E tante cose che riempirebbero una pagina.
Poi guardo tutta questa conoscenza e pensi.
A che è servito se stiamo così male e poveri?
Poi guardi un animale: beve mangia dorme e ci va bene così.
La natura in fondo ci ha dato tutto e noi per rincorrere un benessere materiale abbiamo praticamente distrutto l'ecosistema e generato disparità economiche, producendo una sorta di schiavitù fiscale senza fine.
Forse allora non è solo che la gente si ammala, non solo organicamente, ma è il mondo che fa ammalare, il ritmo, il costrutto sociale, il fatto che forse non si riesce ad accettare fino in fondo come va il mondo e si preferirebbe la fine, non provando piacere o provandolo artificialmente (l'abuso di sostanze e altre attività).
I rapporti si sono deteriorati, molti si isolano perché "non sono come gli altri".
Magari non sono stati "al passo" o hanno rallentato per capire cosa sono e cosa vogliono essere, difficile in un mondo in continuo cambiamento, dove malgrado tutto, ci si adegua per sopravvivere, avendo tutto, ma non possedendo nulla.
La spiritualità, la motivazione è svanita?
Perché impegnarsi se poi c'è già chi è meglio di noi in tutto?
È un sottile messaggio che ci lancia la società del mercato, dove non siamo persone ma strumenti di utilizzo.
Eppure ognuno può servire, anche per raccogliere la verdura.
Se non per la corsa al reddito, scambiato per la propria salute mentale.
Allora è malato colui che non riesce ad integrarsi o chi segue pedissequamente il tutto?
Dove ora una IA (chatgpt e non solo) trova e risponde a molti nostri quesiti, sostituendoci intellettualmente ai pesanti sforzi mentali fatti in anni di studio.
Un ulteriore senso di vuoto ed inutilità ritorna.
Lo stesso che avvenne dopo che scoprì che si poteva ascoltare una canzone semplicemente digitandone il testo, mentre prima potevi perdere ore a cercarne una cassetta o un CD.
Vedo molti ragazzi che andavano bene a scuola dell'obbligo, forse perché appunto "obbligati" ad andar bene per paura di ritorsioni.
Obbligati poi "dalla società" ad andar bene anche dopo, alcuni esaurendosi (leggevo un 45% che riesce a terminare gli studi nel nostro paese, al contrario del 79% in UK) per avere "un lavoro", ma paradossalmente lavorando già mentre studiano (un po' un cane si morde la coda?
Lavoro per potere studiare per poter lavorare di più, magari facendo "qualcosa" che il mercato richiede, magari senza passione reale).
Altri trovano per fortuna la loro strada.
Il mutuo, una moglie con cui litigheranno forse un domani.
"scegli la vita" mi torna in mente il motto di Trainspotting.
Poi vedo la foto dei bambini africani, alcuni malati, altri con i vestiti inviati dalle associazioni, che sorridono giocando a pallone.
Leggo i numeri delle prevalenza psichiatriche in Europa, dei tassi di disoccupazione, dell'aumento dei senza tetto.
Nel 2021 si parlava ancora di nucleare.
E tante cose che riempirebbero una pagina.
Poi guardo tutta questa conoscenza e pensi.
A che è servito se stiamo così male e poveri?
Poi guardi un animale: beve mangia dorme e ci va bene così.
La natura in fondo ci ha dato tutto e noi per rincorrere un benessere materiale abbiamo praticamente distrutto l'ecosistema e generato disparità economiche, producendo una sorta di schiavitù fiscale senza fine.
Forse allora non è solo che la gente si ammala, non solo organicamente, ma è il mondo che fa ammalare, il ritmo, il costrutto sociale, il fatto che forse non si riesce ad accettare fino in fondo come va il mondo e si preferirebbe la fine, non provando piacere o provandolo artificialmente (l'abuso di sostanze e altre attività).
I rapporti si sono deteriorati, molti si isolano perché "non sono come gli altri".
Magari non sono stati "al passo" o hanno rallentato per capire cosa sono e cosa vogliono essere, difficile in un mondo in continuo cambiamento, dove malgrado tutto, ci si adegua per sopravvivere, avendo tutto, ma non possedendo nulla.
La spiritualità, la motivazione è svanita?
Perché impegnarsi se poi c'è già chi è meglio di noi in tutto?
È un sottile messaggio che ci lancia la società del mercato, dove non siamo persone ma strumenti di utilizzo.
Eppure ognuno può servire, anche per raccogliere la verdura.
Se non per la corsa al reddito, scambiato per la propria salute mentale.
Allora è malato colui che non riesce ad integrarsi o chi segue pedissequamente il tutto?
[#1]
Gentile utente,
la credibilità delle informazioni anagrafiche di chi ci scrive è il primo ed unico tassello richiesto qui sulla piattaforma per una relazione possibile online, pur nell'anonimato dell'utente.
Nel merito i Suoi dati non sembrano essere credibili:
113 anni -
115/120 Kg -
122 cm -
La invitiamo dunque a modificarli e successivamente a ri-postare la richiesta.
Tenga conto inoltre che noi qui rispondiamo non tanto a riflessioni o questioni filosofico-sociologiche, quanto piuttosto a malesseri, disagi, disturbi, disfunzioni, della persona che ci scrive, come da Linee Guida del servizio.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
la credibilità delle informazioni anagrafiche di chi ci scrive è il primo ed unico tassello richiesto qui sulla piattaforma per una relazione possibile online, pur nell'anonimato dell'utente.
Nel merito i Suoi dati non sembrano essere credibili:
113 anni -
115/120 Kg -
122 cm -
La invitiamo dunque a modificarli e successivamente a ri-postare la richiesta.
Tenga conto inoltre che noi qui rispondiamo non tanto a riflessioni o questioni filosofico-sociologiche, quanto piuttosto a malesseri, disagi, disturbi, disfunzioni, della persona che ci scrive, come da Linee Guida del servizio.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 803 visite dal 21/01/2023.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.