Mi sto innamorando della mia psicologa?
Gentili professori
Sono circa sei mesi che mi reco da una psicosessuologa per questioni di impotenza psicologica legate a questioni che sarebbe troppo lungo spiegare, da un mese circa sto avendo una relazione con una ragazza con cui mi trovo abbastanza bene, la ragazza in questione non è al corrente del mio problema, con i vari viagra e levitra riesco ad avere delle ottime erezioni e che piano piano stanno avvenendo anche naturalmente.
La questione è però un'altra: ora credo che mi stia invaghendo della mia psicologa e credo che la cosa sia reciproca, lei sa tutto di me, tranne questo, anche perchè è da poco che avverto questa sensazione. Credo che la cosa sia reciproca perchè si emoziona fino a un accenno di lacrime quando mi spiega che io sono una persona molto tenera, che ha sensibilità e che fa l'amore con il cuore e non per puro sfogo, una volta mi ha chiamato di sabato sera alle 10 per una questione relativa al mio problema, strano no?. Tra l'altro è mia coetanea e più passa il tempo e più la trovo bella, poi una volta mi ha detto: le dona molto l'abbigliamento sportivo, non so l'ha detto pour parler o sinceramente. Non so che fare, se dirglielo o meno, oggi ho pensato tutto il giorno a lei. Come dottoressa mi sembra valida e mi sta curando bene, così facendo spezzerei un filo che mi sta portando alla guarigione, però dall'altro terrei dentro una cosa che forse è il caso di accennare, correndo il rischio però di farmi mandare da un'altro specialista.
Chiedo un consiglio.
Grazie e distinti saluti.
Sono circa sei mesi che mi reco da una psicosessuologa per questioni di impotenza psicologica legate a questioni che sarebbe troppo lungo spiegare, da un mese circa sto avendo una relazione con una ragazza con cui mi trovo abbastanza bene, la ragazza in questione non è al corrente del mio problema, con i vari viagra e levitra riesco ad avere delle ottime erezioni e che piano piano stanno avvenendo anche naturalmente.
La questione è però un'altra: ora credo che mi stia invaghendo della mia psicologa e credo che la cosa sia reciproca, lei sa tutto di me, tranne questo, anche perchè è da poco che avverto questa sensazione. Credo che la cosa sia reciproca perchè si emoziona fino a un accenno di lacrime quando mi spiega che io sono una persona molto tenera, che ha sensibilità e che fa l'amore con il cuore e non per puro sfogo, una volta mi ha chiamato di sabato sera alle 10 per una questione relativa al mio problema, strano no?. Tra l'altro è mia coetanea e più passa il tempo e più la trovo bella, poi una volta mi ha detto: le dona molto l'abbigliamento sportivo, non so l'ha detto pour parler o sinceramente. Non so che fare, se dirglielo o meno, oggi ho pensato tutto il giorno a lei. Come dottoressa mi sembra valida e mi sta curando bene, così facendo spezzerei un filo che mi sta portando alla guarigione, però dall'altro terrei dentro una cosa che forse è il caso di accennare, correndo il rischio però di farmi mandare da un'altro specialista.
Chiedo un consiglio.
Grazie e distinti saluti.
[#1]
gentile ragazzo, la sensazione che prova non è una cosa rara, tuttavia deve essere certo che non stia scambiando una probabile relazione di transfert con un innammoramento reciproco . sicuramente va tematizzato con la sua psicologa, se non lo facesse rischierebbe di improntare la terapia sul non detto e non le farebbe certo bene. Se la sua psicologa è preparata ed addestrata saprà certamente gestira la situazione.
saluti
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Utente
Grazie davvero per la risposta tempestiva.
Quindi dovrei dirglelo, so che di solito i pazienti si innamorano degli specialisti, ma viceversa non l'ho mai sentito.
Scusi cosa intende per transfert? Oggi in seduta si è emozionata: aveva le lacrime agl'occhi e la voce alterata quando le ho detto che saprò attendere con pazienza che la mia ragazza si decida ad avere un rapporto completo e perdere quindi la verginità. Io ho 35 anni la mia ragazza 26. Una volta è accaduto lo stesso: si è emozionata, aveva gl'occhi lucidi, dicendomi: lei è fortunato perchè se ha problemi di erezione con donne che non la appagano sentimentalmente, vuol dire che ama, che ha sensibilità non come tanta gente che gira oggi, ma erano parole che venivano dal cuore mi creda.
Può darsi pure che stia prendendo un abbaglio, ma ho qualche dubbio.
Grazie per la risposta.
Quindi dovrei dirglelo, so che di solito i pazienti si innamorano degli specialisti, ma viceversa non l'ho mai sentito.
Scusi cosa intende per transfert? Oggi in seduta si è emozionata: aveva le lacrime agl'occhi e la voce alterata quando le ho detto che saprò attendere con pazienza che la mia ragazza si decida ad avere un rapporto completo e perdere quindi la verginità. Io ho 35 anni la mia ragazza 26. Una volta è accaduto lo stesso: si è emozionata, aveva gl'occhi lucidi, dicendomi: lei è fortunato perchè se ha problemi di erezione con donne che non la appagano sentimentalmente, vuol dire che ama, che ha sensibilità non come tanta gente che gira oggi, ma erano parole che venivano dal cuore mi creda.
Può darsi pure che stia prendendo un abbaglio, ma ho qualche dubbio.
Grazie per la risposta.
[#3]
il transfert, nell'accezione psicoanalitica, è quella condizione in cui il paziente proietta sull'analista sentimenti ed emozioni appartenenti al suo vissuto interiore ma che li percepisce come autentici e reali. Questo può determinarsi anche in un setting non analitico ma in ogni condizione in cui si instaura una relazione approfondita.
E' opportuno tematizzare la situazione in seduta, altrimenti corre anche il rischio di scambiare una particolare sensibilità emotiva della sua psicologa in una reazione emotiva legata all'amore.
saluti
E' opportuno tematizzare la situazione in seduta, altrimenti corre anche il rischio di scambiare una particolare sensibilità emotiva della sua psicologa in una reazione emotiva legata all'amore.
saluti
[#4]
Gentile utente, i segnali comportamentali che ha descritto della psicologa possono far parte di un normale rapporto terapeuta-paziente: l'emozionarsi per ciò che dice, gli incoraggiamenti, anche qualche piccolo complimento. Eccetto uno, però: l'averle telefonato di sabato sera per sapere come sta mi sembra, sinceramente, un po' fuori luogo.
Ad ogni modo può dire durante la seduta alla sua psicologa ciò che sente per lei: se è preparata saprà come risponderle adeguatamente senza che ciò vada a compromettere la sua terapia.
Cordiali saluti
Ad ogni modo può dire durante la seduta alla sua psicologa ciò che sente per lei: se è preparata saprà come risponderle adeguatamente senza che ciò vada a compromettere la sua terapia.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#5]
Carissimo utente,
E' la psicologa che non riesce a gestire il suo contro-transfert.
Una psicoterapeuta che si commuove fino alle lacrime per quello che gli racconta un paziente deve, senza alcuna proroga e rinvio, tornare dal suo terapeuta che l'ha formata, se mai c'è andata, per raccontarle di questo suo trasporto eccezionale.
Mi meraviglia che sia coinvolta, ma addirittura "mi strazia il cuore" quando sento che le viene da piangere!!!.
Se leggesse il suo racconto qualche nostro amico psichiatra ci sarebbe materia da trattare per un paio di settimane.
Le dica che "mi ha straziato il cuore".
Auguri.
[#6]
Utente
Gentile Dott Vita
Mi scusi, quindi secondo lei mi sto affidando ad una psicologa mediocre? Credo che sia anche assistente universitaria. Il suo non era un pianto a dirotto, ma aveva gli'occhi lucidi, rossi e la voce alterata dall'emozione. Cosa vuol dire non saper gestire il contro-transfert?
