Relazione con persona che ha una figlia
Buongiorno.
Ho 40 anni e ho una relazione da 1 anno e mezzo con una persona, anch'essa 40 anni, che ha una figlia di 11.Lui è di Milano, si è trasferito da me, Imperia, circa un anno fa.
Non mi ha mai presentato alla figlia fino a 2 mesi fa, anzi quando lui le telefonava io dovevo stare muta e attenta a non far si che lei sapesse che era con me.
Quando l'ho conosciuta non siamo praticamente riuscite a scambiare più di 2 parole perché eravamo molto in imbarazzo...Lui ogni 20 giorni va dalla figlia per una settimana, e io ormai vivo questa situazione ogni volta come un abbandono.
Non tollero che lui debba andare così spesso, senza contare che non si vuole trovare un lavoro fisso perché non potrebbe andare quando vorrebbe, e questo incide molto sulla nostra vita perché non ha mai un soldo.
Mi sento come se non avessimo futuro, non possiamo progettare niente, vuoi per i soldi, vuoi per la figlia.
Figlia che tra l'altro è molto viziata e dice frasi ad effetto per far sentire in colpa il padre, che quindi non manca un mese senza andare a milano.
Spesso mi sento in colpa perché è ovvio che la figlia venga prima di tutto, ma io che ruolo ricopro?
Mi sento messa in un angolo, ad aspettare il suo ritorno, a dovermi sempre accontentare perché lui ha una figlia e quindi viene prima lei e quindi io mi devo accontentare.
Non ce la faccio più in questa situazione ma non riesco nemmeno a lasciarlo.
Non so cosa fare.
Grazie per l'attenzione.
Ho 40 anni e ho una relazione da 1 anno e mezzo con una persona, anch'essa 40 anni, che ha una figlia di 11.Lui è di Milano, si è trasferito da me, Imperia, circa un anno fa.
Non mi ha mai presentato alla figlia fino a 2 mesi fa, anzi quando lui le telefonava io dovevo stare muta e attenta a non far si che lei sapesse che era con me.
Quando l'ho conosciuta non siamo praticamente riuscite a scambiare più di 2 parole perché eravamo molto in imbarazzo...Lui ogni 20 giorni va dalla figlia per una settimana, e io ormai vivo questa situazione ogni volta come un abbandono.
Non tollero che lui debba andare così spesso, senza contare che non si vuole trovare un lavoro fisso perché non potrebbe andare quando vorrebbe, e questo incide molto sulla nostra vita perché non ha mai un soldo.
Mi sento come se non avessimo futuro, non possiamo progettare niente, vuoi per i soldi, vuoi per la figlia.
Figlia che tra l'altro è molto viziata e dice frasi ad effetto per far sentire in colpa il padre, che quindi non manca un mese senza andare a milano.
Spesso mi sento in colpa perché è ovvio che la figlia venga prima di tutto, ma io che ruolo ricopro?
Mi sento messa in un angolo, ad aspettare il suo ritorno, a dovermi sempre accontentare perché lui ha una figlia e quindi viene prima lei e quindi io mi devo accontentare.
Non ce la faccio più in questa situazione ma non riesco nemmeno a lasciarlo.
Non so cosa fare.
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gentile utente,
Comprendo il suo sconcerto. Il suo interrogarsi sul posto che riveste nella vita di quest'uomo.
Ma al contempo potrebbe chiedersi anche:
se Lei fosse una figlia di genitori separati, non desidererebbe forse, anzi non pretenderebbe che il proprio padre passasse con lei almeno una settimana su quattro?
Generalmente il tempo da passare con i figli viene spalmato sui giorni della settimana e ciò va a vantaggio del mantenimento di una relazione regolare genitori-figli e figli-genitori (che, soprattutto nell'adolescenza, può diventare problematica).
Mi sembra di capire che nel vostro caso la distanza geografica abbia fatto maturare la scelta di cui Lei ci parla.
Mettersi con un uomo che ha già dei figli ha bisogno di grande saggezza, pazienza, comprensione. Ben sapendo che la figlia è arrivata prima, che rimarrà per sempre nella sua vita (gli amori possono finire), che l'aspetto educativo non è solamente una responsabilità morale ma anche un dovere dal punto di vista legale.
Eppure Lei scrive: "...Non ce la faccio più in questa situazione ma non riesco nemmeno a lasciarlo...",
Ciò ci porta a dire che Lei potrebbe aver bisogno di aiuto psicologico:
per cercare di guardare chiaramente dentro di sé,
per sperimentare un nuovo punto di vista,
per apprendere a gestire in altro modo il tempo da sola,
per prendere delle decisioni,
per ricevere un sostegno nell'applicarle.
Ritiene di poterlo fare?
Dott. Brunialti
Comprendo il suo sconcerto. Il suo interrogarsi sul posto che riveste nella vita di quest'uomo.
Ma al contempo potrebbe chiedersi anche:
se Lei fosse una figlia di genitori separati, non desidererebbe forse, anzi non pretenderebbe che il proprio padre passasse con lei almeno una settimana su quattro?
Generalmente il tempo da passare con i figli viene spalmato sui giorni della settimana e ciò va a vantaggio del mantenimento di una relazione regolare genitori-figli e figli-genitori (che, soprattutto nell'adolescenza, può diventare problematica).
Mi sembra di capire che nel vostro caso la distanza geografica abbia fatto maturare la scelta di cui Lei ci parla.
Mettersi con un uomo che ha già dei figli ha bisogno di grande saggezza, pazienza, comprensione. Ben sapendo che la figlia è arrivata prima, che rimarrà per sempre nella sua vita (gli amori possono finire), che l'aspetto educativo non è solamente una responsabilità morale ma anche un dovere dal punto di vista legale.
Eppure Lei scrive: "...Non ce la faccio più in questa situazione ma non riesco nemmeno a lasciarlo...",
Ciò ci porta a dire che Lei potrebbe aver bisogno di aiuto psicologico:
per cercare di guardare chiaramente dentro di sé,
per sperimentare un nuovo punto di vista,
per apprendere a gestire in altro modo il tempo da sola,
per prendere delle decisioni,
per ricevere un sostegno nell'applicarle.
Ritiene di poterlo fare?
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.8k visite dal 28/12/2022.
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