Nostra figlia maggiore non ha mai mostrato affetto verso la sorella
Buongiorno,
ho una figlia di 12 anni (con DSA) che è sempre stata una bambina socievole e allegra. Ama molto gli animali e si relaziona benissimo fuori casa.
In casa è spesso irritabile è permalosa, viziata sicuramente essendo stata per 8 anni figlia unica.
Dalla nascita della sorella non ha mai mostrato interesse, emozione, affetto per la piccola che la cerca ma senza opprimerla, anche perché ha paura di essere spintonata, maltrattata.
La sorella maggiore continua a dire che non l'ha mai voluta e non la accetta, si rifiuta anche di dormire nella stessa stanza adducendo a scuse tipo "si muove, mi sveglia, eccetera".
Tutte le attenzioni nostre sono per la dodicenne che ha difficoltà a fare i compiti avendo un DSA, e spesso molto tempo è dedicato a lei e non alla piccola.
Pratica nuoto agonistico ed è molto competitiva (anche con le amiche del suo gruppo con le quali non ha stretto buoni rapporti), in classe invece ha le sue amicheTte del cuore verso le quali sembra essere una gattina che fa le fusa.
Spesso cerca le attenzioni di chi proprio non la considera mentre tralascia quelle di chi davvero le vuole bene ed è capace di ferirci dicendoci cose brutte delle quelli non si pente mai.
Mai un gesto d'affetto nemmeno verso noi genitori, nonostante facciamo i alti mortali per stare dietro a lei e ai suoi impegni.
Il mio più grande desiderio è vederla prendersi un po’ cura della sorella o avvicinarsi a lei perché anche la piccola soffre vedendosi ignorata.
Come possiamo aiutarle?
ho una figlia di 12 anni (con DSA) che è sempre stata una bambina socievole e allegra. Ama molto gli animali e si relaziona benissimo fuori casa.
In casa è spesso irritabile è permalosa, viziata sicuramente essendo stata per 8 anni figlia unica.
Dalla nascita della sorella non ha mai mostrato interesse, emozione, affetto per la piccola che la cerca ma senza opprimerla, anche perché ha paura di essere spintonata, maltrattata.
La sorella maggiore continua a dire che non l'ha mai voluta e non la accetta, si rifiuta anche di dormire nella stessa stanza adducendo a scuse tipo "si muove, mi sveglia, eccetera".
Tutte le attenzioni nostre sono per la dodicenne che ha difficoltà a fare i compiti avendo un DSA, e spesso molto tempo è dedicato a lei e non alla piccola.
Pratica nuoto agonistico ed è molto competitiva (anche con le amiche del suo gruppo con le quali non ha stretto buoni rapporti), in classe invece ha le sue amicheTte del cuore verso le quali sembra essere una gattina che fa le fusa.
Spesso cerca le attenzioni di chi proprio non la considera mentre tralascia quelle di chi davvero le vuole bene ed è capace di ferirci dicendoci cose brutte delle quelli non si pente mai.
Mai un gesto d'affetto nemmeno verso noi genitori, nonostante facciamo i alti mortali per stare dietro a lei e ai suoi impegni.
Il mio più grande desiderio è vederla prendersi un po’ cura della sorella o avvicinarsi a lei perché anche la piccola soffre vedendosi ignorata.
Come possiamo aiutarle?
[#1]
Gentile signora,
vorrei farla riflettere su una serie di cose che forse sono andate fuori rotta, ma che genitori accorti e di buon senso, soprattutto con l'aiuto di uno specialista, possono aggiustare.
Presumo che la diagnosi di DSA sia stata effettuata mediante test e colloqui in un centro specialistico, e quindi voi genitori siate stati correttamente istradati sul metodo idoneo per vostra figlia, nell'aiuto pratico come nella prassi educativa.
Come mai dunque scrive che sua figlia è "viziata sicuramente essendo stata per 8 anni figlia unica"? I figli unici, come quelli con fratelli e sorelle, sono viziati solo se i genitori li hanno voluti viziare; e un errore particolarmente grave è viziare i bambini che presentano qualche difficoltà nella crescita, vera o presunta.
Lei scrive: "Tutte le attenzioni nostre sono per la dodicenne che ha difficoltà a fare i compiti avendo un DSA, e spesso molto tempo è dedicato a lei e non alla piccola".
Non le sembra che stiate sbagliando, in questo modo, verso tutte e due le figlie?
Il DSA può diventare una seria difficoltà di apprendimento, complicata da pigrizia e da mancanza di allenamento allo studio, se i genitori ne equivocano la portata.
D'altra parte, per una bambina di quattro anni vedersi messa in secondo piano di fronte a una preadolescente scontrosa non è né affettivamente né pedagogicamente corretto: in pratica le state insegnando che per voi vale poco, e che preferite gli scortesi e gli arroganti.
Aggiunge: "facciamo i alti mortali per stare dietro a lei e ai suoi impegni". Suppongo però che gli impegni di una dodicenne siano stabiliti dai genitori, dopo aver valutato le risorse di tempo e di denaro che è possibile offrire senza sentirsi in credito, cioè senza "salti mortali".
Se così non avviene, si finisce per chiedere troppo e per provare anche degli ingiusti risentimenti. Infatti lei si meraviglia di una dichiarazione di vostra figlia che è soltanto sincera: non ha voluto lei la sorellina (ha forse torto?), e aggiunge che perciò non vuole che il suo sonno e le sue abitudini siano turbati da questa presenza.
