Bloccata nel complesso di elettra
Gentili esperti,
è possibile rimanere bloccate nel complesso di Elettra?
Sono una ragazza di 28 anni, e conservo chiarissimi ricordi della fase della vita, iniziata sui 3 anni d'età circa, in cui cercavo disperatamente una figura maschile, all'interno della mia famiglia, da amare, adorare e di cui essere anche gelosa.
Purtroppo, la mia famiglia è composta da pochissimi uomini, e non ce n'era nemmeno uno che fosse "sufficientemente valido" per tale ruolo.
Mio padre era l'ultimo in classifica: è un uomo afflitto da problemi psichiatrici, non è mai stato in grado di tenersi un lavoro e, tanto meno, di essere presente per la sua famiglia.
Come la pallina di un flipper, "rimbalzavo" da un parente all'altro, alla ricerca di un qualcosa che non mi è stato possibile trovare: un uomo equilibrato, affettuoso e funzionante.
Questa mia ricerca non si è mai conclusa, non ne sono mai uscita.
Ora, a 28 anni, mi ritrovo, spesso, ad ammirare, estasiata, alcuni uomini più grandi (dai 50 ai 70 anni inoltrati).
Si tratta, per lo più, di figure impegnate per la società (insegnanti, medici, infermieri, ecc... ) , ma va bene anche chiunque si mostri gentile, disponibile e a modo.
Inoltre, spesso, fisicamente, somigliano a mio padre, ma sono caratterialmente l'opposto.
Mi blocco a fissarli, come fossi in estasi, e nella mia mente si affollano pensieri del tipo: "Chissà cosa si provi ad averlo come padre.
Chissà cosa provano i suoi figli, a tornare a casa e trovare lui, ad avere sempre la sua presenza ed il suo sostegno".
A volte, è successo che tali uomini decidessero di farmi delle avances, convinti di ricambiare le mie.
Al che, io, disgustata, ho preso immediatamente le distanze e ho troncato ogni rapporto, lasciandoli completamente spiazzati.
Col passare del tempo, però, riflettendo sull'accaduto, le mie intenzioni non mi sono più chiare: davvero vedevo solo un padre, in loro?
O ne ero attratta, ma non lo ammettevo nemmeno a me stessa?
E più ci penso, più quell'attrazione che, prima, non c'era comincia ad esserci per davvero! (Anche se solo nella fantasia, verso una loro versione idealizzata.
Di persona, non sento alcuna attrazione, anzi, disgusto al solo pensiero).
Il mio bisogno di affetto paterno e di sessualità si mischiano e si confondono in continuazione, creandomi non poco disagio.
È come se, nel mio sviluppo emotivo e sessuale, mancassero delle tappe fondamentali.
In qualche modo, gli uomini, per me, non sono mai diventati "oggetti sessuali" e basta.
I coetanei non mi interessano, sono sempre alla ricerca di una figura paterna che, poi, non so come e contro la mia volontà, viene investita anche di interesse sessuale.
Come risolvere tutto questo?
Come posso recuperare delle tappe dello sviluppo che sento mancarmi?
Grazie a tutti per l'attenzione
è possibile rimanere bloccate nel complesso di Elettra?
Sono una ragazza di 28 anni, e conservo chiarissimi ricordi della fase della vita, iniziata sui 3 anni d'età circa, in cui cercavo disperatamente una figura maschile, all'interno della mia famiglia, da amare, adorare e di cui essere anche gelosa.
Purtroppo, la mia famiglia è composta da pochissimi uomini, e non ce n'era nemmeno uno che fosse "sufficientemente valido" per tale ruolo.
Mio padre era l'ultimo in classifica: è un uomo afflitto da problemi psichiatrici, non è mai stato in grado di tenersi un lavoro e, tanto meno, di essere presente per la sua famiglia.
Come la pallina di un flipper, "rimbalzavo" da un parente all'altro, alla ricerca di un qualcosa che non mi è stato possibile trovare: un uomo equilibrato, affettuoso e funzionante.
Questa mia ricerca non si è mai conclusa, non ne sono mai uscita.
Ora, a 28 anni, mi ritrovo, spesso, ad ammirare, estasiata, alcuni uomini più grandi (dai 50 ai 70 anni inoltrati).
Si tratta, per lo più, di figure impegnate per la società (insegnanti, medici, infermieri, ecc... ) , ma va bene anche chiunque si mostri gentile, disponibile e a modo.
Inoltre, spesso, fisicamente, somigliano a mio padre, ma sono caratterialmente l'opposto.
Mi blocco a fissarli, come fossi in estasi, e nella mia mente si affollano pensieri del tipo: "Chissà cosa si provi ad averlo come padre.
Chissà cosa provano i suoi figli, a tornare a casa e trovare lui, ad avere sempre la sua presenza ed il suo sostegno".
A volte, è successo che tali uomini decidessero di farmi delle avances, convinti di ricambiare le mie.
Al che, io, disgustata, ho preso immediatamente le distanze e ho troncato ogni rapporto, lasciandoli completamente spiazzati.
