Perché perdo interesse quando capisco di piacere a una persona?
Non ho mai avuto una relazione;
è come se avessi sempre avuto un blocco con l'altro sesso.
Mi succede spesso di interessarmi a qualcuno, in generale tendo a prendere spesso delle piccole cotte (e mi sembra anche di idealizzare sempre un po' troppo i ragazzi che mi piacciono).
Magari inizia con il gioco degli sguardi, magari lo continuo ma poi quando si presenta l'occasione per conoscersi preferisco ritirarmi.
È come se volessi rimanere sempre in quella fase: guardarsi da lontano, sapere che potrei piacere a qualcuno, avendo il dubbio, ma non andare oltre.
Le volte che invece ci conosciamo personalmente, prima o poi succede sempre che trovo un difetto (fisico o qualcosa di carattere che non mi piace) o dei motivi per decidere che quella persona non mi piace più.
Ad esempio: cotta presa per un compagno di classe, mi piace per tutto l'anno, ci penso ho anche periodi di piccole ossessioni ma poi quando scopro che si sta minimamente interessando a me perdo completamente interesse.
Non mi ha mai confessato nulla ma appena ho capito che stava iniziando a vedermi sotto una luce diversa ho deciso di ritirarmi.
Altro esempio: compagno di corso all'università: mi attira inizialmente, mi sembra carino avrei voglia di conoscerlo, e parlarci ma ora che sembra che mi guardi anche lui e mi cerchi con lo sguardo è come se diventasse " un po' troppo".
Non mi piace come mi comporto, anche perché mi sembra di creare tante false speranze, ma non riesco a fare altrimenti.
Non so se è perché ho poca stima di me e inconsciamente penso che se piaccio a qualcuno allora ha qualcosa che non va o semplicemente non mi conosce abbastanza.
Vorrei tanto capire il motivo per cui mi comporto così, anche perché andando avanti con l'età non vedo differenze.
Pensavo sarebbe stato solo un problema di adolescenza e si sarebbe risolto col tempo ma non migliora affatto.
è come se avessi sempre avuto un blocco con l'altro sesso.
Mi succede spesso di interessarmi a qualcuno, in generale tendo a prendere spesso delle piccole cotte (e mi sembra anche di idealizzare sempre un po' troppo i ragazzi che mi piacciono).
Magari inizia con il gioco degli sguardi, magari lo continuo ma poi quando si presenta l'occasione per conoscersi preferisco ritirarmi.
È come se volessi rimanere sempre in quella fase: guardarsi da lontano, sapere che potrei piacere a qualcuno, avendo il dubbio, ma non andare oltre.
Le volte che invece ci conosciamo personalmente, prima o poi succede sempre che trovo un difetto (fisico o qualcosa di carattere che non mi piace) o dei motivi per decidere che quella persona non mi piace più.
Ad esempio: cotta presa per un compagno di classe, mi piace per tutto l'anno, ci penso ho anche periodi di piccole ossessioni ma poi quando scopro che si sta minimamente interessando a me perdo completamente interesse.
Non mi ha mai confessato nulla ma appena ho capito che stava iniziando a vedermi sotto una luce diversa ho deciso di ritirarmi.
Altro esempio: compagno di corso all'università: mi attira inizialmente, mi sembra carino avrei voglia di conoscerlo, e parlarci ma ora che sembra che mi guardi anche lui e mi cerchi con lo sguardo è come se diventasse " un po' troppo".
Non mi piace come mi comporto, anche perché mi sembra di creare tante false speranze, ma non riesco a fare altrimenti.
Non so se è perché ho poca stima di me e inconsciamente penso che se piaccio a qualcuno allora ha qualcosa che non va o semplicemente non mi conosce abbastanza.
Vorrei tanto capire il motivo per cui mi comporto così, anche perché andando avanti con l'età non vedo differenze.
Pensavo sarebbe stato solo un problema di adolescenza e si sarebbe risolto col tempo ma non migliora affatto.
[#1]
Gentile utente,
anzitutto complimenti per la sua capacità di valutare le sue emozioni e i suoi comportamenti.