Scusi ma la sua risposta mi incuriosisce.
Grazie e buona giornata.
Mi scusi, quindi secondo lei mi sto affidando ad una psicologa mediocre? Credo che sia anche assistente universitaria. Il suo non era un pianto a dirotto, ma aveva gli'occhi lucidi, rossi e la voce alterata dall'emozione. Cosa vuol dire non saper gestire il contro-transfert?
Scusi ma la sua risposta mi incuriosisce.
Grazie e buona giornata.
[#7]
Gentile Utente,
Il dott. De Vincentiis le ha già spiegato cos'è il transfert.
Il contro-transfert riguarda i sentimenti che nella psicoterapia lo psicoterapeuta può sentire per il o la paziente. Ma uno psicoterapeuta ben formato, sa riconoscere questi stati d'animo e li sa gestire, senza cadere tra l'altro in manifestazioni che il paziente riesce a cogliere. Perché così facendo, lo psicoterapeuta non aiuta il paziente, ma provoca in lui reazioni di aspettative che non potranno mai essere soddisfatte, pena la fine del rapporto terapeutico.
Cordialità
[#8]
Gentile utente, ci sono eccellenti terapeuti che a volte si emozionano ai racconti del paziente, senza che ciò pregiudichi l'esito della terapia. La gestione delle emozioni e della relazione con il paziente è diversa a seconda del tipo di formazione che il terapeuta ha ricevuto, e non c'è un modello universalmente riconosciuto come valido.
L'unico criterio davvero utile per valutare la sua terapia è: in relazione al mio disturbo, mi sto sentendo meglio oppure no?
L'unica cosa che stona davvero, ripeto, è il fatto che la terapeuta le abbia telefonato per chiederle come sta, e per giunta di sabato sera. Questo è un comportamento equivoco e dovrebbe essere evitato.
Cordiali saluti
L'unico criterio davvero utile per valutare la sua terapia è: in relazione al mio disturbo, mi sto sentendo meglio oppure no?
L'unica cosa che stona davvero, ripeto, è il fatto che la terapeuta le abbia telefonato per chiederle come sta, e per giunta di sabato sera. Questo è un comportamento equivoco e dovrebbe essere evitato.
Cordiali saluti
[#9]
Utente
Gentile Dr Vita.
La sua spiegazione è molto chiara e temo che, se ciò che sta accadendo dovesse continuare, il rapporto terapeutico potrebbe cessare. Credo che l'ipotesi più probabile sia quella avanzata dal Dr De Vincentiis quando sostiene, che si può correre il rischio di scambiare una particolare sensibilità emotiva della mia psicologa, in una reazione emotiva legata all'amore. Vedo che ciò però si da per scontato, da tutti, non per probabile: io credo che in amore non ci siano regole e può succedere che una terapeuta, possa provare alcune sensazioni verso un paziente, perchè dietro alla dottoressa c'è una donna, fatta di carne, sangue e corteccia cerebrale.
In definitiva farò presente alla mia terapeuta ciò che sto iniziando a provare, e ciò che mi sta colpendo di lei: è la sua sensibilità alla mia causa e quella frase che mi ha pronunciato in lacrime, che mi hanno permesso di scoprire la donna oltre alla dottoressa.
Distinti saluti.
La sua spiegazione è molto chiara e temo che, se ciò che sta accadendo dovesse continuare, il rapporto terapeutico potrebbe cessare. Credo che l'ipotesi più probabile sia quella avanzata dal Dr De Vincentiis quando sostiene, che si può correre il rischio di scambiare una particolare sensibilità emotiva della mia psicologa, in una reazione emotiva legata all'amore. Vedo che ciò però si da per scontato, da tutti, non per probabile: io credo che in amore non ci siano regole e può succedere che una terapeuta, possa provare alcune sensazioni verso un paziente, perchè dietro alla dottoressa c'è una donna, fatta di carne, sangue e corteccia cerebrale.
In definitiva farò presente alla mia terapeuta ciò che sto iniziando a provare, e ciò che mi sta colpendo di lei: è la sua sensibilità alla mia causa e quella frase che mi ha pronunciato in lacrime, che mi hanno permesso di scoprire la donna oltre alla dottoressa.
Distinti saluti.
[#11]
Utente
Dr Vita.
Reputo il suo atteggiamento decisamente poco professionale: non mi sembra la sede adatta per fare dell'ironia, evidentemente mi sto rivolgendo a qualcuno che la sensibilità la persa da tempo e maschera ciò con un facile sarcasmo.
Gentile Dr Santocito.
La ringrazio per la risposta e debbo dire che la terapia, al di là di ogni sentimentalismo, sta producendo ottimi risultati. Per quanto riguarda la telefonata è andata così: ci siamo visti per la seduta di Venerdi mattina, la dottoressa non essendosi ancora organizzata per la settimana successiva, mi ha detto la richiamo domani (Sabato), per metterci d'accordo sulla seduta della settimana prossima, e così è stato, mi ha chiamato di sera e la telefonata è durata abbastanza, in particolare perchè si era ipotizzato, da parte di un neurologo, di assumere gli psicofarmaci. Abbiamo parlato soprattutto di questo e di ciò che tali farmaci avrebbero potuto provocare, in relazione all'imminente incontro sessuale con la mia attuale ragazza.
Distinti saluti.
Reputo il suo atteggiamento decisamente poco professionale: non mi sembra la sede adatta per fare dell'ironia, evidentemente mi sto rivolgendo a qualcuno che la sensibilità la persa da tempo e maschera ciò con un facile sarcasmo.
Gentile Dr Santocito.
La ringrazio per la risposta e debbo dire che la terapia, al di là di ogni sentimentalismo, sta producendo ottimi risultati. Per quanto riguarda la telefonata è andata così: ci siamo visti per la seduta di Venerdi mattina, la dottoressa non essendosi ancora organizzata per la settimana successiva, mi ha detto la richiamo domani (Sabato), per metterci d'accordo sulla seduta della settimana prossima, e così è stato, mi ha chiamato di sera e la telefonata è durata abbastanza, in particolare perchè si era ipotizzato, da parte di un neurologo, di assumere gli psicofarmaci. Abbiamo parlato soprattutto di questo e di ciò che tali farmaci avrebbero potuto provocare, in relazione all'imminente incontro sessuale con la mia attuale ragazza.
Distinti saluti.
[#12]
Gentile Utente,
Non è vero che il mio atteggiamento è poco professionale.
Lei si è alterato subito e questo fa parte del gioco.
La mia era solo un'uscita ironica ma gentile.
Lei ha reagito come se qualcuno l'avesse colpito o punto nella carne viva.
Mio caro amico, lei sta in una sede di psicologi e di psicoterapeuti. Non sta al bar dello sport. Riesca ad incassare.
Ma riesca anche a leggere in modo critico, valutativo e costruttivo quello che le viene detto.
Volevo peraltro sdrammatizzare la situazione che, considerato il suo atteggiamento e le sue ultime espressioni, si fa quasi grottesco!
A risentirci amico mio, quando sarà più propenso a leggere tutto con maggior distacco.
Cordialmente.
[#14]
Utente
Gentile Dr. Vita
Se la sua battuta è stata fatta in modo gentile, per sdrammatizzare, la accetto più di buon grado, però quest'uscita sembra provenire appunto dal bar dello sport che menziona. Non trovo affatto grottesco il mio comportamento. Cosa c'è di grottesco in tutto questo? I suoi colleghi dicono che non è cosa rara ciò che mi sta accadendo, è molto probabile che io abbia mal interpretato alcune emozioni che posso aver suscitato alla mia interlocutrice, magari è una persona sensibile, oppure posso averle ricordato qualcosa di accuduto in adolescenza, chi lo sa?
