Amore e rabbia
Buongiorno a tutti e grazie a chi mi risponderà.
Sto con un ragazzo da due anni circa, abbiamo 26 e 27 anni rispettivamente.
La nostra relazione è da sempre stata molto travagliata: lui mi ha conosciuto in un periodo di vita in cui stavo uscendo da una parentesi di depressione, e mi ha aiutata tanto.
Mi ha aiutato a riprendere con gli esami all'università, mi ha ridato "vita", mi ha fatto riscoprire il piacere di rimettermi in carreggiata e perseguire degli obiettivi.
Nonostante ciò, la nostra relazione è stata burrascosa fin da subito: inizialmente io ho innescato un bruttissimo clima di litigio, ero irritabile, insicura, creavo molto spesso discussioni da sciocchezze.
Lui d' altro canto ha mostrato fin da subito una rabbia prorompente.
A queste discussioni ha iniziato a reagire in modo sempre più aggressivo, sia a livello verbale (insulti e urla molto forti anche per ore) sia a livello fisico (pugni scagliati contro mura, mobili, oggetti, mai contro di me).
Una volta innescata, la sua rabbia è difficilissima da placare: si placa unicamente cedendo, se gli rispondo a tono per difendermi raggiunge un climax sempre maggiore, fino a durare anche intere giornate.
Se piango, mi dispero, lo supplico, non sortisce alcun effetto, lui continua.
Lui si è sempre giustificato dicendo che comunque non si innesca dal nulla, ma è sempre una risposta a discussioni che partono da terzi (in questo caso io).
Nonostante ciò, è capitato soprattutto in passato che iniziasse anche lui ad arrabbiarsi per piccolezze, divergenze di opinioni, talvolta battute o scherzi.
Ultimamente, avendo io iniziato a lasciarlo per questo motivo, sembrava avesse imparato a contenersi, manifestando rabbia tramite silenzi punitivi, nervosismo, anche durante occasioni speciali.
Ma se io oso reagire male al suo nervosismo ecco allora che il meccanismo si innesca di nuovo, e le modalità rimangono invariate: climax di aggressività che può durare anche ore o giorni.
Non sembra ci sia via d'uscita.
Io non riesco a mordermi la lingua quanto dovrei, e quando sbaglio la pago amaramente.
Durante le esplosioni di rabbia è capitato, negli ultimi mesi, che lui si facesse del male: mentre è arrabbiato e urla inizia a singhiozzare e a piangere, si scaglia contro gli oggetti, si ferisce.
L' ultimo litigio è accaduto mentre eravamo in vacanza: io mi stavo lamentando del posto dove eravamo e ho suscitato il suo nervosismo: mi ero lamentata troppo durante quei giorni di vacanza.
L'ho rassicurato sul fatto che non mi riferissi alla vacanza con lui ma al posto di per sé, ma continuava ad essere nervoso.
Allora mi sono innervosita anche io e l'ho mandato a stendere: risultato una lite furibonda, durante la quale si è ferito intenzionalmente.
Tornata dalla vacanza molto spaventata, ho deciso di chiuderla.
Lui mi cerca, dice di aver fatto una cazzata ma di stare bene, che non serve aiuto e che non crede alla psicologia.
Non so più cosa pensare, ho bisogno di un giudizio esterno.
Grazie a chi mi aiuterà
Sto con un ragazzo da due anni circa, abbiamo 26 e 27 anni rispettivamente.
La nostra relazione è da sempre stata molto travagliata: lui mi ha conosciuto in un periodo di vita in cui stavo uscendo da una parentesi di depressione, e mi ha aiutata tanto.
Mi ha aiutato a riprendere con gli esami all'università, mi ha ridato "vita", mi ha fatto riscoprire il piacere di rimettermi in carreggiata e perseguire degli obiettivi.
Nonostante ciò, la nostra relazione è stata burrascosa fin da subito: inizialmente io ho innescato un bruttissimo clima di litigio, ero irritabile, insicura, creavo molto spesso discussioni da sciocchezze.
Lui d' altro canto ha mostrato fin da subito una rabbia prorompente.
A queste discussioni ha iniziato a reagire in modo sempre più aggressivo, sia a livello verbale (insulti e urla molto forti anche per ore) sia a livello fisico (pugni scagliati contro mura, mobili, oggetti, mai contro di me).
Una volta innescata, la sua rabbia è difficilissima da placare: si placa unicamente cedendo, se gli rispondo a tono per difendermi raggiunge un climax sempre maggiore, fino a durare anche intere giornate.