Col passare del tempo, però, riflettendo sull'accaduto, le mie intenzioni non mi sono più chiare: davvero vedevo solo un padre, in loro?
O ne ero attratta, ma non lo ammettevo nemmeno a me stessa?
E più ci penso, più quell'attrazione che, prima, non c'era comincia ad esserci per davvero! (Anche se solo nella fantasia, verso una loro versione idealizzata.
Di persona, non sento alcuna attrazione, anzi, disgusto al solo pensiero).
Il mio bisogno di affetto paterno e di sessualità si mischiano e si confondono in continuazione, creandomi non poco disagio.
È come se, nel mio sviluppo emotivo e sessuale, mancassero delle tappe fondamentali.
In qualche modo, gli uomini, per me, non sono mai diventati "oggetti sessuali" e basta.
I coetanei non mi interessano, sono sempre alla ricerca di una figura paterna che, poi, non so come e contro la mia volontà, viene investita anche di interesse sessuale.
Come risolvere tutto questo?
Come posso recuperare delle tappe dello sviluppo che sento mancarmi?
Grazie a tutti per l'attenzione
[#1]
Quello che racconti può succedere. Nei paesi anglosassoni lo chiamano colloquialmente "daddy issues", problemi di babbo. Mancanza di una figura di riferimento maschile solida durante l'infanzia.
Quello che purtroppo però non si può fare, data la delicatezza della questione, è tentare di affrontarlo in una sede come questa, cioè per iscritto. Se ti senti bloccata a causa di questi sentimenti e sensazioni dovresti cercare un aiuto psicoterapeutico direttamente.
Quello che purtroppo però non si può fare, data la delicatezza della questione, è tentare di affrontarlo in una sede come questa, cioè per iscritto. Se ti senti bloccata a causa di questi sentimenti e sensazioni dovresti cercare un aiuto psicoterapeutico direttamente.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
La ringrazio per avermi risposto!
Sono in psicoterapia da, ormai, 4 anni. Quando ho iniziato, ero soltanto una ragazzina che si perdeva in "relazioni" tossiche con coetanei, senza che provassi il minimo interesse verso di loro. In questi anni, sono come riuscita a distruggere una "maschera" che portavo.
Rimane, però, il problema di queste attrazioni che sento come forzate
Sono in psicoterapia da, ormai, 4 anni. Quando ho iniziato, ero soltanto una ragazzina che si perdeva in "relazioni" tossiche con coetanei, senza che provassi il minimo interesse verso di loro. In questi anni, sono come riuscita a distruggere una "maschera" che portavo.
Rimane, però, il problema di queste attrazioni che sento come forzate
[#3]
Realisticamente, è una questione che potrebbe richiedere tempo per essere superata.
Che tipo di lavoro state facendo in terapia?
Che tipo di lavoro state facendo in terapia?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
Utente
Perlopiù, racconto mie esperienze passate ed attuali, e provo a rifletterci sopra, col supporto dello psicoterapeuta. Al momento, siamo arrivati alla conclusione che non potrò mai riempire il vuoto della mancanza di una figura paterna, e che provarci è solo dannoso, ma l'ho accettato solo razionalmente
[#5]
Il collega ti avrà certamente spiegato che in fondo quasi tutti sentiamo che i genitori ci hanno fatto mancare qualcosa. Quindi a ben vedere la tua non è un condizione molto diversa da tante altre. C'è chi nasce o cresce orfano. C'è chi avrebbe preferito esserlo.
In Brasile, dove le famiglie hanno spesso una composizione molto diversa dalla nostra, esiste un pensiero di senso comune secondo il quale i genitori adottivi possono essere meglio di quelli naturali.
Addirittura, secondo la psicoanalisi ognuno si sceglierebbe il coniuge modellandolo più o meno consapevolmente, più o meno fedelmente, sul genitore di sesso opposto.
Quindi io inizierei a considerare la tua situazione non come bianca o nera, cioè all'estremo negativo di ciò che avrebbe potuto capitarti, ma solo come uno dei possibili esiti, dato un mare di possibilità.
In altre parole, imparare a pensare e sentire in modo più flessibile. Non esiste la relazione perfetta, quella che ti potrà dare tutto. Tutto ciò che è dell'essere umano trasuda imperfezioni. Quindi impara ad adattarti e a trarre dalla vita il meglio che puoi, dato ciò che hai. Se inizi una relazione perché pensi che ne valga la pena, per qualunque motivo, poi impegnati per cercare di farla funzionare. Sapendo che qualsiasi relazione può finire, e non necessariamente perché c'è qualcosa che non va in noi.
In Brasile, dove le famiglie hanno spesso una composizione molto diversa dalla nostra, esiste un pensiero di senso comune secondo il quale i genitori adottivi possono essere meglio di quelli naturali.
Addirittura, secondo la psicoanalisi ognuno si sceglierebbe il coniuge modellandolo più o meno consapevolmente, più o meno fedelmente, sul genitore di sesso opposto.
Quindi io inizierei a considerare la tua situazione non come bianca o nera, cioè all'estremo negativo di ciò che avrebbe potuto capitarti, ma solo come uno dei possibili esiti, dato un mare di possibilità.
