I miei genitori sono un ostacolo
Buongiorno,
Sono una ragazza di vent'anni.
Scrivo perché mi sento oppressa dai miei genitori. Vado all'università e se tutto va bene l'anno prossimo sarò in possesso di laurea, grazie al cielo oserei dire.
Un pezzo di carta che per i miei genitori è a tal punto fondamentale da ostacolare la mia vita.
"A casa entro la mezzanotte, domani devi studiare".
"Vogliamo sapere dove vai, è per la tua sicurezza, siamo noi i responsabili finché vivi qui, quando finisci gli studi fai quello che vuoi".
"Prima ti laurei, poi sarai libera di fare le tue scelte".
"A casa del tuo ragazzo non ci dormi".
"Non ti lasciamo fare un weekend con lui, ne usciresti destabilizzata e ti verrebbe voglia di interrompere gli studi e di andarci a convivere, le altre ragazze lo fanno e poi tornano a casa piangendo".
"La psicologia non serve a niente, sei felice, hai tutto, non hai problemi".
"Non fai mai un cazzo in casa, studi e ti lamenti in più che hai questa possibilità".
Ora sono vagamente stanca. Sto assieme al mio ragazzo da due anni ed è una cosa di cui risentiamo molto. Non posso dormire da lui o fare anche solo una piccola vacanza. Ho sempre avuto limitazioni anche con amicizie passate.
Solo che la cosa si sta facendo pesante, specialmente per lui. Io presso i miei costantemente, ho provato con le buone, a fargli capire le mie esigenze, a urlarci anche contro. Piango, spesso.
Non posso avere libertà che alla mia età tutti hanno, devo subirmi i miei in casa e, come se non bastasse, anche il "distacco" del mio ragazzo, perché la situazione gli/ci sta stretta ed è convinto che io non ci provi abbastanza, per lui è impensabile che mi dicano sempre no.
In passato io e lui abbiamo avuto diverse discussioni, anche pesanti, e dice che ha bisogno di crescere la nostra relazione ora come ora e che per stare meglio avrebbe bisogno di quel qualcosina in più che manca.
Ci tiene tanto, me lo dice, però riversa il fastidio che dovrebbe provare verso i miei anche verso di me, come se alla fine fossi io la fonte di stare male.
E mi sento tremendamente sotto pressione.
Dice che la nostra relazione è a uno stadio adolescenziale (lui ha 24 anni) e che si sente poco amato e messo in secondo piano perché non posso dormire da lui o fare una vacanza o ancora perché i miei pressano per l'ora in cui tornare.
Dice che ho paura dei miei e che dovrei ribellarmi più di quanto io faccia. Non so esattamente cosa fare. Anche per me è un'esigenza avere un'intimità con lui.
Ammetto che sto ugualmente bene con lui e anche semplicemente uscirci di giorno mi va bene perché per quanto mi roda so che certi momenti li avremo non appena mi laureo. E ci sto tanto male per non avere quei momenti, però mi godo quello che ho con lui lo stesso.
Con i miei non riesco ad averci a che fare, sul serio, è come parlare con un muro e non mi sento capita nemmeno da lui, dovrebbe essere al mio posto.
Sono una ragazza di vent'anni.
Scrivo perché mi sento oppressa dai miei genitori. Vado all'università e se tutto va bene l'anno prossimo sarò in possesso di laurea, grazie al cielo oserei dire.
Un pezzo di carta che per i miei genitori è a tal punto fondamentale da ostacolare la mia vita.
"A casa entro la mezzanotte, domani devi studiare".
"Vogliamo sapere dove vai, è per la tua sicurezza, siamo noi i responsabili finché vivi qui, quando finisci gli studi fai quello che vuoi".
"Prima ti laurei, poi sarai libera di fare le tue scelte".
"A casa del tuo ragazzo non ci dormi".
"Non ti lasciamo fare un weekend con lui, ne usciresti destabilizzata e ti verrebbe voglia di interrompere gli studi e di andarci a convivere, le altre ragazze lo fanno e poi tornano a casa piangendo".
"La psicologia non serve a niente, sei felice, hai tutto, non hai problemi".
"Non fai mai un cazzo in casa, studi e ti lamenti in più che hai questa possibilità".
Ora sono vagamente stanca. Sto assieme al mio ragazzo da due anni ed è una cosa di cui risentiamo molto. Non posso dormire da lui o fare anche solo una piccola vacanza. Ho sempre avuto limitazioni anche con amicizie passate.
Solo che la cosa si sta facendo pesante, specialmente per lui. Io presso i miei costantemente, ho provato con le buone, a fargli capire le mie esigenze, a urlarci anche contro. Piango, spesso.
Non posso avere libertà che alla mia età tutti hanno, devo subirmi i miei in casa e, come se non bastasse, anche il "distacco" del mio ragazzo, perché la situazione gli/ci sta stretta ed è convinto che io non ci provi abbastanza, per lui è impensabile che mi dicano sempre no.
In passato io e lui abbiamo avuto diverse discussioni, anche pesanti, e dice che ha bisogno di crescere la nostra relazione ora come ora e che per stare meglio avrebbe bisogno di quel qualcosina in più che manca.
Ci tiene tanto, me lo dice, però riversa il fastidio che dovrebbe provare verso i miei anche verso di me, come se alla fine fossi io la fonte di stare male.
E mi sento tremendamente sotto pressione.
Dice che la nostra relazione è a uno stadio adolescenziale (lui ha 24 anni) e che si sente poco amato e messo in secondo piano perché non posso dormire da lui o fare una vacanza o ancora perché i miei pressano per l'ora in cui tornare.
