Il mio ragazzo e la sua famiglia
Salve, dottori.
Non so da dove iniziare per raccontare questa mia problematica, in quanto mi risulta difficile parlarne, ma cercherò di essere il più chiara possibile.
Ho 24 anni.
Da un po' di tempo ho conosciuto e frequento un ragazzo di 23 che sembra essere tutto ciò che ho sempre cercato.
Ci piacciamo a vicenda e il legame che c'è tra noi si consolida ogni giorno di più, sta diventando una cosa seria.
Il punto è che, per quanto io stia bene con lui (ed è parecchio raro, per me, sentirmi davvero in sintonia con qualcuno), ho paura di un eventuale domani.
Questo perché lui proviene da una famiglia che non è esattamente il massimo, con diversi parenti che hanno imboccato cattive strade.
Me ne parla spesso, seppur spontaneamente, con un disagio palpabile, perché se ne vergogna e non si è mai sentito parte di loro, sia per mentalità che per stile o scelte di vita (ad esempio quasi nessuno di loro ha conseguito il diploma, mentre lui ha finito le superiori e vorrebbe iscriversi all'università per costruirsi un futuro concreto e onesto).
Non ha rapporti con quasi nessuno di loro, eccezion fatta per i genitori, i fratelli e qualche caso raro.
Io non ho alcun dubbio sulla sua totale lontananza da quell'ambiente; se non mi avesse detto lui stesso di provenire da lì, non lo avrei mai minimamente sospettato.
È solo che questa situazione familiare mi turba e non poco, soprattutto perché so già a priori che, semmai un giorno dovessi presentarlo ai miei genitori, si scatenerebbe l'inferno.
A loro non importerebbe di lui, lo pregiudicherebbero nel momento in cui verrebbero a sapere da dove viene e potrebbero arrivare anche a non volermi più parlare, perché non potrebbero mai concepire l'idea che la loro figlia, proveniente da una famiglia tutt'altro che "malfamata", possa entrare a contatto con quell'ambiente lì.
So che è ancora presto per pensare a questo e non ho intenzione di bruciare le tappe, ma per mia natura sono molto lungimirante e questo pensiero mi impedisce di vivermi con serenità quello che c'è fra me e lui e in più, vivendo ancora con i miei genitori (anche se per poco), mi ritrovo costretta ad accampare mille scuse con loro per incontrarlo di nascosto.
Cosa dovrei fare?
Da un lato vorrei troncarla adesso prima che sia troppo tardi, ma dall'altro non ci riesco perché, come ho detto prima, non mi sono mai sentita così in sintonia con una persona, complice anche il fatto che nemmeno i miei stessi genitori mi hanno mai compresa come mi comprende lui e che quel senso di estraneità che lui prova per le scelte di vita dei suoi familiari, lo provo anch'io per il classismo e, in generale, per la mentalità abbastanza retrograda dei miei.
Però non posso fare a meno di aver paura di sentirmi ancora una delusione per loro come tante altre volte, ma nello stesso tempo non riesco ad ignorare il mio cuore e rinunciare a questa persona con cui parlo così liberamente da averla già messa al corrente di ciò a cui potrebbe andare incontro.
Non so da dove iniziare per raccontare questa mia problematica, in quanto mi risulta difficile parlarne, ma cercherò di essere il più chiara possibile.
Ho 24 anni.
Da un po' di tempo ho conosciuto e frequento un ragazzo di 23 che sembra essere tutto ciò che ho sempre cercato.
Ci piacciamo a vicenda e il legame che c'è tra noi si consolida ogni giorno di più, sta diventando una cosa seria.
Il punto è che, per quanto io stia bene con lui (ed è parecchio raro, per me, sentirmi davvero in sintonia con qualcuno), ho paura di un eventuale domani.
Questo perché lui proviene da una famiglia che non è esattamente il massimo, con diversi parenti che hanno imboccato cattive strade.
Me ne parla spesso, seppur spontaneamente, con un disagio palpabile, perché se ne vergogna e non si è mai sentito parte di loro, sia per mentalità che per stile o scelte di vita (ad esempio quasi nessuno di loro ha conseguito il diploma, mentre lui ha finito le superiori e vorrebbe iscriversi all'università per costruirsi un futuro concreto e onesto).
Non ha rapporti con quasi nessuno di loro, eccezion fatta per i genitori, i fratelli e qualche caso raro.
Io non ho alcun dubbio sulla sua totale lontananza da quell'ambiente; se non mi avesse detto lui stesso di provenire da lì, non lo avrei mai minimamente sospettato.
