La rabbia di vissuti passati che si insinua, non ti permette di concentrarti. sto impazzendo?
Gentili dottori.
Cerco di riassumere sinteticamente per ragioni di spazio.
-Asilo+Elementari: bullismo, botte, tiraggio dei capelli, indifferenza dei controllori.
Il non potersi difendere perché se no "passi dalla parte del torto", "loro sono disabili e devi accettare le botte".
Punizioni anche corporali se lo facevi
-Medie: battute sui denti (lieve prognatismo anteriore mal trattato, con relative battute "tricheco" ecc), botte inutili senza motivo da gente che manco conoscevo. Ricordi rimossi, molti. Unico intervento risolto andando 3 volte dal preside a chiedere aiuto.
Se mi azzardavo a rispondere o mi cadeva una penna "nota punitiva" per un nonnulla. Il resto ero come un soldato nazista. Immobile, fermo, impaurito per 14 anni.
-Intermezzo: malattia che distrugge le possibilità sportive e comorbilità tiroidee.
Da lì la salute andò sempre maluccio.
-Liceo: isolamento, pochissimi amici, mal inserimento.
Bullismo velato se vogliato, difficoltà a legare.
Interessi diversi. Avrei voluto fare un professionale/alberghiero per possibilità di lavoro. L'esser sempre malaticcio (1 febbre al mese) non mi lasciava energie per approfondire vari ambiti, essendo soverchiato dai compiti. Tanto che di notte arrivi a piangere nei weekend, per essere solo, pieno di fogli da fare e nessun momento per te. O forse ero lento e scemo io, che ne so. L'unico "amico" che avevo, anche lui con problemi, fu trovato morto per motivi probabilmente di sostanze. Non me ne aveva mai parlato. Per colpa dello studio non potei starci vicino. Mi sentii molto in colpa perché non ebbi modo di contattarlo. Penso che sia colpa mia non averlo potuto salvare, ebbe altri giri e altre amicizie forse sbagliati. Le poche altre conoscenze che avevo era per la "console" di turno che ovviamente sia per denaro che per scelta non acquistai piu' preferendo a quel punto la solitudine e i libri (giacché internet era gran poco fornito all'epoca). Sono andato bene almeno a scuola (anche non volendolo, sapendo l'astio che portava a livello sociale con frasi come "ora puoi solo peggiorare"). I prof di educazione fisica pensavano che li snobbassi, ma prendendomi la febbre ogni campestre, non riuscivo a reggere ed eccellere se non in poche cose. Dai prof ricevevo schizofreniche valutazioni, ora bene, ora che ero un'idiota. Isolato, apparentemente visto "aiutato" per il presunto accesso a determinati cose (mormorio popolare) che mai ebbi avuto modo se non con l'iter normale.
Università? Dopo il primo anno un disastro. Crisi di panico. Bullismo ("perché non ti ammazzi? "). spinto ad accettare tutti i voti, apatia, anedonia, odio (non capisco la gente, come ragiona, perché gode a far del male e dirti che devi morire). qualche soddisfazione ma forse "sono tardo", capisco ma mi annoia tutto ormai. Non so piu' chi sono e perché faccio cio' che faccio. Vorrei solo spegnermi. Ad un primo sguardo, rilevate schizoaffettività? Perché ho voglia di fare il barbone ed isolarmi dal mondo?
Cerco di riassumere sinteticamente per ragioni di spazio.
-Asilo+Elementari: bullismo, botte, tiraggio dei capelli, indifferenza dei controllori.
Il non potersi difendere perché se no "passi dalla parte del torto", "loro sono disabili e devi accettare le botte".
Punizioni anche corporali se lo facevi
-Medie: battute sui denti (lieve prognatismo anteriore mal trattato, con relative battute "tricheco" ecc), botte inutili senza motivo da gente che manco conoscevo. Ricordi rimossi, molti. Unico intervento risolto andando 3 volte dal preside a chiedere aiuto.
Se mi azzardavo a rispondere o mi cadeva una penna "nota punitiva" per un nonnulla. Il resto ero come un soldato nazista. Immobile, fermo, impaurito per 14 anni.
-Intermezzo: malattia che distrugge le possibilità sportive e comorbilità tiroidee.
Da lì la salute andò sempre maluccio.
-Liceo: isolamento, pochissimi amici, mal inserimento.
Bullismo velato se vogliato, difficoltà a legare.