Se piango, mi dispero, lo supplico, non sortisce alcun effetto, lui continua.
Lui si è sempre giustificato dicendo che comunque non si innesca dal nulla, ma è sempre una risposta a discussioni che partono da terzi (in questo caso io).
Nonostante ciò, è capitato soprattutto in passato che iniziasse anche lui ad arrabbiarsi per piccolezze, divergenze di opinioni, talvolta battute o scherzi.
Ultimamente, avendo io iniziato a lasciarlo per questo motivo, sembrava avesse imparato a contenersi, manifestando rabbia tramite silenzi punitivi, nervosismo, anche durante occasioni speciali.
Ma se io oso reagire male al suo nervosismo ecco allora che il meccanismo si innesca di nuovo, e le modalità rimangono invariate: climax di aggressività che può durare anche ore o giorni.
Non sembra ci sia via d'uscita.
Io non riesco a mordermi la lingua quanto dovrei, e quando sbaglio la pago amaramente.
Durante le esplosioni di rabbia è capitato, negli ultimi mesi, che lui si facesse del male: mentre è arrabbiato e urla inizia a singhiozzare e a piangere, si scaglia contro gli oggetti, si ferisce.
L' ultimo litigio è accaduto mentre eravamo in vacanza: io mi stavo lamentando del posto dove eravamo e ho suscitato il suo nervosismo: mi ero lamentata troppo durante quei giorni di vacanza.
L'ho rassicurato sul fatto che non mi riferissi alla vacanza con lui ma al posto di per sé, ma continuava ad essere nervoso.
Allora mi sono innervosita anche io e l'ho mandato a stendere: risultato una lite furibonda, durante la quale si è ferito intenzionalmente.
Tornata dalla vacanza molto spaventata, ho deciso di chiuderla.
Lui mi cerca, dice di aver fatto una cazzata ma di stare bene, che non serve aiuto e che non crede alla psicologia.
Non so più cosa pensare, ho bisogno di un giudizio esterno.
Grazie a chi mi aiuterà
[#1]
gentilissima,
difficile dare suggerimenti in modo indiretto attraverso i racconti fatti da terzi in quanto ognuno potrebbe dare la sua versione delle cose ed essere totalmente contrastante. Detto ciò, leggendo la sua richiesta di aiuto, l'unico suggerimento che mi viene da darle è quello di concentrarsi su se stessa e su come questa relazione la faccia stare. Mi sembra non sia per niente soddisfacente ed arricchente per se ma al contrario nociva e svilente, quindi se ha preso la decisione di chiudere questa relazione si affidi al suo istinto che avrà colto sicuramente degli aspetti malsani che non le servono a nulla.
Molto spesso le donne cedono all'istinto delle crocerossine, si vestono del ruolo di salvatrici ma non è questo il suo compito. Se davvero vuole aiutare questo signore che sembra avere un deficit nel controllo della rabbia, gli consigli di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che possa aiutarlo a capire il perchè di queste sue manifestazioni; se non accetta non è un suo dovere insistere nè obbligarlo perchè non avrebbe senso. Qualsiasi iter terapeutico funzionante deve partire dalla consapevolezza di avere un problema e soprattutto dalla motivazione a voler far qualcosa per stare meglio.
buona fortuna
difficile dare suggerimenti in modo indiretto attraverso i racconti fatti da terzi in quanto ognuno potrebbe dare la sua versione delle cose ed essere totalmente contrastante. Detto ciò, leggendo la sua richiesta di aiuto, l'unico suggerimento che mi viene da darle è quello di concentrarsi su se stessa e su come questa relazione la faccia stare. Mi sembra non sia per niente soddisfacente ed arricchente per se ma al contrario nociva e svilente, quindi se ha preso la decisione di chiudere questa relazione si affidi al suo istinto che avrà colto sicuramente degli aspetti malsani che non le servono a nulla.
Molto spesso le donne cedono all'istinto delle crocerossine, si vestono del ruolo di salvatrici ma non è questo il suo compito. Se davvero vuole aiutare questo signore che sembra avere un deficit nel controllo della rabbia, gli consigli di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che possa aiutarlo a capire il perchè di queste sue manifestazioni; se non accetta non è un suo dovere insistere nè obbligarlo perchè non avrebbe senso. Qualsiasi iter terapeutico funzionante deve partire dalla consapevolezza di avere un problema e soprattutto dalla motivazione a voler far qualcosa per stare meglio.
buona fortuna
Dott.ssa Angela Sarracino
Psicologa - Psicoterapeuta - Sessuologa clinica
www.sipsec.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.7k visite dal 07/08/2022.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.