Adolescente ingestibile
Buongiorno, ho una figlia di 13 anni, che da un anno a questa parte è diventata totalmente ingestibile.
Capisco l'adolescenza sempre più precoce e tutto ciò che comporta, ma la situazione in casa è sempre più pesante.
Risponde male, è perennemente arrabbiata, infastidita da tutto.
Non ci parla se non per chiederci di comprarle qualcosa che le serve o lo stretto necessario.
Non aiuta a fare nulla, non ha un minimo di empatia o comprensione.
Abbiamo parlato con uno psicologo, sia noi che lei, ma non sembra esserci nulla che non và.
Eppure io mi chiedo è normale avercela sempre con gli altri membri della famiglia senza ragione?
Cerchiamo di farla contenta, lasciandola in pace (che è l'unica cosa che lei vuole) in camera sua, ma sembra non essere mai contenta.
Ha due fratelli più piccoli che è come se non esistessero per lei, e mi ferisce molto.
Non ha mai un gesto d'affetto, una parola d'affetto, per noi.
Esistono solo i suoi amici, il telefono e il computer.
Dà i numeri se le togliamo il telefono, ma se non lo facciamo starebbe sempre attaccata lì.
È come se se non parlasse con i suoi amici non valesse la pena vivere.
Ma d'altra parte mi accorgo che questi amici sono ben diversi da lei; escono anche con i genitori, fanno cose "normali" con la famiglia, come andare al cinema o al mare, parlano con i genitori o quantomeno non rispondono male in pubblico.
Non antepongono il gruppo dei pari a tutto il resto insomma.
Ora, la mia domanda è semplicemente come possiamo fare capire a nostra figlia che si comporta male, che ci ferisce, che sta perdendo momenti con la sua famiglia che non torneranno più, che si può dialogare senza arrabbiarsi o urlare, che deve dare una mano in casa (anche perché la maggior parte del giorno sono sola a casa e uno dei miei figli ha 1 anno)?
E farglielo capire senza che sia frustrante per lei e per noi?
Perché siamo arrivati al punto di non chiederle più nulla pur di mantenere la pace in casa.
Ma non è giusto.
Anche perché è irrispettosa, strafottente, egoista, il che rende difficile l'essere accomodante.
Si lamenta di tutto, dal cibo, ai vestiti che ha, niente è mai alla sua altezza.
Non capisco in quale momento della sua breve vita io abbia sbagliato per ritrovarmi una figlia all'opposto di come siamo noi.
Mi rattrista e al contempo mi fa arrabbiare moltissimo che non abbia un briciolo di umiltà, e mi chiedo passerà?
È solo una fase?
Come trovare l'equilibrio tra il lasciarle i suoi spazi ed educarla?
Ha un'indifferenza totale nei nostri confronti, e mi spaventa questa cosa.
Sono così tutti gli adolescenti?
Vi ringrazio
Capisco l'adolescenza sempre più precoce e tutto ciò che comporta, ma la situazione in casa è sempre più pesante.
Risponde male, è perennemente arrabbiata, infastidita da tutto.
Non ci parla se non per chiederci di comprarle qualcosa che le serve o lo stretto necessario.
Non aiuta a fare nulla, non ha un minimo di empatia o comprensione.
Abbiamo parlato con uno psicologo, sia noi che lei, ma non sembra esserci nulla che non và.
Eppure io mi chiedo è normale avercela sempre con gli altri membri della famiglia senza ragione?
Cerchiamo di farla contenta, lasciandola in pace (che è l'unica cosa che lei vuole) in camera sua, ma sembra non essere mai contenta.
Ha due fratelli più piccoli che è come se non esistessero per lei, e mi ferisce molto.
Non ha mai un gesto d'affetto, una parola d'affetto, per noi.
Esistono solo i suoi amici, il telefono e il computer.
Dà i numeri se le togliamo il telefono, ma se non lo facciamo starebbe sempre attaccata lì.
È come se se non parlasse con i suoi amici non valesse la pena vivere.
Ma d'altra parte mi accorgo che questi amici sono ben diversi da lei; escono anche con i genitori, fanno cose "normali" con la famiglia, come andare al cinema o al mare, parlano con i genitori o quantomeno non rispondono male in pubblico.
Non antepongono il gruppo dei pari a tutto il resto insomma.
