Vita finita a 26 anni - cosa può offrire la psicologia/psicoterapia
Buongiorno,
comincio scusandomi se le mie frasi risultassero sconnesse, farò del mio meglio per spiegarmi ed eventualmente chiarire nelle risposte.
Sono un ragazzo di 26 anni, da 23 anni non ho nessun contatto con mio padre, vivo ancora con mia madre e attualmente studio da 3 anni ad una laurea magistrale (biennale, la triennale l'ho conclusa).
Nell'ultimo anno e mezzo mia madre ha scoperto di avere un tumore in fase avanzata e io, tranne che per un infinitesimale appoggio dai parenti, sono stato l'unico che potesse accompagnarla alle visite/interventi.
Questa credo sia stata solo la mazzata finale, da molti anni sta succedendo qualcosa che non so descrivere precisamente: è come se mi sentissi inadatto alla vita.
Sento il peso di non aver ancora completato la magistrale, faccio sempre più fatica a concentrarmi per dare gli esami che mi mancano e nel mentre mi capita di sentire sempre più ex-compagni di liceo con un lavoro e affetti stabili.
Soffro l'essermi ritrovato senza amici tranne per una ragazza che però è distante (studia la magistrale in un'altra città) e, per quanto cerchi di schermarla dall'abisso che ho dentro, credo di starla allontanando sempre più soprattutto a causa della convinzione di non avere più nulla da offrire agli altri in generale...mi sento come un guscio vuoto e mi tengo distante persino dalle persone alle lezioni universitarie.
Vivo con inferiorità, quasi fosse un handicap, il fatto di non aver mai trovato il coraggio di avere una ragazza, non tanto per il rifiuto quanto per aver visto nelle stesse amicizie che non era questione di "se" ma solo di "quando" sarebbe arrivata la delusione/tradimento.
Per quanto lo desideri sono convinto nessuna accetterebbe mai di condividere successi e lacrime della vita con uno come me.
Sento di aver fallito anche negli interessi e nelle passioni, parlo ad esempio del pianoforte che ho mollato prima dell'università dopo averlo studiato per 6 anni e che ora resta lì, in salotto, a memoria del mio fallimento.
Sono sfinito di dare sempre il colpo di reni per rimettermi in piedi mentre la vita fa attivamente di tutto per buttarmi a terra, non ne vedo il senso.
Credo di essere io il problema, non sono capace di tollerare questo eterno ciclo di cadute e risalite che ricorda il mito di Sisifo.
Sento che è solo questione di tempo prima che un giorno mi ritrovi vecchio, malato e debole a tal punto da essere incapace di badare a me stesso, diventando così un ulteriore peso per gli altri.
Si fa sempre più concreto il pensiero che per me ci sia solo una via d'uscita per minimizzare la sofferenza, ovvero farla finita.
Ma anche qui, purtroppo, pecco di coraggio.
Vorrei sapere cosa può fare, dal punto di vista concreto, la psicologia per questa mia situazione, quale sia il percorso che mi consigliereste e, perdonate la schiettezza, se esiste una cura o solo un trattamento dei sintomi che mi porterà al più ad illudermi nei prossimi decenni.
A chiunque risponderà, grazie del Suo tempo
comincio scusandomi se le mie frasi risultassero sconnesse, farò del mio meglio per spiegarmi ed eventualmente chiarire nelle risposte.
Sono un ragazzo di 26 anni, da 23 anni non ho nessun contatto con mio padre, vivo ancora con mia madre e attualmente studio da 3 anni ad una laurea magistrale (biennale, la triennale l'ho conclusa).
Nell'ultimo anno e mezzo mia madre ha scoperto di avere un tumore in fase avanzata e io, tranne che per un infinitesimale appoggio dai parenti, sono stato l'unico che potesse accompagnarla alle visite/interventi.
Questa credo sia stata solo la mazzata finale, da molti anni sta succedendo qualcosa che non so descrivere precisamente: è come se mi sentissi inadatto alla vita.
