Senso di colpa genitore
Buongiorno,
Ho 36 anni.
Da un anno e mezzo ho perso mio padre per un tumore e dopo due mesi mia madre ha avuto una malattia cerebrale grave che l'ha costretta in ospedale in stato catatonico per 3 mesi.
Fortunatamente si è salvata e complessivamente, dopo un anno, posso dire che sia ritornata normale, ma rimangono in lei degli strascichi: ha spesso giramenti di testa, ha perso l'energia fisica, è sempre di cattivo umore, non ride mai, non ha più la stessa capacità di giudizio e ha perso un po' l'empatia verso me ed i miei fratelli.
Tuttavia è autonoma, può prendersi cura di sé, può guidare, cucinare etc...
È in cura da un neurologo, ma al momento pare che debba convivere con questi deficit.
Io e i miei fratelli abbiamo vissuto l'inferno.
Non abbiamo neanche avuto il tempo di soffrire per la perdita di nostro padre, talmente fu forte il dolore per la malattia di nostra madre e la possibilità che anche lei morisse.
Le siamo stati tutti vicino, abbiamo combattuto per lei affinché in ospedale l'attenzione su di lei fosse sempre al massimo, ora che è "in salvo", facciamo tanto per lei: anche se non è molto collaborativo in termini di aiuto quotidiano, essendo figlio di una educazione maschilista, mio fratello vive ancora con lei e le fa compagnia, io (non vivo nella stessa città) e mia sorella pur non vivendo con loro, la sosteniamo sempre, la chiamiamo, scriviamo, usciamo con lei.
Io torno spesso nei weekend per stare con lei, tutto il mio tempo libero lo dedico a lei.
Mia madre ha alcune amiche che conosce da tanti anni, ma con le quali non è mai entrata in confidenza, il loro rapporto è sempre stato superficiale, essendo lei molto riservata e schiva.
Ha un fratello con il quale non ha un bel rapporto.
Quindi lei vuole passare il suo tempo solo con noi.
Lei è sempre molto preoccupata per la sua salute e facciamo tanto per cercare di farla distrarre, dedicandole gran parte del nostro tempo libero.
Soprattutto io e mia sorella viviamo nel costante senso di colpa di non fare mai abbastanza.
Io, più di tutti, la assecondo in tutte le sue richieste, la ascolto (seppur penso che debba avvalersi di uno psicologo), rinuncio alle mie necessità e al mio svago, perché penso che se da un momento all'altro non ci fosse più, mi pentirei di non aver fatto il massimo.
Mi sento responsabile della sua felicità.
Un piccolo esempio simbolico: per capodanno i miei fratelli si sono organizzati con i loro amici, io resto a casa con mia madre e il mio compagno perché mi dispiace che rimanga sola, seppur io penso che lei avrebbe potuto organizzarsi anche con la vicina di casa, vedova da poco anche lei.
Cioè razionalmente sento di sbagliare, ma emotivamente non riesco a distaccarmi.
Non so più come gestire questa situazione.
Come dovrei/dovremmo comportarci io e i miei fratelli per ritornare a vivere una vita un po' più serena?
Grazie mille.
Ho 36 anni.
Da un anno e mezzo ho perso mio padre per un tumore e dopo due mesi mia madre ha avuto una malattia cerebrale grave che l'ha costretta in ospedale in stato catatonico per 3 mesi.
Fortunatamente si è salvata e complessivamente, dopo un anno, posso dire che sia ritornata normale, ma rimangono in lei degli strascichi: ha spesso giramenti di testa, ha perso l'energia fisica, è sempre di cattivo umore, non ride mai, non ha più la stessa capacità di giudizio e ha perso un po' l'empatia verso me ed i miei fratelli.
Tuttavia è autonoma, può prendersi cura di sé, può guidare, cucinare etc...
È in cura da un neurologo, ma al momento pare che debba convivere con questi deficit.
Io e i miei fratelli abbiamo vissuto l'inferno.
Non abbiamo neanche avuto il tempo di soffrire per la perdita di nostro padre, talmente fu forte il dolore per la malattia di nostra madre e la possibilità che anche lei morisse.
Le siamo stati tutti vicino, abbiamo combattuto per lei affinché in ospedale l'attenzione su di lei fosse sempre al massimo, ora che è "in salvo", facciamo tanto per lei: anche se non è molto collaborativo in termini di aiuto quotidiano, essendo figlio di una educazione maschilista, mio fratello vive ancora con lei e le fa compagnia, io (non vivo nella stessa città) e mia sorella pur non vivendo con loro, la sosteniamo sempre, la chiamiamo, scriviamo, usciamo con lei.
Io torno spesso nei weekend per stare con lei, tutto il mio tempo libero lo dedico a lei.
Mia madre ha alcune amiche che conosce da tanti anni, ma con le quali non è mai entrata in confidenza, il loro rapporto è sempre stato superficiale, essendo lei molto riservata e schiva.
Ha un fratello con il quale non ha un bel rapporto.
Quindi lei vuole passare il suo tempo solo con noi.
