Blocco psicologico

Salve, il mio problema sicuramente interessa la mia storia e la struttura stessa della mia personalità, certamente insicura e forse perfino immatura a ben 65 anni suonati e nonostante non abbia eluso responsabilità e oneri delle fasi tipiche della vita.
Dopo un lavoro che ho seguito con interesse; una vita familiare travagliata, perché sempre in conflitto col mio compagno chiuso e anaffettivo, più coinvolto dalla sua famiglia di origine che dalla nostra, da cui poi mi sono separata con dolorose fasi alterne; la difficile cura di mia madre demente, rimasta vedova, che ho preso presso di me negli ultimi otto anni della sua vita, con conseguenze negative su tutti gli aspetti della mia vita
sociale; l'allontanamento di mia figlia, che evidentemente non vedeva l'ora, per andare a vivere col fidanzato, mi trovo nella desolante situazione di vivere da sola con scarse conosceze, in una città che sento mia e a cui è legata la maggior parte della mia vita, ma che non è quella di origine.
Di recente ho subito ben tre tragici lutti in sequenza, compreso quello di mio fratello e di mia madre, per cui praticamente non ho più parenti.
Cio' nonostante ho trattenuto la casa di famiglia nella mia città d'origine, quella dove sono pure sepolti tutti i miei defunti.
Mi illudevo di continuare a frequentarla, basandomi proprio sulla casa, come quando ci vivevano i miei, ma ora è tutt'altra cosa! Faccio continuo proposito di tornare almeno per qualche giorno, perché ne ho rimpianto, e anche per fare le dovute visite al cimitero.
Ebbene, mi blocco, non ci riesco proprio!! ! Per anni ho praticato pendolarismo tra queste due città per lavoro, e dopo il trasferimento definitivo per formare la mia nuova famiglia, andavo in visita dai miei regolarmente, a volte con qualche fatica, ma ne sentivo bisogno anche per loro, e una volta arrivata ne ero proprio contenta.
Devo dire pero' che in genere trovo molta resistenza nello spostarmi.
L'inerzia anche psicologica è la mia afflizione, e credo mi ostacoli nelle scelte, che nella vita ho dovuto impormi per non sentirmi vile ed irresponsabile, ma, se non ho necessità, o scadenze che me lo impongano, preferisco il sollievo del disimpegno, che però non mi libera da un senso di vuotaggine ed di irrilevanza, che non riesco a perdonarmi.
Ora questo particolare blocco lo sto vivendo come un altro fallimento e contraddizione.
Mi ero avviata al volontariato per guadagnarmi a nuovi contenuti, e a un nuovo senso alle mie giornate, ma la cosa ancora non si dimostra efficace.
Mi sono integrata in un gruppo di auto-aiuto, , ma ora ho notato trattasi di persone con patologie psichiatriche pregresse serie.
Sono lenta a svolgere una quantità
di cose, e la vecchia casa versa nell'abbandono e nello spreco, ma mi ostino a trattenerla in mio possesso.
Sono allarmata perché temo di cominciare a soffrire di afasia, senz'altro lo sono di colon irritabile, e ho sconvolto i miei ritmi circadiani.
Temo questo stallo esistenziale.
Grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
lei fa un'approfondita analisi di alcuni suoi disturbi, anche di quelli in fase iniziale (l'afasia, per esempio) e di certi suoi comportamenti che le appaiono egodistonici.
Non sembra però rivolgerci una specifica domanda.
Sembra tuttavia di percepire, dal suo scritto e dai suoi dati, una diffusa scontentezza per le sue scelte del passato e di questo momento della sua vita.
L'aiuto costante di un terapeuta potrebbe farle recuperare gradualmente delle abitudini, delle idee, degli stati emotivi più funzionali, ma questo va preceduto da una serie di visite e analisi che affrontino seriamente prima di tutto il sospetto di incipiente afasia (basta un Mini Mental Test eseguito dal suo stesso medico di base, come primo passo) e il sovrappeso, non interamente giustificato da squilibri tiroidei.
Diciamo che l'aspetto igienico-sanitario e quello psicologico dovrebbero procedere insieme, per scongiurare nuove patologie e recuperare una buona dose di benessere.
Molti auguri. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie per la pronta risposta,anche io ho temuto che per il troppo insistere sul quadro generale della mia persona,poi non apparisse evidente il mio quesito,perché è tutta la mia situazione esistenziale il problema.Io volevo risolvere questa mia lentezza e resistenza ai cambiamenti,che sono indizio della mia insicurezza e immaturità, lo spostamento in altro luogo ne è solo un riscontro fisico,perché mi porterebbe verso situazioni imprevedibili, perfino per la citta' e la casa di origine,perché ho ben capito che non bastano i ricordi, e che proprio a causa di quelli sarei esposta un maggiore senso di isolamento,eppure vorrei proprio
andare ,anche perché è necessario per pratiche da svolgere,che già sono state tante, e quando queste hanno avuto scadenze precise, sono comunque andata ,ma ora mi sento come quando da bambina, a causa di una scossa di terremoto,piu volevo scappare e più mi si bloccavano le gambe.E' un fatto pero' che tutti i miei casi riguardano me sola ,non è così per quelli altrui da parte mia, e questo mi da' sconforto e senso di irrilevanza;comprendo come non sia stata capace di costruire intorno a me una rete reciproca di condivisione e solidarietà affettiva,contesto all'interno del quale qualsiasi meta si delinea meglio ed è più facile perseguire.Sono già ricorsa alla psicoterapia da più giovane,e di nuovo per brevissimi periodi di recente,ma temo che finisca per alimentare questo estrinsecarmi nella parola( proprio quella, che riesco a scovarla appropriata nella mente troppo tardi ,mentre parlo)piuttosto che nell'agire,come già mi è stato fatto capire, che però urge per risolvermi.Grazie ancora per i consigli.
