Amo solo gli uomini piu grandi...aiuto
Sono una ragazza di 26 anni, che in passato ha sofferto di mutismo selettivo, anoressia e attualmente soffre ancora di depressione.
Sono sempre stata una bambina solitaria e attualmente lo sono ancora.
Mi perdo nei miei pensieri, e provo costantemente un dolore esistenziale che non riesco a descrivere a parole.
Sono una persona triste e piena di dolore che cerca conforto e sicurezza e vorrebbe solo sparire per sempre in un abbraccio.
Vengo da una famiglia abbastanza normale, con figure genitoriali presenti.
Con mia madre ho sempre avuto un brutto rapporto nel senso che sono succube di lei, mi ha sempre fatto violenza psicologica e morale fin da bambina.
Non mi sono mai sentita amata e ho sempre percepito un vuoto cosmico dentro.
Mio padre rapporto normale, niente di strano.
Sono iperprotettivi i miei genitori.
Non mi lasciano uscire nemmeno per andare a comprare un pezzo di pane a 400 metri.
Mi hanno sempre privato della possibilità di creare rapporti sociali.
Credo non siano persone stabili mentalmente.
Io adesso sto cercando di crearli i rapporti e mi sono resa conto che la mia idea di amore è solo ed esclusivamente di un uomo adulto, sui 50-60 anni.
Verso i ragazzi provo una forte repulsione.
Se solo penso che possano baciarmi fuggo via.
Mi viene una sorta proprio di voltastomaco all'idea di avvicinarmi a un ragazzo.
Non riesco ad amare persone della mia età.
Mi innamoro sempre di uomini adulti e poi perdipiu sposati.
Vedo ragazze della mia età felici e innamorate con i fidanzati mentre io piango di notte per un 60enne sposato che non potrà mai creare alcun rapporto con me.
Sono strana, tutti mi dicono "trovati un bel ragazzo" ma come glielo spiego?
Ho difficoltà anche a parlarne con la psicologa di questo perché mi sentirei giudicata.
Mi chiedo se esiste una cura a tutto cio perché non avrò futuro ma solo costante infelicità.
Non so che fare.
Ci tengo a precisare che ho avuto una mezza "storia", diciamo neppure storia si può chiamare, con un 60 enne sposato e quando stavo del tempo anche poco con lui era tutto il mio mondo. E ancora adesso lo penso giorno e notte e piango perché vorrei stesse qui con me ma non puo essere. Lo amo troppo e solo con lui mi sento viva e degna di stare al mondo. E se mi chiamasse correrei fino in america per raggiungerlo
Sono sempre stata una bambina solitaria e attualmente lo sono ancora.
Mi perdo nei miei pensieri, e provo costantemente un dolore esistenziale che non riesco a descrivere a parole.
Sono una persona triste e piena di dolore che cerca conforto e sicurezza e vorrebbe solo sparire per sempre in un abbraccio.
Vengo da una famiglia abbastanza normale, con figure genitoriali presenti.
Con mia madre ho sempre avuto un brutto rapporto nel senso che sono succube di lei, mi ha sempre fatto violenza psicologica e morale fin da bambina.
Non mi sono mai sentita amata e ho sempre percepito un vuoto cosmico dentro.
Mio padre rapporto normale, niente di strano.
Sono iperprotettivi i miei genitori.
Non mi lasciano uscire nemmeno per andare a comprare un pezzo di pane a 400 metri.
Mi hanno sempre privato della possibilità di creare rapporti sociali.
Credo non siano persone stabili mentalmente.
Io adesso sto cercando di crearli i rapporti e mi sono resa conto che la mia idea di amore è solo ed esclusivamente di un uomo adulto, sui 50-60 anni.
Verso i ragazzi provo una forte repulsione.
Se solo penso che possano baciarmi fuggo via.
Mi viene una sorta proprio di voltastomaco all'idea di avvicinarmi a un ragazzo.
Non riesco ad amare persone della mia età.
Mi innamoro sempre di uomini adulti e poi perdipiu sposati.
Vedo ragazze della mia età felici e innamorate con i fidanzati mentre io piango di notte per un 60enne sposato che non potrà mai creare alcun rapporto con me.
Sono strana, tutti mi dicono "trovati un bel ragazzo" ma come glielo spiego?
Ho difficoltà anche a parlarne con la psicologa di questo perché mi sentirei giudicata.
Mi chiedo se esiste una cura a tutto cio perché non avrò futuro ma solo costante infelicità.
Non so che fare.
Ci tengo a precisare che ho avuto una mezza "storia", diciamo neppure storia si può chiamare, con un 60 enne sposato e quando stavo del tempo anche poco con lui era tutto il mio mondo. E ancora adesso lo penso giorno e notte e piango perché vorrei stesse qui con me ma non puo essere. Lo amo troppo e solo con lui mi sento viva e degna di stare al mondo. E se mi chiamasse correrei fino in america per raggiungerlo
[#1]
Gentile utente,
lei ci ha scritto molte volte e molte volte le abbiamo risposto.
