Ansia dopo che lui è entrato in crisi
Buon pomeriggio, scrivo perché ho una situazione che non riesco a risolvere.
Il mio partner dopo 3 anni che stiano insieme, circa 2 mesi fa è entrato in depressione a causa di un problema famigliare.
Improvvisamente è cambiato completamente, da quando era dolce è affettuoso, è diventato distante e si è chiuso in se stesso.
Ad agosto ho provato a fargli capire che aveva bisogno di uno psicologo (mi ha detto di sentire un vuoto interiore, un senso di aridità, di non essere meritevole di amore) la sua risposta è stata che dovevo farmi i fatti miei e che avrebbe risolto da solo.
Il problema è che da quando siamo tornati dalle vacanze lui non mi ha voluto più vedere (dicendo che gli prende l'ansia al solo pensiero), finché io non ho messo una barriera tra me e lui e ho detto prendiamoci una pausa.
Mi stavo riprendendo, finché l'altro ieri non l'ho rivisto e sto con un'ansia che non mi ha dormire.
Io sono una persona controllante e quindi già vivo malissimo questo momento.
Vorrei aiutarlo, stargli vicino ma lui mi ha detto chiaramente che deve risolvere da solo.
Penso che l'unica soluzione è lasciarlo, ma sto male al solo pensiero.
Come faccio a placare l'ansia?
L'ansia mi sta comunicando che non posso più andare avanti così.
Mi sento davanti ad un bivio, scelgo ancora lui, o questa volta ne stessa?
Il mio partner dopo 3 anni che stiano insieme, circa 2 mesi fa è entrato in depressione a causa di un problema famigliare.
Improvvisamente è cambiato completamente, da quando era dolce è affettuoso, è diventato distante e si è chiuso in se stesso.
Ad agosto ho provato a fargli capire che aveva bisogno di uno psicologo (mi ha detto di sentire un vuoto interiore, un senso di aridità, di non essere meritevole di amore) la sua risposta è stata che dovevo farmi i fatti miei e che avrebbe risolto da solo.
Il problema è che da quando siamo tornati dalle vacanze lui non mi ha voluto più vedere (dicendo che gli prende l'ansia al solo pensiero), finché io non ho messo una barriera tra me e lui e ho detto prendiamoci una pausa.
Mi stavo riprendendo, finché l'altro ieri non l'ho rivisto e sto con un'ansia che non mi ha dormire.
Io sono una persona controllante e quindi già vivo malissimo questo momento.
Vorrei aiutarlo, stargli vicino ma lui mi ha detto chiaramente che deve risolvere da solo.
Penso che l'unica soluzione è lasciarlo, ma sto male al solo pensiero.
Come faccio a placare l'ansia?
L'ansia mi sta comunicando che non posso più andare avanti così.
Mi sento davanti ad un bivio, scelgo ancora lui, o questa volta ne stessa?
[#1]
Gentile utente,
Lei osserva che:
- "Penso che l'unica soluzione è lasciarlo,
- ma sto male al solo pensiero.
- Come faccio a placare l'ansia?"
Provo a separare i tre differenti aspetti del problema, con l'obiettivo di renderlo più comprensibile,
e dunque maggiormente affrontabile.
1. Il partner.
Partiamo dalla situazione del Suo partner, di cui Lei ci dice che soffre di depressione.
Gli è stata diagnosticata? Da quale specialista? Attualmente come la sta curando: con i farmaci?
2. Lei lo lascia?
Passiamo alla Sua, di situazione. A fronte dei sintomi del Suo compagno (che noi conosciamo unicamente per come Lei li descrive) Lei pensa di lasciarlo.
. Perché mai lasciare un sofferente, tanto più quando si sta "male al solo pensiero"? E' pur vero che "La malattia fa divorziare la coppia" (v. link), come mai?
. Forse perché essendo Lei - per dirla con parole Sue - "una persona controllante" non è in grado di far fronte a queste manifestazioni impreviste? In questo caso il problema è Suo; esso sta nell'essere controllante, cioè di aver bisogno di tenere sotto controllo le situazioni.
3. Come placare l'ansia?
Il terzo aspetto riguarda il "come faccio a placare l'ansia?" Qui già si comincia a centrare il problema, e cioè:
*se il mio partner - a causa di una malattia - è diventato diverso da come io lo conosco, e ciò mi causa inquietudine e ansia, posso agire su di me: l'unica persona sulla quale io ho potere*.
