Problemi relazione non amichevole con sesso femminile

Salve,
sono un uomo di 39 anni e già effettuai un consulto sul sito con una dottoressa molto gentile riguardo ad una depressione reattiva post rottura di fidanzamento.

Ovviamente sono ancora in cura di antidepressivi ma la cosa sotto quel punto di vista sta andando bene in quaanto verso novembre dovrei dimezzare le dosi Sereupin che assumo regolarmente ogni giorno inoltre frequenmto assiduamente uno psicoteraupeuta di tipo cognitivo comportamentale già da circa 10 anni che mi ha aiutato a smussare dei lati del mio carattere che non mi "piacevano" insomma... tanti lati tranne uno che cercherò di sintetizzare in seguito.

Sin da giovane ho avuto problemi a relazionarmi con l'altro sesso quindi su consiglio di parenti, amici e medico di famiglia volevo miglirare su tale aspetto quindi andai a consulto da tale psiocoteraueputa; dopo anni ed anni (intorno ai 34 anni) di difficoltà riuscii alla fine a conoscere una ragazza, la mia prima ed unica ragazza (cosa anormale inutile girarci intorno).
Prima di quel momento essendo molto timido e rapportandomi in modo amicale, involontariamente ancora oggi, ho avuto solo ed asclusivamente rifiuti e delusioni (addirittura una ragazza tra me ed il mio migliore amico scelse quest'ultimo).
Ora, dopo un anno che sto cercando di combattere questa depressione sono andato di nuovo in crisi in quanto dopo tante difficoltà finalmente sto riuscendo a costruire un nuovo gruppetto di amicizie (nuove per modo di dire ma non le frequentavo da 10 anni circa) formato prevalentemente da ragazze; tra queste c'è ne era una per la quale nutrivo un certo interesse ma non ero ricambiato ovviamente ho provato con mille difficoltà a farle notare il mio interessamento e credo alla fine che l'abbia capito ma vengo trattato sempre da "amicone".

E' proprio questo che mi fa andar ein crisi e mi ha accentuato lo stato depressivo: perchè negli anni per quanto mi sia sforzato non sono riuscito in una cosa che per altri ragazzi è risultato semplice ossia risultare interessante ed un apapabile partner?
Cosa ho che non va?
Ci deve essere per forza qualcosa se no non si spiega.

Il mio psicoteraupeuta credo sia al punto di non saper farmi torvare la risposta in quanto per lui "Sei una persona con molte potenzialità e valori", "Lavori sei responsabile ecc ecc", "Ho avuto pazienti con dei blocchi peggiori dei tuoi ma alla fine hanno trovato un loro equilibrio ma non comprendo il motivo per cui tu non ci riesci", "Secondo te cosa è la psicoterapia?
Serve per conoscersi e cercare di smussare quei lati che magari non piacciono ma non puoi stravolgerti se no potresti entrare in una Crisi di identità", "Sei una persona dotata di resilienza infatti nei momenti di difficoltà ti rimbocchi le maniche"
Purtroppo il mio psicoteraupeuta per quanto lo stimi e mi trovo bene è una persona anziana quindi non credo che conosca le dinamiche sociali "moderne".

Sarebbe il caso di provare con un altro teraueuta coetaneo che possa aiutarmi?