Ora, la mia domanda è semplicemente come possiamo fare capire a nostra figlia che si comporta male, che ci ferisce, che sta perdendo momenti con la sua famiglia che non torneranno più, che si può dialogare senza arrabbiarsi o urlare, che deve dare una mano in casa (anche perché la maggior parte del giorno sono sola a casa e uno dei miei figli ha 1 anno)?
E farglielo capire senza che sia frustrante per lei e per noi?
Perché siamo arrivati al punto di non chiederle più nulla pur di mantenere la pace in casa.
Ma non è giusto.
Anche perché è irrispettosa, strafottente, egoista, il che rende difficile l'essere accomodante.
Si lamenta di tutto, dal cibo, ai vestiti che ha, niente è mai alla sua altezza.
Non capisco in quale momento della sua breve vita io abbia sbagliato per ritrovarmi una figlia all'opposto di come siamo noi.
Mi rattrista e al contempo mi fa arrabbiare moltissimo che non abbia un briciolo di umiltà, e mi chiedo passerà?
È solo una fase?
Come trovare l'equilibrio tra il lasciarle i suoi spazi ed educarla?
Ha un'indifferenza totale nei nostri confronti, e mi spaventa questa cosa.
Sono così tutti gli adolescenti?
Vi ringrazio
[#1]
Gentile utente,
quella che ci descrive è una situazione a noi nota, anche se ovviamente non generalizzabile a tutti gli adolescenti.
Spesso questa situazione si accentua quando in casa c'è una persona nuova a rompere gli equilibri. Lei ci parla di un bambino di un anno: c'è per caso anche un nuovo partner? E l'altro figlio, quanti anni ha?
Come va la situazione della ragazzina a scuola, con i professori e nei risultati scolastici?
Se svolge attività extrascolastiche (palestra, oratorio, musica etc.) sarebbe utile conoscere anche lì il suo rapporto con gli adulti e accertare se c'è stata una caduta di interesse.
Un innamoramento, o più d'uno, specie se non corrisposti, possono poi favorire una visione negativa di sé da parte dell'adolescente, con malumori e pessimismi.
E il lato alimentazione non presenta alcun problema?
Mi sorprende la sua frase: "Abbiamo parlato con uno psicologo, sia noi che lei, ma non sembra esserci nulla che non và".
In questi casi è verosimile l'ipotesi che il contatto con lo specialista sia stato così breve (quanti incontri?) da rendere impossibile esternare il problema, valutarlo, attuare un percorso significativo.
Se la ragazzina è disponibile potrebbe svolgere un percorso individuale, anche con lo psicologo scolastico, meglio ancora alle ASL, oppure al Consultorio Giovani, o in uno dei tanti centri privati specializzati nella cura degli adolescenti.
Dalla sua email però avverto che la situazione è ormai molto compromessa e che anche lei, signora (non so il papà) sia a rischio di sbagliare, o non chiedendo nulla a sua figlia in termini di aiuti in casa etc. oppure chiedendo nel modo sbagliato.
In questo caso perché non accedere lei per prima ad una serie di colloqui psicologici?
In seguito, col suo curante, potrà anche valutare una terapia familiare.
Buone cose. Ci tenga al corrente.
quella che ci descrive è una situazione a noi nota, anche se ovviamente non generalizzabile a tutti gli adolescenti.
Spesso questa situazione si accentua quando in casa c'è una persona nuova a rompere gli equilibri. Lei ci parla di un bambino di un anno: c'è per caso anche un nuovo partner? E l'altro figlio, quanti anni ha?
Come va la situazione della ragazzina a scuola, con i professori e nei risultati scolastici?
Se svolge attività extrascolastiche (palestra, oratorio, musica etc.) sarebbe utile conoscere anche lì il suo rapporto con gli adulti e accertare se c'è stata una caduta di interesse.
Un innamoramento, o più d'uno, specie se non corrisposti, possono poi favorire una visione negativa di sé da parte dell'adolescente, con malumori e pessimismi.
E il lato alimentazione non presenta alcun problema?
Mi sorprende la sua frase: "Abbiamo parlato con uno psicologo, sia noi che lei, ma non sembra esserci nulla che non và".
In questi casi è verosimile l'ipotesi che il contatto con lo specialista sia stato così breve (quanti incontri?) da rendere impossibile esternare il problema, valutarlo, attuare un percorso significativo.
