Come gestire la "rabbia" nei confronti di un genitore?
Buonasera, ho bisogno di un consiglio perchè ultimamente ho questo pensiero che mi frulla per la testa e non so come liberarmene... parto dal presupposto che circa 10 anni fa mia madre ha perso il lavoro e ha avuto un periodo molto difficile (del tutto comprensibile) e buio.
Da quella volta non la riconosco più, il nostro rapporto è cambiato e per anni mi sono svegliata ogni mattina con urla e bestemmie di ogni genere, mi sono sentita dire che io tramavo contro di lei e che per colpa della nostra famiglia lei non lavora.
Non è mai stato chiaro se nell'ultimo impiego che ha avuto abbia subito qualche forma di ingiustizia che l'abbia portata a comportarsi così con noi.
Abbiamo cercato per anni di consigliarle di vedere uno specialista ma ogni volta la prendeva male e si finiva per litigare.
Sono stati numerosi gli episodi di "violenza verbale" (passatemi il termine) tant'è che ci abbiamo rinunciato per non sentirla più dire certe cose.
Sono convinta che abbia bisogno di un supporto psicologico ma non mi ascolta.
Ora io sono cresciuta, vivo da sola e mi rinfaccia che non le dico mai "ti voglio bene" oppure che non mi faccio sentire spesso quanto lei vorrebbe.
Da quando vivo da sola ho trovato quella pace interiore che non sentivo da 10 anni.
Mi sento veramente meglio.
Ovviamente la situazione è andata sempre peggiorando in quanto economicamente in 4 abbiamo fatto un po' di fatica ma mio padre si è fatto in quattro per noi e lei invece trovava sempre scuse ricollegabili a noi per non lavorare... io ormai lavoro e sono indipendente ma anche su questo ha avuto da ridire.
Da quando sono fuori casa il rapporto è leggermente migliorato ma io non riesco ad attaccarmi a lei per tutte le cose che mi diceva quando praticamente ero ancora una bambina.
Ho passato anni a farmi 300 domande e a mettere in dubbio ogni cosa che facevo/dicevo per cercare di capire se davvero dicessi/facessi cose che le impedivano di trovare lavoro.
Col tempo sono maturata e ho capito che effettivamente non avevo colpe, ma non riesco ad andare oltre in questo momento e appena mi dice qualcosa che non mi va giù io reagisco e mi parte la vena... preciso che questi episodi di me che perdo le staffe non sono molto frequenti ma mi basta poco anche solo per innervosirmi, anche se non mi esprimo... ora siamo nella fase dell'ingratitudine e delle mille domande "perchè mi tratti così?
perchè rispondi così a tua madre?
" e mi fa andare su tutte le furie.
Non mi trovo nemmeno a mio agio ad abbracciarla, lo faccio controvoglia e solo perchè devo.
Come mi dovrei comportare?
Io vorrei allontanarmi per un po' ma ciò significherebbe allontanare anche la mia famiglia.
Sono convinta che se mi prendessi una pausa solo da lei si ritorcerebbe tutto su chi vive ancora in casa.
Non so come uscirne.
Vi ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatomi.
Da quella volta non la riconosco più, il nostro rapporto è cambiato e per anni mi sono svegliata ogni mattina con urla e bestemmie di ogni genere, mi sono sentita dire che io tramavo contro di lei e che per colpa della nostra famiglia lei non lavora.
Non è mai stato chiaro se nell'ultimo impiego che ha avuto abbia subito qualche forma di ingiustizia che l'abbia portata a comportarsi così con noi.
Abbiamo cercato per anni di consigliarle di vedere uno specialista ma ogni volta la prendeva male e si finiva per litigare.
Sono stati numerosi gli episodi di "violenza verbale" (passatemi il termine) tant'è che ci abbiamo rinunciato per non sentirla più dire certe cose.
Sono convinta che abbia bisogno di un supporto psicologico ma non mi ascolta.
Ora io sono cresciuta, vivo da sola e mi rinfaccia che non le dico mai "ti voglio bene" oppure che non mi faccio sentire spesso quanto lei vorrebbe.
Da quando vivo da sola ho trovato quella pace interiore che non sentivo da 10 anni.
Mi sento veramente meglio.
Ovviamente la situazione è andata sempre peggiorando in quanto economicamente in 4 abbiamo fatto un po' di fatica ma mio padre si è fatto in quattro per noi e lei invece trovava sempre scuse ricollegabili a noi per non lavorare... io ormai lavoro e sono indipendente ma anche su questo ha avuto da ridire.
Da quando sono fuori casa il rapporto è leggermente migliorato ma io non riesco ad attaccarmi a lei per tutte le cose che mi diceva quando praticamente ero ancora una bambina.
Ho passato anni a farmi 300 domande e a mettere in dubbio ogni cosa che facevo/dicevo per cercare di capire se davvero dicessi/facessi cose che le impedivano di trovare lavoro.
