Come aiutare figlio di 9 anni nei rapporti con i maschi coetanei?

Buonasera
Due figli meravigliosi (bimbo di 9 e bimba di 7) e, per fortuna, in salute.
I soli pensieri (o motivi di attenzione) che mia moglie e io abbiamo, rispetto a loro, sono al momento limitati ad aspetti di serenità e benessere psicologico.

In questa prospettiva, notiamo che il bimbo tende a sottrarsi alle relazioni con altri maschi coetanei.

A scuola, dove c'è una netta sproporzione tra bambine (13) e bambini (6, tra cui lui), gioca o chiacchiera con le sue compagne.
Fuori dall'ambiente scolastico, i maschi con cui sta volentieri sono essenzialmente alcuni suoi compagni della scuola materna, con cui siamo rimasti in contatto (tra cui quello che lui cita sempre come "il suo migliore amico"), oppure bimbi più piccoli di lui.

Nello sport, dopo un paio di anni in una scuola calcio, ci ha chiesto di non andare più.
Frequenta un corso di ginnastica multisport, che gli piace molto, e per consentirgli comunque la dimensione dello sport di squadra lo abbiamo iscritto da un paio di settimane a un corso di rugby, rispetto al quale ancora non possiamo fare valutazioni. Anche in occasione di queste attività, tuttavia, tende a rifuggire il confronto con altri bimbi per stare con le bimbe: alla prima lezione di rugby, per es., era presente un bimbo, che io non conoscevo, suo compagno di multisport e pure di catechismo, che lo guardava/cercava per salutarlo, mentre mio figlio cercava di sottrarsi (girando la testa, tenendo il viso basso, ecc) sino al mio espresso invito a rivolgergli attenzione.

Insomma, è una questione che crea a lui per primo qualche disagio o imbarazzo.

L'ultimo episodio che posso citare è di oggi.
La classe andrà fuori città per alcuni giorni e, per la formazione delle stanze, gli insegnanti hanno stabilito un criterio rigido di distinzione tra maschi e femmine e, nell'ambito di questa divisione, uno più flessibile fondato sulle amicizie.
Lui ha raccontato la cosa contrariato ("volevo andare con le mie amiche"), salvo poi, quando lo abbiamo invitato a considerare come positiva la condivisione dell'esperienza con persone diverse, rapidamente dire che voleva chiudere il discorso.

Giusto per la chiarezza, mi sento di escludere che ci siano stati a suo danno atti di prevaricazione o bullismo. I compagni di classe ci sembrano tutti bambini molto tranquilli.
Al limite, pur non essendo a conoscenza di episodi specifici, non posso escludere che la dimensione del calcio possa essere stata occasione di qualche esclusione (subìta o, per così dire, autoinflitta): con un possibile meccanismo di concatenazione tra causa ed effetto.

Ebbene, in questo contesto, mi rivolgo a voi per sapere se ci sono circostanze a cui prestare attenzione, così poi da riferirle al professionista da cui, probabilmente, ci rivolgeremo.
Nonché per chiedervi se avete consigli operativi per (aiutarci ad) aiutarlo nel "lanciarsi" in un genere di relazioni che, evidentemente, non gli vengono naturali.

Vi ringrazio molto dell'attenzione e della disponibilità.

A presto
[#1]
Dr. Mario Canovi Psicologo 263 17
Gentilissimo,

potreste provare a cambiare prospettiva: forse per vostro figlio non rappresenta un problema relazionarsi più facilmente con le compagne. Esordisce dicendo che vostro figlio è meraviglioso e in salute. Non riporta episodi particolari di bullismo o situazioni di emarginazione. Sembra, all'opposto, che vostro figlio sia ben inserito tra i pari, seppur per stile relazionale preferisca frequentare le compagne. Qual'è il problema in un bambino di 9 anni che ha ancora gran parte dello sviluppo davanti? Il mio consiglio è di lasciarlo libero di autodeterminare le sue preferenze anche in ordine allo sport (che deve essere fonte di piacere e non di ulteriore frustrazione).
Accettate il fatto che un bambino, ancorché tale, ha le sue preferenze e i suoi stili e accompagnatelo con serenità nel suo sviluppo. Potrete trovare in libreria e biblioteca utili letture da fare assieme con storie di bambini e di bambine in cui si potrà identificare.

Cordialmente.

Dr. Mario Canovi
Psicologo - Ipnologo
Trento - Volano (TN) - Padova - online
mail: info@mariocanovi.it