Interessi diversi. Avrei voluto fare un professionale/alberghiero per possibilità di lavoro. L'esser sempre malaticcio (1 febbre al mese) non mi lasciava energie per approfondire vari ambiti, essendo soverchiato dai compiti. Tanto che di notte arrivi a piangere nei weekend, per essere solo, pieno di fogli da fare e nessun momento per te. O forse ero lento e scemo io, che ne so. L'unico "amico" che avevo, anche lui con problemi, fu trovato morto per motivi probabilmente di sostanze. Non me ne aveva mai parlato. Per colpa dello studio non potei starci vicino. Mi sentii molto in colpa perché non ebbi modo di contattarlo. Penso che sia colpa mia non averlo potuto salvare, ebbe altri giri e altre amicizie forse sbagliati. Le poche altre conoscenze che avevo era per la "console" di turno che ovviamente sia per denaro che per scelta non acquistai piu' preferendo a quel punto la solitudine e i libri (giacché internet era gran poco fornito all'epoca). Sono andato bene almeno a scuola (anche non volendolo, sapendo l'astio che portava a livello sociale con frasi come "ora puoi solo peggiorare"). I prof di educazione fisica pensavano che li snobbassi, ma prendendomi la febbre ogni campestre, non riuscivo a reggere ed eccellere se non in poche cose. Dai prof ricevevo schizofreniche valutazioni, ora bene, ora che ero un'idiota. Isolato, apparentemente visto "aiutato" per il presunto accesso a determinati cose (mormorio popolare) che mai ebbi avuto modo se non con l'iter normale.
Università? Dopo il primo anno un disastro. Crisi di panico. Bullismo ("perché non ti ammazzi? "). spinto ad accettare tutti i voti, apatia, anedonia, odio (non capisco la gente, come ragiona, perché gode a far del male e dirti che devi morire). qualche soddisfazione ma forse "sono tardo", capisco ma mi annoia tutto ormai. Non so piu' chi sono e perché faccio cio' che faccio. Vorrei solo spegnermi. Ad un primo sguardo, rilevate schizoaffettività? Perché ho voglia di fare il barbone ed isolarmi dal mondo?
[#1]
Gentile utente,
dalla sua narrazione di vita, anche molto dettagliata che ci ha fatto, non è comunque sufficiente fare diagnosi.
Le suggerirei di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta che possa aiutarle in questo suo momento di vita delicato.
Ci sono alcuni periodi della vita che possono essere particolarmente stressanti e difficili da gestire. Ci sentiamo stanchi, sfiduciati e non sappiamo più come fare. Può capitare di trovarsi in una situazione che sappiamo essere per noi dannosa, ma non sappiamo come uscirne. Ci troviamo bloccati e l’unica cosa che riusciamo a fare è quella di stare fermi.
In tutte queste sue situazioni di vita, emergono emozioni e vissuti legati ai periodi che ha vissuto.
E’ consigliabile chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta, quando non si riesce a vivere serenamente questi momenti della vita e si sente di non avere il pieno controllo di se stessi e della propria esistenza. Lo psicoterapeuta aiuta a comprendere il perché dei blocchi, del senso di malessere, delle problematiche, delle paure, dei disagi, delle relazioni che non funzionano più come vorremmo, ricercando insieme al paziente un senso a ciò che sta accadendo e dando nel contempo un sostegno emotivo.
Cari saluti
dalla sua narrazione di vita, anche molto dettagliata che ci ha fatto, non è comunque sufficiente fare diagnosi.
Le suggerirei di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta che possa aiutarle in questo suo momento di vita delicato.
Ci sono alcuni periodi della vita che possono essere particolarmente stressanti e difficili da gestire. Ci sentiamo stanchi, sfiduciati e non sappiamo più come fare. Può capitare di trovarsi in una situazione che sappiamo essere per noi dannosa, ma non sappiamo come uscirne. Ci troviamo bloccati e l’unica cosa che riusciamo a fare è quella di stare fermi.
In tutte queste sue situazioni di vita, emergono emozioni e vissuti legati ai periodi che ha vissuto.
E’ consigliabile chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta, quando non si riesce a vivere serenamente questi momenti della vita e si sente di non avere il pieno controllo di se stessi e della propria esistenza. Lo psicoterapeuta aiuta a comprendere il perché dei blocchi, del senso di malessere, delle problematiche, delle paure, dei disagi, delle relazioni che non funzionano più come vorremmo, ricercando insieme al paziente un senso a ciò che sta accadendo e dando nel contempo un sostegno emotivo.
