Depressione e Ossessioni dopo la fine di una relazione
Salve, scrivo perché dopo sette anni di relazione ho lasciato la mia ragazza in quanto sentivo di non amarla più (ho cominciato a provare forte noia e "oppressione"), oltre che ad avere sintomi fisici come insonnia, depressione, ansia, non avevo più voglia di fare nulla nella vita e alla fine dopo due mesi di riflessione ho deciso di darci un taglio.
Anche se inizialmente quei sintomi sono spariti, col passare dei giorni (circa 2 mesi e mezzo) la situazione non è peggiorata.
Tutto è avvenuto in concomitanza con il fatto che dopo 7/8 anni ho lasciato il lavoro per trasferirmi in una nuova città a vivere da solo per completare i miei studi (ho 30 anni adesso).
Sto molto male, la solitudine mi devasta (non sono fisicamente solo), tutto ciò che faccio mi provoca noia, abbattimento, passo intere giornate a letto a struggermi per la relazione finita.
Non trovo più modi per stare bene e penso a questa relazione finita dalla mattina alla sera senza mai trovare pace.
Anche se penso solo per un attimo di darmi da fare, di andare avanti ecc ecc, dopo un po' ritorno nel mood di prima, qualsiasi cosa mi circonda mi fa tornare in mente ricordi e sto male (i ricordi mi tormentano).
Non sto studiando, non sto lavorando, non mi sto godendo la vita e sono insoddisfatto e infelice.
Dentro di me poi c'è una parte che sta malissimo nel pensare la mia ex "farsi una vita" (ci siamo capiti), non pensare più a me e mi manca da morire gran parte della giornata, penso che sia addirittura l'unico modo per stare bene.
A tratti mi manca lei, a tratti mi mancano le cose che facevamo, a tratti mi sento solo (senza un perché), a tratti provo ad andare avanti, sembro entrato in un tunnel senza fine.
Vorrei solo ritornare sereno, dormire bene, ritrovare il piacere nelle cose e la serenità giusta per proseguire il mio percorso professionale.
Non capisco se è solo la mancanza di una persona accanto che mi da autostima oppure proprio la sua.
Se penso anche solo per un attimo di incontrarla per riprovarci mi sale un peso sullo stomaco allucinante e rimango fermo e immobile (ogni volta che penso a lei con me felice mi vengono fortissimi sensi di colpa).
Il problema più grosso è che a causa del mio narcisismo covert e attaccamento affettivo ambivalente (diagnosticato da uno specialista), quando entro in relazione, non riesco a dare ad essa la giusta importanza, non riesco a lasciarmi coinvolgere in pieno e provare vero e proprio amore oltre che a sentirmi "oppresso" e privato della mia libertà.
Cosa ancora più disastrosa è che quando sto in relazione, penso sempre "alle altre", altre che poi in fin dei conti nemmeno ci sono, ma è pur vero che quando mi capita messaggio tranquillamente con loro, fino a flirtarci (tranne per poi non concludere nulla)... Questo mio continuo pensare di "non amarla", questi "flirt" e tante altre piccole disattenzioni, con il tempo non fanno altro che aumentare il senso di colpa nei suoi confronti fino appunto ad arrivare ad un punto di non ritorno.
Anche se inizialmente quei sintomi sono spariti, col passare dei giorni (circa 2 mesi e mezzo) la situazione non è peggiorata.
Tutto è avvenuto in concomitanza con il fatto che dopo 7/8 anni ho lasciato il lavoro per trasferirmi in una nuova città a vivere da solo per completare i miei studi (ho 30 anni adesso).
Sto molto male, la solitudine mi devasta (non sono fisicamente solo), tutto ciò che faccio mi provoca noia, abbattimento, passo intere giornate a letto a struggermi per la relazione finita.
Non trovo più modi per stare bene e penso a questa relazione finita dalla mattina alla sera senza mai trovare pace.
Anche se penso solo per un attimo di darmi da fare, di andare avanti ecc ecc, dopo un po' ritorno nel mood di prima, qualsiasi cosa mi circonda mi fa tornare in mente ricordi e sto male (i ricordi mi tormentano).
Non sto studiando, non sto lavorando, non mi sto godendo la vita e sono insoddisfatto e infelice.
