Non reagisco
Buongiorno.
Purtoppo sono un ragazzo molto pacato e non sopporto i conflitti perchè cosi ho imparato nella mia gioventù.
Solo recentemente mi sto accorgendo di quanto questo sia deleterio in vari ambiti della mia vita, in particolare credo quello relazionale di coppia, che a volte non decollano o naufragano dopo un po’ perchè non mi impongo.
Ultimamente quindi cerco ogni occasione per reagire, tirare fuori piu grinta, farmi rispettare, anche in occasioni quotidiane, ma mi rendo conto di quanto sia incredibilmente difficile per me.
I motvi sono diversi: a volte vado in pilota automatico e non mi accorgo o addirittura non riesco a comprendere se qualcuno mi manca di rispetto.
(È capitato che mi incolpassi di non aver reagito in situazioni dove alla fine non ce n’era bisogno e viceversa).
Altre volte so quello che vorrei dire ma il pensiero mi rimane lí, in gola, subentra la paura del conflitto e mi blocco.
Poco dopo mi sento male per non aver detto quello che mi sentivo di dire.
Questa cosa però mi sta pesando da morire, anche a causa di recenti delusioni su vari campi, perchè mi sembra di non vedere via di uscita.
Ci metto impegno ma non capisco (e sopporto) proprio perchè io sia di carattere cosi accomodante.
Ormai mi sto costantemente mettendo alla prova e vivo un momento di forte nervosismo e stress.
Aggiungo solo che i miei amici dicono che io sia solo molto pacato nei toni ma a modo mio dico spesso ci che mi da fastidio, ma comunque io mi percepisco cosí, credo che la verità sia nel mezzo.
Come posso fare per migliorare?
Purtoppo sono un ragazzo molto pacato e non sopporto i conflitti perchè cosi ho imparato nella mia gioventù.
Solo recentemente mi sto accorgendo di quanto questo sia deleterio in vari ambiti della mia vita, in particolare credo quello relazionale di coppia, che a volte non decollano o naufragano dopo un po’ perchè non mi impongo.
Ultimamente quindi cerco ogni occasione per reagire, tirare fuori piu grinta, farmi rispettare, anche in occasioni quotidiane, ma mi rendo conto di quanto sia incredibilmente difficile per me.
I motvi sono diversi: a volte vado in pilota automatico e non mi accorgo o addirittura non riesco a comprendere se qualcuno mi manca di rispetto.
(È capitato che mi incolpassi di non aver reagito in situazioni dove alla fine non ce n’era bisogno e viceversa).
Altre volte so quello che vorrei dire ma il pensiero mi rimane lí, in gola, subentra la paura del conflitto e mi blocco.
Poco dopo mi sento male per non aver detto quello che mi sentivo di dire.
Questa cosa però mi sta pesando da morire, anche a causa di recenti delusioni su vari campi, perchè mi sembra di non vedere via di uscita.
Ci metto impegno ma non capisco (e sopporto) proprio perchè io sia di carattere cosi accomodante.
Ormai mi sto costantemente mettendo alla prova e vivo un momento di forte nervosismo e stress.
Aggiungo solo che i miei amici dicono che io sia solo molto pacato nei toni ma a modo mio dico spesso ci che mi da fastidio, ma comunque io mi percepisco cosí, credo che la verità sia nel mezzo.
Come posso fare per migliorare?
[#1]
"credo che la verità sia nel mezzo"
Gentile Ragazzo,
descrivere le relazioni con il prossimo esclusivamente in modo dicotomico (o subisco, o mi scontro) non è funzionale né al nostro benessere individuale né alla qualità dei rapporti che intessiamo con il resto del mondo.
Tra i due poli opposti di un atteggiamento troppo accomodante/passivo e un atteggiamento conflittuale/aggressivo c'è l'aurea mediocritas sostenuta dal poeta latino Orazio, che in questi casi è rappresentata dall'assertività.