Concordo con lei che se si tratta di un problema legato all'adolescenza dovrebbe essere superato oppure in via di superamento, dato l'attuale prolungarsi dell'adolescenza.
La sua frase: "È come se volessi rimanere sempre in quella fase: guardarsi da lontano, sapere che potrei piacere a qualcuno, avendo il dubbio, ma non andare oltre" rimanda al piacere della primissima adolescenza di scoprire la propria capacità di seduzione senza esporsi più di tanto.
Tuttavia lei aggiunge osservazioni che meritano qualche approfondimento: "Non so se è perché ho poca stima di me"; "prima o poi succede sempre che trovo un difetto (fisico o qualcosa di carattere che non mi piace)"; "Non mi piace come mi comporto, anche perché mi sembra di creare tante false speranze, ma non riesco a fare altrimenti".
Questo, con altre osservazioni della sua email, rimanda ad una eccessiva resistenza alle relazioni.
Sarebbe bene approfondire come conduce le amicizie e i rapporti familiari, e quale schema di credenze circa le relazioni con l'altro sesso le fa da inconsapevole guida... o da spauracchio.
Buone cose. Ci tenga al corrente.
anzitutto complimenti per la sua capacità di valutare le sue emozioni e i suoi comportamenti.
Concordo con lei che se si tratta di un problema legato all'adolescenza dovrebbe essere superato oppure in via di superamento, dato l'attuale prolungarsi dell'adolescenza.
La sua frase: "È come se volessi rimanere sempre in quella fase: guardarsi da lontano, sapere che potrei piacere a qualcuno, avendo il dubbio, ma non andare oltre" rimanda al piacere della primissima adolescenza di scoprire la propria capacità di seduzione senza esporsi più di tanto.
Tuttavia lei aggiunge osservazioni che meritano qualche approfondimento: "Non so se è perché ho poca stima di me"; "prima o poi succede sempre che trovo un difetto (fisico o qualcosa di carattere che non mi piace)"; "Non mi piace come mi comporto, anche perché mi sembra di creare tante false speranze, ma non riesco a fare altrimenti".
Questo, con altre osservazioni della sua email, rimanda ad una eccessiva resistenza alle relazioni.
Sarebbe bene approfondire come conduce le amicizie e i rapporti familiari, e quale schema di credenze circa le relazioni con l'altro sesso le fa da inconsapevole guida... o da spauracchio.
Buone cose. Ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio molto per la sua pronta risposta e tempo dedicato.
Io credo che insieme alla mia insicurezza ( caratteriale/ di personalità più che fisica) anche il rapporto tra i miei genitori abbia avuto un forte impatto nella problematica.
I miei genitori sono sempre stati la classica situazione di genitori separati che abitano sotto lo stesso tetto.
Fin da quando ne ho memoria le dinamiche a casa sono sempre state le stesse: o litigavano o si ignoravano.
Ma essendo stati il mio unico modello di relazione che potevo osservare da vicino, credo che io abbia sempre voluto allontanarmi il più possibile da questo tipo di relazione finendo per allontanarmi da qualsiasi tipo di relazione (potrebbe essere un motivo?).
Quindi forse anche questo mi fa idealizzare un po' troppo una mia presunta relazione futura.
Perciò tendo a desiderare una persona perfetta anche se in primis io non lo sono.
Per quanto riguarda le amicizie, sono una persona introversa e faccio molta fatica a legare con le persone in generale ma con le ragazze almeno è più facile.
Non ho mai avuto il coraggio di confessarmi come sto facendo ora per paura di essere reputata troppo strana o una persona che gioca con i sentimenti degli altri perciò non parlo mai neanche di queste mie cotte.
Il problema qui è che anche se io mi rendo conto della problematica e mi sento consapevole delle mie emozioni e quasi anche quelle degli altri, non ho la minima idea di come affrontarle.
So che non esiste la "pillola magica" per risolvere il mio problema ma sarebbe confortante almeno avere una direzione verso la quale fare un primo passo.
La ringrazio molto per la sua pronta risposta e tempo dedicato.