Comunque giovedì la incontrerò e le parlerò di ciò che ha suscitato in me: non è proprio innamoramento, solo che ora non la vedo più come la psicologa e basta, ora vedo anche la donna: con la sua sensibilità, lo sguardo, il sorriso e le forme.
Saluti.
Un particolare ringraziamento al Dott Santonocito per la risposta di ieri.
Saluti
Se la sua battuta è stata fatta in modo gentile, per sdrammatizzare, la accetto più di buon grado, però quest'uscita sembra provenire appunto dal bar dello sport che menziona. Non trovo affatto grottesco il mio comportamento. Cosa c'è di grottesco in tutto questo? I suoi colleghi dicono che non è cosa rara ciò che mi sta accadendo, è molto probabile che io abbia mal interpretato alcune emozioni che posso aver suscitato alla mia interlocutrice, magari è una persona sensibile, oppure posso averle ricordato qualcosa di accuduto in adolescenza, chi lo sa?
Comunque giovedì la incontrerò e le parlerò di ciò che ha suscitato in me: non è proprio innamoramento, solo che ora non la vedo più come la psicologa e basta, ora vedo anche la donna: con la sua sensibilità, lo sguardo, il sorriso e le forme.
Saluti.
Un particolare ringraziamento al Dott Santonocito per la risposta di ieri.
Saluti
[#15]
Caro Amico,
Lo so che un paziente è spesso (o sempre) portato al transfert. Anzi, tutti all'inizio capirono che non era raro che si verificasse il transfert (che è una specie di amore trasferito, cioè un innamoramento che viene rivolto al terapeuta, ma dovrebbe essere rivolto ad altri oggetti dell'amore). E ciò nell'analisi crea impedimento a una lettura del paziente, della sua nevrosi, dei suoi stati d'animo. Soltanto Freud, invece di considerarlo come un "impiccio", un qualcosa che frenasse l'analisi del soggetto, con la sua proverbiale genialità capì che interpretando il transfert, e cioè quel tipo di particolare innamoramento per il proprio terapeuta, si poteva comprendere meglio l'animo del paziente stesso. E così facendo aveva superato l'ostacolo del transfert e anzi se ne era servito per un'analisi più profonda del "soggetto- paziente".
I primi analisti capirono anche che c'è un contro-transfert a cui va incontro il terapeuta nei confronti della paziente o del paziente. Ma la preparazione che il terapeuta deve avere gli permette di controllarlo, di non farsi sommergere da questo trasporto d'amore, e di analizzarlo per vedere quali aspetti del paziente influiscono di più sul proprio animo. Cioè anche il contro-transfert e la sua dettagliata analisi serve al rapporto terapeutico.
Il terapeuta, che studia e soprattutto si forma, attraverso un lungo training a fare questo suo difficile mestiere, riesce per la prima cosa a controllare il proprio contro-transfert e a volgerlo a proprio favore per l'analisi del paziente. E' chiaro il concetto? Ci siamo.
Però succede, raramente, che il contro-transfert sfugga al proprio controllo e così il terapeuta sminuisce la propria funzione terapeutica, preso com'è da questo sentimento di amore verso il proprio cliente o paziente. E così finisce per perdere quel ruolo e quella funzione di terapeuta che egli deve avere e deve gelosamente custodire come un elemento squisito della sua professionalità.
E siamo giunti alla professionalità. Se io perdo questo controllo, mi gioco la professionalità, mi gioco il mio ruolo di terapeuta, finisco per fare fallire la terapia, e di non apparire più al cospetto del mio paziente con quell'habitus scientifico e armonico che deve contraddistinguermi. Ci siamo?.
Bene, ma può succedere.
Ma può succedere anche con una forma di decenza e di rispetto per se stessi e per gli altri, e anche di rispetto per il proprio ruolo e la propria professione non faccia decadere il terapeuta a comportamenti visibilmente angosciati.
Quando il racconto del paziente, carico di emotività e di pathos, mi coinvolge, io terapeuta mi controllo e riesco a leggere dentro di me perché mi sono lasciato trasportare in quel modo.
Ma quando un mio collega o una collega, si lascia trasportare fino alle lacrime, beh, amico mio, quella persona non solo fa male il suo lavoro e la sua professione, ma lo compromette. E perde di decoro, di compostezza.
Perché tutti noi abbiamo sentito storie drammatiche, ma almeno c'è un controllo del nostro comportamento. Se uno si fa vedere con le lacrime agli occhi, ma cosa ne pensa di me, di noi terapeuti, un paziente?
Al migliore dei casi pensa che siamo persone deboli ed insicure e che non sappiamo fare il nostro lavoro.
Purtroppo ci sono alcuni di noi che non sanno fare il proprio lavoro.
Non so se ci sono esempi che calzano, ma se un comandante o un vigile del fuoco si spaventa per una stanza piena di fumo e con una fiammella accesa da una parte o che ha attaccato anche i mobili della cucina, beh quello avrebbe dovuto fare qualche altro mestiere e non il vigile del fuoco. Capisco tuttavia che nemmeno questo esempio rende l'idea.
Io psicoterapeuta devo aiutare l'altro a ritrovare se stesso, la propria forza d'animo, la propria autonomia, il vero controllo di sé e poi mi mostro come un debolissimo soggetto.
Tutto ciò è umano, molto umano, direbbe Nietzsche, ma senza dubbio molto poco professionale, anzi per nulla professionale. Tant'è che lei sta qui a chieder lumi invece di stare con la sua terapeuta.
Ecco, lei ha sentito inconsciamente la debolezza della sua terapeuta e allora si è rivolto a questo sito. Chi ha già una terapeuta brava, efficiente, controllata, capace, non si rivolge a noi.
Alcuni di noi cadono nella trappola del contro-transfert e ricordo un amico che finì per fuggire con la sua paziente di cui si era pazzamente innamorato. Fuggì, forse nei mari del Sud.
Capisce ora perché mi sono rivolto a Lei, gentile amico, in quel modo?
Ne parli con la sua terapeuta. Ma il suo rapporto psicoterapeutico è compromesso. Forse riuscirete a ristabilirlo e a salvarlo. Ma dipende dalla sua terapeuta. Non dipende da lei. Né da noi. Né dal dott. Vita.
Sulla sua questione ho ricevuto delle e-mail private. Non è il caso che gliele riporti. Sono decisamente beffarde, derisorie, sarcastiche e pungenti. Non sono giuste, a mio parere, ma purtroppo i commenti, anonimi e non, di quelli che hanno letto il suo caso, sono come le ho già detto. C'è da pensarci. Io mi sono accorto di qualcosa che non va nella sua terapia. Gli altri ci hanno letto impietosamente molto di più.
Me ne dispiace.
Le auguro ogni bene.
Lo so che un paziente è spesso (o sempre) portato al transfert. Anzi, tutti all'inizio capirono che non era raro che si verificasse il transfert (che è una specie di amore trasferito, cioè un innamoramento che viene rivolto al terapeuta, ma dovrebbe essere rivolto ad altri oggetti dell'amore). E ciò nell'analisi crea impedimento a una lettura del paziente, della sua nevrosi, dei suoi stati d'animo. Soltanto Freud, invece di considerarlo come un "impiccio", un qualcosa che frenasse l'analisi del soggetto, con la sua proverbiale genialità capì che interpretando il transfert, e cioè quel tipo di particolare innamoramento per il proprio terapeuta, si poteva comprendere meglio l'animo del paziente stesso. E così facendo aveva superato l'ostacolo del transfert e anzi se ne era servito per un'analisi più profonda del "soggetto- paziente".
I primi analisti capirono anche che c'è un contro-transfert a cui va incontro il terapeuta nei confronti della paziente o del paziente. Ma la preparazione che il terapeuta deve avere gli permette di controllarlo, di non farsi sommergere da questo trasporto d'amore, e di analizzarlo per vedere quali aspetti del paziente influiscono di più sul proprio animo. Cioè anche il contro-transfert e la sua dettagliata analisi serve al rapporto terapeutico.
