Mi ha lasciato per sempre
Salve, premetto che sarò un po' lunga, ma la cosa è fresca e sto malissimo.
Sono stata lasciata dopo quasi due anni di relazione, 2 li avremmo fatti a distanza di pochi giorni.
Diciamo che la storia è iniziata piano, ma poi mi sono innamorata e tutto è stato bello.
Purtroppo però i litigi c'erano pure, a volte lui quando discutevamo usava parole come "sei malata", piuttosto che "non ho stima di te", ma io non ero da meno, perché avendo lui 25 anni e io 3 in meno diciamo che lo vedevo come l'uomo della mia vita e volevo per lui qualcosa di importante.
Quando lo conobbi aveva ancora tutte le materie universitarie da dare, io primo anno, lui 3 con 2 fuori corso.
Quest'anno la laurea finalmente, anche grazie a me, se posso.
L'ho sempre spronato.
Abitiamo io in città e lui in paese, e piano piano l'ho visto stancarsi di scendere.
Premetto che non lavora e che gli dicevo sempre di trovarsi anche un piccolo lavoretto per sentirsi indipendente, comprarsi ciò che voleva e magari venire da me più spesso, anche se i mezzi ci sono.
Ma lui si arrabbiava dicendomi che sono materialista e che penso più al lavoro, che sono una bambina capricciosa e che lui a 25 anni deve pensare davvero a crearsi un futuro, ma che al momento vuole solo il presente e a me invece interessava già della famiglia, di essere voluta bene, del lavoro.
Quando lo conobbi mi disse che in città tutti vanno a letto subito e mi fece vedere un video sulla verginità.
Premesso: a 18 anni avevo avuto il mio primo ragazzo che per me doveva essere l'ultimo e ci partì pure insieme e questa cosa lui la prese male.
Ci rimasi tanto male per quello che mi disse, ma andai avanti e lui mi chiese scusa arrivati ai 25 perché era piccolo mi diceva e non si rendeva conto di ciò che aveva detto.
Lui aveva però avuto tante storie e fino a poco prima di mettersi con me era stato con due ragazze in due giorni diversi.
Ma io non gli dissi mai nulla, però ci rimasi male perché della sua fidanzata doveva parlare solo bene, come se fossi la cosa più importante del mondo per lui.
Però un senso di colpo mi attanaglia da un po'.
Nelle ultime settimane litigavamo spesso per me che ero sempre burbera e lo rimproveravo sempre per la famiglia che secondo me era fredda, e io volevo avere affetto, e per il lavoro perché si era arrabbiato quando gli dissi che in caso lo avrei potuto aiutare io se voleva.
Ma lui si lamentava e basta, mentre io mi dispiacevo se lo vedevo giù che magari non riusciva a comprarsi qualcosa.
Una volta gli dissi "per la palestra i soldi li hai, però per scendere dalla tua fidanzata no".
Mi disse che ero una bambina e che comunque se c'era il papà non aveva bisogno di lavorare al momento perché le cose da lui si fanno con calma e io lo opprimevo e stavo diventando sua mamma, ma solo in senso simbolico.
Sono stata lasciata dopo quasi due anni di relazione, 2 li avremmo fatti a distanza di pochi giorni.
Diciamo che la storia è iniziata piano, ma poi mi sono innamorata e tutto è stato bello.
Purtroppo però i litigi c'erano pure, a volte lui quando discutevamo usava parole come "sei malata", piuttosto che "non ho stima di te", ma io non ero da meno, perché avendo lui 25 anni e io 3 in meno diciamo che lo vedevo come l'uomo della mia vita e volevo per lui qualcosa di importante.
Quando lo conobbi aveva ancora tutte le materie universitarie da dare, io primo anno, lui 3 con 2 fuori corso.
Quest'anno la laurea finalmente, anche grazie a me, se posso.
L'ho sempre spronato.
Abitiamo io in città e lui in paese, e piano piano l'ho visto stancarsi di scendere.
Premetto che non lavora e che gli dicevo sempre di trovarsi anche un piccolo lavoretto per sentirsi indipendente, comprarsi ciò che voleva e magari venire da me più spesso, anche se i mezzi ci sono.
Ma lui si arrabbiava dicendomi che sono materialista e che penso più al lavoro, che sono una bambina capricciosa e che lui a 25 anni deve pensare davvero a crearsi un futuro, ma che al momento vuole solo il presente e a me invece interessava già della famiglia, di essere voluta bene, del lavoro.
