Impossibilità del distacco

Gentilissimi,
Spero che troverò l’attenzione di qualcuno di voi.

Premetto che sono in psicoterapia analitica da quando si è innescata la crisi con il mio compagno, ma mi sembra di non fare passi avanti o solo piccolissimi.

Da alcuni mesi, ormai otto, dopo una forte infatuazione per un’altro uomo, sono entrata in forte crisi con mio compagno con cui ho convissuto per 8 anni e insieme da 11... Ho fatto di tutto per avvicinare quest’altra persona, fino a sentirmene innamorata e vivere un amore travolgente.
Non sono riuscita ad allontanare in alcun modo l’attrazione mentale e fisica che quest’uomo mi ha provocata, risvegliando i miei sensi in modo appassionante e vivo.
Ho tradito.
L’allontanamento dal mio compagno é stato graduale, fino a separarci del tutto, cercando di analizzare in ogni modo cosa fosse accaduto, quali porte avevo lasciato aperte per far sì che accadesse tutto questo e nonostante la terapia, nonostante io continui a vivere la relazione con questa persona seppur ancora clandestina, perché sento ancora di fare un torto, e non ho il coraggio, niente di quello che è accaduto é stato realmente processato da me.
Ad oggi, da otto mesi, continuo a sentire un profondo dolore di perdita, OGNI GIORNO piango, sento di aver lasciato un amore grande, sano, caratterizzato da sentimenti puri di amore e devozione l’un l’altro.
Ho avuto paura che il nostro rapporto fosse quasi diventato fraterno, poco sesso, ma tanta dolcezza, amore, rispetto, comprensione, conoscenza l’uno dell’altro, complicità.
Di contro tante cose mai completate, un matrimonio mai realizzato nonostante una proposta, due aborti spontanei fino a rifiutare l’idea di un figlio, progetti non completati... poi, come al solito IO che impazzisco, che non riesco a trattenere, che esco fuori di testa.
Sto soffrendo tantissimo, il mio corpo é cambiato, il mio lavoro ne risente, vivo come un lutto che continuò a procrastinare la chiusura di questa splendida storia, mentre cerco di godermi (e lo faccio male) la storia e l’amore che questo altro uomo vorrebbe darmi, mi sento ancora legata alla mia storia importante.
Ho paura di non uscirne mai più.
A volte vorrei farla finita per il dolore che sento ma sono bloccata.
Nessun passo in avanti e nessun passo indietro.
Avrei potuto recuperare ma non l’ho fatto, affamata di nuovo e di vita.
Mi continuo a vedere come una persona orrenda, senza amore, gratitudine, squilibrata.
Non accetto quello che ho fatto e non accetto la perdita, la fine, l’addio di una persona che mi amava tanto.
Eppure non un passo avanti, non un passo indietro.
Dovremo vederci per togliere la casa, in cui adesso vivo io, per fare un altro step.
Sono fragile nonostante carnefice di questa fine.
Ho paura.
Ho attacchi di ansia e pianto e non capisco bene cosa siano.
Com’é possibile sentire ancora di essere bloccata in una decisione?
Come farò?
Io non ho la forza e ho la sensazione di vivere in balia degli eventi senza essere consapevole di quello che sono e faccio.
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Dr. Paolo Mancino Psicologo 62 3
Le faccio subito una domanda: si sentiva con tutti questi dubbi otto mesi fa quando ha iniziato questa storia?
Nonostante sia una domanda retorica lei comprendera facilmente perché gliel'ho fatta. La mia risposta è che abbiamo bisogno di novità, di uscire dalle abitudini e dalle ovvietà, salvo a ritornare sulle sicurezze rassicuranti del passato. Abbiamo cioè bisogno di entrambe: la sicurezza e la novità. Aggiungiamo anche che col tempo impariamo a gestire meglio entrambe e la risposta arriva da se. Il nostro vivere ci costringe a piccole scelte continue o a grandi scelte ma limitate. Bisogna imparare a godere delle prime una volta conosciute le seconde.

Dr. Paolo Mancino