Il termine "conflitto" non andrebbe inteso solamente in senso negativo, dove alla fine si proclameranno un vincitore e un vinto, ma come confronto di posizioni differenti, entrambe valide e legittime.
Se io non sono convinta che la mia idea, il mio desiderio, la mia aspettativa abbiano pari dignità e valore rispetto alla tua idea, al tuo desiderio e alla tua aspettativa, farò fatica ad esprimerli o addirittura eviterò.
Se io credo che manifestare il mio dissenso mi renda meno amabile agli occhi di chi la pensa diversamente da me, preferirò tacere.
Cosa potrà dunque accadere?
Solitamente, che proverò rabbia.
Verso me stessa che non sono riuscita a dire e verso l'altro che non ha colto, o non ha voluto cogliere, la mia diversa posizione.
E questa rabbia più o meno intensa che si sedimenta dentro di me, prima o poi uscirà, magari in malo modo e quasi sicuramente in situazioni di poco conto, che rappresenteranno per me la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Il suggerimento che mi sento di offrirle è quello di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta per analizzare approfonditamente le dinamiche comunicative e relazionali che Lei mette (consapevolmente o meno) in campo e per allenarsi ad uno stile assertivo, che esca dalla logica duale di passività/aggressività.
Cordialità.
Gentile Ragazzo,
descrivere le relazioni con il prossimo esclusivamente in modo dicotomico (o subisco, o mi scontro) non è funzionale né al nostro benessere individuale né alla qualità dei rapporti che intessiamo con il resto del mondo.
Tra i due poli opposti di un atteggiamento troppo accomodante/passivo e un atteggiamento conflittuale/aggressivo c'è l'aurea mediocritas sostenuta dal poeta latino Orazio, che in questi casi è rappresentata dall'assertività.
Il termine "conflitto" non andrebbe inteso solamente in senso negativo, dove alla fine si proclameranno un vincitore e un vinto, ma come confronto di posizioni differenti, entrambe valide e legittime.
Se io non sono convinta che la mia idea, il mio desiderio, la mia aspettativa abbiano pari dignità e valore rispetto alla tua idea, al tuo desiderio e alla tua aspettativa, farò fatica ad esprimerli o addirittura eviterò.
Se io credo che manifestare il mio dissenso mi renda meno amabile agli occhi di chi la pensa diversamente da me, preferirò tacere.
Cosa potrà dunque accadere?
Solitamente, che proverò rabbia.
Verso me stessa che non sono riuscita a dire e verso l'altro che non ha colto, o non ha voluto cogliere, la mia diversa posizione.
E questa rabbia più o meno intensa che si sedimenta dentro di me, prima o poi uscirà, magari in malo modo e quasi sicuramente in situazioni di poco conto, che rappresenteranno per me la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Il suggerimento che mi sento di offrirle è quello di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta per analizzare approfonditamente le dinamiche comunicative e relazionali che Lei mette (consapevolmente o meno) in campo e per allenarsi ad uno stile assertivo, che esca dalla logica duale di passività/aggressività.
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Utente
Buongiorno. La ringrazio molto per la sua risposta che mi ha fatto riflettere. Penso che sia esattamente come ha detto lei. Io sono molto rigido di mio e questo modo bianco o nero di vivere le cose mi influenza molto. A quanto pare anche nei conflitti metto davanti a tutto la vittoria rispetto alla costruzione di qualcosa di nuovo. D’altra parte non essendo abituato sono sempre impaurito di perdere affetto e accumulo. Mi rendo conto che in alcune mie relazioni può aver logorato molto proprio questo atteggiamento. A volte ho ripetutamente evitato di litigare per salvare situazioni che alla fine sarebbero forse potute essere risolte con il confronto? Ci rifletterò su ma voglio lavorarci perchè non voglio piu rovinare ccio a cui tengo o rimanere con rimorsi.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.8k visite dal 07/08/2022.
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