La nostra risposta a questo interrogativo è:
Sì, si rivolga ad un* Psicoterapeuta, che sicuramente l'aiuterà a affrontare l'ansia insegnandoLe delle tecniche adeguata, ma anche lavorando sul Suo essere controllante.
. ..... .
Detto ciò, proprio prendendo spunto dal Suo interessante consulto, mi sento di aggiungere che stare vicini ad una persona amata depressa è altamente impegnativo per il familiare caregiver,
. sia da un punto di vista affettivo (cioè dei sentimenti ed emozioni che prova);
. sia da un punto di vista cognitivo, perché risulta generalmente difficile capire i meccanismi che portano una persona a inoltrarsi un tunnel buio da cui sembra non riuscire a vedere la luce, quella luce che tutti intorno invece scorgono.
Per questo noi raccomandiamo che i familiari delle persone che soffrono di depressione (patologia che ha bisogno però di essere diagnosticata dallo specialista) siano seguiti psicologicamente;
proprio per evitare meccanismi di distanziamento affettivo, di fuga, di aggressività verso la persona che già di suo soffre, senza capire il perchè.
Ciò vale del resto per tutte le malattie fisiche e psichiche, come potrà leggere qui: https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4800-la-malattia-fa-divorziare-la-coppia.html .
Mi auguro di essere risultata chiara su una tematica assai articolata;
in altro caso La invito ad aggiungere una replica di approfondimento, Le risponderemo certamente.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Lei osserva che:
- "Penso che l'unica soluzione è lasciarlo,
- ma sto male al solo pensiero.
- Come faccio a placare l'ansia?"
Provo a separare i tre differenti aspetti del problema, con l'obiettivo di renderlo più comprensibile,
e dunque maggiormente affrontabile.
1. Il partner.
Partiamo dalla situazione del Suo partner, di cui Lei ci dice che soffre di depressione.
Gli è stata diagnosticata? Da quale specialista? Attualmente come la sta curando: con i farmaci?
2. Lei lo lascia?
Passiamo alla Sua, di situazione. A fronte dei sintomi del Suo compagno (che noi conosciamo unicamente per come Lei li descrive) Lei pensa di lasciarlo.
. Perché mai lasciare un sofferente, tanto più quando si sta "male al solo pensiero"? E' pur vero che "La malattia fa divorziare la coppia" (v. link), come mai?
. Forse perché essendo Lei - per dirla con parole Sue - "una persona controllante" non è in grado di far fronte a queste manifestazioni impreviste? In questo caso il problema è Suo; esso sta nell'essere controllante, cioè di aver bisogno di tenere sotto controllo le situazioni.
3. Come placare l'ansia?
Il terzo aspetto riguarda il "come faccio a placare l'ansia?" Qui già si comincia a centrare il problema, e cioè:
*se il mio partner - a causa di una malattia - è diventato diverso da come io lo conosco, e ciò mi causa inquietudine e ansia, posso agire su di me: l'unica persona sulla quale io ho potere*.
La nostra risposta a questo interrogativo è:
Sì, si rivolga ad un* Psicoterapeuta, che sicuramente l'aiuterà a affrontare l'ansia insegnandoLe delle tecniche adeguata, ma anche lavorando sul Suo essere controllante.
. ..... .
Detto ciò, proprio prendendo spunto dal Suo interessante consulto, mi sento di aggiungere che stare vicini ad una persona amata depressa è altamente impegnativo per il familiare caregiver,
. sia da un punto di vista affettivo (cioè dei sentimenti ed emozioni che prova);
. sia da un punto di vista cognitivo, perché risulta generalmente difficile capire i meccanismi che portano una persona a inoltrarsi un tunnel buio da cui sembra non riuscire a vedere la luce, quella luce che tutti intorno invece scorgono.
Per questo noi raccomandiamo che i familiari delle persone che soffrono di depressione (patologia che ha bisogno però di essere diagnosticata dallo specialista) siano seguiti psicologicamente;
proprio per evitare meccanismi di distanziamento affettivo, di fuga, di aggressività verso la persona che già di suo soffre, senza capire il perchè.
Ciò vale del resto per tutte le malattie fisiche e psichiche, come potrà leggere qui: https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4800-la-malattia-fa-divorziare-la-coppia.html .
Mi auguro di essere risultata chiara su una tematica assai articolata;
in altro caso La invito ad aggiungere una replica di approfondimento, Le risponderemo certamente.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.4k visite dal 24/09/2022.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.