Vivere con un disturbo paranoide

Buongiorno,
7anni fa ho incontrato il mio compagno, che non mi ha mai nascosto che assumeva quotidianamente un potente antipsicotico (in dosi minime) che ho scoperto essere destinato per lo più alla schizofrenia - tuttavia lui lo assumeva per un episodio di psicosi 10 anni fa, mai schizofrenia - con una piccola ricaduta due anni dopo.
Da allora è sempre stato bene durante la nostra relazione.
Mi sembrava una persona molto mite.
Ha sempre preso il suo farmaco con grande diligenza e precisione.
Abbiamo avuto un bimbo qualche anno fa e l’anno scorso, in seguito a una frase del medico di base sull’eventualità che prendere quel farmaco tutta la vita potesse accorciarne l’aspettativa, ha deciso di provare a interromperlo.
La psichiatra ha prima preferito ridurre ulteriormente la dose e dopo 6 mesi di monitoraggio ha acconsentito a togliere il farmaco.
In primavera lo ha tolto del tutto, ma caratterialmente se all’inizio era semplicemente più reattivo ora lo trovo decisamente più irascibile.
Rigido con il bimbo, anche con me talvolta, pur cercando io di non soccombere mai, perché non voglio entrare in una dinamica di vittima, ma di assecondarlo dove posso passar sopra.
Dire che tenere questo stato costante di fermezza ed equilibrio per entrambi è faticoso è dir poco.

Si avvale di uno psicologo individuale e anche noi di uno di coppia da molto poco che non conosce ancora questo retroscena perché ci siamo andati per migliorare la comunicazione ma io sto iniziando a collegare il cambiamento con la terapia in questi giorni.
Ogni giorno mi riferisce che qualcuno lo ha guardato in modo strano, come se tutto il mondo stesse a dar retta a lui, è a tratti molto rigido con il bimbo, è fissato con il vicino di casa che proprio non gli piace e così via.
Io inizio a essere disorientata da questi atteggiamenti, dalla sua irritabilità, e avrei anche levato le tende se non fosse che rispetto agli altri consulti che ho letto lui è una persona di notevole gentilezza, tra noi c’è un amore sincero come è un padre meraviglioso quando sta bene (oltretutto nostro figlio è un bimbo molto vivace, un po’ mammone che ama mettere alla prova la nostra pazienza e questo non giova alla situazione)
Non mi ha mai mancato di rispetto e non mi avvilisce né accusa di cospirare contro di lui, è capitato forse una volta in una grossa lite ma anche io lì ho le mie colpe perché ero esasperata.

La famiglia di origine non ha aiutato a mio parere perché a tratti emerge una grande insicurezza e il sentirsi non considerato.
Quando riflettiamo, in terapia, sembra capire e voler regolare questi estremi del suo umore ma poi ricadiamo nelle stesse dinamiche.
Non ho ancora portato l’aspetto della psicosi e del farmaco in seduta per discrezione e rispetto, ma lo farei su suo consenso.
Nel frattempo ora di settembre vorrei sapere che cosa posso fare per aiutarci sono divisa tra la paura di una vita sulle montagne russe e il voler invecchiare con lui.

Grazie in anticipo.
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Non dice qual è il farmaco che assume, può comunque farlo inserendo nuovamente la domanda in area psichiatria, ma in generale alcune condizioni devono purtroppo essere medicate per tutta la vita. Potrebbe essere il caso del suo compagno e a questo proposito occorrerebbe che riparlasse con la psichiatra che lo ha aiutato con il farmaco.

La chiave del problema potrebbe essere tutta qui.

E dovreste ovviamente metterne a conoscenza i vostri terapeuti, altrimenti state lasciando fuori una variabile potenzialmente importantissima, che potrebbe fuorviare gli stessi terapeuti e allungare inutilmente i tempi della psicoterapia.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Utente
Utente
Buonasera,
Grazie per il riscontro.. ero indecisa, se ritiene opportuno ripubblicherò in Psichiatria, nel frattempo per rispondere abbiamo fatto una sola seduta di terapia e riprenderemo a settembre per cui senz’altro ne parleremo. Ha preso olanzapina, prima in dosi alte e poi al minimo per nove anni con un’interruzione e ripresa agli inizi per una ricaduta. Al momento non ne vuole più sapere, per l’aumento di peso e l’intorpidimento generale e preferisce la terapia psicologica per la gestione dello stress. Lui ha un lavoro che ama e in cui è bravo, mangia bene ed è attento al suo stato di salute come è stato sempre puntuale nella sua cura. Mi chiedo se, secondo Voi, sia possibile per un soggetto così rimanere stabile nella tranquillità di una vita familiare, seppur con qualche momento di nervosismo e se queste avvisaglie possano rientrare in modo fisiologico o se devo per forza aspettarmi prima o poi ricadute importanti nel futuro per il resto della vita.
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Difficile dirlo. Ma se già adesso le viene da interrogarsi, è possibile che si trovi già in uno stato in cui le cure che sta facendo siano insufficienti.

Dovreste ricontattare la psichiatra, almeno per avere un parere.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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