Se la ragazzina è disponibile potrebbe svolgere un percorso individuale, anche con lo psicologo scolastico, meglio ancora alle ASL, oppure al Consultorio Giovani, o in uno dei tanti centri privati specializzati nella cura degli adolescenti.
Dalla sua email però avverto che la situazione è ormai molto compromessa e che anche lei, signora (non so il papà) sia a rischio di sbagliare, o non chiedendo nulla a sua figlia in termini di aiuti in casa etc. oppure chiedendo nel modo sbagliato.
In questo caso perché non accedere lei per prima ad una serie di colloqui psicologici?
In seguito, col suo curante, potrà anche valutare una terapia familiare.
Buone cose. Ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Grazie per la risposta. Dunque, io e mio marito siamo sposati da prima che nascesse mia figlia, quindi apparte l'ultimo nato, non ci sono stati cambiamenti significativi. A scuola va molto bene, anche se non le piace molto (per semplici motivi che comprendo). Non c'è nulla di "strano" in senso concreto, alimentare o altro del genere. È proprio che non sappiamo come gestire questa fase della sua vita senza scontrarci e ferirci. Forse sono io che fatico ad accettare il fatto che stia crescendo, che letteralmente da un giorno all'altro sia diventata "grande" e si comporti diversamente. Non vorrei essere la mamma-amica, ma almeno avere un minimo di dialogo. E ammetto di sbagliare spesso perché anche non volendo ho un atteggiamento di vittimismo diciamo, che non aiuta, anzi. Nel senso di chiederle perché si comporta così, cosa ho fatto di sbagliato, eccetera. Mi metto molto in discussione, e vorrei essere un buon esempio per lei, essere forte e sicura. Ma temo che a trasparire sia solo la mia profonda insicurezza. Lo psicologo non è stato di grande aiuto perché lei ha poco da dire, nel senso di "cose che non vanno". Forse sono io il problema? È probabile. Ma detto questo, vorrei solo sopravvivere a questa adolescenza, senza andare a scavare nel mio passato, eccetera eccetera. Non è quello che serve né a me né a noi come famiglia. Vorrei solo dei consigli concreti su come comportarmi. Delle rassicurazioni sul fatto che se sbaglio, o dico cose stupide, non è la fine del mondo. Perché ora mi sembra proprio così.
[#3]
Gentile signora,
lei ha fatto una bellissima analisi del problema, e in parte di sé stessa.
Certamente un* psicolog* le darebbe quello che cerca: "Vorrei solo dei consigli concreti su come comportarmi. Delle rassicurazioni sul fatto che se sbaglio, o dico cose stupide, non è la fine del mondo. Perché ora mi sembra proprio così".
Devo però aggiungere che le frasi: "vorrei solo sopravvivere a questa adolescenza, senza andare a scavare nel mio passato, eccetera eccetera. Non è quello che serve né a me né a noi come famiglia" aprono un possibile scenario di disagio transgenerazionale, che prima o poi dev'essere affrontato, sia per lei che per la sua famiglia.
A maggior ragione perché ha anche altri due piccolini da crescere. Non ha detto il sesso né l'età del figlio di mezzo.
Ci scriva ancora, se vuole, ma mi sembra chiaro che se vuole risolvere il problema deve affrontarlo personalmente.
Molti auguri.
lei ha fatto una bellissima analisi del problema, e in parte di sé stessa.
Certamente un* psicolog* le darebbe quello che cerca: "Vorrei solo dei consigli concreti su come comportarmi. Delle rassicurazioni sul fatto che se sbaglio, o dico cose stupide, non è la fine del mondo. Perché ora mi sembra proprio così".
Devo però aggiungere che le frasi: "vorrei solo sopravvivere a questa adolescenza, senza andare a scavare nel mio passato, eccetera eccetera. Non è quello che serve né a me né a noi come famiglia" aprono un possibile scenario di disagio transgenerazionale, che prima o poi dev'essere affrontato, sia per lei che per la sua famiglia.
A maggior ragione perché ha anche altri due piccolini da crescere. Non ha detto il sesso né l'età del figlio di mezzo.
Ci scriva ancora, se vuole, ma mi sembra chiaro che se vuole risolvere il problema deve affrontarlo personalmente.
Molti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 9.6k visite dal 24/09/2022.
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