Come controllare angoscia estrema?
Salve, sono un utente che ha già scritto diverse volte sia nella sezione psichiatria che psicologia.
Purtroppo riscrivo perchè non mi sento bene, mi sento estremamente angosciato e impaurito.
Non riesco a capire il perchè.
Magari riuscissi a piangere, almeno riuscirei a sfogarmi.
Ma non trovo nemmeno il modo per sfogare la sofferenza specialmente quando provo questi attacchi di angoscia acuti che possono prolungarsi anche molte ore.
Ho provato una quantità abnorme di farmaci e ho alcuni periodi di benessere, altri molto meno in cui la mia depressione (mi è stato accertato un grado di invalidità dell'80 % per depressione acuta e sintomi ossessivi compulsivi) si manifesta spessissimo con ansia spropositata.
Sono stato ricoverato presso 2 cliniche e un spdc per 1 mese e rispettivamente 2 settimane a distanza di un anno l'uno dall'altro.
Fortunatamente sono due anni che non ne ho più avuto bisogno.
Attualmente in farmacoterapia giornaliera di 300 mg di fluvoxamina, brintellix 20 mg, ecubalin 150 mg mattina 150 la sera, Lamictal 100 mg, resilient 83 mg mezza compressa, quetiapina 350 mg rilascio prolungato.
Purtroppo e probabilmente a causa dei neurorecettori "intasati" da tutti queesti farmaci neanche gli ansiolitici mi fanno più effetto, infatti neanche5/6 mg presi assieme di xanax mi fanno nulla.
Ora sono in preda ad un angoscia così forte che a stento riesco a scrivervi e non riesco a concludere quasi nulla nelle mie giornate.
Ho avuto diversi insuccessi lavorativi nelle ultime settimane l'uno dietro l'altro ma per mestieri che non avevo mai fatto (cameriere, scaffalista), mestieri terribili se hai una autostima bassa come la mia soprattutto per quanto riguarda il cameriere che è estremamente stressante.
Ora vi chiedo, come posso riuscire a uscire da questo loop in cui sono incappato?
Cosa posso fare, non riesco proprio a reagire, mi sento estremamente angosciato anche se so che quando sto meglio ritorno a "vivere".
Ma come posso riuscire a stare meglio?
Sono seguito al momento da uno psicanalista che mi segue da sole 2 settimane.
Psicoterapia passata appartente a diverse scuole come la cognitivo comportamentale che mi hanno soltanto aiutato a tappare alcuni buchi ma mai a risolvere definitivamente la mia depressione (che ora comincio a pensare che non mi passerà più).
Purtroppo riscrivo perchè non mi sento bene, mi sento estremamente angosciato e impaurito.
Non riesco a capire il perchè.
Magari riuscissi a piangere, almeno riuscirei a sfogarmi.
Ma non trovo nemmeno il modo per sfogare la sofferenza specialmente quando provo questi attacchi di angoscia acuti che possono prolungarsi anche molte ore.
Ho provato una quantità abnorme di farmaci e ho alcuni periodi di benessere, altri molto meno in cui la mia depressione (mi è stato accertato un grado di invalidità dell'80 % per depressione acuta e sintomi ossessivi compulsivi) si manifesta spessissimo con ansia spropositata.
Sono stato ricoverato presso 2 cliniche e un spdc per 1 mese e rispettivamente 2 settimane a distanza di un anno l'uno dall'altro.
Fortunatamente sono due anni che non ne ho più avuto bisogno.
Attualmente in farmacoterapia giornaliera di 300 mg di fluvoxamina, brintellix 20 mg, ecubalin 150 mg mattina 150 la sera, Lamictal 100 mg, resilient 83 mg mezza compressa, quetiapina 350 mg rilascio prolungato.
Purtroppo e probabilmente a causa dei neurorecettori "intasati" da tutti queesti farmaci neanche gli ansiolitici mi fanno più effetto, infatti neanche5/6 mg presi assieme di xanax mi fanno nulla.
Ora sono in preda ad un angoscia così forte che a stento riesco a scrivervi e non riesco a concludere quasi nulla nelle mie giornate.