Il terapeuta, che studia e soprattutto si forma, attraverso un lungo training a fare questo suo difficile mestiere, riesce per la prima cosa a controllare il proprio contro-transfert e a volgerlo a proprio favore per l'analisi del paziente. E' chiaro il concetto? Ci siamo.
Però succede, raramente, che il contro-transfert sfugga al proprio controllo e così il terapeuta sminuisce la propria funzione terapeutica, preso com'è da questo sentimento di amore verso il proprio cliente o paziente. E così finisce per perdere quel ruolo e quella funzione di terapeuta che egli deve avere e deve gelosamente custodire come un elemento squisito della sua professionalità.
E siamo giunti alla professionalità. Se io perdo questo controllo, mi gioco la professionalità, mi gioco il mio ruolo di terapeuta, finisco per fare fallire la terapia, e di non apparire più al cospetto del mio paziente con quell'habitus scientifico e armonico che deve contraddistinguermi. Ci siamo?.
Bene, ma può succedere.
Ma può succedere anche con una forma di decenza e di rispetto per se stessi e per gli altri, e anche di rispetto per il proprio ruolo e la propria professione non faccia decadere il terapeuta a comportamenti visibilmente angosciati.
Quando il racconto del paziente, carico di emotività e di pathos, mi coinvolge, io terapeuta mi controllo e riesco a leggere dentro di me perché mi sono lasciato trasportare in quel modo.
Ma quando un mio collega o una collega, si lascia trasportare fino alle lacrime, beh, amico mio, quella persona non solo fa male il suo lavoro e la sua professione, ma lo compromette. E perde di decoro, di compostezza.
Perché tutti noi abbiamo sentito storie drammatiche, ma almeno c'è un controllo del nostro comportamento. Se uno si fa vedere con le lacrime agli occhi, ma cosa ne pensa di me, di noi terapeuti, un paziente?
Al migliore dei casi pensa che siamo persone deboli ed insicure e che non sappiamo fare il nostro lavoro.
Purtroppo ci sono alcuni di noi che non sanno fare il proprio lavoro.
Non so se ci sono esempi che calzano, ma se un comandante o un vigile del fuoco si spaventa per una stanza piena di fumo e con una fiammella accesa da una parte o che ha attaccato anche i mobili della cucina, beh quello avrebbe dovuto fare qualche altro mestiere e non il vigile del fuoco. Capisco tuttavia che nemmeno questo esempio rende l'idea.
Io psicoterapeuta devo aiutare l'altro a ritrovare se stesso, la propria forza d'animo, la propria autonomia, il vero controllo di sé e poi mi mostro come un debolissimo soggetto.
Tutto ciò è umano, molto umano, direbbe Nietzsche, ma senza dubbio molto poco professionale, anzi per nulla professionale. Tant'è che lei sta qui a chieder lumi invece di stare con la sua terapeuta.
Ecco, lei ha sentito inconsciamente la debolezza della sua terapeuta e allora si è rivolto a questo sito. Chi ha già una terapeuta brava, efficiente, controllata, capace, non si rivolge a noi.
Alcuni di noi cadono nella trappola del contro-transfert e ricordo un amico che finì per fuggire con la sua paziente di cui si era pazzamente innamorato. Fuggì, forse nei mari del Sud.
Capisce ora perché mi sono rivolto a Lei, gentile amico, in quel modo?
Ne parli con la sua terapeuta. Ma il suo rapporto psicoterapeutico è compromesso. Forse riuscirete a ristabilirlo e a salvarlo. Ma dipende dalla sua terapeuta. Non dipende da lei. Né da noi. Né dal dott. Vita.
Sulla sua questione ho ricevuto delle e-mail private. Non è il caso che gliele riporti. Sono decisamente beffarde, derisorie, sarcastiche e pungenti. Non sono giuste, a mio parere, ma purtroppo i commenti, anonimi e non, di quelli che hanno letto il suo caso, sono come le ho già detto. C'è da pensarci. Io mi sono accorto di qualcosa che non va nella sua terapia. Gli altri ci hanno letto impietosamente molto di più.
Me ne dispiace.
Le auguro ogni bene.
[#16]
Utente
Gentilissimo Dr Vita.
La ringrazio per la lunga risposta e, a questo punto, mi scuso per aver reagito in malomodo.
Non pensavo di aver scatenato tutto questo putiferio, addirittura mail private beffarde, sarcastiche e derisorie, ma perchè? Contro chi? Sono incredulo.
Io ho scoperto questo sito, e l'ho quindi consultato, per questioni legate a disfunzione erettile, poi sono passato alla visita vera e propria dallo specialista, all'inizio si era ipotizzata una questione organica, poi le controprove hanno dato un risultato completamente diverso e ora quasi per caso mi sono ritrovato dalla terapeuta. Ora sto meglio, le erezioni stanno tornando, grazie alle doti morali della mia attuale ragazza, cosa che più apprezzo in una donna.
Mi sono rivolto a voi esperti, per sapere se fosse normale o meno un atteggiamento simile da parte di una terapeuta, altrimenti a chi lo chiedevo? Non certo alla dottoressa in questione.
Ora mi sto facendo una "cultura" , sul web, sul transfert e il controtransfert, ma mi consenta: quest'ultimo non è visto così negativamente dagli studiosi, passati e contemporanei e ho notato che non è un evento raro. Sul fatto che il rapporto terapeutico potrebbe essere compromesso sono d'accordissimo. Ma in fondo se è l'amore a vincere, ciò non è una cosa meravigliosa?
Ricordo quando mi disse con gl'occhi lucidi e rossi: le donne l'hanno considerata un perdente a causa della sua disfunzione, lei in realtà contro tutte loro ha vinto, lei non è fatto per questi rapporti frugali: lei è superiore, lei ama, lei si emoziona, lei ha un cuore, mentre queste persone l'hanno perso. Poi il secondo episodio nell'ultima seduta: alla domanda "se la sua ragazza non vorrà concedersi lei cosa farà?" e io "saprò aspettare con pazienza", a quel punto la sua voce si è alterata e la lacrima l'ho notata mentre mi diceva "è molto tenero da parte sua", me l'ha ripetuto tante volte.
Non so se sto fantasticando oltremodo, perchè ricordo che, dopo il primo mese di terapia, le chiesi se potevo darle del tu, lei mi ha risposto fermamente che l'iter terapeutico non lo prevede.
Quindi Dr. Vita secondo lei la dottoressa può essere coinvolta sentimentalmente? Se davvero così fosse, sarebbe una cosa fantastica.
Grazie per la pazienza e
Distinti saluti.
La ringrazio per la lunga risposta e, a questo punto, mi scuso per aver reagito in malomodo.
Non pensavo di aver scatenato tutto questo putiferio, addirittura mail private beffarde, sarcastiche e derisorie, ma perchè? Contro chi? Sono incredulo.
Io ho scoperto questo sito, e l'ho quindi consultato, per questioni legate a disfunzione erettile, poi sono passato alla visita vera e propria dallo specialista, all'inizio si era ipotizzata una questione organica, poi le controprove hanno dato un risultato completamente diverso e ora quasi per caso mi sono ritrovato dalla terapeuta. Ora sto meglio, le erezioni stanno tornando, grazie alle doti morali della mia attuale ragazza, cosa che più apprezzo in una donna.
Mi sono rivolto a voi esperti, per sapere se fosse normale o meno un atteggiamento simile da parte di una terapeuta, altrimenti a chi lo chiedevo? Non certo alla dottoressa in questione.
Ora mi sto facendo una "cultura" , sul web, sul transfert e il controtransfert, ma mi consenta: quest'ultimo non è visto così negativamente dagli studiosi, passati e contemporanei e ho notato che non è un evento raro. Sul fatto che il rapporto terapeutico potrebbe essere compromesso sono d'accordissimo. Ma in fondo se è l'amore a vincere, ciò non è una cosa meravigliosa?