Dentro di me poi c'è una parte che sta malissimo nel pensare la mia ex "farsi una vita" (ci siamo capiti), non pensare più a me e mi manca da morire gran parte della giornata, penso che sia addirittura l'unico modo per stare bene.
A tratti mi manca lei, a tratti mi mancano le cose che facevamo, a tratti mi sento solo (senza un perché), a tratti provo ad andare avanti, sembro entrato in un tunnel senza fine.
Vorrei solo ritornare sereno, dormire bene, ritrovare il piacere nelle cose e la serenità giusta per proseguire il mio percorso professionale.
Non capisco se è solo la mancanza di una persona accanto che mi da autostima oppure proprio la sua.
Se penso anche solo per un attimo di incontrarla per riprovarci mi sale un peso sullo stomaco allucinante e rimango fermo e immobile (ogni volta che penso a lei con me felice mi vengono fortissimi sensi di colpa).
Il problema più grosso è che a causa del mio narcisismo covert e attaccamento affettivo ambivalente (diagnosticato da uno specialista), quando entro in relazione, non riesco a dare ad essa la giusta importanza, non riesco a lasciarmi coinvolgere in pieno e provare vero e proprio amore oltre che a sentirmi "oppresso" e privato della mia libertà.
Cosa ancora più disastrosa è che quando sto in relazione, penso sempre "alle altre", altre che poi in fin dei conti nemmeno ci sono, ma è pur vero che quando mi capita messaggio tranquillamente con loro, fino a flirtarci (tranne per poi non concludere nulla)... Questo mio continuo pensare di "non amarla", questi "flirt" e tante altre piccole disattenzioni, con il tempo non fanno altro che aumentare il senso di colpa nei suoi confronti fino appunto ad arrivare ad un punto di non ritorno.
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Gentile utente,
lei dice: Il problema più grosso è che a causa del mio narcisismo covert e attaccamento affettivo ambivalente (diagnosticato da uno specialista), quando entro in relazione, non riesco a dare ad essa la giusta importanza, non riesco a lasciarmi coinvolgere in pieno e provare vero e proprio amore oltre che a sentirmi "oppresso" e privato della mia libertà."
Deduco che abbia fatto o faccia un percorso con uno psicoterapeuta per giungere a questa diagnosi e definizione. E' importante sapere quale è la difficoltà per poi una volta capita poterci lavorare.
Le suggerisco di parlarne con il suo terapeuta proprio di questo punto che le ho riportato o, qualora avesse interrotto un percorso di riprenderlo.
Un caro saluto
lei dice: Il problema più grosso è che a causa del mio narcisismo covert e attaccamento affettivo ambivalente (diagnosticato da uno specialista), quando entro in relazione, non riesco a dare ad essa la giusta importanza, non riesco a lasciarmi coinvolgere in pieno e provare vero e proprio amore oltre che a sentirmi "oppresso" e privato della mia libertà."
Deduco che abbia fatto o faccia un percorso con uno psicoterapeuta per giungere a questa diagnosi e definizione. E' importante sapere quale è la difficoltà per poi una volta capita poterci lavorare.
Le suggerisco di parlarne con il suo terapeuta proprio di questo punto che le ho riportato o, qualora avesse interrotto un percorso di riprenderlo.
Un caro saluto
Dott.ssa Fabiola Raffone
Psicologa Clinica, Criminologa, Grafologa, Psicodiagnosta, Terapista della riab. psichiatrica
[#2]
Utente
Si, ho seguito un percorso di psicoterapia, ma sento davvero di non avere miglioramenti. Non riesco a credergli, lui mi dice di imparare a "stare" in una delle parti ambivalenti ed accettarne i vissuti e le emozioni con tutto quello che mi vogliono dire.
Ma da quando appunto sto in questa parte, sento dolore, sofferenza, angoscia, mancanza e quindi rientro nel limbo, deducendo che questi "sintomi" forse vogliono dirmi che ancora la amo...
Ma da quando appunto sto in questa parte, sento dolore, sofferenza, angoscia, mancanza e quindi rientro nel limbo, deducendo che questi "sintomi" forse vogliono dirmi che ancora la amo...
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.8k visite dal 27/12/2022.
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