Non sono più capace di abbracciare

Buongiorno,

vi scrivo perché la condizione che sto vivendo non mi sembra più normale né tantomeno accettabile.

Premetto che sono sempre stata una persona timida e riservata, ma se qualcuno mostrava affetto abbracciandomi non mi sono mai tirata indietro né tantomeno la cosa mi ha mai dato fastidio.
Anzi, la quasi totale assenza di legami stretti con i miei coetanei forse mi ha sempre fatto apprezzare questi piccoli gesti di affetto.

Con la pandemia però sono iniziati i problemi, dopo aver passato tempo a stare distanti.
Ho iniziato a non avere più alcun contatto fisico con i miei genitori perché avevo paura di contagiarli.
Ho annullato i contatti con il nonno, non sono più riuscita ad abbracciarlo e vivo nel rimpianto di non averlo fatto avendolo perso a fine 2020.
Le relazioni si sono annullate e quel poco era rimasto solo tramite videochiamate.

In tutto questo periodo ho iniziato a perdere anche quelle poche occasioni che avevo di contatto fisico, che mi facevano sentire il calore delle persone.
I miei genitori è come se si fossero abituati all'assenza di abbracci (persino quando è morto mio nonno mi sono chiusa in me stessa nel dolore senza avere il loro conforto) e io non riesco più a darne ne a chiederne.
Le poche persone che frequento non sono molto espansive e dopo la pandemia men che meno.

Il problema è che mi sento impacciata anche ad avere un minimo di contatto fisico per un saluto.
Ad esempio, prima delle vacanze di Natale mi sono ritrovata a non sapere che fare con i colleghi che si stavano scambiando gli auguri, con la conclusione che sembra quasi che lo faccia a fatica e che mi dia fastidio il gesto.
Mi ha fatto riflettere anche un episodio vissuto con una collega con cui ho creato un buon rapporto che dopo aver assistito ad una gara in cui mi sono classificata prima mi è venuta incontro chiedendomi se potesse abbracciarmi.
Io nemmeno ho risposto e l'ho abbracciata, ma in quel momento mi sono resa conto che forse la cosa sta diventando un problema.
Perché ha dovuto chiedermelo?
Io ho pensato che involontariamente mostro un certo distacco o che la cosa non mi faccia piacere quando in realtà non è così e a volte non aspetto altro.
Però anche quando siamo uscite a mangiare una pizza durante le vacanze avrei voluto farle gli auguri di buon anno con un abbraccio, ma non ci sono riuscita.
Ho paura, paura che l'altra persona non apprezzi, paura che sia "fuori luogo", paura di sembrare sdolcinata... e così rinuncio, probabilmente anche in modo impacciato facendo percepire all'altro di starmi distante quando invece a volte avrei solo bisogno dell'abbraccio di una persona a me vicina.
Vorrei tanto ritrovare la capacità di abbracciare, di mostrare affetto, ma non so da dove ripartire e attendo vostri consigli.


Grazie!
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
il sintomo attuale è la naturale evoluzione di un lunghissimo disagio, che come avviene nell'ambito della psiche, e anche nel campo organico, se trascurato non guarisce, anzi peggiora, degenera, e dà luogo a manifestazioni quali quelle che lei ora lamenta o come quella, a carattere prettamente psicosomatico, cha lamentava nel precedente consulto.
Lei scrive "non so da dove ripartire".
Direi che sarebbe opportuno ripartire dal primo consulto, quello di due anni fa, in cui le fu chiaramente indicata la necessità di accedere ad un colloquio specialistico.
Lo ha fatto, o ha continuato ad attenersi ai pregiudizi dei suoi genitori nei confronti degli psicologi?
Noi siamo qui per ogni chiarimento, ma non mi sembra che lei debba perdere altro tempo, per cui le suggerirei di trovare subito uno psicologo nella sua zona, oppure online, visto che oggi c'è anche questa possibilità.
Esca però da pregiudizi che mal si conciliano con il suo titolo di studio, e rifletta che la vita è sua, sua la possibilità di conoscere meglio sé stessa, sua la facoltà di costruire un futuro libero da sensi di colpa all'insegna di una crescente autostima e con rapporti umani sempre più positivi e appaganti.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Buongiorno,

la ringrazio per la risposta. Purtroppo no, non ho avuto la forza di andare da uno specialista. Rispetto al precedente consulto, sono riuscita a trovare un lavoro che in parte mi garantisce più tempo libero anche se non come vorrei, però non ha nulla a che vedere con il percorso di studi svolto. In più, come molti altri lavori, è molto poco retribuito. Questo mi ha portato ad avere anche pesanti discussioni con i miei genitori che mi fanno male, soprattutto perché vorrei essere apprezzata dalle persone che amo per quello che sono e non per quello che gli altri vorrebbero per me. Così non ce l'ho fatta ad andare nuovamente contro di loro, perché ho paura di stare ancor più male.

