Poca motivazione al lavoro e produttività che scende

Buongiorno, vorrei chiedere un vostro parere sulla mia attuale situazione al lavoro dalla quale non vengo a capo.

Ho iniziato a lavorare a Gennaio in un ufficio (a contatto col pubblico) , vicino a casa mia e con un buon giro di clienti, tutto sommato non male.


A Giugno mi hanno trasferito in un altro ufficio, più distante e con molto poco "movimento" e da lì è iniziato il declino:

- come anche prima lavoro sempre da solo, e se non entrano clienti non ho interazioni per tutta la giornata.

- esco alle 7 e 45 di casa e torno alle 19.45, perché l'orario è spezzato: due ore di pausa pranzo che mi annoiano mortalmente, il tempo non passa mai e la giornata è infinita
- abbiamo obiettivi commerciali, ripetuto dai superiori ogni giorno: bisogna fare contratti, reportizzati ogni giorno, se non entrano persone...,, , beh,, , , , bisogna chiamare o inventarsi qualcosa.


Tornato dalle ferie, all'inizio di Settembre, mi è presa una stanca incredibile: troppi rifiuti al telefono mi avevano demoralizzato; ho poca motivazione perché vedo che in un contesto del genere è difficile vendere e non ho strumenti aziendali sufficienti.

Ma alla fine, cosa principale, mi annoio in una maniera mortale: giornate lunghissime, a volte l'orologio sembra che congiuri verso di me, passate a scervellarmi per trovare soluzioni che non trovo, sempre costantemente da solo.

Non sono pagato a provvigione, ho lo stipendio sicuro fino a Gennaio, ma anche se ho esposto ai mie capi le criticità del posto, loro comprendono e solidarizzano ma è molto probabile che poi mi lascino a casa.

Cosa importante: le vendite che porto a termine sono sempre oneste al 100 %, perché è un mio principio che non sono disposto a vendere.
Mi fa forse onore, certi colleghi barano un pochino, portando a resoconto però ovviamente numeri più alti.



Mi piacerebbe avere un vostro parere e un consiglio su quali tecniche psicologiche possano essere efficaci in situazioni in cui la scarsa motivazione e la noia diventano insopportabili.
Mi prende una tale ansia ogni mattina di dover pazientare lì due ore senza distrazioni, e il resto della giornata che sembra durare all'infinito, senza portare magari nulla o prendendomi tanti "no", educati per carità, ma sempre rifiuti sono.

A volte mi do forza pensando allo stipendio e al fatto che dimostro ai familiari che "resisto", per far vedere che anche io sono un maschio alpha e non mi lamento del lavoro ma miro alla mia autonomia, ma manco loro sono contenti della situazione.

Grazie
Alberto
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Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3
Gentile Alberto,
sembra che questa situazione lavorativa non faccia proprio al caso suo, non solo per la sensazione di noia che porta con sè, ma anche perchè mi sembra che le restituisca un'immagine di sè poco utile e sensata.
Mi chiedo quanto il suo bisogno di dare l'impressione di "essere un maschio alpha" la spinga ad accettare quanto sopra e a cosa ritiene che corrisponda tale sacrificio i n termini della sua autostima e del suo valore personale.

Non ci sono strategie psicologiche per affrontare la noia in questa sua situazione, ma forse fermarsi a riflettere su dove la motivazione la spinge potrebbe essere utile.

