Problemi con la mia famiglia, non vengo considerata
Salve,
Mi presento col dire che sono una ragazza di 25 anni.
Sono la più piccola della famiglia, ho due fratelli i quali hanno tra loro poca differenza d’età e io sono nata dopo anni da loro, quindi abbiamo una differenza di 8/10 anni e anche da bambina alla fine mi sono sempre sentita un po’ sola (come se fossi figlia unica).
Il problema è non riesco ad accettare il fatto di non sentirmi considerata dai miei fratelli, i miei genitori e le mie cognate.
La questione si è complicata quando i miei fratelli si sono sposati, perché se già inizialmente sentivo la mancanza di una sorella o fratello con cui avere un rapporto di complicità, dal momento che i miei fratelli si sono creati una famiglia il rapporto è peggiorato ancora di più.
Non mi sento considerata da loro e sento che tutti e quattro (fratelli e cognate) abbiano il pregiudizio che io sia una ragazzina e non mi prendono mai sul serio.
Mi sembra che anche le mie cognate non vogliano proprio creare un rapporto con me e nonostante io ci provi, mi sembra sempre mantengano una certa distanza e i momenti di incontro sembra che siano solo una cosa dovuta.
A differenza di me, tra loro, seppur non ci sia questo grande rapporto sembra che si sentano più a loro agio a parlare (forse perché sono della stessa età).
Stessa cosa i miei fratelli.
Io questa cosa non riesco proprio a sopportarla perché sento che incide anche sulla mia autostima, mi chiedo cosa ho di sbagliato?.
So che non posso cambiare il modo in cui mi vedono gli altri, ma vorrei soltanto che mi provassero a conoscere.
Penso che l’età anagrafica non dica nulla sulla maturità di una persona.
Non so se parlargliene, ma temo sia peggio perché verrei presa per la solita ragazzina polemica, ma non so nemmeno come risolverla.
Inoltre questo mi porta problemi anche con i miei genitori, perché vorrei essere appoggiata, invece i miei non esprimono mai giudizi e dicono che sono io che mi sento così, ma nonostante ho preso in considerazione ciò che mi hanno detto, poi svariate occasioni mi hanno dimostrato che non è solo una mia paranoia.
Grazie in anticipo di avermi letto, aspetto un consiglio!
Mi presento col dire che sono una ragazza di 25 anni.
Sono la più piccola della famiglia, ho due fratelli i quali hanno tra loro poca differenza d’età e io sono nata dopo anni da loro, quindi abbiamo una differenza di 8/10 anni e anche da bambina alla fine mi sono sempre sentita un po’ sola (come se fossi figlia unica).
Il problema è non riesco ad accettare il fatto di non sentirmi considerata dai miei fratelli, i miei genitori e le mie cognate.
La questione si è complicata quando i miei fratelli si sono sposati, perché se già inizialmente sentivo la mancanza di una sorella o fratello con cui avere un rapporto di complicità, dal momento che i miei fratelli si sono creati una famiglia il rapporto è peggiorato ancora di più.
Non mi sento considerata da loro e sento che tutti e quattro (fratelli e cognate) abbiano il pregiudizio che io sia una ragazzina e non mi prendono mai sul serio.
Mi sembra che anche le mie cognate non vogliano proprio creare un rapporto con me e nonostante io ci provi, mi sembra sempre mantengano una certa distanza e i momenti di incontro sembra che siano solo una cosa dovuta.
A differenza di me, tra loro, seppur non ci sia questo grande rapporto sembra che si sentano più a loro agio a parlare (forse perché sono della stessa età).
Stessa cosa i miei fratelli.
Io questa cosa non riesco proprio a sopportarla perché sento che incide anche sulla mia autostima, mi chiedo cosa ho di sbagliato?.
So che non posso cambiare il modo in cui mi vedono gli altri, ma vorrei soltanto che mi provassero a conoscere.
Penso che l’età anagrafica non dica nulla sulla maturità di una persona.
Non so se parlargliene, ma temo sia peggio perché verrei presa per la solita ragazzina polemica, ma non so nemmeno come risolverla.
Inoltre questo mi porta problemi anche con i miei genitori, perché vorrei essere appoggiata, invece i miei non esprimono mai giudizi e dicono che sono io che mi sento così, ma nonostante ho preso in considerazione ciò che mi hanno detto, poi svariate occasioni mi hanno dimostrato che non è solo una mia paranoia.
Grazie in anticipo di avermi letto, aspetto un consiglio!
[#1]
Gentile utente,
io stessa qualche anno fa ho risposto ad un Suo consulto in cui Lei, allontanatasi dalla Sua famiglia per motivi di studio ma anche di scelta ("..Quando andavo a scuola non vedevo l’ora di andarmene di casa, di poter andare in una grande città al nord per poter fare tante cose così mi sono trasferita..) dichiarava che fuori sede non riusciva a vivere bene e che quindi meditava di rientrare in famiglia.
