A difesa della mia ragazza

Premetto che la mia ragazza, anche se non ha mai preso il titolo di guida turistica, ha una preparazione non comune in fatto di storia e materie artistiche, superiore a quella di tante presuntuose sue colleghe che solo perché laureate si ritengono migliori di lei.
Ma io so che lei non ha nulla da invidiare a nessuna di loro e lo ribadirò sempre, qualunque sia la conseguenza di tale mia sincera presa di posizione.
Pochi giorni fa eravamo in visita, insieme ad altri turisti, nelle catacombe di una nota città d'arte, quando la mia ragazza, cogliendo una inesattezza nelle parole con cui la guida dava spiegazioni sulla biografia di un santo affrescato su una parete, interveniva per fornire davanti a tutti la necessaria correzione.
Credo che alla guida non sia proprio andata giù questa cosa: si vedeva dalla faccia fatta in quel momento che si sentiva umiliata, per aver incontrato qualcuno che ne sapeva più di lui.
Ma la cosa che più mi ha irritato è che quella guida, un arrogante neolaureato che magari arrotonda la sera servendo panini ai tavoli di qualche pub, non abbia dato il meritato rilievo alle parole della mia ragazza, che invece potevano farsi per lui occasione di ampliare le sue precarie conoscenze sulla materia.
A quel punto non ho potuto fare a meno di dire la mia: gli ho premesso che la mia ragazza è una professionista, quindi gli ho detto che ella aveva pienamente ragione a sostenere il suo punto di vista, accompagnando la mia critica con delle parole forse pesanti, che ora pero non ricordo, ma che hanno fatto il silenzio intorno a noi, visto che tutti ci guardavano allibiti, come se non capissero.
Io invece credo di capire bene, e ho anche detto alla guida che farebbe meglio a documentarsi più a fondo se ci tiene a fare quel lavoro. Purtroppo non ci ho visto più in quel momento, e devo aver avuto un tono piuttosto alterato: le mie grida si sono sentite per tutta l'area museale, perfino all'uscita ci guardavano con un certo rispetto, ma avevo fatto capire che non mi stanno bene certi atteggamenti saccenti.
La mia ragazza è rimasta colpita da questa mia uscita, ho guadagnato fascino ai suoi occhi da quel momento: percepivo in lei una improvvisa fiammata di passione, innescata dalla coscienza di aver al suo fianco un uomo che la capisca e protegga.
La trovo anche molto sexy quando mi dà prova di cultura, e per dimostrarglielo l'ho baciata sotto gli occhi di tutti, con sfrontatezza.
Dopoquesto mio ultimo gesto, ho ricominciato a esprimere il mio disappunto a voce alta, in modo che fino in biglietteria si sentisse che non ero tipo da farsi prendere in giro da un saputello, che ha avuto perfino il coraggio di chiederci di dare sfogo alle nostre manifestazioni affettive in altro luogo, il frustrato! Sono orgoglioso di quello che ho fatto, e volevo chiedere se posso meritare anche la Vostra approvazione, visto che quando ho riferito l'episodio al mio terapeuta, questi mi è sembrato non contento di me, per ragioni che sinceramente non saprei
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Dr.ssa Fabiola Raffone Psicologo, Psicoterapeuta 83 2
Gentile utente,

lei riferisce: "quando ho riferito l'episodio al mio terapeuta, questi mi è sembrato non contento di me, per ragioni che sinceramente non saprei."

Queste sono le considerazioni da chiedere al suo terapeuta parlandole sinceramente e manifestando i suoi dubbi, le sue perplessità e i suoi sentimenti in maniera onesta chiara e diretta nel rispetto della vostra relazione terapeutica.

Saluti

Dott.ssa Fabiola Raffone
Psicologa Clinica, Criminologa, Grafologa, Psicodiagnosta, Terapista della riab. psichiatrica