Ricordo quando mi disse con gl'occhi lucidi e rossi: le donne l'hanno considerata un perdente a causa della sua disfunzione, lei in realtà contro tutte loro ha vinto, lei non è fatto per questi rapporti frugali: lei è superiore, lei ama, lei si emoziona, lei ha un cuore, mentre queste persone l'hanno perso. Poi il secondo episodio nell'ultima seduta: alla domanda "se la sua ragazza non vorrà concedersi lei cosa farà?" e io "saprò aspettare con pazienza", a quel punto la sua voce si è alterata e la lacrima l'ho notata mentre mi diceva "è molto tenero da parte sua", me l'ha ripetuto tante volte.
Non so se sto fantasticando oltremodo, perchè ricordo che, dopo il primo mese di terapia, le chiesi se potevo darle del tu, lei mi ha risposto fermamente che l'iter terapeutico non lo prevede.
Quindi Dr. Vita secondo lei la dottoressa può essere coinvolta sentimentalmente? Se davvero così fosse, sarebbe una cosa fantastica.
Grazie per la pazienza e
Distinti saluti.
[#17]
Gentile Utente,
Torniamo ad un tono più giocoso.
Mi dica, ma lei veramente ha deciso di "veleggiare" verso i mari del sud? Guardi che non c'è niente di male se un paziente e la sua terapeuta si innamorano. E' successo altre volte, anche ai grandi. Pensi a Jung che amò una sua paziente: Sabina Spielrein.
Ma non è corretto e la terapia va a monte.
Niente di male.
La sua terapeuta, forse, tra la sua professionalità e l'amore, sceglierà l'amore. Viva l'amour!!
Non mi dica però che sono io a mancare di professionalità. Ho insegnato anche deontologia professionale in un corso paramedico.
Ma questa è un'altra storia.
Gliela racconterò un'altra volta.
Cordialmente.
Tanti auguri.
Torniamo ad un tono più giocoso.
Mi dica, ma lei veramente ha deciso di "veleggiare" verso i mari del sud? Guardi che non c'è niente di male se un paziente e la sua terapeuta si innamorano. E' successo altre volte, anche ai grandi. Pensi a Jung che amò una sua paziente: Sabina Spielrein.
Ma non è corretto e la terapia va a monte.
Niente di male.
La sua terapeuta, forse, tra la sua professionalità e l'amore, sceglierà l'amore. Viva l'amour!!
Non mi dica però che sono io a mancare di professionalità. Ho insegnato anche deontologia professionale in un corso paramedico.
Ma questa è un'altra storia.
Gliela racconterò un'altra volta.
Cordialmente.
Tanti auguri.
[#18]
Utente
Gentile Dottore.
In questi giorni ho letto anche di Jung e Sabina e anche il codice deontologico.
In effetti ero propenso a un terapeuta piuttosto che a "una". E' capitata lei, coetanea e bella. Ripeto comunque che è probabile che si stiano facendo i conti senza l'oste e che abbia fantasticato su una reazione che magari, nulla ha a che fare con il sottoscritto, può darsi che si tratti di "risonanze".
Può darsi, anzi sicuramente andrò in seduta, suscitando grande stupore e nulla di concreto si realizzerà. Forse si, ci sarà un minimo di sentimento da parte sua ma, lì si fermerà e la professionalità prenderà il sopravvento.
Cordialità.
In questi giorni ho letto anche di Jung e Sabina e anche il codice deontologico.
In effetti ero propenso a un terapeuta piuttosto che a "una". E' capitata lei, coetanea e bella. Ripeto comunque che è probabile che si stiano facendo i conti senza l'oste e che abbia fantasticato su una reazione che magari, nulla ha a che fare con il sottoscritto, può darsi che si tratti di "risonanze".
Può darsi, anzi sicuramente andrò in seduta, suscitando grande stupore e nulla di concreto si realizzerà. Forse si, ci sarà un minimo di sentimento da parte sua ma, lì si fermerà e la professionalità prenderà il sopravvento.
Cordialità.
[#20]
Egregio Signore,
mi é capitato di leggere la Sua storia, una come tante, piena di spunti interessanti più che sufficienti nello stimolare, nel provocare reazioni razionali ed emotive che insieme formano la base per una singolare esperienza. L'Incontro. Con la Sua ragazza. Con la Sua terapeuta. Con gli Specialisti oggetto del Suo consulto. Con lo Scrivente. Ma ciò che più conta, con se stesso. Mi consenta di ragguagliarLa su un aspetto forse poco conosciuto, ma che dovrebbe essere tenuto nella giusta considerazione, almeno per minimizzare non infrequenti manipolazioni maldestre della relazione, maggiormente quella che si instaura tra paziente e terapeuta. Un incontro particolare e delicato assai il quale é caratterizzato prevalentemente da una domanda. Quella dell'Utente. E da una risposta. Quella del Terapeuta.
La prima solo raramente pone dei problemi, al contrario della seconda che da subito impegna lo Specialista a prendere una decisione. Usare qualsiasi strategia che il medesimo ritiene risolutiva nell'aiutare il cliente a raggiungere i suoi obiettivi e, naturalmente, senza spiegare alcunchè allo stesso, oppure decidere di mettere al corrente il cliente della tecnica psicologica utilizzata, vanificando però il risultato clinico.
Egregio Signore, augurandomi di essermi non solo spiegato, ma di essere riuscito a comunicarLe taluni aspetti del sapere psicologico, prima di informarLa su ulteriori particolari di questa Sua vicenda, concluderei momentaneamente, attendendo, se lo ritiene, un Suo intervento, comunicandoLe una affermazione che forse Le apparirà non troppo comprensibile.
La Didattica (ti spiego cosa faccio e perché lo faccio) e la Clinica (non ti spiego niente ma agisco per raggiungere il risultato) raramente possono viaggiare insieme.
Cordialità. Willy Murgolo
mi é capitato di leggere la Sua storia, una come tante, piena di spunti interessanti più che sufficienti nello stimolare, nel provocare reazioni razionali ed emotive che insieme formano la base per una singolare esperienza. L'Incontro. Con la Sua ragazza. Con la Sua terapeuta. Con gli Specialisti oggetto del Suo consulto. Con lo Scrivente. Ma ciò che più conta, con se stesso. Mi consenta di ragguagliarLa su un aspetto forse poco conosciuto, ma che dovrebbe essere tenuto nella giusta considerazione, almeno per minimizzare non infrequenti manipolazioni maldestre della relazione, maggiormente quella che si instaura tra paziente e terapeuta. Un incontro particolare e delicato assai il quale é caratterizzato prevalentemente da una domanda. Quella dell'Utente. E da una risposta. Quella del Terapeuta.
La prima solo raramente pone dei problemi, al contrario della seconda che da subito impegna lo Specialista a prendere una decisione. Usare qualsiasi strategia che il medesimo ritiene risolutiva nell'aiutare il cliente a raggiungere i suoi obiettivi e, naturalmente, senza spiegare alcunchè allo stesso, oppure decidere di mettere al corrente il cliente della tecnica psicologica utilizzata, vanificando però il risultato clinico.
Egregio Signore, augurandomi di essermi non solo spiegato, ma di essere riuscito a comunicarLe taluni aspetti del sapere psicologico, prima di informarLa su ulteriori particolari di questa Sua vicenda, concluderei momentaneamente, attendendo, se lo ritiene, un Suo intervento, comunicandoLe una affermazione che forse Le apparirà non troppo comprensibile.
La Didattica (ti spiego cosa faccio e perché lo faccio) e la Clinica (non ti spiego niente ma agisco per raggiungere il risultato) raramente possono viaggiare insieme.
