Derealizzazione

Buongiorno a tutti, cercherò di riassumere il tutto più che posso.
Da sempre ho sofferto di ansia con i sintomi più disparati ma niente di invalidante.
Poi all'università ho iniziato a soffrire di attacchi di panico molto forti che mi hanno portato a seguire una psicoterapia congnitivo conportamentale (10 sedute) e una terapia farmacologica.
Col tempo tutto ciò pian piano si è attenuato e ho smesso i farmaci.
Per un pó la situazione è andata avanti diciamo tra alti e bassi ma non mi sembra di ricordare problemi enormi, se non un processo sulle spalle per una cosa in cui ero quasi estraneo del tutto.
La mia mente era completamente focalizzata diciamo sul processo e non si inventava tremila sintomi strani.
Poi successe che questa brutta faccenda si risolse con un assoluzione e contemporaneamente vinsi un concorso per il lavoro dei miei sogni.
E fu lì che iniziarono i problemi.
In pratica poco tempo dopo h iniziato a tornarmi, a fasi alterne, questa derealizzazione.
Sensazione che tutto sia irreale, distaccamento dalla realtà e via dicendo.
Cosa che avviene nei periodi peggiori h 24, mentre in altri periodi c'è solo in situazioni ansiogene e in altri momenti anche di alcuni mesi è completamente assente.
Io credo che il lavoro giochi un ruolo determinante nella mia sofferenza emotiva.
Faccio un lavoro dove la mia prestazione è determinante e può variare letteralmente tra vita e morte di una persona e sentire questa sensazione di distacco mi terrorizza e mi fa sentire profondamentesbagliato.
Devo dire che in realtà ad esclusione di una gran sofferenza da parte mia non ci sono mai stati problemi a lavoro.
Il mio psicologo dice che questi sintomi dissociativi sono causati da traumi.
Io non sò se tutto ciò è da ricondurre a qualche trauma o a me che sperimentando questi sintomi in un momento di ansia acuta, mi ci fisso e inizio a pensare a questo tutto il giorno e mi sento tutto ciò.
poi magari passa un pó di tempo e se ne vanno tutti i sintomi.
Ma la cosa strana è che se sono in un periodo di remissione e mi viene il pensiero della derealizzazione succede che mi ritrovo con tutti i sintomi ad essa connessi che ho descritto precedentemente ma in genere passa il pensiero di mente e con esso tutti i sintomi.
Potrebbe essere una componente ossessiva invece che un trauma?
Comunque sia credo la cosa che fa restare questa cosa è il fatto che io ne sia terrorizzato.
Scusate se non mi sono spiegato bene ma è difficile pure per me mettere insieme tutti i pezzi.
Ora il mio psicologo vorrebbe iniziare la terapia emdr, che ne pensate?
Credete sia giusto continuare con la cognitivo comportamentale o sia meglio cambiare?
Vorrei solo riuscire a non stare così male, ora che sono tranquillo sono conscio che ho una brutta sensazione e basta ma nei momenti peggio mi sembra di impazzire letteralmente e che niente abbia più senso.
Mi serve aiuto perché vorrei tornare ad apprezzare le piccole gioie della vita.
Grazie a tutti.
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
La derealizzazione è spesso un sintomo d'ansia. Questa è la cosa più limitata e relativamente sicura che si può affermare riguardo a ciò che descrivi.

L'EMDR può essere usato per i traumi, tuttavia l'individuazione dei traumi dev'essere facile, come quando si è stati ad esempio vittime di abusi, o reduci dalla guerra o simili. Il trauma allora è evidente. Altrimenti, semplicemente ipotizzare un trauma, che la persona però non ricorda di aver avuto, può essere una scelta arbitraria e dalla validità non dimostrabile.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Jolanta Burzynska Psicoterapeuta 5
EMDR a volte fa emergere i traumi con la "t" minuscola, di cui non siamo nemmeno consapevoli, per esempio legati alle relazioni precoci con i genitori, oppure interventi medici indispensabili ma invasivi. Proprio perché questo tipo di intervento può accompagnarsi alle emozioni forti, necessita di un contesto sicuro, garantito da una relazione terapeutica solida, di fiducia e collaborazione. Hai tutti i diritti ad avere dubbi e chiedere le spiegazioni, ma devi farlo al tuo terapeuta, solo lui ti può chiarire quale ipotesi diagnostica ha in mente, quali sono "pro e contro", se si presenteranno le difficoltà, in che modo le affronterete. Solo allora sarai in condizioni di decidere, si chiama appunto "il consenso informato".
Un saluto

Dott. Jolanta Burzynska medico psicoterapeuta, Siena
www.psicosomatica-psicoterapia-siena.it