Lei è sempre molto preoccupata per la sua salute e facciamo tanto per cercare di farla distrarre, dedicandole gran parte del nostro tempo libero.
Soprattutto io e mia sorella viviamo nel costante senso di colpa di non fare mai abbastanza.
Io, più di tutti, la assecondo in tutte le sue richieste, la ascolto (seppur penso che debba avvalersi di uno psicologo), rinuncio alle mie necessità e al mio svago, perché penso che se da un momento all'altro non ci fosse più, mi pentirei di non aver fatto il massimo.
Mi sento responsabile della sua felicità.
Un piccolo esempio simbolico: per capodanno i miei fratelli si sono organizzati con i loro amici, io resto a casa con mia madre e il mio compagno perché mi dispiace che rimanga sola, seppur io penso che lei avrebbe potuto organizzarsi anche con la vicina di casa, vedova da poco anche lei.
Cioè razionalmente sento di sbagliare, ma emotivamente non riesco a distaccarmi.
Non so più come gestire questa situazione.
Come dovrei/dovremmo comportarci io e i miei fratelli per ritornare a vivere una vita un po' più serena?
Grazie mille.
[#1]
Gent.Le Sig.ra,
Quello che lei ha vissuto e’ un dramma.
Prima la morte di suo padre poi la malattia di sua madre.
La mente umana ha bisogno di tempo per elaborare lutti e malattie.
Non riesce a distaccarsi perché è attanagliata dalla paura di perdere anche sua madre e dal senso di colpa.
Avvertire senso di colpa quando si fa qualcosa di sbagliato e’ importante ma quando diviene una forma di autofustigazione non va bene e soprattutto è inutile.
Perché prova un senso di colpa tanto forte?
La morte di suo padre non è dipesa da lei; così come la malattia di sua madre.
La sua mamma e’ viva, autonoma; quello che poi può accadere domani, fra un mese, un anno , 20 anni, non e’ in suo potere e così come per tutti gli esseri umani non può saperlo, controllarlo.
Allo stesso modo non dipende da lei la felicità di sua madre.
Perché ha questo vissuto?
Riprenda a vivere la sua vita; farlo non vuol dire non prendersi cura allo stesso tempo di un genitore.
Anzi, facendolo sarà più serena e riuscirà a portare alla sua mamma un sorriso in più che farà bene ad entrambe.
La abbraccio.
Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta.
Quello che lei ha vissuto e’ un dramma.
Prima la morte di suo padre poi la malattia di sua madre.
La mente umana ha bisogno di tempo per elaborare lutti e malattie.
Non riesce a distaccarsi perché è attanagliata dalla paura di perdere anche sua madre e dal senso di colpa.
Avvertire senso di colpa quando si fa qualcosa di sbagliato e’ importante ma quando diviene una forma di autofustigazione non va bene e soprattutto è inutile.
Perché prova un senso di colpa tanto forte?
La morte di suo padre non è dipesa da lei; così come la malattia di sua madre.
La sua mamma e’ viva, autonoma; quello che poi può accadere domani, fra un mese, un anno , 20 anni, non e’ in suo potere e così come per tutti gli esseri umani non può saperlo, controllarlo.
Allo stesso modo non dipende da lei la felicità di sua madre.
Perché ha questo vissuto?
Riprenda a vivere la sua vita; farlo non vuol dire non prendersi cura allo stesso tempo di un genitore.
Anzi, facendolo sarà più serena e riuscirà a portare alla sua mamma un sorriso in più che farà bene ad entrambe.
La abbraccio.
Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta.
[#2]
Utente
Buongiorno.
Grazie mille per la sua risposta.
Io ho questo senso di colpa perché mia madre per tutta la vita è stata triste. Dapprima con mio padre che aveva dipendenza da alcol e sigarette, ora la malattia che le ha arrecato degli handicap. Non ha mai saputo cercare la felicità. C'è sempre un motivo che glielo impedisce. Allora penso che io devo fare qualcosa per dargliela.
Proverò a seguire le sue parole.
Grazie mille.
Grazie mille per la sua risposta.
Io ho questo senso di colpa perché mia madre per tutta la vita è stata triste. Dapprima con mio padre che aveva dipendenza da alcol e sigarette, ora la malattia che le ha arrecato degli handicap. Non ha mai saputo cercare la felicità. C'è sempre un motivo che glielo impedisce. Allora penso che io devo fare qualcosa per dargliela.
Proverò a seguire le sue parole.
Grazie mille.
[#3]
Cara Ragazza,
Buongiorno e Buon Anno,
Ognuno sceglie la propria strada; cosa fare nella e della propria vita.
Sua madre non è stata triste per ., sua madre ha Scelto di condurre una vita triste.
Lei, che ha vissuto e assistito a tanta tristezza, scelga la Felicità’.
Auguri.
Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta
Buongiorno e Buon Anno,
Ognuno sceglie la propria strada; cosa fare nella e della propria vita.
Sua madre non è stata triste per ., sua madre ha Scelto di condurre una vita triste.
Lei, che ha vissuto e assistito a tanta tristezza, scelga la Felicità’.
Auguri.
Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 3k visite dal 30/12/2022.
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