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Utente
Utente
La ringrazio della cortese risposta. Al momento non posso contattare il mio Curante, perché lo stesso sta godendo del meritato riposo natalizio, che di certo dedicherà a meditare su come sbrogliare, quando finalmente saremo rientrati dalle vacanze, il complesso rovello patologico che attanaglia me e tanti altri soggetti di cui Egli si occupa in qualità di pazienti. Anche in precedenti sedute Gli riferii dell'irritazione con cui avevo avvertito da parte di terzi un insufficiente riconoscimento delle qualità della mia ragazza, che mi portava a reazioni rabbiose e a polemiche e tali da sommergere gli estranei presenti in uno stato di stupore e sconcerto, forse perché sorpresi che io non avessi paura a prendere davanti a chiunque le difese della persona che ho al mio fianco, e a dimostrare l'apprezzamento che nutro per lei non solo proclamando pubblicamente che in fatto di conoscenza della materia ella non è seconda a nessuno, ma anche con un gesto plateale come quello, compiuto nella nostra ultima visita culturale, di limonare per un buon mezzo minuto con lei sotto gli occhi degli astanti, interrompendo di proposito le banalità propinate dalla guida, a dimostrare che per noi le cose che diceva erano del tutto superflue e scontate. Tornando però alla mia relazione terapeutica, la cosa che mi urta è che per me le condotte che assumo sono giustificate, mentre da Lui ottengo risposte in un tono in cui mi pare di cogliere una sfumatura di biasimo se non di caricatura, che mi fanno temere che anche lui non sia disposto a credere che la mia ragazza possieda una preparazione che non ho mai riscontrato in tante colleghe che svolgono il suo stesso lavoro. Perciò la mia intenzione è accertarmi innanzitutto che anche il mio Curante non sia viziato da un pregiudizio che Lo porta a dubitare delle competenze della mia ragazza, e in caso contrario chiedergli ragione di questa sua presa di posizione. Ho il sospetto che sia anche Lui come tutti gli altri, visto che anziché complimentarsi con me per come mi comporto in occasioni simili a quella recente delle catacombe, sembra fare trapelare, dal modo in cui valuta tali episodi, una opinione critica verso il mio rapporto con la mia ragazza, sebbene non me la manifesti forse per non ferirmi forse perché in coscienza si rende conto di essere nel torto; perciò vorrei elaborare una formula in cui rivelarGli il mio disappunto, pur senza indurlo a credere che io voglia mettere in dubbio le conclamate virtù del Suo servizio terapeutico e il suo stesso ruolo professionale
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Utente
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Mi premeva solo aggiungere che sarei gratificato se il mio terapeuta, persona nei cui confronti nutro incondizionato rispetto e disinteressata stima, mi chiedesse che un giorno o l'altro gli offrissi occasione di conoscere la mia ragazza, eventualmente nel corso di una prossima seduta: mi farebbe piacere, però, che una tale richiesta, che darebbe modo anche a lui di ascoltarla e di sondare di persona le sue competenze e potersene deliziare, partisse dal diretto interessato in forma spontanea, invece che essere conseguente a una mia sollecitazione ormai superflua, dopo che così a lungo mi sono prodigato nel mettere in risalto il livello di preparazione che la stessa ha raggiunto per mezzo dei suoi studi e delle ore (tante) che trascorre visionando documentari didattici su YouTube, anche di notte; mi ritengo perciò abbastanza rammaricato che il professionista, che pure mi ha dato finora ampie prove del suo scrupoloso zelo deontologico, non mi abbia dimostrato non dico il desiderio, ma almeno la curiosità di organizzare un incontro allo scopo di appurare le qualità della mia ragazza e di riconoscere che io non mento: mi sembra che sarebbe fondamentale perché anche lui possa apprezzare quelle competenze che tante volte ella ha dimostrato quando, durante le nostre periodiche visite a musei e a siti artistici, si è inserita nelle spiegazioni delle guide che incontravamo, per dare prova certa, sostenuta dai miei incoraggiamenti e dalla fiducia che le ispirava la mia presenza, nonché dalla sicurezza che non sarei rimasto indifferente se qualcheduno l'avesse interrotta mentre sciorinava le sue nozioni, che le cose di cui suddette guide parlavano alle rispettive comitive di turisti ANCHE LEI era capace di saperle e di spiegarle probabilmente meglio ancora dei soggetti preposti a farlo per lavoro; pertanto è mia intenzione comunicare al mio terapeuta che potrei sentirmi legittimato a considerare offensivo da parte sua il fatto che ancora non mi abbia chiesto di invitare la mia ragazza ai nostri colloqui settimanali, perché in ciò vedo un segno di sfiducia nelle mie rassicurazioni circa la preparazione della stessa e la spia di una sua scarsa convinzione nelle sue potenzialità per le quali mi cerco di battere.