Conflitto interno

Buon pomeriggio,
Ho 27 anni ed abito ancora con i miei genitori.
Sono fidanzata da nove anni e mezzo e abbiamo ripreso la nostra relazione dopo due mesi di stop.
A maggio lui mi ha lasciato per le continue incomprensioni e litigi che c’erano tra di noi.
C’erano in progetto una convivenza a breve e la costruzione di una famiglia.
trovandomi in una situazione simile i miei genitori mi hanno vista soffrire praticamente tutti i giorni e mi sono sfogata con loro delle cose che non andavano e delle cose che succedevano tra me e lui in un momento di rabbia tristezza e delusione (in cui qualsiasi cosa racconti è praticamente amplificato).

Dopo un mese e mezzo di silenzio io e il mio ex ci rivediamo e decidiamo di aprire un dialogo tra di noi e vedere se le cose potessero essere sistemate.
per tre settimane frequento il mio ex telefonicamente data la distanza e quando lui è sceso in ferie per una settimana ci rivediamo e decidiamo di riprendere la nostra relazione e lavorare sulle cose che non andavano bene.

Mi aspettavo che i miei fossero felici di questa cosa, essendolo anche io.
Quando invece rendo partecipi i miei genitori del fatto che stavo Ri frequentando il mio ex loro mi dicono che non lo accetteranno mai e che qualora decidessi di andare a convivere lo farei senza il loro consenso.
Praticamente mi sono trovata la mia famiglia contro e mi trovo al centro di un conflitto tra la mia famiglia che non accetta il mio attuale fidanzato e che addirittura non tollerano di sentire nominare.

Se ci esco devo farlo di nascosto, non lo salutano o gli vietano di aspettarmi sotto casa.

I miei genitori sono sempre stati molto bene padroni nei miei confronti dato che sono un carattere molto sensibile e soprattutto sono molto critici, rigidi e tendono a giudicare e questo mi ha portato parecchi problemi d’ansia per i quali mi sono dovuta rivolgere ad una psicologa.
Non mi hanno mai lasciato la libertà di fare nulla, mi hanno sempre criticata e trattata da incapace nonostante sia autonoma, indipendente e in grado di prendere decisioni sensate.
Io capisco la rabbia e la delusione ma si tratta di una persona che ha frequentato la nostra famiglia per 10 anni e non è possibile che per delle parole che io tirato fuori in un momento di tristezza di delusione e di rabbia loro possono cambiare idea in questo modo sulla persona con cui io voglio costruire un futuro.
Anche mia sorella la pensa come loro e afferma che non vorrà mai più avere a che fare con lui.
Ne ho parlato con altre persone della mia famiglia che ritengono ci voglia tempo, Che però devo imparare ad impormi e a farmi rispettare anche se questo mi costerà avere tutti contro.

A voi chiedo, come comportarsi in questi casi?

Avete consigli da potermi dare?

Come si fa a scegliere tra la persona che ami e la famiglia?
Come aprire un dialogo con persone che non vogliono sentire ragioni e che non ti sono mai stati a sentire?

Grazie in anticipo a chi risponderà
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
due anni fa, ad una sua email più circostanziata di questa, le era stato suggerito di riprendere la terapia, altrimenti l'ansia non le avrebbe permesso di arrivare ad una decisone.
A quanto pare siamo allo stesso punto, il che vuol dire che va peggio, perché ulteriori due anni non possono che aver cronicizzato il disagio.
Dunque, lei inizia nell'adolescenza una relazione a distanza che va avanti addirittura dieci anni con vaghe promesse non mantenute di convivenza, litigi, incomprensioni, interruzioni, nel timore che non siate adatti a questo rapporto. Timore fondato, perché cosa può indurre due persone a stare insieme dieci anni sempre litigando? E' questa la premessa per rendersi reciprocamente felici, che sarebbe lo scopo del matrimonio?
Infine vi lasciate e lei si sfoga coi suoi parenti più prossimi raccontando cosa non andava nella sua relazione. Non ci rende partecipi del contenuto di queste confidenze, per cui non è possibile capire, da qui, se la reazione dei suoi familiari che hanno deciso di non vedere più il suo ex compagno sia assennata o meno.
Di qui la nostra difficoltà a rispondere alle sue domande: "Come si fa a scegliere tra la persona che ami e la famiglia?" e inoltre: "Come aprire un dialogo con persone che non vogliono sentire ragioni e che non ti sono mai stati a sentire?"
Già la differenza sostanziale tra le due domande rivela la sua indecisione. Se vuole scegliere l'uomo amato al posto della famiglia, deve essere disponibile anche a rompere; se chiede come aprire un dialogo con la famiglia, specificando che si tratta di persone "che non ti sono mai state a sentire", evidentemente vuole rimandare all'infinito la scelta e continuare a portare avanti:
1) un rapporto sempre più inquinato dai problemi di sempre più le varie dolorose esperienze di rottura, col suo partner;
2) un rapporto altrettanto malato con la famiglia d'origine, a quello che racconta.
In questi casi si tratta di scegliere un lungo periodo di autonomia e di costruttiva solitudine, per trovare sé stessi e decidere chi si è e cosa si vuole.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com