Temo di aver scelto l'università sbagliata ma l'ansia mi impedisce di agire a riguardo
Salve, sono una studentessa di medicina al secondo anno che teme di aver intrapreso un percorso universitario errato.
Quando ancora ero alle superiori ero convintissima di voler proseguire con studi umanistici, fino all'estate prima del quinto anno, quando, dopo una serie di discussioni con genitori e altri patenti, ho deciso di scegliere medicina per timore che i corsi che mi interessavano non mi avrebbero portato a nulla di concreto.
Durante quello stesso anno scolastico mia madre è morta a causa di un infarto, e quando si è trattato di prendere la fatidica decisione e iscriversi al test d'ingresso per l'università, non ci ho pensato due volte, con la speranza di renderla comunque orgogliosa, visto che lei ci teneva particolarmente.
Il primo anno di università è stato traumatico.
All'inizio ho provato a seguire le lezioni, ma più le frequentavo più mi accorgevo che gli argomenti di cui si parlava, tranne rare eccezioni, non mi interessavano.
Le ritenevo noiose e superflue e non riuscivo a mantenere la concentrazione per più di dieici minuti.
Nonostante tutto, sono riuscita a dare tutti gli esami tranne uno, con voti abbastanza soddisfacenti.
Dopo una breve crisi in cui avevo voglia di mollare, mi sono ripromessa che le cose sarebbero cambiate, e, iniziato il secondo anno ho provato a seguire e prendere appunti, ma è più forte di me: nulla di quelle lezioni mi appassiona e mi fa sentire felice del percorso che sto frequentando.
Per questo, da settembre mi trovo con un solo esame del secondo anno dato (il più facile) e con una marea di cose da recuperare.
Ora, le premesse porterebbero a una conclusione ovvia, lasciare medicina, ma per me non è così semplice.
Innanzitutto c'è mio padre, entusiasta di poter avere una figlia medico.
Quando alla fine del primo anno, gli avevo detto che probabilmente questa università non faceva per me, si era molto arrabbiato, arrivando a definirmi una "delusione" e dicendo che non mi avrebbe sostenuto in nessuna altra scelta.
Anche per questo ho deciso di continuare per un altro anno.
Ora però, sembra aver capito la situazione, anche se non manca di rimarcare che questa facoltà mi avrebbe dato tante opportunità e che, in futuro, mi pentirò della mia scelta.
Io gli voglio bene sopra ogni cosa, soprattutto ora che mia madre non c'è più, e mi si spezza il cuore al pensiero di deluderlo.
La seconda motivazione che mi non mi fa lasciare medicina è strettamente legata a ciò che mi dice mio padre.
Sono consapevole del fatto che con ciò che vorrei studiare (materie in ambito umanistico) potrei non trovare mai lavoro, e questo mi paralizza.
Ho il terrore di rimanere disoccupata, o comunque di riuscire a ottenere lavori precari e sottopagati, con i quali non riuscirò mai a lasciare la casa di mio padre e avere una vita tutta mia.
Davvero, non so cosa fare.
L'ansia di dover prendere una decisione che potrebbe ribaltare la mia vita mi blocca.
Vorrei tanto essere in grado di farmi piacere medicina, ma non ci riesco proprio.
Quando ancora ero alle superiori ero convintissima di voler proseguire con studi umanistici, fino all'estate prima del quinto anno, quando, dopo una serie di discussioni con genitori e altri patenti, ho deciso di scegliere medicina per timore che i corsi che mi interessavano non mi avrebbero portato a nulla di concreto.
Durante quello stesso anno scolastico mia madre è morta a causa di un infarto, e quando si è trattato di prendere la fatidica decisione e iscriversi al test d'ingresso per l'università, non ci ho pensato due volte, con la speranza di renderla comunque orgogliosa, visto che lei ci teneva particolarmente.
Il primo anno di università è stato traumatico.
All'inizio ho provato a seguire le lezioni, ma più le frequentavo più mi accorgevo che gli argomenti di cui si parlava, tranne rare eccezioni, non mi interessavano.
Le ritenevo noiose e superflue e non riuscivo a mantenere la concentrazione per più di dieici minuti.
Nonostante tutto, sono riuscita a dare tutti gli esami tranne uno, con voti abbastanza soddisfacenti.
Dopo una breve crisi in cui avevo voglia di mollare, mi sono ripromessa che le cose sarebbero cambiate, e, iniziato il secondo anno ho provato a seguire e prendere appunti, ma è più forte di me: nulla di quelle lezioni mi appassiona e mi fa sentire felice del percorso che sto frequentando.
Per questo, da settembre mi trovo con un solo esame del secondo anno dato (il più facile) e con una marea di cose da recuperare.
Ora, le premesse porterebbero a una conclusione ovvia, lasciare medicina, ma per me non è così semplice.
Innanzitutto c'è mio padre, entusiasta di poter avere una figlia medico.
Quando alla fine del primo anno, gli avevo detto che probabilmente questa università non faceva per me, si era molto arrabbiato, arrivando a definirmi una "delusione" e dicendo che non mi avrebbe sostenuto in nessuna altra scelta.
Anche per questo ho deciso di continuare per un altro anno.
Ora però, sembra aver capito la situazione, anche se non manca di rimarcare che questa facoltà mi avrebbe dato tante opportunità e che, in futuro, mi pentirò della mia scelta.
Io gli voglio bene sopra ogni cosa, soprattutto ora che mia madre non c'è più, e mi si spezza il cuore al pensiero di deluderlo.
La seconda motivazione che mi non mi fa lasciare medicina è strettamente legata a ciò che mi dice mio padre.
Sono consapevole del fatto che con ciò che vorrei studiare (materie in ambito umanistico) potrei non trovare mai lavoro, e questo mi paralizza.
Ho il terrore di rimanere disoccupata, o comunque di riuscire a ottenere lavori precari e sottopagati, con i quali non riuscirò mai a lasciare la casa di mio padre e avere una vita tutta mia.
Davvero, non so cosa fare.
L'ansia di dover prendere una decisione che potrebbe ribaltare la mia vita mi blocca.
Vorrei tanto essere in grado di farmi piacere medicina, ma non ci riesco proprio.
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L'unica ragione per cui potresti continuare in un'impresa che non è in accordo con ciò che in questo momento senti di voler fare è che tu riesca in qualche modo a farla tua.
Quando qualcosa non ci piace, come ad esempio una materia di studio, si può sempre imparare a farsela piacere. Ma dobbiamo essere noi stessi a volerlo.
Finché invece dentro di te avrai la sensazione di essere nel posto sbagliato, e soprattutto di star studiando medicina perché devi onorare la memoria di tua madre e dare soddisfazione a tuo padre, incontrerai difficoltà enormi.
La differenza è fra motivazione intrinseca ed estrinseca. Puoi guardare questo video per capire meglio cosa intendo:
https://www.giuseppesantonocito.com/857-motivazione-disciplina-priorita-valori-quale-funziona-meglio
Quando qualcosa non ci piace, come ad esempio una materia di studio, si può sempre imparare a farsela piacere. Ma dobbiamo essere noi stessi a volerlo.
Finché invece dentro di te avrai la sensazione di essere nel posto sbagliato, e soprattutto di star studiando medicina perché devi onorare la memoria di tua madre e dare soddisfazione a tuo padre, incontrerai difficoltà enormi.
La differenza è fra motivazione intrinseca ed estrinseca. Puoi guardare questo video per capire meglio cosa intendo:
https://www.giuseppesantonocito.com/857-motivazione-disciplina-priorita-valori-quale-funziona-meglio
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.5k visite dal 26/07/2022.
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