Richiesta pareri su forti momenti di tristezza, pianto e buio
Gentili dottori,
Sono un ragazzo di 23 anni e vi scrivo per avere l’opinione di uno specialista riguardo un periodo emotivamente molto difficile che ho vissuto tra il 2020 e il 2021.
L’avvento della pandemia e delle forti restrizioni nel marzo del 2020 sono state per me motivo di grande stress.
Venivo già da un periodo emotivamente difficile legato all’università, poiché alla fine del primo semestre non ero riuscito a dare neanche un esame di quelli che mi ero prefissato, e la cosa mi faceva sentire un vero fallimento.
La prima quarantena è stata la goccia a far traboccare il vaso: dal 9 marzo al 14 maggio non sono mai uscito di casa, si è indebolito il rapporto con molti amici, e non ho mai incontrato la mia ragazza (neanche con la scusa della spesa al supermercato, per via del carattere molto difficile dei suoi genitori).
Durante l’estate, quando sembrava che mi stessi riprendendo, i miei nonni sono stati poco bene e, non potendo più stare da soli, li abbiamo dovuti portare a stare a casa nostra.
Avendo una casa piuttosto piccola, non riuscivo più ad avere la mia privacy e le mie abitudini, e anche questo a lungo andare è diventato motivo di stress.
Un giorno, parlando con mia madre, sono riuscito a tirare fuori quello che provavo e mi sono sentito male: dal tanto piangere sono andato in iperventilazione, il cuore mi batteva talmente forte che avevo paura mi prendesse un infarto.
Da quel giorno in particolare, per i successivi 8/9 mesi, mi sento di aver vissuto per inerzia.
Mi sentivo di non provare più alcuna emozione, solamente un forte senso di apatia verso tutto ciò che mi circondava, alternata a momenti di profonda tristezza.
Questa tristezza aumentava a dismisura a diventare quasi disperazione in alcuni momenti, molto spesso a seguito di eventi veramente irrilevanti (ad esempio, la rottura della punta di una matita), o a volte anche senza un motivo preciso.
Mi sentivo come se tutto attorno a me diventasse buio, e iniziavo ad avere delle crisi di pianto quasi isterico, che mi portavano ad un aumento del battito cardiaco, iperventilazione e quindi anche a giramenti di testa e a senso di svenimento.
La cosa strana è che, dopo qualche minuto di pianto, mi sentivo come se fossi scisso a metà: mentre dal punto di vista fisico non riuscivo a smettere di piangere, mentalmente mi rendevo conto di essere lucido, cosciente, sapevo che dovevo calmarmi ma non riuscivo a controllare il mio corpo.
Dentro e attorno a me sentivo un caos così forte che spesso ho pensato che stessi impazzendo, pensiero che mi ha accompagnato per parecchio tempo.
Lentamente, con l’allentarsi delle restrizioni e con il miglioramento della situazione famigliare, questi episodi si sono fatti sempre meno frequenti.
Mi farebbe piacere ricevere un vostro parere sull’accaduto, soprattutto perché ho sempre paura di riarrivare a vivere momenti del genere che per me sono stati estremamente dolorosi.
Vi ringrazio molto in anticipo, cordiali saluti
Sono un ragazzo di 23 anni e vi scrivo per avere l’opinione di uno specialista riguardo un periodo emotivamente molto difficile che ho vissuto tra il 2020 e il 2021.
L’avvento della pandemia e delle forti restrizioni nel marzo del 2020 sono state per me motivo di grande stress.
Venivo già da un periodo emotivamente difficile legato all’università, poiché alla fine del primo semestre non ero riuscito a dare neanche un esame di quelli che mi ero prefissato, e la cosa mi faceva sentire un vero fallimento.
La prima quarantena è stata la goccia a far traboccare il vaso: dal 9 marzo al 14 maggio non sono mai uscito di casa, si è indebolito il rapporto con molti amici, e non ho mai incontrato la mia ragazza (neanche con la scusa della spesa al supermercato, per via del carattere molto difficile dei suoi genitori).
Durante l’estate, quando sembrava che mi stessi riprendendo, i miei nonni sono stati poco bene e, non potendo più stare da soli, li abbiamo dovuti portare a stare a casa nostra.
Avendo una casa piuttosto piccola, non riuscivo più ad avere la mia privacy e le mie abitudini, e anche questo a lungo andare è diventato motivo di stress.
Un giorno, parlando con mia madre, sono riuscito a tirare fuori quello che provavo e mi sono sentito male: dal tanto piangere sono andato in iperventilazione, il cuore mi batteva talmente forte che avevo paura mi prendesse un infarto.
Da quel giorno in particolare, per i successivi 8/9 mesi, mi sento di aver vissuto per inerzia.
Mi sentivo di non provare più alcuna emozione, solamente un forte senso di apatia verso tutto ciò che mi circondava, alternata a momenti di profonda tristezza.
Questa tristezza aumentava a dismisura a diventare quasi disperazione in alcuni momenti, molto spesso a seguito di eventi veramente irrilevanti (ad esempio, la rottura della punta di una matita), o a volte anche senza un motivo preciso.
Mi sentivo come se tutto attorno a me diventasse buio, e iniziavo ad avere delle crisi di pianto quasi isterico, che mi portavano ad un aumento del battito cardiaco, iperventilazione e quindi anche a giramenti di testa e a senso di svenimento.
La cosa strana è che, dopo qualche minuto di pianto, mi sentivo come se fossi scisso a metà: mentre dal punto di vista fisico non riuscivo a smettere di piangere, mentalmente mi rendevo conto di essere lucido, cosciente, sapevo che dovevo calmarmi ma non riuscivo a controllare il mio corpo.
Dentro e attorno a me sentivo un caos così forte che spesso ho pensato che stessi impazzendo, pensiero che mi ha accompagnato per parecchio tempo.
Lentamente, con l’allentarsi delle restrizioni e con il miglioramento della situazione famigliare, questi episodi si sono fatti sempre meno frequenti.
Mi farebbe piacere ricevere un vostro parere sull’accaduto, soprattutto perché ho sempre paura di riarrivare a vivere momenti del genere che per me sono stati estremamente dolorosi.
Vi ringrazio molto in anticipo, cordiali saluti
[#1]
Se con il miglioramento delle condizioni familiari e sanitarie gli episodi si sono ridotti, occorre ripartire da qui.
Ovvero, da un lato prendere atto ed essere contenti del miglioramento. Dall'altro, tener presente che hai molto probabilmente un tratto ansioso che prima riuscivi a tenere relativamente a bada, ma che è esplosa con l'avvento della pandemia.
Ragion per cui ti converrebbe lavorarci con l'aiuto di uno specialista, ad esempio uno psicoterapeuta.
Ovvero, da un lato prendere atto ed essere contenti del miglioramento. Dall'altro, tener presente che hai molto probabilmente un tratto ansioso che prima riuscivi a tenere relativamente a bada, ma che è esplosa con l'avvento della pandemia.
Ragion per cui ti converrebbe lavorarci con l'aiuto di uno specialista, ad esempio uno psicoterapeuta.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.8k visite dal 28/07/2022.
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