Vi ringrazio.
Saluti.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
nel quesito posto un anno fa, e anche in questo, lei appare singolarmente reticente.
Non ci dice nulla del suo lavoro, dei suoi studi, dei suoi interessi, dei suoi legami familiari; nulla delle sue risorse economiche, della cura che ha della sua salute e del suo aspetto, igiene, abbigliamento.
Su due argomenti è addirittura criptico: amicizie e amore. Allude a "nuove amicizie" che però in realtà sono vecchie e non la soddisfano; della sua unica storia d'amore non ci dice come è nata, per quali ragioni è terminata, se avete tentato la strada, preziosa anche per il "dopo", della terapia di coppia; se lei ha davvero elaborato il lutto, ossia ha compreso in che modo questo legame si è logorato e perché non è stato possibile salvarlo. Addirittura ha scritto che dopo pochi mesi lei a questa ragazza non ci pensava più. Non sarà allora una sua profonda chiusura sentimentale l'origine del suo disagio relazionale?
In assenza di questi dati, rifulgono invece affermazioni fin troppo plateali: 1) che lei è in terapia cognitivo/comportamentale da dieci anni, 2) che quando le è stata diagnosticata una depressione reattiva ha chiesto se valeva la pena di curarsi!, 3) che dopo dieci anni di terapia chiede a noi: "Cosa ho che non va? Ci deve essere per forza qualcosa se no non si spiega".
Analizziamo questi punti che sembrano palesi; sul resto della sua situazione nascono dei sospetti diagnostici su cui è inutile soffermarsi, sapendo troppo poco di lei.
1) Oggi nessuna terapia può durare dieci anni. Quella cognitivo/comportamentale, in particolare, nacque circa ottanta anni fa come "terapia breve" perché veniva confrontata con la psicoanalisi. La durata è di circa un anno. Si può spingere fino a tre anni, certo non di più... a meno che lei non ci stia celando una diagnosi severa, e allora è inutile chiedere un consulto sul semplice rapporto con le ragazze e con gli amici.
Chieda al suo terapeuta la diagnosi di fondo e le previsioni di durata del vostro rapporto. Le parole che ci riporta, forse imperfettamente, non fanno pensare ad un terapeuta cognitivo/comportamentale; per la verità nemmeno ad uno psicologo.
Infatti la psicoterapia ha come meta proprio il cambiamento, e questa meta non si adegua ad una frase come: "non puoi stravolgerti se no potresti entrare in una Crisi di identità".
Ripetiamo qui per tutti quelli che ci leggono che è opportuno, prima di affidarsi ad un curante, verificare sull'Albo Nazionale degli Psicologi, presente online, che sia davvero un psicologo, e se vi propone una psicoterapia, che sia psicoterapeuta, informazione reperibile sull'Albo citato accanto al nome del professionista.
2) Un depresso che chiede "se vale la pena di curarsi", o sta pensando seriamente al suicidio, oppure non è depresso affatto. Addolorato, scoraggiato, arrabbiato, in lutto, non vuol dire depresso. Quella di depressione è una diagnosi clinica, non una parola che uno psicologo possa usare con lo stesso significato dei non addetti ai lavori.
3) Le domande: "Cosa ho che non va? Ci deve essere per forza qualcosa se no non si spiega" le ha certo rivolte a sé stesso anche a sedici anni, ai primi approcci andati male; poi agli amici e a qualcuna delle ragazze che le hanno opposto un rifiuto. Queste risposte saranno state tutte imprecise, ma ce ne sono alcune che non sono inquinate da compassione, rabbia, volontà di non ferire: quelle del terapeuta. Cosa ha detto il suo terapeuta? Come si presenta lei, aspetto, modi, disponibilità, simpatia, ad un esame esterno?
Tenga conto che un curante analizza ciò che potrebbe costituire la causa del problema e poi assegna specifici esercizi sia per verificare se l'ipotesi è corretta, sia per far superare il problema individuato: un cognitivo/comportamentale ha proprio questa come modalità specifica di lavoro.
Mi fermo qui. Affido il seguito alla sua riflessione.
Tenga conto che eventuali terapie di gruppo, anche online, aiutano a rompere il ghiaccio nelle amicizie e nei rapporti sentimentali.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Salve,
la ringrazio per la celere risposta.
Cercherò per quanto mi è possibile precisare :
Il mio psicoterapeuta è iscritto all'albo ed è un cognitivo comportamentale specializzato in sessuologia ( spero si scriva così ).
Il rapporto con la mia ex ragazza è durato circa 4 anni tra cui i due anni di pandemia la rottura è dovuta al fatto che lei non volesse far evolvere il nostro rapporto in qualcosa di più solido, insomma dopo 4 anni neanche si parlava di essere presentato in famiglia.
Sono un ragazzo che fa palestra ,dieta , ho frequentato scuole di ballo caraibici ed ultimamente sto andando a lezioni di chitarra da un professore. Insomma mi do da fare e cerco di sviluppare le mie passioni l.
Le amicizie di cui parlo non le frequentavo da anni circa una decina quindi di base le considero nuove amicizie in quanto sono persone che con il tempo saranno cambiate e sono da conoscere nuovamente.
Per la risposta alla fatidica domanda "cosa ho che non va?"Il mio psicoterapeuta mi dice che non c'è nulla di sbagliato in me ; purtroppo ho i miei dubbi.
Per quanto riguarda la depressione sono stato indirizzato da uno psichiatra il quale me l'ha diagnosticata ed alla domanda "perché dovrei curarla" era una domanda stupida fatta in un momento di poca lucidità e di grande sofferenza in quanto anche se nella vita manca qualcosa quest'ultima bisogna viverla nel migliore modo possibile.
Al mio attuale terapeuta devo ringraziarlo in quanto probabilmente a quest'ora per la paura di rimanere da solo e non trovare mai più una partner avrei portato avanti una storia che non si sarebbe mai evoluta.
Spero di averle risposto.
Grazie e buona serata
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
non si capisce bene se il suo curante sia psicoterapeuta o sessuologo: si può essere l'una cosa e non l'altra, ma non è questo il punto, piuttosto i dieci anni di terapia e la mancanza degli esercizi che sono il cuore stesso della terapia cognitivo/comportamentale.
Lei infatti ci scrive: "Per la risposta alla fatidica domanda "cosa ho che non va?"Il mio psicoterapeuta mi dice che non c'è nulla di sbagliato in me".
Non esistono persone in cui non ci sia un qualche "difetto", se hanno difficoltà relazionali sistematiche, e la terapia cognitivo/comportamentale serve a cambiare questa condizione.
A quel che capisco è stato lei ad interrompere la relazione con la sua ragazza, su suggerimento del curante, come sembrerebbe dalle parole: "Al mio attuale terapeuta devo ringraziarlo in quanto probabilmente a quest'ora per la paura di rimanere da solo e non trovare mai più una partner avrei portato avanti una storia che non si sarebbe mai evoluta".
Bene, almeno ha preso coscienza di volere un rapporto tradizionale, e questa è già una consapevolezza. Ha anche compreso di avere forse un livello di attaccamento non molto intenso?
Mi sembra che la sua risposta così rapida escluda una robusta pratica di riflessione. Che studi ha fatto? In quale campo lavora?

