Depressione e/o profonda tristezza
Salve, sono un ragazzo di quasi 22 anni, scrivo ai specialisti del settore per chiedere un parere sul mio umore e stato di salute mentale.
Vi fornisco qualche info su di me e sull'ambiente circostante per poter dar modo di comprendere al meglio la situazione che, giorno dopo giorno, sento che si fa più "stringente" e soffocante:
- sono uno studente universitario fuorisede, dunque non vivo più in casa dai miei in modo fisso;
- sono gay ma nessuno al mondo lo sa, né familiari, né amici;
- sono molto ansioso in generale, dalle grandi alle piccole cose (e per piccole cose intendo tipo: non riuscire a salutare un amico/a prima di andare via fa venire ansia poiché penso che quest'ultimo/a l'abbia presa male e che mi odi; oppure ansia di fare qualche brutta figura ad un esame, oppure ancora se una persona di fuori città mi chiede info per una località ho paura di non riuscirmi a spiegare bene);
- per collegare il primo e il secondo punto di questo elenco dico: la mia famiglia è profondamente (e in maniera allarmante) omofoba e razzista, cioè l'esatto mio opposto.
Dopo i lockdown da pandemia ho avuto modo di vivere più a lungo fuori casa dei miei (meno male direi, perché non mi sento più di appartenere a quella famiglia, cioé quando capita il periodo di Natale o il mese di Agosto e sono lì, ci sono fisicamente ma non mi sento per niente a casa, mi sento imprigionato e soffocato).
Inoltre, dai 14 fino ai 20 anni (giusto prima del CoVID) mi facevo letteralmente schifo da solo (perdonate il termine spinto), non accettavo la mia omosessualità, mi sentivo sempre fuoriluogo e sbagliato, però senza pensarci tanto, non ci rimanevo malissimo.
Dopo i 20 anni fino ad oggi la situazione è cambiata e continuerà a cambiare (in peggio ovviamente), mi spiego meglio, sto iniziando ad accettarmi, mi sento meno sbagliato, di sera dormo abbracciato al cuscino per poter sentire del calore, vorrei poter amare, però non riesco, quest'omofobia da parte della mia famiglia mi sta uccidendo.
Spesso, quando sono solo mi partono crisi di pianto che non riesco a fermare, mi vengono i brividi lungo la spina dorsale per come sono distrutto, mi pervade un vuoto interno che mi logora sempre di più e non ho capito se ciò è classificabile come depressione o profonda tristezza (o una combinazione delle due).
La situazione è peggiorata perché quando sono in città (frequento l'università a Napoli, che è una città bellissima e inclusiva) e vedo una coppia (sia etero o omo) mi si stringe un nodo alla gola, come per piangere, oppure ancora, quando sono con gli amici in università e mi viene un pensiero sulla mia omosessualità vorrei piangere ancora di più e sono cose che prima non succedevano.
Dopo una vita di delusioni non riesco a confidarmi con nessuno (specialmente con i familiari, ho capito di non potermi fidare neanche per sbaglio).
Oggi, 2 luglio, mi sono sentito più male poiché c'è stato il Pride, vedevo persone felici e apertamente gay, al contrario di me, che volevo piangere.
Cosa ho?
Vi fornisco qualche info su di me e sull'ambiente circostante per poter dar modo di comprendere al meglio la situazione che, giorno dopo giorno, sento che si fa più "stringente" e soffocante:
- sono uno studente universitario fuorisede, dunque non vivo più in casa dai miei in modo fisso;
- sono gay ma nessuno al mondo lo sa, né familiari, né amici;
- sono molto ansioso in generale, dalle grandi alle piccole cose (e per piccole cose intendo tipo: non riuscire a salutare un amico/a prima di andare via fa venire ansia poiché penso che quest'ultimo/a l'abbia presa male e che mi odi; oppure ansia di fare qualche brutta figura ad un esame, oppure ancora se una persona di fuori città mi chiede info per una località ho paura di non riuscirmi a spiegare bene);
- per collegare il primo e il secondo punto di questo elenco dico: la mia famiglia è profondamente (e in maniera allarmante) omofoba e razzista, cioè l'esatto mio opposto.
Dopo i lockdown da pandemia ho avuto modo di vivere più a lungo fuori casa dei miei (meno male direi, perché non mi sento più di appartenere a quella famiglia, cioé quando capita il periodo di Natale o il mese di Agosto e sono lì, ci sono fisicamente ma non mi sento per niente a casa, mi sento imprigionato e soffocato).