Cordialità. Willy Murgolo
Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia
[#21]
Utente
Egregio Dr. Murgolo.
Fa sempre piacere sapere che qualcuno, senza richiedere qualcosa in cambio, si preoccupa della mia situazione.
Sono circa 20 giorni che non mi reco dalla terapeuta, prima perchè ero partito per le vacanze, ora lei si trova in clinica, non so i motivi: mi è stato riferito, credo e spero che non sia nulla di grave. Forse andrò da lei, in seduta, la prossima settimana, altrimenti se ne riparlerà a Settembre. Devo dire che sto molto meglio, credo che non servirà ancora a molto andare in seduta. Le disfunzioni sessuali ci sono ancora, ma le sto accettando con maggiore serenità, anche perchè ora, almeno con i vasodilatatori che ci sono in commercio, riesco ad avere rapporti soddisfacenti, cosa che prima non accadeva, ho anche dimezzato le dosi. Spero che tutto si possa risolvere a breve, anche per quanto riguarda l'EP.
Ora però credo di non riuscire più ad essere sincero con la terapeuta, perchè ora sta subentrando l'idea che io debba "apparire" ai suoi occhi e non più "essere". Ora mi trovo in un'enorme confusione: tra la mia ragazza, che tra l'altro finalmente si sta sbloccando; la terapeuta, che non so se sia interessata oppure è una mia sensazione, fatto sta che a me interessa; le mie disfunzioni.
Per quanto riguarda il suo intervento, mi potrebbe spiegare cortesemente, magari entrando nel mio caso specifico, cosa intende sostenere?
La ringrazio vivamente.
Distinti saluti.
Fa sempre piacere sapere che qualcuno, senza richiedere qualcosa in cambio, si preoccupa della mia situazione.
Sono circa 20 giorni che non mi reco dalla terapeuta, prima perchè ero partito per le vacanze, ora lei si trova in clinica, non so i motivi: mi è stato riferito, credo e spero che non sia nulla di grave. Forse andrò da lei, in seduta, la prossima settimana, altrimenti se ne riparlerà a Settembre. Devo dire che sto molto meglio, credo che non servirà ancora a molto andare in seduta. Le disfunzioni sessuali ci sono ancora, ma le sto accettando con maggiore serenità, anche perchè ora, almeno con i vasodilatatori che ci sono in commercio, riesco ad avere rapporti soddisfacenti, cosa che prima non accadeva, ho anche dimezzato le dosi. Spero che tutto si possa risolvere a breve, anche per quanto riguarda l'EP.
Ora però credo di non riuscire più ad essere sincero con la terapeuta, perchè ora sta subentrando l'idea che io debba "apparire" ai suoi occhi e non più "essere". Ora mi trovo in un'enorme confusione: tra la mia ragazza, che tra l'altro finalmente si sta sbloccando; la terapeuta, che non so se sia interessata oppure è una mia sensazione, fatto sta che a me interessa; le mie disfunzioni.
Per quanto riguarda il suo intervento, mi potrebbe spiegare cortesemente, magari entrando nel mio caso specifico, cosa intende sostenere?
La ringrazio vivamente.
Distinti saluti.
[#22]
Egregio Signore,
ho riflettuto molto sul Suo caso. Ho letto e riletto più volte i Suoi interventi alla ricerca di una soluzione che potesse consentirmi di esprimere il mio pensiero su questa Sua vicenda che di fatto si impernia su una trinità laica, da Lei segnalata, allorchè, concludendo il Suo ultimo intervento, Lei lamenta di trovarsi in una enorme confusione tra la Sua ragazza-la Terapeuta- le Sue disfunzioni.
Devo dirLe innanzitutto che Lei mostra una capacità di adattarsi sorprendente per la Sua giovane età. Mi riferisco, ad esempio, al coefficiente di qualità del Suo repertorio dialettico marcatamente rispettoso verso il pensiero altrui, quale che sia, pronto però ad una inversione di tendenza laddove qualcuno si permetta anche lontanamente di uscire dai limiti consentiti dalla nostra cultura e civiltà.
Lei mi chiede che cosa intendo sostenere con il mio intervento, magari riferendomi al Suo caso specifico.
Mi consenta di proporLe, se fosse daccordo, una modalità un poco inconsueta, ma che ha il vantaggio di non tentare forzature dialettiche in quei settori che magari a Lei interessano poco.
Dobbiamo anche porre attenzione nel trovare il giusto compromesso che consenta a me di poterLa informare su talune questioni tenendo ben in considerazione che da una parte é verissimo che in una relazione telematica non si deve fare niente che possa definirsi trattamento, in quanto non consentito, per una serie di ragioni. Dall'altra, non si può non riflettere che, con tutta la buona volontà, anche ciò che viene etichettato come semplice consiglio che cosa é se non una forma di trattamento, se pur involontario.
Intendiamoci, se un consiglio viene espresso da chi non considera la fonte degna di attenzione, nulla di grave può succedere. Ma, al contrario, un suggerimento che provenga da una persona verso la quale sentiamo stima ed ammirazione, allora non pare così improbabile che venga seguito. Non é forse questo un trattamento ? Inoltre. Mi sembra evidente che non possa esistere un trattamento solo perchè qualcuno afferma che é così. Similmente, non si può escludere che esso esista laddove qualcuno ne neghi la presenza.
Egregio Signore,
mi consenta per il momento di congedarmi. Ipotizzando una qualche traccia di perplessità in Lei, dal momento che ha proposto il Suo pensiero in chiave "trinità Laica" Le invio un accessorio di assoluta serietà.
" Metà di ciò che Ti dico Ti appare senza significato, ma lo faccio perché l'altra metà possa raggiungerti ".
Confidando di non essere frainteso, mi verrebbe da dirLe di ritenersi fortunato di aver incontrato sul suo cammino quella terapeuta, una persona designata a rappresentare ciò che forse é carente nel reale. Ma sicuramente qualificata a gestire le problematiche della Sua esistenza da un punto di vista professionale e non solo.
Le é balenato il pensiero di andarLa a trovare in Clinica ? Solo L'amore può guarire. Solo il coinvolgimento affettivo-emotivo può mettere in moto il processo di guarigione, non solo dei sintomi.
Mi permetta di segnalarLe che Lei, in quanto paziente, non ha il benchè minimo dovere di azionare i freni inibitori. Non é a Lei che viene richiesto il controllo del setting terapeutico. Lasci alla Sua terapeuta, che, parole Sue, é anche una donna attraente, la responsabilità di condurLa per mano.
Cordialità Willy Murgolo
ho riflettuto molto sul Suo caso. Ho letto e riletto più volte i Suoi interventi alla ricerca di una soluzione che potesse consentirmi di esprimere il mio pensiero su questa Sua vicenda che di fatto si impernia su una trinità laica, da Lei segnalata, allorchè, concludendo il Suo ultimo intervento, Lei lamenta di trovarsi in una enorme confusione tra la Sua ragazza-la Terapeuta- le Sue disfunzioni.
Devo dirLe innanzitutto che Lei mostra una capacità di adattarsi sorprendente per la Sua giovane età. Mi riferisco, ad esempio, al coefficiente di qualità del Suo repertorio dialettico marcatamente rispettoso verso il pensiero altrui, quale che sia, pronto però ad una inversione di tendenza laddove qualcuno si permetta anche lontanamente di uscire dai limiti consentiti dalla nostra cultura e civiltà.
Lei mi chiede che cosa intendo sostenere con il mio intervento, magari riferendomi al Suo caso specifico.
Mi consenta di proporLe, se fosse daccordo, una modalità un poco inconsueta, ma che ha il vantaggio di non tentare forzature dialettiche in quei settori che magari a Lei interessano poco.