Una risposta sincera, ripeto, ma che diventa ingenerosa e supponente perché evidentemente la primogenita è stata cresciuta non nel ruolo di figlia, ma di padroncina: della sua stanza, della casa, del tempo dei genitori e così via.
Infatti lei nota alcuni tratti di carattere che a questo punto non le stanno più molto simpatici: la sua primogenita fa la gattina a scuola con le amichette del cuore (del cui aiuto ha bisogno) ma è "molto competitiva" nello sport, con le persone su cui sa di vincere; "cerca le attenzioni di chi proprio non la considera mentre tralascia quelle di chi davvero le vuole bene ed è capace di ferirci dicendoci cose brutte delle quelli non si pente mai".
A questo punto lei, madre, confessa: "Il mio più grande desiderio è vederla prendersi un po’ cura della sorella o avvicinarsi a lei" e aggiunge una motivazione che forse è costruita sulla sua sofferenza nel vedere infranta la sua immagine ideale di famiglia: "perché anche la piccola soffre vedendosi ignorata".
Rifletta, gentile signora, sul fatto che i buoni sentimenti si insegnano fin dalla nascita, non sorgono spontanei, e non scaturiscono da quelle attenzioni che fanno di un figlio un bambino "viziato".
Tuttavia, come dicevo all'inizio, siete a tempo a raddrizzare il timone, anzi è proprio indispensabile che vengano messi i puntini sulle i, dal momento che avete un'altra piccolina da crescere, mentre la grande si affaccia appena all'adolescenza: due momenti focali del ciclo di vita in cui è possibile impostare quelle linee pedagogiche che sono state fin qui un po' incerte.
Le auguro di farlo presto e con successo. Ci tenga al corrente.
vorrei farla riflettere su una serie di cose che forse sono andate fuori rotta, ma che genitori accorti e di buon senso, soprattutto con l'aiuto di uno specialista, possono aggiustare.
Presumo che la diagnosi di DSA sia stata effettuata mediante test e colloqui in un centro specialistico, e quindi voi genitori siate stati correttamente istradati sul metodo idoneo per vostra figlia, nell'aiuto pratico come nella prassi educativa.
Come mai dunque scrive che sua figlia è "viziata sicuramente essendo stata per 8 anni figlia unica"? I figli unici, come quelli con fratelli e sorelle, sono viziati solo se i genitori li hanno voluti viziare; e un errore particolarmente grave è viziare i bambini che presentano qualche difficoltà nella crescita, vera o presunta.
Lei scrive: "Tutte le attenzioni nostre sono per la dodicenne che ha difficoltà a fare i compiti avendo un DSA, e spesso molto tempo è dedicato a lei e non alla piccola".
Non le sembra che stiate sbagliando, in questo modo, verso tutte e due le figlie?
Il DSA può diventare una seria difficoltà di apprendimento, complicata da pigrizia e da mancanza di allenamento allo studio, se i genitori ne equivocano la portata.
D'altra parte, per una bambina di quattro anni vedersi messa in secondo piano di fronte a una preadolescente scontrosa non è né affettivamente né pedagogicamente corretto: in pratica le state insegnando che per voi vale poco, e che preferite gli scortesi e gli arroganti.
Aggiunge: "facciamo i alti mortali per stare dietro a lei e ai suoi impegni". Suppongo però che gli impegni di una dodicenne siano stabiliti dai genitori, dopo aver valutato le risorse di tempo e di denaro che è possibile offrire senza sentirsi in credito, cioè senza "salti mortali".
Se così non avviene, si finisce per chiedere troppo e per provare anche degli ingiusti risentimenti. Infatti lei si meraviglia di una dichiarazione di vostra figlia che è soltanto sincera: non ha voluto lei la sorellina (ha forse torto?), e aggiunge che perciò non vuole che il suo sonno e le sue abitudini siano turbati da questa presenza.
Una risposta sincera, ripeto, ma che diventa ingenerosa e supponente perché evidentemente la primogenita è stata cresciuta non nel ruolo di figlia, ma di padroncina: della sua stanza, della casa, del tempo dei genitori e così via.
Infatti lei nota alcuni tratti di carattere che a questo punto non le stanno più molto simpatici: la sua primogenita fa la gattina a scuola con le amichette del cuore (del cui aiuto ha bisogno) ma è "molto competitiva" nello sport, con le persone su cui sa di vincere; "cerca le attenzioni di chi proprio non la considera mentre tralascia quelle di chi davvero le vuole bene ed è capace di ferirci dicendoci cose brutte delle quelli non si pente mai".
A questo punto lei, madre, confessa: "Il mio più grande desiderio è vederla prendersi un po’ cura della sorella o avvicinarsi a lei" e aggiunge una motivazione che forse è costruita sulla sua sofferenza nel vedere infranta la sua immagine ideale di famiglia: "perché anche la piccola soffre vedendosi ignorata".
Rifletta, gentile signora, sul fatto che i buoni sentimenti si insegnano fin dalla nascita, non sorgono spontanei, e non scaturiscono da quelle attenzioni che fanno di un figlio un bambino "viziato".
Tuttavia, come dicevo all'inizio, siete a tempo a raddrizzare il timone, anzi è proprio indispensabile che vengano messi i puntini sulle i, dal momento che avete un'altra piccolina da crescere, mentre la grande si affaccia appena all'adolescenza: due momenti focali del ciclo di vita in cui è possibile impostare quelle linee pedagogiche che sono state fin qui un po' incerte.
Le auguro di farlo presto e con successo. Ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 898 visite dal 14/11/2022.
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