Quale potrebbe essere l’origine del problema?

Buongiorno a tutti.

Sono una persona fortemente ipocondriaca, ipervigilante su tutto, e ad ogni sintomo fisico penso subito a qualcosa di grave e mortale Probabilmente penso sia dovuto ad una grave malattia avuta tantissimi anni fa dalla quale sono guarita.

Il problema è che queste crisi di ansia dovute all’ipocondria e alla paura della malattia e di morire soprattutto, ultimamente stanno peggiorando sempre di più portandomi ad avere dei momenti di derealizzazione e depersonalizzazione (già avuti in passato a causa di attacchi di panico) quindi dei momenti dissociativi in cui mi sembra tutto irreale, di vivere in un sogno, in un qualcosa che non esista, mi sento strana a vivere la mia vita, non mi sento la protagonista ma mi sembra di esserne un osservatore.

Non credo di essere una persona depressa, o comunque non lo sono adesso, in passato sicuramente lo sarò stata, in quanto svolgo le mie normali attività quotidiane provo gioia e piacere nel fare le cose di sempre il problema è che quando noto di essere felice sento come un blocco, mi viene da piangere e spunta l’ansia come se non riuscissi ad abbandonarmi a questa idea di gioia e serenità per paura che da un giorno all’altro mi possa essere tolta per un incidente o una malattia e quindi sono caduta in questo circolo vizioso;
anche se ci sono dei momenti in cui mi sento diciamo fuori dalla bolla e quindi non dissociata dalla realtà e finalmente sono serena e mi sento quella di sempre.

Quattro fa, nel 2018 ho anche avuto attacchi di panico e ho sofferto di claustrofobia dai quali sono guarita seguendo una psicologa (come ho seguito uno psicologo quando ebbi la famosa malattia 12 anni fa) e mi è stato diagnosticato un disturbo d’ansia generalizzato.

Lei che cosa ne pensa di questa storia?
Come posso uscire da questi momenti dissociativi ed eliminare del tutto l’ipocondria che ne è causa?
(ovviamente questo è tutto secondo me)
Mi piacerebbe sapere una vostra opinione.

Un saluto.
[#1]
Dr. Samuele Nale Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 81 4
Credo che si tratti di attacchi di panico riconducibili probabilmente ad una basa isterica. Si dovrebbe fare un anamnesi del suo passato personale e famigliare cercando di capire a quale modalità di traumatismo sia riconducibile il suo sintomo. Ad esempio: come è stata vissuta la sua grave malattia dai sui familiari? Come vive attualmente il suo rapporto con gli altri e con il mondo? Probabilmente nelle sue terapie precedenti avrà già iniziato a ripercorrere gli eventi del suo.passato. Si tratta poi di capire quale sia il suo rapporto con il futuro, con ciò che vorrebbe essere, con cosa desidera.
È significativo che percepisca il blocco proprio quando è vicina ad un esperienza di felicità perché questo manifesta il ritorno dei contenuti rimossi e la sua difficoltà a raggiungere un oggetto soddisfacente. Se ne deduce che debba continuare a lavorare sulla sua esperienza soggettiva della perdita per cercare di raggiungere una compensazione adeguata.

Dr. Samuele Nale
Via Cesare Beccaria 20, Sesto Fiorentino (Fi)
www.medicitalia.it/samuele.nale/

[#2]
Attivo dal 2020 al 2023
Ex utente
Grazie per la sua risposta dott.
Ma cosa intende per attacchi di panico con base isterica?
Premetto che non ne ho più uno dal 2018
[#3]
Dr. Samuele Nale Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 81 4
Probabilmente il suo sintomo si è trasformato in questi anni e degli attacchi di panico si è passati, grazie anche alla terapia, ad un quadro più stabilizzato ipocondriaco con l'insorgenza di questi stati che la psichiatria classifica come derealizzazione/depersonalizzazione. E' possibile vedere in cio' una evoluzione positiva. Bisognerebbe poi vedere che cosa sta succedendo a lei in questo periodo nella sua vita familiare, affettiva e lavorativa.
Io ipotizzavo una base isterica nel senso psicoanalitico e cioè un problema di regolazione pulsionale che la porta ad uno stato di insoddisfazione e ad una incapacità di realizzare il proprio desiderio mentre vive nell'incombenza della possibile perdita. Un percorso terapeutico dovrebbe permettere di metabolizzare il senso di "mancanza" connesso all'eventualita' della perdita che nella tradizione psicoanalitica è definita "ansia di castrazione". Importante al riguardo ad es. ripercorrere la sua storia familiare e dei suoi rapporti con le figure genitoriali.

Cordialmente

Dr. Samuele Nale
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www.medicitalia.it/samuele.nale/

[#4]
Attivo dal 2020 al 2023
Ex utente
Va bene,la ringrazio dott. per la sua delucidazione.
[#5]
Dr. Samuele Nale Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 81 4
Prego. Si figuri.

Dr. Samuele Nale
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