Io credo che insieme alla mia insicurezza ( caratteriale/ di personalità più che fisica) anche il rapporto tra i miei genitori abbia avuto un forte impatto nella problematica.
I miei genitori sono sempre stati la classica situazione di genitori separati che abitano sotto lo stesso tetto.
Fin da quando ne ho memoria le dinamiche a casa sono sempre state le stesse: o litigavano o si ignoravano.
Ma essendo stati il mio unico modello di relazione che potevo osservare da vicino, credo che io abbia sempre voluto allontanarmi il più possibile da questo tipo di relazione finendo per allontanarmi da qualsiasi tipo di relazione (potrebbe essere un motivo?).
Quindi forse anche questo mi fa idealizzare un po' troppo una mia presunta relazione futura.
Perciò tendo a desiderare una persona perfetta anche se in primis io non lo sono.
Per quanto riguarda le amicizie, sono una persona introversa e faccio molta fatica a legare con le persone in generale ma con le ragazze almeno è più facile.
Non ho mai avuto il coraggio di confessarmi come sto facendo ora per paura di essere reputata troppo strana o una persona che gioca con i sentimenti degli altri perciò non parlo mai neanche di queste mie cotte.
Il problema qui è che anche se io mi rendo conto della problematica e mi sento consapevole delle mie emozioni e quasi anche quelle degli altri, non ho la minima idea di come affrontarle.
So che non esiste la "pillola magica" per risolvere il mio problema ma sarebbe confortante almeno avere una direzione verso la quale fare un primo passo.
[#3]
Gentile utente,
la sofferenza familiare cui accenna può aver determinato in lei dei disturbi, non diagnosticabili a distanza, ma percepibili nelle email che ci ha scritto e in particolare in frasi come "Non ho mai avuto il coraggio di confessarmi come sto facendo ora [...]".
A questo punto sorprende che lei, pur consapevole dei suoi disagi e di una loro possibile causa, e pur scrivendo ad un sito di psicologi, affermi: "Il problema qui è che anche se io mi rendo conto della problematica e mi sento consapevole delle mie emozioni e quasi anche quelle degli altri, non ho la minima idea di come affrontarle".
A me sembra che sia ormai noto a tutti, e certamente a lei che ci scrive, che i problemi relazionali ed emotivi si risolvono con l'aiuto di un* psicolog*.
Scelga dunque sull'albo nazionale quello a lei più vicino, o anche quello che lavora online ma le sembra più indicato per iniziare un percorso.
Tenga conto che anche alle ASL, al Consultorio, al Centro di Salute Mentale troverà dei professionisti, e che può farsi prescrivere dei colloqui dal suo medico di famiglia, senza necessariamente dettagliare a lui/lei il motivo della sua richiesta.
Non indugi oltre.
Molti auguri.
la sofferenza familiare cui accenna può aver determinato in lei dei disturbi, non diagnosticabili a distanza, ma percepibili nelle email che ci ha scritto e in particolare in frasi come "Non ho mai avuto il coraggio di confessarmi come sto facendo ora [...]".
A questo punto sorprende che lei, pur consapevole dei suoi disagi e di una loro possibile causa, e pur scrivendo ad un sito di psicologi, affermi: "Il problema qui è che anche se io mi rendo conto della problematica e mi sento consapevole delle mie emozioni e quasi anche quelle degli altri, non ho la minima idea di come affrontarle".
A me sembra che sia ormai noto a tutti, e certamente a lei che ci scrive, che i problemi relazionali ed emotivi si risolvono con l'aiuto di un* psicolog*.
Scelga dunque sull'albo nazionale quello a lei più vicino, o anche quello che lavora online ma le sembra più indicato per iniziare un percorso.
Tenga conto che anche alle ASL, al Consultorio, al Centro di Salute Mentale troverà dei professionisti, e che può farsi prescrivere dei colloqui dal suo medico di famiglia, senza necessariamente dettagliare a lui/lei il motivo della sua richiesta.
Non indugi oltre.
Molti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 10.7k visite dal 16/11/2022.
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