Sento il peso di non aver ancora completato la magistrale, faccio sempre più fatica a concentrarmi per dare gli esami che mi mancano e nel mentre mi capita di sentire sempre più ex-compagni di liceo con un lavoro e affetti stabili.
Soffro l'essermi ritrovato senza amici tranne per una ragazza che però è distante (studia la magistrale in un'altra città) e, per quanto cerchi di schermarla dall'abisso che ho dentro, credo di starla allontanando sempre più soprattutto a causa della convinzione di non avere più nulla da offrire agli altri in generale...mi sento come un guscio vuoto e mi tengo distante persino dalle persone alle lezioni universitarie.
Vivo con inferiorità, quasi fosse un handicap, il fatto di non aver mai trovato il coraggio di avere una ragazza, non tanto per il rifiuto quanto per aver visto nelle stesse amicizie che non era questione di "se" ma solo di "quando" sarebbe arrivata la delusione/tradimento.
Per quanto lo desideri sono convinto nessuna accetterebbe mai di condividere successi e lacrime della vita con uno come me.
Sento di aver fallito anche negli interessi e nelle passioni, parlo ad esempio del pianoforte che ho mollato prima dell'università dopo averlo studiato per 6 anni e che ora resta lì, in salotto, a memoria del mio fallimento.
Sono sfinito di dare sempre il colpo di reni per rimettermi in piedi mentre la vita fa attivamente di tutto per buttarmi a terra, non ne vedo il senso.
Credo di essere io il problema, non sono capace di tollerare questo eterno ciclo di cadute e risalite che ricorda il mito di Sisifo.
Sento che è solo questione di tempo prima che un giorno mi ritrovi vecchio, malato e debole a tal punto da essere incapace di badare a me stesso, diventando così un ulteriore peso per gli altri.
Si fa sempre più concreto il pensiero che per me ci sia solo una via d'uscita per minimizzare la sofferenza, ovvero farla finita.
Ma anche qui, purtroppo, pecco di coraggio.
Vorrei sapere cosa può fare, dal punto di vista concreto, la psicologia per questa mia situazione, quale sia il percorso che mi consigliereste e, perdonate la schiettezza, se esiste una cura o solo un trattamento dei sintomi che mi porterà al più ad illudermi nei prossimi decenni.
A chiunque risponderà, grazie del Suo tempo
[#1]
Gentile utente.
ci chiede ".. cosa può fare, ... la psicologia per questa mia situazione, quale sia il percorso che mi consigliereste e.. , se esiste una cura o solo un trattamento dei sintomi che mi porterà al più ad illudermi nei prossimi decenni."
Cortese utente,
lei vive in una situazione molto pesante, di cui non intravede via di uscita.
Il mito di Sisifo, a cui Lei fa riferimento, è la storia di ognuno nella vita: inciampi e risalite.
Questo può insegnare la psicologia / psicoterapia: a non drammatizzare, ad affrontare gli inevitabili down della vita, a individuare soluzioni nuove per vecchi problemi.
Essendo Lei studente, Le segnalo il "Bonus psicoterapia gratuita" di cui potrà leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9005-importante-bonus-psicoterapia-gratuita-anche-per-il-2023.html .
La incoraggio fortemente a seguire un percorso psy.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
ci chiede ".. cosa può fare, ... la psicologia per questa mia situazione, quale sia il percorso che mi consigliereste e.. , se esiste una cura o solo un trattamento dei sintomi che mi porterà al più ad illudermi nei prossimi decenni."
Cortese utente,
lei vive in una situazione molto pesante, di cui non intravede via di uscita.
Il mito di Sisifo, a cui Lei fa riferimento, è la storia di ognuno nella vita: inciampi e risalite.
Questo può insegnare la psicologia / psicoterapia: a non drammatizzare, ad affrontare gli inevitabili down della vita, a individuare soluzioni nuove per vecchi problemi.
Essendo Lei studente, Le segnalo il "Bonus psicoterapia gratuita" di cui potrà leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9005-importante-bonus-psicoterapia-gratuita-anche-per-il-2023.html .
La incoraggio fortemente a seguire un percorso psy.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.2k visite dal 19/01/2023.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.