Cercare un caro defunto in un'altra persona
Buongiorno a tutti,
scrivo per avere opinioni riguardo ad un'esperienza che mi ha fatto enormemente dubitare della mia sanità mentale: mi sono impegnata a costruire un rapporto di amicizia con una persona incontrata a caso durante un evento, perché convinta si trattasse di un mio carissimo amico defunto da circa un anno.
Ovviamente, a livello logico, ero perfettamente consapevole si trattasse di un'altra persona.
A livello "viscerale"/spirituale/inconscio (scusate l'accozzaglia di termini, non so proprio quale usare), invece, "sentivo" che si trattasse di lui, anche per via dell'aspetto esteriore veramente simile.
Il mio amico era estremamente umano, buono e gentile.
Quest'altra persona, invece, si è rivelata fredda e, a volte, anche crudele, ma io ho continuato a frequentarlo senza mai batter ciglio, sicurissima che, col tempo, sarebbe affiorata la sua "vera" personalità (ossia quella del mio amico morto, che io gli attribuivo soltanto in base al suo aspetto esteriore, sostanzialmente).
Aggiungo che non sono ancora riuscita ad accettare la perdita di questo carissimo amico e mi porto dentro l'enorme rimorso di non aver passato più tempo con lui.
Si tratta di un meccanismo "normale", in seguito ad una perdita importante, o sono caduta nel delirio?
Grazie a tutti per l'attenzione
scrivo per avere opinioni riguardo ad un'esperienza che mi ha fatto enormemente dubitare della mia sanità mentale: mi sono impegnata a costruire un rapporto di amicizia con una persona incontrata a caso durante un evento, perché convinta si trattasse di un mio carissimo amico defunto da circa un anno.
Ovviamente, a livello logico, ero perfettamente consapevole si trattasse di un'altra persona.
A livello "viscerale"/spirituale/inconscio (scusate l'accozzaglia di termini, non so proprio quale usare), invece, "sentivo" che si trattasse di lui, anche per via dell'aspetto esteriore veramente simile.
Il mio amico era estremamente umano, buono e gentile.
Quest'altra persona, invece, si è rivelata fredda e, a volte, anche crudele, ma io ho continuato a frequentarlo senza mai batter ciglio, sicurissima che, col tempo, sarebbe affiorata la sua "vera" personalità (ossia quella del mio amico morto, che io gli attribuivo soltanto in base al suo aspetto esteriore, sostanzialmente).
Aggiungo che non sono ancora riuscita ad accettare la perdita di questo carissimo amico e mi porto dentro l'enorme rimorso di non aver passato più tempo con lui.
Si tratta di un meccanismo "normale", in seguito ad una perdita importante, o sono caduta nel delirio?
Grazie a tutti per l'attenzione
[#1]
Gentile utente,
Ci dice:
" non sono ancora riuscita ad accettare la perdita di questo carissimo amico
e mi porto dentro l'enorme rimorso di non aver passato più tempo con lui..."
Ormai un anno è trascorso dalla perdita del Suo caro amico, e dunque la fase del lutto potrebbe essere stata superata. Ma lei ha trovato una modalità per affrontare l'evento assai doloroso: quello di creare un sostituto al defunto, anche per riparare al fotto di non avergli dedicato più tempo.
Lei è consapevole che non è la via più adatta, e quindi non glielo sto a ripetere. Anche a Lei stessa risulta evidente che non serve a nulla rispetto al lutto reale, che rimane lì tuttora non accettato.
Il nostro orientamento è quello di riprendere la corretta via di elaborazione del lutto, affrontando le svariate fasi che esso comporta e prevede, chiudendo la "storia" che La fuorvia. Ne sarà capace?
Dott. Brunialti
Ci dice:
" non sono ancora riuscita ad accettare la perdita di questo carissimo amico
e mi porto dentro l'enorme rimorso di non aver passato più tempo con lui..."
Ormai un anno è trascorso dalla perdita del Suo caro amico, e dunque la fase del lutto potrebbe essere stata superata. Ma lei ha trovato una modalità per affrontare l'evento assai doloroso: quello di creare un sostituto al defunto, anche per riparare al fotto di non avergli dedicato più tempo.
Lei è consapevole che non è la via più adatta, e quindi non glielo sto a ripetere. Anche a Lei stessa risulta evidente che non serve a nulla rispetto al lutto reale, che rimane lì tuttora non accettato.
Il nostro orientamento è quello di riprendere la corretta via di elaborazione del lutto, affrontando le svariate fasi che esso comporta e prevede, chiudendo la "storia" che La fuorvia. Ne sarà capace?