In merito a quanto esposto in questo consulto, mi sembra che tutto sia precipitato con la pandemia e con il distanziamento. Mi sembra di aver in parte perso la capacità di esprimermi.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
tutto nelle sue parole testimonia un invischiamento familiare doloroso e mutilante.
Cercare di uscirne da sola ricorda il paradosso del leggendario Barone di Munchhausen, che nel romanzo omonimo racconta di essersi sottratto alle sabbie mobili afferrandosi per i capelli e tirando verso l'alto.
Peggio ancora, nei casi come il suo ci si aspetta la salvezza proprio da chi, sia pure involontariamente, ha provocato il danno: quei genitori che hanno protetto ma non lasciato crescere, indirizzato e non permesso di essere sé stessi.
La liberazione verrà nel momento in cui lei deciderà di far perno non più su una situazione che la trascina sempre più in basso, ma sulla sua residua volontà di salvarsi e sull'aiuto di chi potrà guidarla in scienza e coscienza.
La pandemia non ha fatto altro che portare allo scoperto tutti gli aspetti di una crescita mancata.
In che cosa è laureata? Provi a cercare il lavoro idoneo, lontano dalla famiglia.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie di nuovo per la risposta.
Sono laureata in economia con indirizzo finanziario. Credo di essermi espressa male perchè intendevo dire che il lavoro che voglio fare non ha nulla a che vedere con il mio percorso di studi. Mi piacevano molto le materie, ma non mi piace l'ambiente lavorativo e questo i miei genitori non l'hanno accettato. Attualmente invece lavoro part time in uno studio di grafica e fotografia pubblicitaria ed è quello che vorrei continuare a fare, quantomeno rimanere nel settore. L'aver buttato via 5 anni di studi e uno stipendio basso però non mi aiutano e mi portano ad avere discussioni con i miei genitori.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
gli anni di studio -e il titolo acquisito- non sono mai "buttati". Se in più ha scoperto qual è la cosa che davvero le piace, si tratta di rimboccarsi le maniche e acquisire nuove competenze, rendere proficuo il nuovo lavoro, ma soprattutto si tratta di liberarsi di questa stretta che continua ad invischiarla nel giudizio e nelle critiche dei suoi genitori.
Nel consulto di due anni fa lei lamentava la solitudine cui si era condannata: vuole continuare nella stessa direzione?
Lei capisce che alcuni colloqui con uno psicologo le aprirebbero nuovi orizzonti?
Auguri ancora.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#6]
Utente
Utente
Grazie ancora per la risposta.
La cosa che mi blocca dal rivolgermi ad uno psicologo è l'affrontare i miei genitori. Avrebbe dei consigli da darmi per cercare di gestire la situazione almeno prima del primo colloquio?
E poi so che esistono diversi indirizzi: a chi sarebbe meglio mi rivolgessi?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
quando una donna adulta scrive: "La cosa che mi blocca dal rivolgermi ad uno psicologo è l'affrontare i miei genitori" vuol dire che ancora non ha preso coscienza degli anni che ha e che passano inesorabilmente, portandosi via le occasioni di quella vita, l'unica che possiede, che è sua e di nessun altro.
Non è ai genitori che deve dire che vuole andare dallo psicologo, come non deve dire ai genitori ciò che sceglie di fare in campo lavorativo o sentimentale o sessuale.
Prenda contatti con uno psicologo o più d'uno, ma scelga presto a chi vuole affidarsi. Quanto all'orientamento del professionista, sempre più oggi si adattano le tecniche alle esigenze del paziente; non è di questo che deve curarsi.
Tenga conto che non paga nulla o quasi alle ASL, al Consultorio, al Centro di Salute Mentale, presso le Scuole di specializzazione in psicoterapia private e universitarie, e infine non paga nulla perché lo Stato ha rinnovato il bonus psicologo, che trova tra i blog della nostra pagina. Ma anche da uno psicologo privato può scoprire che i prezzi sono molto più abbordabili di quello che crede. Infine, oltre allo psicologo che riceve in studio può fruire di quello che opera online.
La verità però è che l'aiuto di un professionista, anche del più esperto, manca il bersaglio se non è il cliente stesso che si mette nell'ottica di conoscersi per cambiare; e perfino in queste sue email anonime lei si guarda bene dal mettere in discussione gli elementi deboli dei suoi legami, delle sue scelte di vita.
Buone cose; auguri.
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Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
La ringrazio molto del tempo dedicato!
Inizio a cercare un professionista in zona
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Molto bene, cara utente. Le rinnovo gli auguri. Se crede, ci aggiorni.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com