Quando lo conobbi mi disse che in città tutti vanno a letto subito e mi fece vedere un video sulla verginità.
Premesso: a 18 anni avevo avuto il mio primo ragazzo che per me doveva essere l'ultimo e ci partì pure insieme e questa cosa lui la prese male.
Ci rimasi tanto male per quello che mi disse, ma andai avanti e lui mi chiese scusa arrivati ai 25 perché era piccolo mi diceva e non si rendeva conto di ciò che aveva detto.
Lui aveva però avuto tante storie e fino a poco prima di mettersi con me era stato con due ragazze in due giorni diversi.
Ma io non gli dissi mai nulla, però ci rimasi male perché della sua fidanzata doveva parlare solo bene, come se fossi la cosa più importante del mondo per lui.
Però un senso di colpo mi attanaglia da un po'.
Nelle ultime settimane litigavamo spesso per me che ero sempre burbera e lo rimproveravo sempre per la famiglia che secondo me era fredda, e io volevo avere affetto, e per il lavoro perché si era arrabbiato quando gli dissi che in caso lo avrei potuto aiutare io se voleva.
Ma lui si lamentava e basta, mentre io mi dispiacevo se lo vedevo giù che magari non riusciva a comprarsi qualcosa.
Una volta gli dissi "per la palestra i soldi li hai, però per scendere dalla tua fidanzata no".
Mi disse che ero una bambina e che comunque se c'era il papà non aveva bisogno di lavorare al momento perché le cose da lui si fanno con calma e io lo opprimevo e stavo diventando sua mamma, ma solo in senso simbolico.
[#1]
Gentile utente,
capisco che aver perso il secondo fidanzato in pochi anni la addolori e la faccia sentire scossa, ma dall'intera sua lettera si ha l'impressione che lei non sia abituata a riflettere a fondo; a comprendere le emozioni, le sue e quelle degli altri; a valutare cosa è opportuno dire e fare nel rapporto con un'altra persona.
In questo caso si è trattato di un rapporto d'amore, ma mi chiedo come lei si muova nel campo delle amicizie.
Se rilegge la sua lettera vedrà che dimostra poca cura anche per la forma, quindi rischia di falsare i significati. Quanto al contenuto, continuamente manifesta la tendenza a spronare, ammonire, dirigere il suo fidanzato e perfino la famiglia di lui.
Dice di essere stata burbera perché voleva affetto: crede veramente che l'affetto si ottenga rimproverando e imponendo?
Provi a valutare se davvero imporre dei comportamenti all'uomo che ama (lo studio, il lavoro, il venirla a trovare piuttosto che andare in palestra) sia un buon metodo.
Lui l'ha accusata di essersi trasformata in una specie di mamma. Aggiungerei: una mamma burbera e punitiva. A lei piacerebbe essere trattata così? Le darebbe sicurezza? La farebbe sentire apprezzata, amata?
Rifletta su tutto questo.
capisco che aver perso il secondo fidanzato in pochi anni la addolori e la faccia sentire scossa, ma dall'intera sua lettera si ha l'impressione che lei non sia abituata a riflettere a fondo; a comprendere le emozioni, le sue e quelle degli altri; a valutare cosa è opportuno dire e fare nel rapporto con un'altra persona.
In questo caso si è trattato di un rapporto d'amore, ma mi chiedo come lei si muova nel campo delle amicizie.
Se rilegge la sua lettera vedrà che dimostra poca cura anche per la forma, quindi rischia di falsare i significati. Quanto al contenuto, continuamente manifesta la tendenza a spronare, ammonire, dirigere il suo fidanzato e perfino la famiglia di lui.
Dice di essere stata burbera perché voleva affetto: crede veramente che l'affetto si ottenga rimproverando e imponendo?
Provi a valutare se davvero imporre dei comportamenti all'uomo che ama (lo studio, il lavoro, il venirla a trovare piuttosto che andare in palestra) sia un buon metodo.
Lui l'ha accusata di essersi trasformata in una specie di mamma. Aggiungerei: una mamma burbera e punitiva. A lei piacerebbe essere trattata così? Le darebbe sicurezza? La farebbe sentire apprezzata, amata?
Rifletta su tutto questo.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3k visite dal 16/07/2022.
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