Dice che ho paura dei miei e che dovrei ribellarmi più di quanto io faccia. Non so esattamente cosa fare. Anche per me è un'esigenza avere un'intimità con lui.
Ammetto che sto ugualmente bene con lui e anche semplicemente uscirci di giorno mi va bene perché per quanto mi roda so che certi momenti li avremo non appena mi laureo. E ci sto tanto male per non avere quei momenti, però mi godo quello che ho con lui lo stesso.
Con i miei non riesco ad averci a che fare, sul serio, è come parlare con un muro e non mi sento capita nemmeno da lui, dovrebbe essere al mio posto.
[#1]
Gentile utente,
capisco i problemi con i genitori, sono frequenti a 20 anni, anche se francamente a Lei in specifico manca poco alla laurea e ad una possibile indipendenza economica.
Quello che non comprendo è la questione dell'intimità, di cui dice:
"Anche per me è un'esigenza avere un'intimità con lui".
L'intimità sarebbe possibile anche dentro i confini tracciati dai suoi genitori: di giorno, prima di mezzanotte, senza fermarsi a dormire ... e dunque? Vorrebbe chiarire?
Grazie.
Dott. Brunialti
capisco i problemi con i genitori, sono frequenti a 20 anni, anche se francamente a Lei in specifico manca poco alla laurea e ad una possibile indipendenza economica.
Quello che non comprendo è la questione dell'intimità, di cui dice:
"Anche per me è un'esigenza avere un'intimità con lui".
L'intimità sarebbe possibile anche dentro i confini tracciati dai suoi genitori: di giorno, prima di mezzanotte, senza fermarsi a dormire ... e dunque? Vorrebbe chiarire?
Grazie.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
La ringrazio per il feedback.
Entrambi non riteniamo di averne abbastanza, di questa intimità. Ci vediamo qualche volta in settimana, ma solo un'ora durante la pausa pranzo lavorativa di lui, nel casino di Milano. Finiamo l'uscita che non ci sembra nemmeno di esserci visti. Dopodiché ci vediamo la domenica generalmente, pomeriggio e sera. Solo che ci piacerebbe avere un po' di tutto. Visitare magari un bel posto assieme, cenare, e avere anche quell'intimità di cui parlo che ci manca, stare abbracciati, godersi il silenzio nel letto, non essere circondati da persone, stare anche solo in pigiama, cucinare assieme, ecc. Cosa che potrebbe esserci, se avessi quella libertà e quindi quel tempo in più. Capita di rado. Quando vado a casa sua, e cioè una volta ogni mese, che è davvero poco, perché i suoi lavorano e vogliono poche volte gente in casa. Da me saremmo sempre sotto sorveglianza, personalmente non la vedo l'intimità in queste condizioni.
Un saluto,
Alice
Entrambi non riteniamo di averne abbastanza, di questa intimità. Ci vediamo qualche volta in settimana, ma solo un'ora durante la pausa pranzo lavorativa di lui, nel casino di Milano. Finiamo l'uscita che non ci sembra nemmeno di esserci visti. Dopodiché ci vediamo la domenica generalmente, pomeriggio e sera. Solo che ci piacerebbe avere un po' di tutto. Visitare magari un bel posto assieme, cenare, e avere anche quell'intimità di cui parlo che ci manca, stare abbracciati, godersi il silenzio nel letto, non essere circondati da persone, stare anche solo in pigiama, cucinare assieme, ecc. Cosa che potrebbe esserci, se avessi quella libertà e quindi quel tempo in più. Capita di rado. Quando vado a casa sua, e cioè una volta ogni mese, che è davvero poco, perché i suoi lavorano e vogliono poche volte gente in casa. Da me saremmo sempre sotto sorveglianza, personalmente non la vedo l'intimità in queste condizioni.
Un saluto,
Alice
[#3]
Gentile Alice,
ci dice: >>Entrambi non riteniamo di averne abbastanza, di questa intimità.<<
È possibile, è comprensibile..
e tuttavia mi sembra non ci siano le premesse realistiche per un’autonomia maggiore. Ad esempio: chi pagherebbe una eventuale Vostra vacanza?
E poi. Perché gli adulti dovrebbero accettare in casa propria un comportamento che non condividono? Mi riferisco al fatto di rimanere a dormire in coppia in una delle due case.
Non so se sono i genitori ad impedirvi, oppure se è la situazione tuttora immatura; mi riferisco alla vostra autonomia reale: economica, ecc.
Da un semplice consulto online non è facile fornire una valutazione, essendo noi in possesso di così pochi elementi; una valutazione psicologica non è un semplice parere su chi sbaglia e chi ha ragione, dato che lo Psy non è un giudice.
Dott. Brunialti
ci dice: >>Entrambi non riteniamo di averne abbastanza, di questa intimità.<<
È possibile, è comprensibile..
e tuttavia mi sembra non ci siano le premesse realistiche per un’autonomia maggiore. Ad esempio: chi pagherebbe una eventuale Vostra vacanza?
E poi. Perché gli adulti dovrebbero accettare in casa propria un comportamento che non condividono? Mi riferisco al fatto di rimanere a dormire in coppia in una delle due case.
Non so se sono i genitori ad impedirvi, oppure se è la situazione tuttora immatura; mi riferisco alla vostra autonomia reale: economica, ecc.
Da un semplice consulto online non è facile fornire una valutazione, essendo noi in possesso di così pochi elementi; una valutazione psicologica non è un semplice parere su chi sbaglia e chi ha ragione, dato che lo Psy non è un giudice.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.7k visite dal 09/06/2022.
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