Dobbiamo anche porre attenzione nel trovare il giusto compromesso che consenta a me di poterLa informare su talune questioni tenendo ben in considerazione che da una parte é verissimo che in una relazione telematica non si deve fare niente che possa definirsi trattamento, in quanto non consentito, per una serie di ragioni. Dall'altra, non si può non riflettere che, con tutta la buona volontà, anche ciò che viene etichettato come semplice consiglio che cosa é se non una forma di trattamento, se pur involontario.
Intendiamoci, se un consiglio viene espresso da chi non considera la fonte degna di attenzione, nulla di grave può succedere. Ma, al contrario, un suggerimento che provenga da una persona verso la quale sentiamo stima ed ammirazione, allora non pare così improbabile che venga seguito. Non é forse questo un trattamento ? Inoltre. Mi sembra evidente che non possa esistere un trattamento solo perchè qualcuno afferma che é così. Similmente, non si può escludere che esso esista laddove qualcuno ne neghi la presenza.
Egregio Signore,
mi consenta per il momento di congedarmi. Ipotizzando una qualche traccia di perplessità in Lei, dal momento che ha proposto il Suo pensiero in chiave "trinità Laica" Le invio un accessorio di assoluta serietà.
" Metà di ciò che Ti dico Ti appare senza significato, ma lo faccio perché l'altra metà possa raggiungerti ".
Confidando di non essere frainteso, mi verrebbe da dirLe di ritenersi fortunato di aver incontrato sul suo cammino quella terapeuta, una persona designata a rappresentare ciò che forse é carente nel reale. Ma sicuramente qualificata a gestire le problematiche della Sua esistenza da un punto di vista professionale e non solo.
Le é balenato il pensiero di andarLa a trovare in Clinica ? Solo L'amore può guarire. Solo il coinvolgimento affettivo-emotivo può mettere in moto il processo di guarigione, non solo dei sintomi.
Mi permetta di segnalarLe che Lei, in quanto paziente, non ha il benchè minimo dovere di azionare i freni inibitori. Non é a Lei che viene richiesto il controllo del setting terapeutico. Lasci alla Sua terapeuta, che, parole Sue, é anche una donna attraente, la responsabilità di condurLa per mano.
Cordialità Willy Murgolo
[#23]
Utente
Gentilissimo Dr. Murgolo.
La ringrazio davvero per il suo intervento e per il tempo che sta dedicando alla mia causa.
Non ho pensato di andarla a trovare in clinica, questo perchè non ritengo di avere la confidenza tale da potermelo permettere. Non so neanche i motivi per cui si trova in cura, mi è stato riferito dalla sua segretaria senza molti dettagli, so solo che dovrebbe essere dimessa il prossimo fine settimana.
Ho grandi dubbi circa le sensazioni che possa provare verso di me, ritengo che un coinvolgimento ci potrebbe anche stare, ma non so di quale entità. Per esempio quando mi telefona, si presenta dicendo "Buongiorno sono Maria......(pausa)....Rossi" (nome di fantasia), non con voce ferma "sono la Dottoressa Rossi", questo può significare qualcosa?
Per quanto riguarda la mia ragazza: è una persona molto dolce, pura, di buona famiglia e di sani principi: quello che ho sempre cercato, perchè se oggi sono in cura presso specialisti e psicologi, è molto probabile che sia dovuto al mio disgusto verso il genere femminile: dai loro facili costumi, dalla promiscuità dei loro rapporti, dalla loro insensibilità, ecc. a tal punto da crearmi tali sintomi. Chiaramente l'attrazione verso la donna ancora c'è, non sono passato "di là": rimango colpito da diverse donne, chi per un motivo, chi per un altro, ma senza esserne mai completamente attratto.
La terapeuta mi da l'idea di una donna molto dolce, chi meglio di lei potrebbe capirmi? Oltretutto è anche attraente, forse più della mia ragazza, ed è anche coetanea.
Prossimamente tornerò in seduta, il problema ora è che se prima andavo lì per un sostegno, essendo più sincero possibile, d'ora in poi andrò lì perchè ci potrebbe essere "terra di conquista" e mi sarà quindi difficile essere completamente sincero.
Grazie di cuore per l'intervento.
Cordialità.
La ringrazio davvero per il suo intervento e per il tempo che sta dedicando alla mia causa.
Non ho pensato di andarla a trovare in clinica, questo perchè non ritengo di avere la confidenza tale da potermelo permettere. Non so neanche i motivi per cui si trova in cura, mi è stato riferito dalla sua segretaria senza molti dettagli, so solo che dovrebbe essere dimessa il prossimo fine settimana.
Ho grandi dubbi circa le sensazioni che possa provare verso di me, ritengo che un coinvolgimento ci potrebbe anche stare, ma non so di quale entità. Per esempio quando mi telefona, si presenta dicendo "Buongiorno sono Maria......(pausa)....Rossi" (nome di fantasia), non con voce ferma "sono la Dottoressa Rossi", questo può significare qualcosa?
Per quanto riguarda la mia ragazza: è una persona molto dolce, pura, di buona famiglia e di sani principi: quello che ho sempre cercato, perchè se oggi sono in cura presso specialisti e psicologi, è molto probabile che sia dovuto al mio disgusto verso il genere femminile: dai loro facili costumi, dalla promiscuità dei loro rapporti, dalla loro insensibilità, ecc. a tal punto da crearmi tali sintomi. Chiaramente l'attrazione verso la donna ancora c'è, non sono passato "di là": rimango colpito da diverse donne, chi per un motivo, chi per un altro, ma senza esserne mai completamente attratto.
La terapeuta mi da l'idea di una donna molto dolce, chi meglio di lei potrebbe capirmi? Oltretutto è anche attraente, forse più della mia ragazza, ed è anche coetanea.
Prossimamente tornerò in seduta, il problema ora è che se prima andavo lì per un sostegno, essendo più sincero possibile, d'ora in poi andrò lì perchè ci potrebbe essere "terra di conquista" e mi sarà quindi difficile essere completamente sincero.
Grazie di cuore per l'intervento.
Cordialità.
[#24]
Psicologo
Gentile utente,
la sua questione mi ha incuriosita.
Al di là di ogni possibile spiegazione o critica, io sono del parere che esista un solo punto fermo in questa faccenda: lei deve fare uno sforzo e deve parlare chiaramente e sinceramente con la sua terapeuta.
Solo così facendo lei otterrà delle risposte, positive o negative che siano.
Cordialità
la sua questione mi ha incuriosita.
Al di là di ogni possibile spiegazione o critica, io sono del parere che esista un solo punto fermo in questa faccenda: lei deve fare uno sforzo e deve parlare chiaramente e sinceramente con la sua terapeuta.
Solo così facendo lei otterrà delle risposte, positive o negative che siano.
Cordialità
[#26]
Utente
Gentilissimi Professori.
Oggi dopo circa un mese e mezzo sono tornato in seduta, penso, almeno temporaneamente, di aver risolto quasi completamente i miei problemi: credo che potrei evitare di andare in seduta questo periodo. Sono tornato soprattutto per un motivo: rivedere la terapeuta.
Oggi mi è sembrato che si sia di nuovo un pò emozionata, ma molto meno delle altre volte, dicendomi che solo con dei rapporti sinceri, il mio corpo riesce a funzionare bene (circa il problema di cui sopra). Dopo ciò debbo dire che è stata una seduta atipica: la dottoressa ha fatto prima un parallelismo tra il fatto che quest'estate non ho visto per un mese la mia ragazza (ora ex) e che ciò avrebbe potuto darmi fastidio e la mia assenza in seduta da lei per un mese e mezzo e che ciò le avrebbe potuto dare fastidio, ha concluso dicendomi: "un posto per lei però alla fine lo troviamo sempre", questo discorso per me è stato poco chiaro. Dopo parlando di tradimento mi ha detto "ma se io curo altri pazienti lei si sente tradito? Perche quando ero paziente, a mia volta, io mi sentivo tradita!" Al di là che mi chiedo se una terapeuta può fare tali confessioni, oggi stavo quasi per dirle ciò che pensavo ma purtroppo non ce l'ho fatta, la situazione era adatta, la questione è che purtroppo non siamo in disco, nè al bar, nè alla fermata dell'autobus, dunque mi rimane molto difficile relazionarmi con lei in tal senso. Tra l'altro non ha voluto neanche che la corrispondessi in quanto non aveva ricevute fiscali, dicendomi "la prossima volta".