[#2]
Utente
Utente
Grazie Dottore della risposta e dei consigli, di cui terremo senz'altro conto.
Il motivo di attenzione, per noi, è che lui per primo non si limita a fare le sue scelte, e così a ignorare serenamente quelle alternative, ma sembra in definitiva eludere queste ultime, poiché le vive con timidezza estrema, che talvolta può diventare timore.
È proprio nella prospettiva dello sviluppo che ha ancora davanti, che ci collochiamo: cercare di capire qual è l'origine di quella che ci appare come una insicurezza e, soprattutto, se possiamo aiutarlo a superarla.
Grazie ancora molte, a presto.
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
stavo per complimentarmi col mio collega dr Canovi per la risposta perfettamente centrata quando ho letto la sua replica, per cui voglio aggiungere alcune osservazioni.
La sua frase "avete consigli operativi per (aiutarci ad) aiutarlo nel "lanciarsi" in un genere di relazioni che, evidentemente, non gli vengono naturali", in un certo senso dice tutto.
Lascia trasparire un sottofondo di timori coi quali voi genitori state fasciandovi la testa, e il fatto che vorreste imporre a vostro figlio certe frequentazioni, ignorando il motivo delle sue preferenze.
Se notate che al bambino non viene naturale rapportarsi col gruppo dei maschietti, o con alcuni di essi, state forse temendo inconsciamente qualche deviazione della sua appartenenza di genere, o qualche futura difficoltà nella sua affermazione nei vari ambiti che richiedono tratti "virili", studio, professione, etc.?
A parte che se vostro figlio fosse "femminile" cercherebbe ad oltranza la compagnia dei maschietti, lei stesso ci dice che ha alcune amicizie maschili, anche se non estende a tutto il gruppo maschile la sua frequentazione.
Può darsi che non gradisca i modi rozzi, il linguaggio e i giochi violenti e ripetitivi che molti bambini ancora praticano per imitazione di modi familiari ispirati ad una formazione fortemente diversificante, ma certo non vincente, da adulti, sul piano professionale e sociale.
Se voi genitori osservate con attenzione, potrete cogliere la maggiore ricchezza di linguaggio delle bambine alla stessa età, i modi più garbati, spesso il migliore rendimento scolastico.
Non sono pochi gli uomini anche adulti che non condividono l'ossessivo interesse dei loro colleghi per le partite di calcio e le 'femmine'.
Ma alla fine, lei parla di "timidezza estrema, che talvolta può diventare timore" di suo figlio nel rapportarsi ai maschietti. Dovreste fare attenzione se ciò avviene con tutti i maschietti o solo con i più rozzi, scalmanati e visti da vostro figlio come violenti. Li guardi, all'uscita dalla scuola. Per un bambino educato, uno spintone è una violenza. Se gli avete insegnato -giustamente- che non si insulta, non si dicono parolacce, non si alzano le mani, avete creato una barriera tra lui e i bambini meno educati.
Valuti con attenzione sé stesso e anche sua moglie: dai vostri comportamenti scaturisce il modello adottato dai vostri figli.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
Utente
Utente
Grazie anche a Lei, Professoressa.
Valuterò attentamente anche le Sue indicazioni, come già quelle del dott. Canovi.
Sicuramente il nostro contesto familiare non è ispirato agli schemi tradizionali che lei evoca: ne siamo consapevoli. Io sono davvero piuttosto lontano dal modello tutto calcio, birra e commenti sul mondo femminile.
Per parte nostra, dunque, nessuna preoccupazione su devianze di genere, né volontà di imporre certe frequentazioni. Solo la constatazione che, anche con bambini davvero molto tranquilli (nessuno spintone, nessun linguaggio rozzo, ecc.) e che ben conosce (frequentandoli ogni giorno), non sia con loro sereno. Se si limitasse a non frequentarli, ma lo vedessimo, in questa sua scelta, libero e "a posto" con sé stesso, forse non lo noteremmo nemmeno. Invece, elude, abbassa o gira lo sguardo, saluta appena, ecc.
Il nostro pensiero è in definitiva in prevenzione, rispetto all'eventualità che in futuro, tipicamente alle medie, davvero possa incontrare dei bambini come Lei li descrive (molto fisici, aggressivi, rozzi, ecc.) e - lì sì - possa trovarsi più fragile. Di qui, il desiderio di aiutarlo ad attrezzarsi per vivere come desidera senza rifuggire il confronto.
Grazie molte anche a Lei del tempo messo a nostra disposizione.
[#5]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
ho esitato a risponderle perché penso, ancora di più dopo il suo chiarimento, che la consultazione diretta di un collega esperto di problemi dell'infanzia l'aiuterebbe molto più di quello che possiamo fare da qui.
Nelle sue parole si avvertono due componenti: una visione imperfetta e rigida delle possibili esperienze pregresse di suo figlio, e un'anticipazione ansiosa del futuro a cui vorrebbe 'prepararlo'.
Per essere più chiara, le parole "mi sento di escludere che ci siano stati a suo danno atti di prevaricazione o bullismo" e "Al limite, pur non essendo a conoscenza di episodi specifici, non posso escludere che la dimensione del calcio possa essere stata occasione di qualche esclusione [...]" fanno pensare che lei sovrapponga una sua visione raziocinante alla realtà sperimentata da suo figlio.
Un bambino può rimanere offeso, turbato, addolorato, intimorito da cose che non possiamo neanche immaginare, che lui stesso capisce poco e non sa riferire, e che forse solo uno psicologo molto esperto potrebbe tirargli fuori, non certo in un singolo incontro.
Questo per quanto riguarda le moltissime cause dell'attuale preferenza di suo figlio per la parte femminile della classe, col suo apparente timore della frequentazione dei maschietti.
Per quanto riguarda il futuro, con apprezzabile sollecitudine paterna che rischia però di trasformarsi in ansia, lei di nuovo sovrappone una sua visione rigida a ciò che potrebbe avvenire e a ciò che si potrebbe fare per "aiutarlo ad attrezzarsi per vivere come desidera senza rifuggire il confronto".
Provi ad osservare suo figlio senza averne l'aria e senza pregiudizi; a creare situazioni di molto affetto e molta confidenza, a costruire la sua sicurezza col farlo sentire apprezzato e amato.
Molti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#6]
Utente
Utente
Gentile Professoressa
Grazie davvero per l'ulteriore messaggio, che avverto come molto pertinente e, dunque, adeguato: il rischio di una percezione/valutazione delle cose troppo rigida e razionalizzante, così come quello di un'eccessiva ansia nelle iniziative che vorrei assumere, sono circostanze che non so, in questo momento, riscontrare nel caso concreto, ma che nondimeno sono verosimili, realistiche.
Grazie di cuore, ne farò tesoro.
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