Inoltre, dai 14 fino ai 20 anni (giusto prima del CoVID) mi facevo letteralmente schifo da solo (perdonate il termine spinto), non accettavo la mia omosessualità, mi sentivo sempre fuoriluogo e sbagliato, però senza pensarci tanto, non ci rimanevo malissimo.
Dopo i 20 anni fino ad oggi la situazione è cambiata e continuerà a cambiare (in peggio ovviamente), mi spiego meglio, sto iniziando ad accettarmi, mi sento meno sbagliato, di sera dormo abbracciato al cuscino per poter sentire del calore, vorrei poter amare, però non riesco, quest'omofobia da parte della mia famiglia mi sta uccidendo.
Spesso, quando sono solo mi partono crisi di pianto che non riesco a fermare, mi vengono i brividi lungo la spina dorsale per come sono distrutto, mi pervade un vuoto interno che mi logora sempre di più e non ho capito se ciò è classificabile come depressione o profonda tristezza (o una combinazione delle due).
La situazione è peggiorata perché quando sono in città (frequento l'università a Napoli, che è una città bellissima e inclusiva) e vedo una coppia (sia etero o omo) mi si stringe un nodo alla gola, come per piangere, oppure ancora, quando sono con gli amici in università e mi viene un pensiero sulla mia omosessualità vorrei piangere ancora di più e sono cose che prima non succedevano.
Dopo una vita di delusioni non riesco a confidarmi con nessuno (specialmente con i familiari, ho capito di non potermi fidare neanche per sbaglio).
Oggi, 2 luglio, mi sono sentito più male poiché c'è stato il Pride, vedevo persone felici e apertamente gay, al contrario di me, che volevo piangere.
Cosa ho?
[#1]
Gentile utente,
*C’è un tempo per ogni cosa* (diceva il saggio),
e Lei sta maturando il tempo delle Sue scelte.
È il tempo della fatica, della macerazione, dei dubbi, del timore; ma anche della speranza forse ...
Il tempo aiuta anche a capire, a capir/si; soprattutto se si ascolta noi stessi e se ci si rispetta.
Che farne, dunque, della tristezza?
Può essere carburante per il lavoro interiore che Lei sta facendo;
ma anche zavorra che blocca il Suo passo nel cammino.
In questo secondo caso chieda aiuto: il Consultorio pubblico glielo può fornire gratuitamente, ma anche le associazioni LGBTQ+.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
*C’è un tempo per ogni cosa* (diceva il saggio),
e Lei sta maturando il tempo delle Sue scelte.
È il tempo della fatica, della macerazione, dei dubbi, del timore; ma anche della speranza forse ...
Il tempo aiuta anche a capire, a capir/si; soprattutto se si ascolta noi stessi e se ci si rispetta.
Che farne, dunque, della tristezza?
Può essere carburante per il lavoro interiore che Lei sta facendo;
ma anche zavorra che blocca il Suo passo nel cammino.
In questo secondo caso chieda aiuto: il Consultorio pubblico glielo può fornire gratuitamente, ma anche le associazioni LGBTQ+.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Buonasera dott.ssa,
La ringrazio per la risposta e per il suo interessamento al mio caso.
Ormai la speranza di vivere felice è svanita nel nulla non so quanto tempo fa, non ricordo, nel breve termine, un evento che mi ha suscitato completa felicità. Credo comunque di seguire il suo prezioso consiglio di rivolgermi ad un Consultorio o associazioni LGBT, spero che mi possano aiutare.
Saluti
La ringrazio per la risposta e per il suo interessamento al mio caso.
Ormai la speranza di vivere felice è svanita nel nulla non so quanto tempo fa, non ricordo, nel breve termine, un evento che mi ha suscitato completa felicità. Credo comunque di seguire il suo prezioso consiglio di rivolgermi ad un Consultorio o associazioni LGBT, spero che mi possano aiutare.
Saluti
[#3]
".. completa felicità .."
è più un miraggio che una realtà. O forse dura pochi secondi/minuti.
E dunque ricercarla talvolta fa rimanere frustrati.
Ricercare la propria strada è più realistico.
Le auguro di riuscire a trovarla e di percorrerla.
Dott. Brunialti
è più un miraggio che una realtà. O forse dura pochi secondi/minuti.
E dunque ricercarla talvolta fa rimanere frustrati.
Ricercare la propria strada è più realistico.
Le auguro di riuscire a trovarla e di percorrerla.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.7k visite dal 02/07/2022.
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