Cordiali saluti
Dott.ssa Federica Meriggioli

Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com

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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile Alberto,
già cinque anni fa ci scriveva delle sue difficoltà a mostrare attenzione, solerzia e continuità nel lavoro, per cui dalla buona impressione iniziale era passato più volte a bruschi licenziamenti.
Ci scriveva anche che nessuno dei lavori intrapresi era la sua passione. Ma lei ha un interesse ben preciso? In quale facoltà si è laureato?
Adesso quest'ultimo lavoro le consentirebbe, oltre allo stipendio, molto tempo libero per fare sport, per leggere, per scrivere, per imparare a suonare uno strumento, per prendere una seconda laurea online, per coltivare le amicizie e farne di nuove, sfruttando le tante ore vuote e anche le due ore di pausa pranzo che le sembrano noiose. Ma perché allora non torna a casa, per pranzo?
Mi chiedo se lei è seguito da uno psicologo per meglio gestire questo difficile rapporto con il lavoro, oltre che per gli altri problemi di cui ci scrisse dieci anni fa.
Qui non si tratta di essere -o sembrare ad altri- un "maschio alfa", ma di ottenere, attraverso la sua attività, come tutti, non solo uno stipendio, ma il piacere di impiegare in modo utile e produttivo la sua vita.
Ci tenga al corrente.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#3]
Utente
Utente
Buongiorno Dott.ssa,
il tempo libero in verità è pochissimo, perché a parte il weekend dove pratico sport e attività che mi piacciono,il lavoro mi occupa tutta la giornata e non posso tornare a casa durante la pausa perchè sono troppo distante.
Non posso neanche impiegare il tempo al lavoro per altro. Per lo meno, posso fare ricerche su Internet ma devo essere reperibile, ma soprattutto raggiungere quegli obiettivi commerciali che mi chiedono e che ultimamente vedo come molto difficili.
Io ho molti interessi ma nessuno monetizzabile alla mia età, 34 anni, sarebbe un'impresa impossibile e rischiosa.
Forse dovrei focalizzarmi sui benefici sociali che può dare il lavoro: comunque non essere disoccupato ti colloca nella società e da una chance in più per trovare una donna.
La ringrazio comunque
Alberto
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
lei continua ad eludere le domande dirette che ci permetterebbero di aiutarla meglio.
Gliele elenco:
1) In cosa è laureato (laurea triennale o magistrale)?
2) Quali sono i suoi interessi reali, indipendentemente dal fatto che siano o no monetizzabili?
3) Sta seguendo un percorso di cura, farmacologico e soprattutto psicoterapico?
4) Quali sono gli "obiettivi commerciali" che le vengono imposti? Ritiene di avere le informazioni corrette per conseguirli, e le idonee competenze?
Le ricordo che se può fare ricerche su Internet può seguire corsi online di tutti i generi, e che le due ore di pausa pranzo sarebbero ben utilizzate cercando di conoscere qualche ragazza, se ne ha desiderio.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Buongiorno Dott.ssa,
sono laureato in economia, ma tornando indietro avrei scelto altro.
I miei interessi principali sono gli sport outdoor, che pratico nel weekend.
Non sto seguendo un percorso psicoterapico al momento, ma in passato sì, ma senza grandi risultati.
Ho obiettivi commerciali legati alla quantità di contratti stipulati giornalmente/settimanalmente. Se come in questo caso non ho afflusso di gente per poter proporre, devo fare telemarketing, una mansione non solo iper-stancante ma che mi sta demotivando, perchè i "no" costituiscono il 90 %. Sono ritenuto professionalmente bravo, nel senso che sono preciso, attento ai clienti (che spesso mi elogiano) ma non sono molto bravo a vendere, non riesco a concludere molto, forse perché sono troppo onesto, o troppo poco sfacciato, oppure non ho la grinta necessaria per un lavoro del genere, oppure non riesco ad avere forza d'animo per sopportare un sacco di rifiuti per tirare fuori qualche "sì".
Quindi forse è meglio che aspetti la fine del contratto e poi opti per qualcos'altro, perché come oggi mi ha detto la mia responsabile in maniera pacata : "se non avrai qualche idea per cambiare la situazione, finirai per odiare a tal punto la cosa da gettare la spugna".
Grazie per l'attenzione
Alberto
[#6]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile Alberto,
se la sua è una laurea magistrale (di nuovo ha omesso la risposta a questa e ad altre mie domande) perché non prende in considerazione l'impiego in un ufficio, pubblico o privato?
Il suo interesse per lo sport la renderebbe idoneo al lavoro presso negozi sportivi, tipo Decathlon.
So che anni fa si trovò male in un'attività di questo tipo, ma penso abbia avuto modo di lavorare su quelle sviste sistematiche (l'appendino fuori posto, la racchetta appesa sottosopra etc.) per cui i superiori non apprezzarono il suo lavoro. Probabilmente erano frutto della sua ansia, ma anche di un'imperfetta valutazione delle regole per condurre bene le sue attività.
Trovo un analogo scollamento tra le esigenze della professione e le sue azioni, in queste frasi: "Sono ritenuto professionalmente bravo, nel senso che sono preciso, attento ai clienti (che spesso mi elogiano) ma non sono molto bravo a vendere".
Ma in un'attività che ha come scopo la vendita, chi non vende può ritenersi "professionalmente bravo"? Potrebbe essere senz'altro una brava persona, un uomo gentile e amabile, ma non un bravo venditore, mentre l'azienda ha bisogno proprio di questo.
Ribadisco questi punti perché è questo suo non vedere cosa davvero le si chiede a determinare il suo scollamento dall'ambito lavorativo e a crearle continui disagi forse anche in altri ambiti, e chissà, pure nell'approccio con le donne.
Non so che tipo di terapia abbia fatto in passato e per quale ragione le sia apparsa poco utile.
Al momento proverei una terapia strategica, puntando a risultati definiti e concreti sul breve periodo.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com