Sono da un lato contento perchè sto meglio e la situazione si sta facendo intrigante, da un lato confuso: non capisco se il suo è un atteggiamento professionale o c'è qualcos'altro: oggi prima di farmi la domanda di cui sopra, mi ha fatto un ragionamento alquanto astruso, ma vedendo che non comprendevo mi ha detto: "mi scusi mi trovo in difficoltà" e poi ha risolto formulandomi quella domanda. Debbo dire anche che, dai discorsi che fa, traspare in lei una difficoltà ad accettare una situazione in cui un suo ipotetico compagno soffra di tali disfunzioni, anche se per quanto mi riguarda non sono organiche ma psicologiche e comunque in via di seria risoluzione.
Ho molte perplessità.
Distinti saluti.
Oggi dopo circa un mese e mezzo sono tornato in seduta, penso, almeno temporaneamente, di aver risolto quasi completamente i miei problemi: credo che potrei evitare di andare in seduta questo periodo. Sono tornato soprattutto per un motivo: rivedere la terapeuta.
Oggi mi è sembrato che si sia di nuovo un pò emozionata, ma molto meno delle altre volte, dicendomi che solo con dei rapporti sinceri, il mio corpo riesce a funzionare bene (circa il problema di cui sopra). Dopo ciò debbo dire che è stata una seduta atipica: la dottoressa ha fatto prima un parallelismo tra il fatto che quest'estate non ho visto per un mese la mia ragazza (ora ex) e che ciò avrebbe potuto darmi fastidio e la mia assenza in seduta da lei per un mese e mezzo e che ciò le avrebbe potuto dare fastidio, ha concluso dicendomi: "un posto per lei però alla fine lo troviamo sempre", questo discorso per me è stato poco chiaro. Dopo parlando di tradimento mi ha detto "ma se io curo altri pazienti lei si sente tradito? Perche quando ero paziente, a mia volta, io mi sentivo tradita!" Al di là che mi chiedo se una terapeuta può fare tali confessioni, oggi stavo quasi per dirle ciò che pensavo ma purtroppo non ce l'ho fatta, la situazione era adatta, la questione è che purtroppo non siamo in disco, nè al bar, nè alla fermata dell'autobus, dunque mi rimane molto difficile relazionarmi con lei in tal senso. Tra l'altro non ha voluto neanche che la corrispondessi in quanto non aveva ricevute fiscali, dicendomi "la prossima volta".
Sono da un lato contento perchè sto meglio e la situazione si sta facendo intrigante, da un lato confuso: non capisco se il suo è un atteggiamento professionale o c'è qualcos'altro: oggi prima di farmi la domanda di cui sopra, mi ha fatto un ragionamento alquanto astruso, ma vedendo che non comprendevo mi ha detto: "mi scusi mi trovo in difficoltà" e poi ha risolto formulandomi quella domanda. Debbo dire anche che, dai discorsi che fa, traspare in lei una difficoltà ad accettare una situazione in cui un suo ipotetico compagno soffra di tali disfunzioni, anche se per quanto mi riguarda non sono organiche ma psicologiche e comunque in via di seria risoluzione.
Ho molte perplessità.
Distinti saluti.
[#27]
(..)Dopo parlando di tradimento mi ha detto "ma se io curo altri pazienti lei si sente tradito? Perche quando ero paziente, a mia volta, io mi sentivo tradita (..)
Gentile ragazzo, dal mio punto di vista queste non sono confessioni ,ma l'approfondimento di particolari dinamiche emotive che possono determinarsi durante una seduta e chiedere al paziente se si sente tradito , seppur paragonandolo a se stessi, altro non è che una valutazione del livello di transfert.
Non mi sembra ci sia nulla di atipico.
Per capire se i suoi siano castelli in aria o meno non le resta che esplicitare i suoi sentimenti, anche perchè questo è necessario per la prosecuzione della terapia che deve basarsi sulla sincera espressione dei vissuti emotivi. Sarà la professionalità della terapeuta a farle gestire la situazione.
saluti
Gentile ragazzo, dal mio punto di vista queste non sono confessioni ,ma l'approfondimento di particolari dinamiche emotive che possono determinarsi durante una seduta e chiedere al paziente se si sente tradito , seppur paragonandolo a se stessi, altro non è che una valutazione del livello di transfert.
Non mi sembra ci sia nulla di atipico.
Per capire se i suoi siano castelli in aria o meno non le resta che esplicitare i suoi sentimenti, anche perchè questo è necessario per la prosecuzione della terapia che deve basarsi sulla sincera espressione dei vissuti emotivi. Sarà la professionalità della terapeuta a farle gestire la situazione.
saluti
[#28]
Utente
Gentile Professore.
La cosa che mi è sembrata strana è confessare che sia stata paziente. Lo ritengo strano in quanto così facendo (prendo in prestito una frase di un suo collega) ha perso quell'habitus scientifico e armonico che la conraddistingueva. Confessando ciò invece, un terapeuta, scende al mio livello, mettendo in discussione la sua figura professionale. Ma in ragione del fatto per cui scrivo, questo lo ritengo un problema alquanto marginale.
Cordialità.
La cosa che mi è sembrata strana è confessare che sia stata paziente. Lo ritengo strano in quanto così facendo (prendo in prestito una frase di un suo collega) ha perso quell'habitus scientifico e armonico che la conraddistingueva. Confessando ciò invece, un terapeuta, scende al mio livello, mettendo in discussione la sua figura professionale. Ma in ragione del fatto per cui scrivo, questo lo ritengo un problema alquanto marginale.
Cordialità.
[#29]
Gentile utente,
probabilmente la Sua terapeuta si riferiva a quando, nel corso della sua formazione specialistica, ha effettuato un training psicoterapeutico, si potrebbe dire come "paziente".
Questo di per sé non Le deve far perdere considerazione nella Sua dottoressa: per alcune Scuole di formazione in psicoterapia è obbligatorio che i futuri specialisti facciano una propria psicoterapia, e comunque è sempre consigliabile imparare a conoscere a fondo la propria mente e le proprie dinamiche psichiche prima di iniziare a "lavorare" su quella degli altri.
Un consiglio: sia autentico con la Sua terapeuta, sia negli eventuali sentimenti che prova per lei, sia per il vissuto di delusione che ci ha raccontato adesso. Tenersi queste emozioni per sé non fa progredire adeguatamente la psicoterapia.
Cordiali saluti.
probabilmente la Sua terapeuta si riferiva a quando, nel corso della sua formazione specialistica, ha effettuato un training psicoterapeutico, si potrebbe dire come "paziente".
Questo di per sé non Le deve far perdere considerazione nella Sua dottoressa: per alcune Scuole di formazione in psicoterapia è obbligatorio che i futuri specialisti facciano una propria psicoterapia, e comunque è sempre consigliabile imparare a conoscere a fondo la propria mente e le proprie dinamiche psichiche prima di iniziare a "lavorare" su quella degli altri.
Un consiglio: sia autentico con la Sua terapeuta, sia negli eventuali sentimenti che prova per lei, sia per il vissuto di delusione che ci ha raccontato adesso. Tenersi queste emozioni per sé non fa progredire adeguatamente la psicoterapia.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Marisa Nicolini, psicologa-psicoterapeuta
m_nicolini@virgilio.it
riceve a Roma e a Viterbo
Questo consulto ha ricevuto 30 risposte e 23.6k visite dal 11/07/2009.
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