Ideazione suicidaria e infertilità
Ho 30 anni e ho ricevuto una inesorabile diagnosi di infertilità per endometriosi con malattia avanzata, le possibilità di concepimento naturale sono estraneamente basse, quelle con tecniche di procreazione assistita non sono ancora state valutate da ujo specialista, ma da medico di diversa specialità comprendo la gravità della situazione.
Mi trovo a un mese da una diagnosi terribile, sono consapevole di non avere ancora interiorizzato e accettato la malattia.
Il problema è duplice: accettare una malattia cronica e invalidante e accettare l’infertilità che porterebbe a un lungo e tormentato percorso di tentativi e numerosi insuccessi.
La mia domanda però non è di natura medica, quanto più etica.
Sempre più spesso mi ritrovo a chiedermi se non sia il caso di interrompere la relazione col mio compagno che va avanti da tre anni.
Io non ho dubbi che se tutto filasse liscio staremmo già coronando questo amore con un matrimonio.
Ora mi chiedo invece se non sia il caso di liberarlo dal mio problema.
Mi sento in colpa, sento di averlo intrappolato e condannato ad una vita senza figli che lui desidera fortemente.
Potrei interrompere questa relazione e dargli la possibilità di trovare un nuovo amore e creare una famiglia.
Potrei lasciarlo ora prima di imbarcarci in un percorso di PMA lungo ed emotivamente impegnativo, doloroso.
Il mio desiderio di restare con lui mi fa sentire incredibilmente egoista.
Lui non intende lasciarmi, ma temo che a Sua volta si senta in colpa all’idea di lasciarmi per l’infertilità.
Non so cosa pensare, come comportarmi, non so se lui sia in grado di rinunciare al suo desiderio di paternità.
Non so se sarò mai in grado di accettarlo anche io.
Sto manifestando ideazione suicidaria quasi giornalmente e la controllo solo sotto l’effetto di una moderata sedazione con benzodiazepine.
Non so esattamente quale domanda porvi.
Forse cerco spunti di riflessione, mi sento sola e incompresa persino da lui.
Non vedendo vie d’uscita penso solo di voler morire nel sonno e finirla così.
Mi trovo a un mese da una diagnosi terribile, sono consapevole di non avere ancora interiorizzato e accettato la malattia.
Il problema è duplice: accettare una malattia cronica e invalidante e accettare l’infertilità che porterebbe a un lungo e tormentato percorso di tentativi e numerosi insuccessi.
La mia domanda però non è di natura medica, quanto più etica.
Sempre più spesso mi ritrovo a chiedermi se non sia il caso di interrompere la relazione col mio compagno che va avanti da tre anni.
Io non ho dubbi che se tutto filasse liscio staremmo già coronando questo amore con un matrimonio.
Ora mi chiedo invece se non sia il caso di liberarlo dal mio problema.
Mi sento in colpa, sento di averlo intrappolato e condannato ad una vita senza figli che lui desidera fortemente.
Potrei interrompere questa relazione e dargli la possibilità di trovare un nuovo amore e creare una famiglia.
Potrei lasciarlo ora prima di imbarcarci in un percorso di PMA lungo ed emotivamente impegnativo, doloroso.
Il mio desiderio di restare con lui mi fa sentire incredibilmente egoista.
Lui non intende lasciarmi, ma temo che a Sua volta si senta in colpa all’idea di lasciarmi per l’infertilità.
Non so cosa pensare, come comportarmi, non so se lui sia in grado di rinunciare al suo desiderio di paternità.
Non so se sarò mai in grado di accettarlo anche io.
Sto manifestando ideazione suicidaria quasi giornalmente e la controllo solo sotto l’effetto di una moderata sedazione con benzodiazepine.
Non so esattamente quale domanda porvi.
Forse cerco spunti di riflessione, mi sento sola e incompresa persino da lui.
Non vedendo vie d’uscita penso solo di voler morire nel sonno e finirla così.
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Gentile utente,
Comprendo la Sua ipotesi di
..Ora mi chiedo invece se non sia il caso di liberarlo dal mio problema.
Ma ci di libera reciprocamente, altrimenti siamo in una dittatura sia pure a fin di bene.
Una coppia non è tale perché procrea, bensì perché si ama.
Verificate insieme lo stato della Vostra coppia e quanto tale diagnosi incide sulla Vostra progettualità. Fatelo assieme ad un* specialista: Psicolog* Psicoterapeuta che si occupa in specifico dell’aspetto procreativo. Vi garantirà la correttezza del percorso tra Voi.
È vero, la malattia mette in crisi la coppia, come si può leggere qui pur riferita a patologie differenti: https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4800-la-malattia-fa-divorziare-la-coppia.html ,
ma la consapevolezza può indirizzare in altro modo la vicenda.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Comprendo la Sua ipotesi di
..Ora mi chiedo invece se non sia il caso di liberarlo dal mio problema.
Ma ci di libera reciprocamente, altrimenti siamo in una dittatura sia pure a fin di bene.
Una coppia non è tale perché procrea, bensì perché si ama.
Verificate insieme lo stato della Vostra coppia e quanto tale diagnosi incide sulla Vostra progettualità. Fatelo assieme ad un* specialista: Psicolog* Psicoterapeuta che si occupa in specifico dell’aspetto procreativo. Vi garantirà la correttezza del percorso tra Voi.
È vero, la malattia mette in crisi la coppia, come si può leggere qui pur riferita a patologie differenti: https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4800-la-malattia-fa-divorziare-la-coppia.html ,
ma la consapevolezza può indirizzare in altro modo la vicenda.
Saluti cari.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 873 visite dal 02/09/2022.
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