Cari saluti
Dott.ssa Fabiola Raffone
Psicologa Clinica, Criminologa, Grafologa, Psicodiagnosta, Terapista della riab. psichiatrica
[#2]
Ex utente
Grazie del suggerimento. Lo feci in passato. Non riscontrarono però nulla di particolarmente allertante. Però spesso mi torna. Uso qualche tecnica, i farmaci purtroppo hanno fatto peggio. La cosa strana che non riesco a spegnere è quando inizio a impegnarmi in un dato ambito che riaccendono delle spie nella memoria e quei ricordi e pensieri tornano da soli. Allora li sfogo, li scrivo, come ho fatto qui e per un po' la mente rimane lucida. Niente che un po' di caffeina e una buona dose di nicotina non aiuti a spegnere piu' di un snri ssri o un nari. La mia paura che un giorno, indipendentemente dal momento, la mia mente possa vacillare del tutto e i freni che mi tengono saldo e impassibile, vengano meno, facendo scattare una qualche molla incoscia che vada oltre gli imperativi categorici. Fortunatamente ci pensa anche il dolore fisico a tenermi fermo e farmi stancare, quindi al massimo mi sfogo così. A parole. Potrei scrivere un romanzo con tutta la contraddizione e cattiveria. Oggi sono riuscito a tornare in me per un po'. Riesco a guardare i pensieri da fuori, analizzarli, capirli. Capire che c'è un lato piccolo di me che soffre e che rimane chiuso in un angolo, che grida giustizia. Che non prova rimorsi o sensi di colpa, che non è razionale. Ma lo tengo a bada. Ci do qualche nocciolina per farlo star buono. Ma non lo vorrei dentro di me. Quel mr Hide che è tutto cio' che non sono io consciamente. Eppure fa parte di me, ma invece di aiutarmi, mi logora. Proverò a cercare un ulteriore aiuto e supporto locale o online. E' davvero difficile a volte capire a chi indirizzarsi, chi ha piu' esperienza verso un tipo di problemi piuttosto che un altro. Sembra una battuta ma uno psicologo è morto, un altro non ricordo se ha lasciato la professione. Ricordo il rorsharch, frammenti in realtà di memoria. colloqui da piccolo perché pensavano che la malattia mi avesse depresso, ma mi deprimeva essere considerato tale piu' che altro e nascondere di dover andare dallo psicologo perché se no sei considerato pazzo, squilibrato e disadattato. Invece ho trovato disadattati quelli che dicendomelo, sfasciavano l'auto ubriachi il sabato sera. Perché la gente fa del male sapendo che lo fa non l'ho mai capito. Allora chiesi alla psicologa dell'università: "a volte a me sembra che il mondo sia malato, non io", e Lei "è così". Allora citando una famosa frase, mi chiedo se sia normale perdere un po' di salute mentale in una società che effettivamente non ne ha. Se in fondo non sia del tutto folle io ma mi sto solo "adattando". Un po' come i ragazzi che iniziano a bestemmiare o fumare o bere perché in fondo stanno con chi lo fa (rinforzo ambientale). Peccato solo non essere in grado di integrarmi. Ormai non mi fa piu' soffrire anzi, amo la solitudine.
Mi scuso, stamattina ho scritto quello sfogo, un po' era una paura di essere diventato matto, ma confrontandomi con altri, in fondo in un futuro incerto per tutti: lavorativo, finanziario, di salute (non so quanto vada a progredire questo problema fisico e se sarò in grado di lavorare o essere di qualche utilità, specie per il dolore piu' che altro, la paura di non essere abbastanza lucido per gestire scelte rilevanti e un po' il non accettarlo, di farmi "buttare via" perché "non funzionante).
La ringrazio della risposta e per quel che vale, le auguro ogni bene
Jeckill
Mi scuso, stamattina ho scritto quello sfogo, un po' era una paura di essere diventato matto, ma confrontandomi con altri, in fondo in un futuro incerto per tutti: lavorativo, finanziario, di salute (non so quanto vada a progredire questo problema fisico e se sarò in grado di lavorare o essere di qualche utilità, specie per il dolore piu' che altro, la paura di non essere abbastanza lucido per gestire scelte rilevanti e un po' il non accettarlo, di farmi "buttare via" perché "non funzionante).
La ringrazio della risposta e per quel che vale, le auguro ogni bene
Jeckill
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.6k visite dal 15/01/2023.
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Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).