È solo che questa situazione familiare mi turba e non poco, soprattutto perché so già a priori che, semmai un giorno dovessi presentarlo ai miei genitori, si scatenerebbe l'inferno.
A loro non importerebbe di lui, lo pregiudicherebbero nel momento in cui verrebbero a sapere da dove viene e potrebbero arrivare anche a non volermi più parlare, perché non potrebbero mai concepire l'idea che la loro figlia, proveniente da una famiglia tutt'altro che "malfamata", possa entrare a contatto con quell'ambiente lì.
So che è ancora presto per pensare a questo e non ho intenzione di bruciare le tappe, ma per mia natura sono molto lungimirante e questo pensiero mi impedisce di vivermi con serenità quello che c'è fra me e lui e in più, vivendo ancora con i miei genitori (anche se per poco), mi ritrovo costretta ad accampare mille scuse con loro per incontrarlo di nascosto.
Cosa dovrei fare?
Da un lato vorrei troncarla adesso prima che sia troppo tardi, ma dall'altro non ci riesco perché, come ho detto prima, non mi sono mai sentita così in sintonia con una persona, complice anche il fatto che nemmeno i miei stessi genitori mi hanno mai compresa come mi comprende lui e che quel senso di estraneità che lui prova per le scelte di vita dei suoi familiari, lo provo anch'io per il classismo e, in generale, per la mentalità abbastanza retrograda dei miei.
Però non posso fare a meno di aver paura di sentirmi ancora una delusione per loro come tante altre volte, ma nello stesso tempo non riesco ad ignorare il mio cuore e rinunciare a questa persona con cui parlo così liberamente da averla già messa al corrente di ciò a cui potrebbe andare incontro.
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1) Regola vuole che ognuno si deve gestire la propria famiglia d'origine. Perciò la famiglia del tuo ragazzo è e deve restare im problema suo. È stato onesto a parlartene e tanto dovrebbe bastarti.
2) Sei maggiorenne, quindi ciò che fai della tua vita e chi debba essere il tuo fidanzato lo scegli tu, non i tuoi genitori. I genitori a volte trovano ragioni (pretesti) per opporsi alle scelte dei figli qualunque esse siano. Sta al figlio - in questo caso tu - far sì che tali pretesti rimangano problemi loro, non tuoi. Devono essere i genitori a farsi una ragione delle scelte dei figli. Non i figli a sforzarsi di piacer loro anche da adulti.
3) Perciò smetti farti carico dei problemi altrui e vai avanti.
2) Sei maggiorenne, quindi ciò che fai della tua vita e chi debba essere il tuo fidanzato lo scegli tu, non i tuoi genitori. I genitori a volte trovano ragioni (pretesti) per opporsi alle scelte dei figli qualunque esse siano. Sta al figlio - in questo caso tu - far sì che tali pretesti rimangano problemi loro, non tuoi. Devono essere i genitori a farsi una ragione delle scelte dei figli. Non i figli a sforzarsi di piacer loro anche da adulti.
3) Perciò smetti farti carico dei problemi altrui e vai avanti.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
La ringrazio per la Sua risposta. Mi ha colpita parecchio l'ultima parte del punto 2: è una cosa che non ho mai totalmente interiorizzato. Ho letteralmente fatto di tutto pur di renderli orgogliosi di me o, forse, più per far sì che non mi facessero sentire inutile e un fallimento, perché ogni volta era davvero difficile non lasciarsi scalfire dalle loro parole e dal loro distacco. Forse è arrivato, in generale, il momento di smetterla di fare la spettatrice passiva della mia vita chiedendomi cosa penserebbero loro di una determinata situazione prima ancora di chiedermi cosa ne penso io.
Grazie di cuore.
Grazie di cuore.
[#3]
>>> ogni volta era davvero difficile non lasciarsi scalfire dalle loro parole e dal loro distacco
Era abbastanza intuibile.
>>> Forse è arrivato, in generale, il momento di smetterla di fare la spettatrice passiva della mia vita chiedendomi cosa penserebbero loro di una determinata situazione prima ancora di chiedermi cosa ne penso io
Esattamente.
Era abbastanza intuibile.
>>> Forse è arrivato, in generale, il momento di smetterla di fare la spettatrice passiva della mia vita chiedendomi cosa penserebbero loro di una determinata situazione prima ancora di chiedermi cosa ne penso io
Esattamente.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.4k visite dal 01/11/2022.
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