29 anni da compiere a breve e una laurea ancora non conseguito sto male

Salve,

sono studente di 28 anni, che va verso i 29.


Da sempre ho sofferto la vita universitaria, precisamente: il modo di studiare anacronistico legato alla mia facoltà (giurisprudenza) e la totale assenza di flessibilità da parte del mio ateneo.

Ho avuto molte difficoltà ad approcciare ai testi, ma da qualche anno ho subito un blocco, più forte dei precedenti.
Mi mancano pochi esami, e tutti i precedenti, tranne qualcuno, li ho superati con buoni, se non ottimi voti.
Ho sempre avuto dal primo giorno di università la paura di affrontarla, perché avevo timore degli assistenti che bocciavano con estrema facilità, e molti di questi trattavano male (poco ascolto, offese celate e taglienti, ridere in faccia, e altro).

A queste difficoltà, si aggiungono quelli che io ritengo siano eventi traumatici (dico così perché non so come chiamarli, vista l'intensità che hanno avuto impattando con la mia vita), legati a vicende familiari (un lutto e una malattia di un mio familiare), i quali si sono susseguiti uno dopo l'altro.
Per non parlare dell'ultima vicenda, la pandemia, che mi ha sradicato due anni fa (che io avverto come un anno, al massimo) dalla mia città universitaria e riportato dove sono nato, e a questa collego solo momenti difficili, tra cui la fine della relazione con la mia partner.

Questo mi ha rallentato moltissimo nella corsa verso il traguardo, e ora mi vedo da cestinare per quanto riguarda il lavoro.

In più, sento che le persone a me vicine provano della tenerezza nei miei riguardi, e mi da fastidio, molto fastidio; come se mi volessero dire con da una posizione sovraordinata alla mia "ce la farai anche tu", che interpreto come atteggiamento arrogante, antipatico, e sicuramente non di supporto (e vi posso garantire che, a prescindere dalla mia percezione, molte persone trovano riparo nei miei fallimenti e si misurano con i miei successi, perché gli permette di sentirsi superiori).

Mi sento male, mi sento che mi manca il fiato, non riesco più ad affrontare gli esami, perché ho superato il limite che mi ero posto, non ho saputo mantenere le scadenze, e le ho superate, portandomi ancora esami dietro e vedendo andare via il momento della fine.

Mi sento giudicato da tutti, perché avverto l'università come un'esperienza che non è più legata alla mia età, la quale, invece, dovrebbe essere contornata, sempre secondo la visione del mondo, da esperienze lavorative, o perlomeno tentativi di approccio al mondo lavorativo.


Mi sento troppo male, non riesco più ad essere forte, e questo mi sta facendo perdere totalmente la passione per una materia che ho sempre amato...
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

Lei non ci pone alcuna domanda, forse le domande sono implicite: *cosa posso fare adesso?*

A fronte di un blocco che dura da molto tempo e di uno stato d’animo deflesso gli Psicologi consigliano un percorso psicologico che Le permette di prendere in mano la sua vita. Questo è lo strumento che abbiamo, adatto per molte persone e per molti disturbi. Ci ha mai pensato?
Forse ci si aspetterebbe che noi La consolassimo, che Le dicessimo che il tempo si può recuperare. Ed invece preferiamo andare dritti al sodo fornendole un’indicazione precisa e operativa, con l’auspicio che voglia valutarla seriamente.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Grazie per la risposta innanzitutto.

Sì, ho valutato seriamente.
Sono da qualche tempo che sto valutando seriamente.
In autunno sarà il momento.
Ho già avuto qualche contatto, ho solo bisogno di un altro po' di tempo per motivi più che economici, che altro.

Si, non pongo la domanda, è vero, come lo è relativamente anche la sua intuizione: a volte sembra che io stia cercando consolazione.
In questo caso specifico, pensavo di poter avere un dialogo da cui poter ricavarne una domanda o uno spunto di riflessione, ecco perché non l'ho formulata esplicitamente.

Ma onestamente, già il fatto di pensare che lei crede che io debba recuperare del tempo, mi fa stare male. Mi sento giudicato anche da lei (non le sto puntando il dito, ma semplicemente le spiego come recepisco alcune frasi), tant'è che subito penso "ho perso tempo? Quindi "cercare me stesso", conoscermi, affrontare problemi, è stato perdere tempo? Perdere tempo in funzione di cosa?

Sono in un circolo vizioso, non ne so uscire.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
Gentile utente,

il rischio che noi Specialisti corriamo nel rispondere qui
sta nella possibilità di vedere interpretate le nostre risposte per quello che l’interlocutore è e si aspetta da noi, piuttosto che per le parole che scriviamo pesandole una ad una. Talvolta ci si vede attribuite parole o frasi mai scritte, come ad esempio in questo caso *perdere tempo*, *recuperare il tempo* (ho scritto -all’opposto- che il tempo NON si può recuperare..)
Noi non sappiamo nulla di come Lei abbia occupato questi anni, se non le parole che Lei ha scritto e che noi abbiamo letto con attenzione.
Sulla base di esse Le abbiamo fornito il suggerimento professionale che riteniamo più utile per Lei in questo momento della Sua vita, e cioè di passare all’azione anziché persistere nella riflessione. E dunque volutamente non La stuzzichiamo fornendole ulteriori *spunti di riflessione*.
Ora sta a Lei decidere se accettare il suggerimento o meno.

Per quanto riguarda l’aspetto economico delle psicoterapie, non ci stanchiamo di informare quotidianamente che percorsi psicologici -sia pure con qualche limitazione- sono possibili al costo del solo ticket presso il Servizio sanitario nazionale (mutua), nonché presso ogni Ateneo gratuitamente.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/