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Dott.ssa Brunialti, la ringrazio per la velocissima risposta.
Purtroppo, tutta la mia vita relazionale è costellata di "lutti", reali o metaforici che siano. Ho una diagnosi di autismo ad alto funzionamento (veniva definita Sindrome di Asperger, credo), esteriormente sembro totalmente "normale", ma le mie emozioni sono indecifrabili anche a me stessa. Ho sempre faticato a comprendere i segnali sociali, così, nel corso degli anni, ho perso un sacco di occasioni con persone interessate a me, ma che non mi avevano mandato "segnali" per me sufficientemente chiari. "Spegnendomi" quando provo troppe emozioni, nemmeno io, poi, riuscivo a manifestare loro il mio interessamento.
Questo caro defunto è solo l'esempio più doloroso, in quanto realmente morto. Per due anni ho cercato di essergli amica, senza riuscire a farmi capire. Quando ha tentato di fare lui un flebile passo verso di me (era "imbranato" come me), ho frainteso e ho creduto mi stesse addirittura respingendo. Ci siamo persi per ben quattro anni. Riusciti a riavvicinarci, abbiamo potuto passare insieme soltanto un anno, prima della sua improvvisa scomparsa.
Cercare i "dispersi" (coloro che non ho potuto/saputo amare quando ne avevo occasione) è un'abitudine che mi sta lentamente uccidendo, in quanto mi circondo ossessivamente di persone che, se sono sincera, non sono altro che estranei, per me. L'ironia della sorte, poi, vuole che questi "sostituiti" siano quasi sempre malintenzionati che intuiscono subito che, in me, c'è una vulnerabilità "diversa" .
La ringrazio ancora per il Suo tempo
Purtroppo, tutta la mia vita relazionale è costellata di "lutti", reali o metaforici che siano. Ho una diagnosi di autismo ad alto funzionamento (veniva definita Sindrome di Asperger, credo), esteriormente sembro totalmente "normale", ma le mie emozioni sono indecifrabili anche a me stessa. Ho sempre faticato a comprendere i segnali sociali, così, nel corso degli anni, ho perso un sacco di occasioni con persone interessate a me, ma che non mi avevano mandato "segnali" per me sufficientemente chiari. "Spegnendomi" quando provo troppe emozioni, nemmeno io, poi, riuscivo a manifestare loro il mio interessamento.
Questo caro defunto è solo l'esempio più doloroso, in quanto realmente morto. Per due anni ho cercato di essergli amica, senza riuscire a farmi capire. Quando ha tentato di fare lui un flebile passo verso di me (era "imbranato" come me), ho frainteso e ho creduto mi stesse addirittura respingendo. Ci siamo persi per ben quattro anni. Riusciti a riavvicinarci, abbiamo potuto passare insieme soltanto un anno, prima della sua improvvisa scomparsa.
Cercare i "dispersi" (coloro che non ho potuto/saputo amare quando ne avevo occasione) è un'abitudine che mi sta lentamente uccidendo, in quanto mi circondo ossessivamente di persone che, se sono sincera, non sono altro che estranei, per me. L'ironia della sorte, poi, vuole che questi "sostituiti" siano quasi sempre malintenzionati che intuiscono subito che, in me, c'è una vulnerabilità "diversa" .
La ringrazio ancora per il Suo tempo
[#3]
Gentile utente,
queste ulteriori informazioni sono preziose nell'aiutarci a comprendere più a fondo la Sua situazione e a darle indicazioni maggiormente personalizzate.
Chiedo se, nelle aree che Lei segnala come disfunzionali, abbia mai ricevuto un aiuto attraverso la psicoterapia.
Essa potrebbe essere utile per incrementare i comportamenti socialmente appropriati, per migliorare le abilità comunicative, per mettere in atto una psico-educazione emotiva, per sviluppare una maggiore consapevolezza dei vissuti emotivi quando possibile.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
queste ulteriori informazioni sono preziose nell'aiutarci a comprendere più a fondo la Sua situazione e a darle indicazioni maggiormente personalizzate.
Chiedo se, nelle aree che Lei segnala come disfunzionali, abbia mai ricevuto un aiuto attraverso la psicoterapia.
Essa potrebbe essere utile per incrementare i comportamenti socialmente appropriati, per migliorare le abilità comunicative, per mettere in atto una psico-educazione emotiva, per sviluppare una maggiore consapevolezza dei vissuti emotivi quando possibile.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 563 visite dal 31/12/2022.
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