Ansia patologica
Buonasera, sono una ragazza di 26 anni ho da poco iniziato l'università, nella facoltà che ho sempre desiderato e so che è quello che più voglio fare.
Tuttavia, il mio percorso accademico non sta andando come pensavo.
Ogni volta che so che devo studiare ogni cosa mi sembra più importante dello studio stesso, posticipo lo studio sempre al momento successivo e quando trovo la forza di mettermi sui libri, costringendomi a farlo non riesco a mantenere l'attenzione per più di 10 minuti consecutivi trovandomi così a ridosso dell' esame con una preparazione frammentaria e costringendomi a non presentarmi all'esame.
Premetto che sono già in cura da uno specialista ma non vedo miglioramenti mi sento in una posizione di "stallo", sono come bloccata, mi sento una fallita, un inetta, un incapace, penso ad ogni esame di non farcela, che sia una cosa talmente bella questa scelta universitaria che forse è troppo grande per me, che non la merito, il mio pensiero continuo è "riuscirò a completare gli studi?
" "E se fallisco"?...
Premetto che vivo in una famiglia all'antica, che non mi hanno mai appoggiata nel mio percorso universitario, suggerendomi di lasciarlo in quanto non sarebbe alla mia portata, che quando ho scoperto di essere entrata anziché complimentarsi mi hanno suggerito di fare un corso come onicotecnica (che a me non piace) oppure, ancora, di cambiare facoltà.
Chiedo il vostro parere medico in quanto mi sento afflitta, amareggiata, delusa da me stessa.
Essendo per indole una persona abbastanza svogliata ho pensato che il mio non voler studiare possa essere legato piuttosto alla mia inettitudine.
Vorrei pertanto chiedervi sono io che sono svogliata o potrebbe esserci un disturbo ansioso/depressivo come mi è stato diagnosticato?
Vi ringrazio anticipatamente di cuore per il vostro aiuto.
Tuttavia, il mio percorso accademico non sta andando come pensavo.
Ogni volta che so che devo studiare ogni cosa mi sembra più importante dello studio stesso, posticipo lo studio sempre al momento successivo e quando trovo la forza di mettermi sui libri, costringendomi a farlo non riesco a mantenere l'attenzione per più di 10 minuti consecutivi trovandomi così a ridosso dell' esame con una preparazione frammentaria e costringendomi a non presentarmi all'esame.
Premetto che sono già in cura da uno specialista ma non vedo miglioramenti mi sento in una posizione di "stallo", sono come bloccata, mi sento una fallita, un inetta, un incapace, penso ad ogni esame di non farcela, che sia una cosa talmente bella questa scelta universitaria che forse è troppo grande per me, che non la merito, il mio pensiero continuo è "riuscirò a completare gli studi?
" "E se fallisco"?...
Premetto che vivo in una famiglia all'antica, che non mi hanno mai appoggiata nel mio percorso universitario, suggerendomi di lasciarlo in quanto non sarebbe alla mia portata, che quando ho scoperto di essere entrata anziché complimentarsi mi hanno suggerito di fare un corso come onicotecnica (che a me non piace) oppure, ancora, di cambiare facoltà.
Chiedo il vostro parere medico in quanto mi sento afflitta, amareggiata, delusa da me stessa.
Essendo per indole una persona abbastanza svogliata ho pensato che il mio non voler studiare possa essere legato piuttosto alla mia inettitudine.
Vorrei pertanto chiedervi sono io che sono svogliata o potrebbe esserci un disturbo ansioso/depressivo come mi è stato diagnosticato?
Vi ringrazio anticipatamente di cuore per il vostro aiuto.
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Gentile Ragazza,
premetto che le Linee Guida del sito stabiliscono che bisogna evitare di postare richieste-duplicato.
A quanto già espresso precedentemente dal collega, aggiungo solamente uno spunto di riflessione: continuare a domandarsi quale sia l'origine del problema non risulta efficace e le fa perdere ulteriormente tempo.
L'autosabotaggio che sta continuando a mettere in atto, rimandando a tempo indeterminato lo studio, ha come conseguenza la conferma agli occhi dei suoi genitori di quanto loro pensano di Lei.
Ma il problema è che le etichette poste dagli altri ce le appiccichiamo addosso sovente anche noi stessi... Meglio rimandare l'esame perché non ho studiato, piuttosto che scoprire che potrei davvero non essere in grado di superarlo, pur avendo studiato tantissimo. In che misura è disposta a rischiare ciò?
Lavori con il suo terapeuta su autostima e autoefficacia, pensando agli obiettivi a breve e a lungo termine che vuole raggiungere nella sua vita, scrollandosi di dosso l'idea che sarà destinata a scelte di ripiego: prendere una strada o l'altra è solo sua responsabilità e di nessun altro.
Cordialmente.
premetto che le Linee Guida del sito stabiliscono che bisogna evitare di postare richieste-duplicato.
A quanto già espresso precedentemente dal collega, aggiungo solamente uno spunto di riflessione: continuare a domandarsi quale sia l'origine del problema non risulta efficace e le fa perdere ulteriormente tempo.
L'autosabotaggio che sta continuando a mettere in atto, rimandando a tempo indeterminato lo studio, ha come conseguenza la conferma agli occhi dei suoi genitori di quanto loro pensano di Lei.
Ma il problema è che le etichette poste dagli altri ce le appiccichiamo addosso sovente anche noi stessi... Meglio rimandare l'esame perché non ho studiato, piuttosto che scoprire che potrei davvero non essere in grado di superarlo, pur avendo studiato tantissimo. In che misura è disposta a rischiare ciò?
Lavori con il suo terapeuta su autostima e autoefficacia, pensando agli obiettivi a breve e a lungo termine che vuole raggiungere nella sua vita, scrollandosi di dosso l'idea che sarà destinata a scelte di ripiego: prendere una strada o l'altra è solo sua responsabilità e di nessun altro.
Cordialmente.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.1k visite dal 22/09/2022.
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