In altre parole, imparare a pensare e sentire in modo più flessibile. Non esiste la relazione perfetta, quella che ti potrà dare tutto. Tutto ciò che è dell'essere umano trasuda imperfezioni. Quindi impara ad adattarti e a trarre dalla vita il meglio che puoi, dato ciò che hai. Se inizi una relazione perché pensi che ne valga la pena, per qualunque motivo, poi impegnati per cercare di farla funzionare. Sapendo che qualsiasi relazione può finire, e non necessariamente perché c'è qualcosa che non va in noi.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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[#6]
Utente
La ringrazio per l'utilissima risposta!
Sì, il pensiero "bianco o nero" mi appartiene totalmente e, sì, sono convinta che, se avessi avuto un padre "perfetto", oggi, sarei una persona molto diversa.
So che siamo tutti imperfetti, che ognuno fa quel che può e non è sempre possibile andare oltre. Nei fatti, però, mi è impossibile distinguere tra "questo difetto è tollerabile, questa persona sta facendo del proprio meglio" e "questo difetto è una forma di abuso, questa persona è malvagia". Insomma, o buono o cattivo. Vengo da una famiglia dove, spesso, cercavano di ingannarmi o raggirarmi, e questo pensiero estremizzato, al tempo, mi ha protetta.
Sono alla ricerca di un'esperienza riparativa, ma, anche quando si presenta, trovo il modo di rovinarla.
Soffro ancora moltissimo per aver troncato il rapporto amicale con uomo, ormai tre anni fa, con il quale si era creato un forte legame affettivo. Un giorno, ha deciso di tentare un approccio sessuale, convintissimo lo volessi io. Mi sono profondamente offesa, ho immediatamente concluso il suo affetto fosse stato solo una messinscena. A poco è servito che si spiegasse, ho troncato il rapporto, ferendolo moltissimo. Ancora oggi, soffro per quella perdita.
Questo è soltanto l'esempio che più mi ha fatta stare male, la mia storia è piena di esperienze analoghe, in quanto trovo sempre una motivazione per troncare i rapporti che diventano significativi.
E, sì, il pensiero alla base è sempre "Tanto, per una come me, non ne sarebbe valsa la pena comunque"
Sì, il pensiero "bianco o nero" mi appartiene totalmente e, sì, sono convinta che, se avessi avuto un padre "perfetto", oggi, sarei una persona molto diversa.
So che siamo tutti imperfetti, che ognuno fa quel che può e non è sempre possibile andare oltre. Nei fatti, però, mi è impossibile distinguere tra "questo difetto è tollerabile, questa persona sta facendo del proprio meglio" e "questo difetto è una forma di abuso, questa persona è malvagia". Insomma, o buono o cattivo. Vengo da una famiglia dove, spesso, cercavano di ingannarmi o raggirarmi, e questo pensiero estremizzato, al tempo, mi ha protetta.
Sono alla ricerca di un'esperienza riparativa, ma, anche quando si presenta, trovo il modo di rovinarla.
Soffro ancora moltissimo per aver troncato il rapporto amicale con uomo, ormai tre anni fa, con il quale si era creato un forte legame affettivo. Un giorno, ha deciso di tentare un approccio sessuale, convintissimo lo volessi io. Mi sono profondamente offesa, ho immediatamente concluso il suo affetto fosse stato solo una messinscena. A poco è servito che si spiegasse, ho troncato il rapporto, ferendolo moltissimo. Ancora oggi, soffro per quella perdita.
Questo è soltanto l'esempio che più mi ha fatta stare male, la mia storia è piena di esperienze analoghe, in quanto trovo sempre una motivazione per troncare i rapporti che diventano significativi.
E, sì, il pensiero alla base è sempre "Tanto, per una come me, non ne sarebbe valsa la pena comunque"
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>>> Sì, il pensiero "bianco o nero" mi appartiene totalmente e, sì, sono convinta che, se avessi avuto un padre "perfetto", oggi, sarei una persona molto diversa
>>> Sono alla ricerca di un'esperienza riparativa, ma, anche quando si presenta, trovo il modo di rovinarla
Sono entrambi aspetti su cui è possibilissimo lavorare in terapia breve, per aiutarla a diventare più flessibile.
Contento di poterle essere stato minimamente d'aiuto, anche se da qui non è possibile fare molto di più. Potrebbe chiedere dei consulti direttamente a un terapeuta ad approccio breve, per farsi prescrivere comportamenti specifici attraverso i quali recuperare flessibilità e ammorbidire un poco il perfezionismo.
>>> Sono alla ricerca di un'esperienza riparativa, ma, anche quando si presenta, trovo il modo di rovinarla
Sono entrambi aspetti su cui è possibilissimo lavorare in terapia breve, per aiutarla a diventare più flessibile.
Contento di poterle essere stato minimamente d'aiuto, anche se da qui non è possibile fare molto di più. Potrebbe chiedere dei consulti direttamente a un terapeuta ad approccio breve, per farsi prescrivere comportamenti specifici attraverso i quali recuperare flessibilità e ammorbidire un poco il perfezionismo.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
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Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.5k visite dal 01/08/2022.
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