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Salve,
La risposta dello psicoterapeuta"non hai nulla che non va" non intendeva certo che fossi perfetto ma semplicemente che non mi manca nulla a suo avviso per essere un buon partner come tante altre persone ovvio che ci sia qualche difetto anche più di uno ma tali difetti non avrebbero dovuto inficiare in questo campo oltretutto abbiamo lavorato su tanti aspetti che non mi andavano bene.
Uno dei tanti è stata sicuramente l'autostima che sin da piccolo è stata sempre scarsa.
Lo psicoterapeuta mi ha dato diversi esercizi da effettuare nel corso degli anni inoltre mi ha invitato ad espormi gradualmente a situazioni che mi creano ansia ... chiedo scusa per la mia esposizione poco chiara.
Alla domanda del lavoro e del titolo di studio ... sono un programmatore informatico che lavora nell information technology.
Per quanto riguarda invece il mio attaccamento alla mia ex partner beh la rottura di base l'ho generata io in quanto dopo l'ennesima richiesta di voler fare evolvere il rapporto le posi una domanda che la mise in crisi "tu tra un anno come ti vedi?" ... questa domanda la fece riflettere e decise di chiedere il rapporto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
a me sembra che a questo punto lei abbia avuto alcuni spunti di riflessione.
Le ricordo che le relazioni possono essere migliorate mediante terapie di gruppo, intensive o protratte nel tempo, in presenza oppure online, dove opportuni esercizi potrebbero farle sapere sotto vari punti di vista quali aspetti suoi risultano non desiderabili per una partner.
La invito a riflettere su quanto detto fin qui, anche con l'aiuto del suo curante, e le faccio i migliori auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com