( https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/623428-fuori-sede-non-riesco-a-viverla-bene.html ).
Io Le consigliavo, prima di mettere in atto il rientro, di effettuare una attenta valutazione della situazione assieme ad un* Psicolog*.
Non possiamo sapere come poi siano andate le cose, e di quali decisioni si trovi ora ad affrontare le conseguenze.
Resta il fatto che sembrerebbe Lei si trovi a disagio sia lontano dalla sua famiglia, sia vicino alla Sua famiglia.
Nel frattempo la Sua età è ora quella di adulta.
Non Le riproporrò il consiglio già datoLe, visto che è già stato fornito ben quattro anni fa. Se crede, lo riprenda in considerazione.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
io stessa qualche anno fa ho risposto ad un Suo consulto in cui Lei, allontanatasi dalla Sua famiglia per motivi di studio ma anche di scelta ("..Quando andavo a scuola non vedevo l’ora di andarmene di casa, di poter andare in una grande città al nord per poter fare tante cose così mi sono trasferita..) dichiarava che fuori sede non riusciva a vivere bene e che quindi meditava di rientrare in famiglia.
( https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/623428-fuori-sede-non-riesco-a-viverla-bene.html ).
Io Le consigliavo, prima di mettere in atto il rientro, di effettuare una attenta valutazione della situazione assieme ad un* Psicolog*.
Non possiamo sapere come poi siano andate le cose, e di quali decisioni si trovi ora ad affrontare le conseguenze.
Resta il fatto che sembrerebbe Lei si trovi a disagio sia lontano dalla sua famiglia, sia vicino alla Sua famiglia.
Nel frattempo la Sua età è ora quella di adulta.
Non Le riproporrò il consiglio già datoLe, visto che è già stato fornito ben quattro anni fa. Se crede, lo riprenda in considerazione.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Ex utente
La ringrazio per la sua risposta.
Ai tempi ho preso in considerazione il suo consiglio e difatti sono stata in terapia, anche perché i problemi legati a quella situazione si erano moltiplicati e sono riuscita in parte a risolverli, rimanendo nella città dov'ero. Sono cambiate svariate cose, ho finito la triennale e ora sono al secondo anno di magistrale (sempre nella stessa città). Quindi vivo ancora lontana dalla mia famiglia, ma purtroppo non posso dire di sentirmi "emotivamente" distante. Il fatto è che probabilmente non lo voglio nemmeno, ma anzi vorrei sentirmi inclusa nella mia famiglia, cosa che col tempo mi sembra stia sempre più peggiorando anche con l'ingresso in famiglia delle mogli dei miei fratelli.
Ai tempi ho preso in considerazione il suo consiglio e difatti sono stata in terapia, anche perché i problemi legati a quella situazione si erano moltiplicati e sono riuscita in parte a risolverli, rimanendo nella città dov'ero. Sono cambiate svariate cose, ho finito la triennale e ora sono al secondo anno di magistrale (sempre nella stessa città). Quindi vivo ancora lontana dalla mia famiglia, ma purtroppo non posso dire di sentirmi "emotivamente" distante. Il fatto è che probabilmente non lo voglio nemmeno, ma anzi vorrei sentirmi inclusa nella mia famiglia, cosa che col tempo mi sembra stia sempre più peggiorando anche con l'ingresso in famiglia delle mogli dei miei fratelli.
[#3]
" ... ma purtroppo non posso dire di sentirmi "emotivamente" distante .."
Gentile utente,
intercorre una notevole differenza fra il termine "distante" e quella *giusta distanza* di cui parliamo noi Psy; quella che permette di essere coinvolti ed affettivamente autonomi al tempo stesso.
La giusta distanza è frutto di un costante impegno personale, dato che è facile passare del tutto al niente, dalla fusione al distacco, dalla dipendenza alla lacerazione. Ciò può essere indotto anche dal mutare delle situazioni, come sta avvenendo nella Sua famiglia d'origine con l'inserimento delle cognate.
Considerato che Lei è già stata in psicoterapia e che in questo modo ha "risolto in parte i problemi" di allora, perché non riprendere tale esperienza e completare il percorso?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Gentile utente,
intercorre una notevole differenza fra il termine "distante" e quella *giusta distanza* di cui parliamo noi Psy; quella che permette di essere coinvolti ed affettivamente autonomi al tempo stesso.
La giusta distanza è frutto di un costante impegno personale, dato che è facile passare del tutto al niente, dalla fusione al distacco, dalla dipendenza alla lacerazione. Ciò può essere indotto anche dal mutare delle situazioni, come sta avvenendo nella Sua famiglia d'origine con l'inserimento delle cognate.
Considerato che Lei è già stata in psicoterapia e che in questo modo ha "risolto in parte i problemi" di allora, perché non riprendere tale esperienza e completare il percorso?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.2k visite dal 27/11/2022.
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