Col tempo sono maturata e ho capito che effettivamente non avevo colpe, ma non riesco ad andare oltre in questo momento e appena mi dice qualcosa che non mi va giù io reagisco e mi parte la vena... preciso che questi episodi di me che perdo le staffe non sono molto frequenti ma mi basta poco anche solo per innervosirmi, anche se non mi esprimo... ora siamo nella fase dell'ingratitudine e delle mille domande "perchè mi tratti così?
perchè rispondi così a tua madre?
" e mi fa andare su tutte le furie.
Non mi trovo nemmeno a mio agio ad abbracciarla, lo faccio controvoglia e solo perchè devo.
Come mi dovrei comportare?
Io vorrei allontanarmi per un po' ma ciò significherebbe allontanare anche la mia famiglia.
Sono convinta che se mi prendessi una pausa solo da lei si ritorcerebbe tutto su chi vive ancora in casa.
Non so come uscirne.
Vi ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatomi.
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Buonasera,
Da ciò che racconta il problema principale è forse la confusione dei ruoli familiari.
Quello che risulta evidente, è che sua madre nonostante sia una persona adulta non è riuscita a gestire in maniera efficace alcune difficoltà lavorative.
Le posso assicurare che la cosa più importante da fare in questo momento è chiarire dentro di se il suo ruolo di figlia, che non comprende il prendersi cura dei genitori, almeno in questa fase. Come giovane adulta, ha il diritto di essere stimolata nella sua nuova indipendenza, supportata e tutelata da possibili difficoltà. La presenza dei genitori dovrebbe essere un ausilio e non un impedimento quindi ha tutto il diritto di essere arrabbiata e potrebbe serenamente non occuparsi delle difficoltà che i suoi genitori incontrano nelle situazioni lavorative e non.
In quanto genitori, ci si dovrebbe prendere la responsabilità delle proprie scelte e chiedere supporto al partner, o in alcuni casi, come partner, comprendere quando è il momento di agire per supportare l'altro.
Ovviamente ciò che le ho detto è da prendere con le pinze e c'è sempre un grado di flessibilità nei ruoli. Molto spesso come figli ci si prende cura dei genitori, ma dovrebbe essere l'eccezione e non la regola, tranne nella terza età come è normale che sia.
Per questo motivo le suggerisco di prendersi la sua indipendenza, e lasciar andare un pò le responsabilità che sente. Si liberi dal ruolo genitoriale nei confronti di sua mamma e lasci decidere a loro. Lei nel frattempo ha tutto il diritto di stare e di vivere le situazioni che la rendono più serena e di far ciò che lei sente. Se riceverà dei commenti sul suo comportamento, può serenamente pensare al fatto che una figlia può sbagliare, non è nulla di grave, ci si può permettere di essere nella fase di apprendimento e di imparare dagli errori, quindi sperimenti e si senta libera di agire nel modo che la fa sentire meglio.
Da ciò che racconta il problema principale è forse la confusione dei ruoli familiari.
Quello che risulta evidente, è che sua madre nonostante sia una persona adulta non è riuscita a gestire in maniera efficace alcune difficoltà lavorative.
Le posso assicurare che la cosa più importante da fare in questo momento è chiarire dentro di se il suo ruolo di figlia, che non comprende il prendersi cura dei genitori, almeno in questa fase. Come giovane adulta, ha il diritto di essere stimolata nella sua nuova indipendenza, supportata e tutelata da possibili difficoltà. La presenza dei genitori dovrebbe essere un ausilio e non un impedimento quindi ha tutto il diritto di essere arrabbiata e potrebbe serenamente non occuparsi delle difficoltà che i suoi genitori incontrano nelle situazioni lavorative e non.
In quanto genitori, ci si dovrebbe prendere la responsabilità delle proprie scelte e chiedere supporto al partner, o in alcuni casi, come partner, comprendere quando è il momento di agire per supportare l'altro.
Ovviamente ciò che le ho detto è da prendere con le pinze e c'è sempre un grado di flessibilità nei ruoli. Molto spesso come figli ci si prende cura dei genitori, ma dovrebbe essere l'eccezione e non la regola, tranne nella terza età come è normale che sia.
Per questo motivo le suggerisco di prendersi la sua indipendenza, e lasciar andare un pò le responsabilità che sente. Si liberi dal ruolo genitoriale nei confronti di sua mamma e lasci decidere a loro. Lei nel frattempo ha tutto il diritto di stare e di vivere le situazioni che la rendono più serena e di far ciò che lei sente. Se riceverà dei commenti sul suo comportamento, può serenamente pensare al fatto che una figlia può sbagliare, non è nulla di grave, ci si può permettere di essere nella fase di apprendimento e di imparare dagli errori, quindi sperimenti e si senta libera di agire nel modo che la fa sentire meglio.
Dr. Vincenzo Cosentino - Psicologo
In sede e online
www.psicologocosentino.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.7k visite dal 16/08/2022.
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