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Utente
Utente
Per quanto riguarda l'obesità sono già in cura da anni presso una una clinica endocrinologica, assumo medicinali contro l'ipotiroidismo,la colesterolemia,per il diabete ho dovuto interrompere, perché incideva sui miei disturbi intestinali,ma la glicemia va bene.Anni fa sono dimagrita di circa 20 kg,in parte ripresi,dovrei ricominciare,ma il nutrizionista avrà non pochi problemi ad elaborare una dieta per me, perché ho dovuto già eliminare una quantità di alimenti, ora non riesco a digerire niente,neanche l'insalata.Grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
i curanti, medici o psicologi che siano, hanno il compito di affrontare e risolvere i casi difficili. Quelli facili non hanno bisogno di cure. Lasci quindi ai professionisti il compito di affrontare i problemi e fare le diagnosi.
Uno dei disturbi che lei lamenta, per esempio, ha in psicologia un nome preciso, e non dipende né da immaturità né da insicurezza.
Inoltre non esistono psicoterapie a cui si ricorre "per brevi periodi": questo vuol dire non affrontare una psicoterapia affatto.
Allo stesso titolo non esistono psicoterapie in cui ci si "estrinseca nella parola" e non si agisce sulle idee, sulle azioni e sulla sfera emotiva.
Questi ambiti vengono tutti e tre tre implicati da un lavoro psicoterapeutico, che non consiste in un semplice "estrinsecarsi".
Valuti lei se ritiene giunto il momento di prendersi cura di sé stessa, affrontando il cambiamento, operazione che comporta sempre una certa sofferenza, insieme alla soddisfazione di vedere la propria vita scorrere su binari più auspicabili.
Per parte mia le faccio molti auguri e le assicuro che le risorse a nostra disposizione sono spesso maggiori di quelle che crediamo.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie infinite per tutte queste risposte veramente immediate. Forse con quell'"estrinsecarsi" ho creato dei fraintendimenti,è a me soltanto che mi riferivo.Non osavo fare valutazioni sullla psicoterapia ,che certo indaga con tutti i mezzi i vari aspetti di un problema .Soltanto che dalla prima esperienza ,di gruppo, di più e anni fa,condotta da una dottoressa in servizio presso un policlinico universitario,è emerso proprio questa mia debolezza:il limitarmi alle parole(quelle che mi faccio un cruccio di ben selezionare nell'esprimermi), compiacendomene,stentando perciò ad operare le giuste svolte e scelte ;per questo temo che in sede di terapia io mi possa sentire paga di esprimermi,senza fare progressi.Ormai ho questa fissa che valga solo l'operare,forse come antidoto alla mia inerzia,e prorio sotto questa urgenza, mi sono indotta a scelte ,che forse manco avevo maturato,ma che ho sentito necessarie e dovute .Ricorro sempre ad istituzioni pubbliche ,perciò le altre esperienze sono state brevi ,perché presso le asl.Mi ha fatto ben capire come debba curare la mia igiene sia in fatto di mente che di corpo , che non possono non essere connesse, e pure col sostegno di professionisti specializzati,vincendo cosi'qualche mia resistenza per quanto razionalizzata.Grazie ancora.Saluti veramente Cordiali
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Utente
Utente
Mi scusi ancora,sto pensando...ma non è per caso che io continui a cercare di impormi quello che in realtà non voglio per un malinteso senso del dovere,da qui la resistenza?Perché, a parte una svogliatezza generalizzata e sttentatezza nelle scelte, quello che voglio in genere lo faccio con la massima naturalezza,anzi mi si rimprovera spesso di metterci troppa forza nelle mie convinzioni e comportamenti.Forse impropriamente ho usato il termine "blocco", solo per dare un titolo alla mia domanda. Credo che il problema sia un altro ,e non indifferente:definire una volta nella vita quello che serve veramente alla compiutezza della mia persona,quello che voglio essere veramente,da qui il timore di immaturità.Pero' temo sia abbastanza tardi
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
nella mia prima risposta già le segnalavo l'utilità di rivolgersi ad uno psicologo e al medico di famiglia a motivo dei sintomi da lei dichiarati, in particolare: "Sono allarmata perché temo di cominciare a soffrire di afasia".
Oggi che svariate patologie sono curabili, perché rimandare?
La paura e un costante stato di disagio sono cattivi consiglieri, e non aiutano a vivere meglio.
Chiudo il consulto per incoraggiarla a cercare una soluzione concreta.
Tanti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com