Come mi posso comportare nei confronti di chi ho intorno?
Gentilissimi dottori,
Sono una ragazza di 21 anni, al terzo anno di triennale, e dopo due anni di università online causa covid quest'anno era arrivato il momento di trasferirsi anche in previsione della magistrale che farò nella stessa città.
Nel frattempo lavoro anche online come traduttrice e interprete per alcune aziende e l'estate se riesco faccio la barista.
Grazie allo studio costante mi sono mantenuta la borsa di studio per tutti e tre gli anni.
Tuttavia visto il costo dei prezzi degli affitti i miei genitori una grossa mano me la danno.
Da un anno e mezzo mi sono fidanzata con un ragazzo con diversi problemi in famiglia; il padre tossicodipendente con reati alle spalle e anche recenti, la madre deceduta pochi anni fa e la nonna, che a seguito della morte della madre del mio ragazzo, lo ha tenuto in casa con lei come un figlio (nell'appartamento accanto a suo padre).
Tuttavia dopo il decesso della madre le cose non sono migliorate per niente, e le discussioni tra suo padre e sua sorella diciottenne (non studia e non lavora) sono state sempre più numerose e in qualsiasi orario del giorno e della notte, tanto da non permettere un buon risposo a lui, alla nonna e al vicinato.
Tuttavia anche a seguito di interventi di forze dell'ordine e cose ben peggiori, la situazione non si è calmata.
Il mio ragazzo si era già stancato da un po', sia della situazione a casa, sia del lavoro.
E allora durante l'estate aveva deciso che sarebbe venuto via con me, cercando già lavoro nella città dove saremmo andati e guardando anche della possibilità di fare un corso da chef (cucinare è la sua passione).
Premetto che lui si mantiene da solo da quando ha 16 anni, ha sempre lavorato ed è sempre stato preciso con tutto e quindi ha anche dei risparmi da parte.
Tuttavia questa estate i nostri piani sono andati in frantumi a causa dell'arresto di suo padre, che poi è stato rilasciato ma dovrà comunque fare i domiciliari.
Dopo la sentenza ci siamo mobilitati per cercare di capire come avremmo potuto fare e finalmente abbiamo trovato casa.
Tuttavia oggi, che manca poco alla partenza mi sento soppressa da tutti quelli che mi circondano.
In primis i miei, che innanzitutto mi fanno sentire sempre una delusione e con i quali non riesco più a convivere, oltretutto mi ripetono in continuazione che io non avrei mai dovuto "costringere" (secondo loro) a fare venire il mio ragazzo con me e lasciare la sua nonna sola (anche se c'è suo padre lì che potrebbe starle vicino, cosa che non si è mai impegnato nel fare nonostante sia sua madre) e poi a dirmi la stessa cosa è anche suo padre quando è "fuori".
Io mi sento in colpa, perché dopo diversi mesi che mi sento dire queste cose un po' ci credo, ma d'altra parte sono anche certa che chi ho vicino a me, se ha preso una decisione, lo ha fatto di testa sua.
Vorrei solo capire come affrontare il tutto, ormai vivo di ansia e pianti continui.
Sono una ragazza di 21 anni, al terzo anno di triennale, e dopo due anni di università online causa covid quest'anno era arrivato il momento di trasferirsi anche in previsione della magistrale che farò nella stessa città.
Nel frattempo lavoro anche online come traduttrice e interprete per alcune aziende e l'estate se riesco faccio la barista.
Grazie allo studio costante mi sono mantenuta la borsa di studio per tutti e tre gli anni.
Tuttavia visto il costo dei prezzi degli affitti i miei genitori una grossa mano me la danno.
Da un anno e mezzo mi sono fidanzata con un ragazzo con diversi problemi in famiglia; il padre tossicodipendente con reati alle spalle e anche recenti, la madre deceduta pochi anni fa e la nonna, che a seguito della morte della madre del mio ragazzo, lo ha tenuto in casa con lei come un figlio (nell'appartamento accanto a suo padre).
Tuttavia dopo il decesso della madre le cose non sono migliorate per niente, e le discussioni tra suo padre e sua sorella diciottenne (non studia e non lavora) sono state sempre più numerose e in qualsiasi orario del giorno e della notte, tanto da non permettere un buon risposo a lui, alla nonna e al vicinato.
Tuttavia anche a seguito di interventi di forze dell'ordine e cose ben peggiori, la situazione non si è calmata.
Il mio ragazzo si era già stancato da un po', sia della situazione a casa, sia del lavoro.
E allora durante l'estate aveva deciso che sarebbe venuto via con me, cercando già lavoro nella città dove saremmo andati e guardando anche della possibilità di fare un corso da chef (cucinare è la sua passione).
Premetto che lui si mantiene da solo da quando ha 16 anni, ha sempre lavorato ed è sempre stato preciso con tutto e quindi ha anche dei risparmi da parte.
Tuttavia questa estate i nostri piani sono andati in frantumi a causa dell'arresto di suo padre, che poi è stato rilasciato ma dovrà comunque fare i domiciliari.
Dopo la sentenza ci siamo mobilitati per cercare di capire come avremmo potuto fare e finalmente abbiamo trovato casa.
Tuttavia oggi, che manca poco alla partenza mi sento soppressa da tutti quelli che mi circondano.
In primis i miei, che innanzitutto mi fanno sentire sempre una delusione e con i quali non riesco più a convivere, oltretutto mi ripetono in continuazione che io non avrei mai dovuto "costringere" (secondo loro) a fare venire il mio ragazzo con me e lasciare la sua nonna sola (anche se c'è suo padre lì che potrebbe starle vicino, cosa che non si è mai impegnato nel fare nonostante sia sua madre) e poi a dirmi la stessa cosa è anche suo padre quando è "fuori".
Io mi sento in colpa, perché dopo diversi mesi che mi sento dire queste cose un po' ci credo, ma d'altra parte sono anche certa che chi ho vicino a me, se ha preso una decisione, lo ha fatto di testa sua.
Vorrei solo capire come affrontare il tutto, ormai vivo di ansia e pianti continui.
[#1]
Gentile utente,
focalizzandosi su di lei, le sue emozioni legate alla situazione, potrebbe essere più semplice lasciare gradualmente andare i sensi di colpa al fine di mantenere serenamente le redini della sua vita familiare.
Dovremmo sempre cercare di modificare il nostro di atteggiamento e non sperare che si modifichi quello dell'altro.
Inoltre, mi auguro che con un dialogo collaborativo sulla situazione in maniera assertiva con modalità onesta, chiara e diretta si possano trovare soluzioni condivise ma che non intacchino eccessivamente i vostri confini.
un caro saluto
focalizzandosi su di lei, le sue emozioni legate alla situazione, potrebbe essere più semplice lasciare gradualmente andare i sensi di colpa al fine di mantenere serenamente le redini della sua vita familiare.
Dovremmo sempre cercare di modificare il nostro di atteggiamento e non sperare che si modifichi quello dell'altro.
Inoltre, mi auguro che con un dialogo collaborativo sulla situazione in maniera assertiva con modalità onesta, chiara e diretta si possano trovare soluzioni condivise ma che non intacchino eccessivamente i vostri confini.
un caro saluto
Dott.ssa Fabiola Raffone
Psicologa Clinica, Criminologa, Grafologa, Psicodiagnosta, Terapista della riab. psichiatrica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 535 visite dal 04/01/2023.
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