A noi specialisti la sua situazione appare con discreta chiarezza, ma online non si fanno diagnosi: sarebbe professionalmente azzardato, e soprattutto inutile per l'utente. In genere in ambito psicologico sapere il nome del disagio di cui si è portatori è solo un primo, piccolissimo passo verso la soluzione.
Inoltre lei ci ha sempre scritto di essere seguita da una psicologa, e ci ha scritto che anche altri dottori si sono presi cura di lei e hanno ravvisato in lei gli esiti del trauma, che però equivocando lei identificava, quando ce ne ha scritto, con un singolo, preciso episodio, mentre si tratta, semmai, di trauma complesso, come risulta evidente dai racconti della sua vita fin dall'infanzia, oltre che dalla sua situazione psicologica attuale.
Da lontano, parlare dell'uno o dell'altro motivo di sofferenza che lei ci viene di volta in volta descrivendo è come parlare di tante persone diverse: perfettamente inutile per lei tutta intera.
La persona che può guidarla nel percorso di guarigione è la sua curante; ma perché questo percorso si realizzi, lei deve fidarsi e affidarsi.
Se negli anni non è arrivata nemmeno a riferire alla curante le sue preferenze in campo sentimentale, è giunto il momento di scegliere tra due strade: cominciare a parlare chiaro, superando il timore di sentirsi giudicata, oppure valutare se cambiare percorso.
Anche questa seconda strada va discussa con la professionista che la segue.
Lei scrive: "Mi chiedo se esiste una cura a tutto cio perché non avrò futuro ma solo costante infelicità. Non so che fare".
Ma perché questa domanda, anziché alla sua psicologa, la rivolge a noi?
Mi sembra di rilievo anche il fatto che dopo anni di terapia lei continui a definire la sua una famiglia "abbastanza normale", e ci parli di una madre che le "ha sempre fatto violenza psicologica e morale fin da bambina", di due genitori che: "Non mi lasciano uscire nemmeno per andare a comprare un pezzo di pane a 400 metri. Mi hanno sempre privato della possibilità di creare rapporti sociali. Credo non siano persone stabili mentalmente".
Ha parlato alla sua curante di questo?
Due osservazioni: ha letto il libro di Antonella Lia "Abitare la menzogna", come le avevo suggerito l'anno scorso?
Se adesso è normopeso, la prego di correggere i dati della sua scheda.
Buone cose.
lei ci ha scritto molte volte e molte volte le abbiamo risposto.
A noi specialisti la sua situazione appare con discreta chiarezza, ma online non si fanno diagnosi: sarebbe professionalmente azzardato, e soprattutto inutile per l'utente. In genere in ambito psicologico sapere il nome del disagio di cui si è portatori è solo un primo, piccolissimo passo verso la soluzione.
Inoltre lei ci ha sempre scritto di essere seguita da una psicologa, e ci ha scritto che anche altri dottori si sono presi cura di lei e hanno ravvisato in lei gli esiti del trauma, che però equivocando lei identificava, quando ce ne ha scritto, con un singolo, preciso episodio, mentre si tratta, semmai, di trauma complesso, come risulta evidente dai racconti della sua vita fin dall'infanzia, oltre che dalla sua situazione psicologica attuale.
Da lontano, parlare dell'uno o dell'altro motivo di sofferenza che lei ci viene di volta in volta descrivendo è come parlare di tante persone diverse: perfettamente inutile per lei tutta intera.
La persona che può guidarla nel percorso di guarigione è la sua curante; ma perché questo percorso si realizzi, lei deve fidarsi e affidarsi.
Se negli anni non è arrivata nemmeno a riferire alla curante le sue preferenze in campo sentimentale, è giunto il momento di scegliere tra due strade: cominciare a parlare chiaro, superando il timore di sentirsi giudicata, oppure valutare se cambiare percorso.
Anche questa seconda strada va discussa con la professionista che la segue.
Lei scrive: "Mi chiedo se esiste una cura a tutto cio perché non avrò futuro ma solo costante infelicità. Non so che fare".
Ma perché questa domanda, anziché alla sua psicologa, la rivolge a noi?
Mi sembra di rilievo anche il fatto che dopo anni di terapia lei continui a definire la sua una famiglia "abbastanza normale", e ci parli di una madre che le "ha sempre fatto violenza psicologica e morale fin da bambina", di due genitori che: "Non mi lasciano uscire nemmeno per andare a comprare un pezzo di pane a 400 metri. Mi hanno sempre privato della possibilità di creare rapporti sociali. Credo non siano persone stabili mentalmente".
Ha parlato alla sua curante di questo?
Due osservazioni: ha letto il libro di Antonella Lia "Abitare la menzogna", come le avevo suggerito l'anno scorso?
Se adesso è normopeso, la prego di correggere i dati della sua scheda.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.5k visite dal 09/10/2022.
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