Insicurezza per via della mia disabilità
Buongiorno, sono un uomo di 28 anni che è nato con una displasia ossea metatropica, che mi ha portato ad essere alto un 1.42m (superiore agli altri casi di questa malattia) e ad avere una conformazione della spina dorsale e delle gambe non sana.
Nel corso del tempo ho fatto numerosi interventi per ridurre la gravità e ora i rischi per la mia salute si sono annullati.
Come si può intendere, non ho mai accettato questa mia conformazione e per questo ho proiettato all'esterno la mia insicurezza, credendo che nessuno volesse avere a che fare con me, reputandomi orrendo, tanto che a 17 anni accettai che non avrei mai potuto avere una donna o piacere una ragazza.
La situazione comportò anche una mia enorme timidezza, a livelli asociali.
Da allora però tante cose sono cambiate, mi sono diplomato, laureato, ho ottenuto la patente e ora sto lavorando: mi sono lanciato, uscendo dalla mia comfort zone, postando anche contenuti sui social, cosa che mi ha molto aiutato per l'autostima, l'autoaccettazione, oltre ad avermi portato a interagire con moltissime persone.
Ma le rimanenze della mia insicurezza passata pesano ancora oggi, nonostante parli con tante persone (e qui mi succede di sentirmi abbattuto quando non ricevo risposta, o a disagio nel vedere la socialità e i legami altrui) e sia stato definito anche socievole, cosa per me impensabile fino a pochi anni fa.
Tutto ciò mi porta a vivere il rapporto con la socialità e l'altro sesso in modo ansioso, credendo che chiunque mi veda possa rabbrividire, nonché ad avere grandi insicurezze nell'approcciare una ragazza o anche solo a provarci: vuoi anche l'inesperienza, arrivo a sentire come se stessi facendo qualcosa di male, di essere visto come inopportuno, se non molesto. E ciò, come è ovvio che sia, mi porta ad un blocco.
In ultimo, la perenne presenza dei miei genitori (non ho ancora un mezzo mio) che per lunghi anni mi hanno aiutato per i vari interventi: ora inizio a sentirli come un freno inibitorio alla mia personalità, vuoi per timore di mostrarmi diverso dal figlio che hanno conosciuto, vuoi per imbarazzo, quando sono con loro, tante volte mi è capitato di voler parlare con una ragazza, ma sono stato sempre frenato.
Ho già intrapreso in passato un percorso psicologico, per via di attacchi di panico e un DOC, e vorrei ritornare a farmi seguire da uno psicologo, ma al momento non posso poiché vorrei evitare che i miei lo vengano a sapere, oltre ad assicurarmi una maggior stabilita economica.
Spero possiate aiutarmi con dei consigli.
Nel corso del tempo ho fatto numerosi interventi per ridurre la gravità e ora i rischi per la mia salute si sono annullati.
Come si può intendere, non ho mai accettato questa mia conformazione e per questo ho proiettato all'esterno la mia insicurezza, credendo che nessuno volesse avere a che fare con me, reputandomi orrendo, tanto che a 17 anni accettai che non avrei mai potuto avere una donna o piacere una ragazza.
La situazione comportò anche una mia enorme timidezza, a livelli asociali.
Da allora però tante cose sono cambiate, mi sono diplomato, laureato, ho ottenuto la patente e ora sto lavorando: mi sono lanciato, uscendo dalla mia comfort zone, postando anche contenuti sui social, cosa che mi ha molto aiutato per l'autostima, l'autoaccettazione, oltre ad avermi portato a interagire con moltissime persone.
Ma le rimanenze della mia insicurezza passata pesano ancora oggi, nonostante parli con tante persone (e qui mi succede di sentirmi abbattuto quando non ricevo risposta, o a disagio nel vedere la socialità e i legami altrui) e sia stato definito anche socievole, cosa per me impensabile fino a pochi anni fa.
Tutto ciò mi porta a vivere il rapporto con la socialità e l'altro sesso in modo ansioso, credendo che chiunque mi veda possa rabbrividire, nonché ad avere grandi insicurezze nell'approcciare una ragazza o anche solo a provarci: vuoi anche l'inesperienza, arrivo a sentire come se stessi facendo qualcosa di male, di essere visto come inopportuno, se non molesto. E ciò, come è ovvio che sia, mi porta ad un blocco.
In ultimo, la perenne presenza dei miei genitori (non ho ancora un mezzo mio) che per lunghi anni mi hanno aiutato per i vari interventi: ora inizio a sentirli come un freno inibitorio alla mia personalità, vuoi per timore di mostrarmi diverso dal figlio che hanno conosciuto, vuoi per imbarazzo, quando sono con loro, tante volte mi è capitato di voler parlare con una ragazza, ma sono stato sempre frenato.
Ho già intrapreso in passato un percorso psicologico, per via di attacchi di panico e un DOC, e vorrei ritornare a farmi seguire da uno psicologo, ma al momento non posso poiché vorrei evitare che i miei lo vengano a sapere, oltre ad assicurarmi una maggior stabilita economica.
Spero possiate aiutarmi con dei consigli.
[#1]
Gentile utente,
esistono oggi attraverso la psicologia molti strumenti per aiutare il superamento di certe condizioni svantaggiate, soprattutto quando si è già fatto un ampio percorso da sé, come mi sembra sia il suo caso.
Al momento l'affettuosa tutela dei genitori sembra stia virando dall'aiuto indispensabile che è stata nel passato ad una sorta di ostacolo.
La inviterei a lavorare su questo: dei genitori che hanno contribuito alla sua autostima incoraggiando la sua realizzazione personale sarebbero forse in grado di capire anche il suo bisogno di sperimentare altre esperienze in relativa autonomia.
Da bambino, a ragazzo, a uomo, il passo è lungo, ma forse i suoi genitori sono in grado di farlo.
Lei potrebbe provare a cercare l'appoggio di uno dei due, all'inizio.
L'altra strada, non necessariamente in alternativa, è la terapia, anche di gruppo e anche online.
Molti auguri; ci tenga al corrente.
esistono oggi attraverso la psicologia molti strumenti per aiutare il superamento di certe condizioni svantaggiate, soprattutto quando si è già fatto un ampio percorso da sé, come mi sembra sia il suo caso.
Al momento l'affettuosa tutela dei genitori sembra stia virando dall'aiuto indispensabile che è stata nel passato ad una sorta di ostacolo.
La inviterei a lavorare su questo: dei genitori che hanno contribuito alla sua autostima incoraggiando la sua realizzazione personale sarebbero forse in grado di capire anche il suo bisogno di sperimentare altre esperienze in relativa autonomia.
Da bambino, a ragazzo, a uomo, il passo è lungo, ma forse i suoi genitori sono in grado di farlo.
Lei potrebbe provare a cercare l'appoggio di uno dei due, all'inizio.
L'altra strada, non necessariamente in alternativa, è la terapia, anche di gruppo e anche online.
Molti auguri; ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 571 visite dal 12/11/2022.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.