Ho avuto diversi insuccessi lavorativi nelle ultime settimane l'uno dietro l'altro ma per mestieri che non avevo mai fatto (cameriere, scaffalista), mestieri terribili se hai una autostima bassa come la mia soprattutto per quanto riguarda il cameriere che è estremamente stressante.
Ora vi chiedo, come posso riuscire a uscire da questo loop in cui sono incappato?
Cosa posso fare, non riesco proprio a reagire, mi sento estremamente angosciato anche se so che quando sto meglio ritorno a "vivere".
Ma come posso riuscire a stare meglio?
Sono seguito al momento da uno psicanalista che mi segue da sole 2 settimane.
Psicoterapia passata appartente a diverse scuole come la cognitivo comportamentale che mi hanno soltanto aiutato a tappare alcuni buchi ma mai a risolvere definitivamente la mia depressione (che ora comincio a pensare che non mi passerà più).
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Gentile utente,
una depressione come la sua, probabilmente sostenuta da un trauma complesso, richiede un serio impegno per essere superata, una terapia consapevole della diagnosi, l'aiuto dei farmaci, ma soprattutto la piena fiducia del paziente nel lungo e doloroso percorso che ha intrapreso.
Lei è in terapia psicoanalitica da due settimane ma anziché al suo terapeuta si rivolge, ancora una volta, a noi. Delle terapie passate dice che l'hanno solo aiutata a "tappare alcuni buchi ma mai a risolvere definitivamente la mia depressione".
A questo punto affronterei seriamente l'ipotesi che la mancanza del sufficiente impegno, o della giusta modalità di richiesta di supporto al terapeuta, sia in lei.
Parlerei seriamente sia allo psicoanalista che allo psichiatra che la segue, perché le benzodiazepine non funzionano secondo la sua interpretrazione, e il loro uso prolungato non è consigliabile.
Inoltre lei cita una 'causa scatenante' dell'attuale malessere: "Ho avuto diversi insuccessi lavorativi nelle ultime settimane l'uno dietro l'altro ma per mestieri che non avevo mai fatto (cameriere, scaffalista), mestieri terribili se hai una autostima bassa come la mia soprattutto per quanto riguarda il cameriere che è estremamente stressante".
Tra le cose da fare con l'aiuto del curante c'è il superamento di una condizione lavorativa vissuta essa stessa come un'invalidità. Ma anche questo richiede tempo, impegno, tolleranza alle frustrazioni.
In poche parole, quale che sia la causa remota e quelle prossime della sua malattia, adesso sta a lei, e al suo curante, correggerne le conseguenze.
Abbia fiducia e costanza. Ce la può fare.
una depressione come la sua, probabilmente sostenuta da un trauma complesso, richiede un serio impegno per essere superata, una terapia consapevole della diagnosi, l'aiuto dei farmaci, ma soprattutto la piena fiducia del paziente nel lungo e doloroso percorso che ha intrapreso.
Lei è in terapia psicoanalitica da due settimane ma anziché al suo terapeuta si rivolge, ancora una volta, a noi. Delle terapie passate dice che l'hanno solo aiutata a "tappare alcuni buchi ma mai a risolvere definitivamente la mia depressione".
A questo punto affronterei seriamente l'ipotesi che la mancanza del sufficiente impegno, o della giusta modalità di richiesta di supporto al terapeuta, sia in lei.
Parlerei seriamente sia allo psicoanalista che allo psichiatra che la segue, perché le benzodiazepine non funzionano secondo la sua interpretrazione, e il loro uso prolungato non è consigliabile.
Inoltre lei cita una 'causa scatenante' dell'attuale malessere: "Ho avuto diversi insuccessi lavorativi nelle ultime settimane l'uno dietro l'altro ma per mestieri che non avevo mai fatto (cameriere, scaffalista), mestieri terribili se hai una autostima bassa come la mia soprattutto per quanto riguarda il cameriere che è estremamente stressante".
Tra le cose da fare con l'aiuto del curante c'è il superamento di una condizione lavorativa vissuta essa stessa come un'invalidità. Ma anche questo richiede tempo, impegno, tolleranza alle frustrazioni.
In poche parole, quale che sia la causa remota e quelle prossime della sua malattia, adesso sta a lei, e al suo curante, correggerne le conseguenze.
Abbia fiducia e costanza. Ce la può fare.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.1k visite dal 21/08/2022.
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