A che età si delinea l'orientamento sessuale
Buongiorno,
mio figlio di quasi 5 anni non mostra alcun interesse per il mondo femmile.
Da un anno e mezzo rivolge molte attenzioni nei confronti di mio marito e dei nonni, lasciando me e le nonne come frustrate spettatrici ad elemosinare ogni sua minima attenzione.
Dice che vuole essere come il suo papà e desidera fare tutto (nanna, doccia, ecc) con lui o i nonni.
È geloso di mio marito quando mi avvicino, pensavo dovesse essere il contrario.
Quando parliamo sostiene che gli piacciono solo i maschi, soprattutto se più grandi e cerca di emularli volendo fare e guardando tutto quello che fanno loro.
Addirittura sostiene di essere innamorato di un suo compagno di asilo.
Sinceramente penso che il reale significato gli sfugga o non assuma lo stesso significato, ciò nonostante non riesco a non inquietarmi.
Questo comportamento si è reso ancora più evidente da quando ha scoperto che presto avrà un fratellino.
Rivolge ai suoi compagni di gioco troppi abbracci e troppi baci, il più delle volte indesiderati.
Quando gli altri sostengono di avere già la "fidanzata" lui sostiene che non vuole nessuna.
Gli piacciono i giochi maschili, sa distinguere ciò che è femmile e maschile e spesso mi dice che certe cose non le può/vuole fare perchè sono da femmina.
È un bambino particolarmente sensibile e delicato e il suo comportamento è spesso indefinito.
A volte ha proprio le movenze di una bambina altre invece ricorda Bam Bam dei Flingston.
In un contesto di gruppo gioca esattamente come tutti gli altri cercando di compiacere i bambini che prende come esempio anche se questi, nel corso dell'anno, lo hanno più volte picchiato.
L'anno scorso siamo stati convocati più volte dalle maestre perchè particolarmente indisciplinato.
Abbiamo iniziato un percorso psicologico e logopedico pur non avendo nessuna diagnosi.
Quando si tratta di mio figlio non sono in grado di razionalizzare e mi faccio prendere da mille paure e ansie.
Non so cosa pensare, pensavo di essere una donna più intelligente, ma mi rendo conto che il pensiero che mio figlio possa essere omosessuale mi disturba più di quanto vorrei ammettere a me stessa.
Pur sapendo che non posso fare nulla al riguardo se non amarlo e supportarlo nel suo percorso di crescita, capisco di esserne delusa.
Vorrei capire se a questa età si può capire quello che sarà il suo fururo orientamento sessuale.
Mi piacerebbe sapere se il suo comportamento deve essere monitorato, soprattutto per proteggerlo.
Sicuramente, sono consapevole, che dovrò lavorare su me stessa.
Grazie per l'attenzione.
mio figlio di quasi 5 anni non mostra alcun interesse per il mondo femmile.
Da un anno e mezzo rivolge molte attenzioni nei confronti di mio marito e dei nonni, lasciando me e le nonne come frustrate spettatrici ad elemosinare ogni sua minima attenzione.
Dice che vuole essere come il suo papà e desidera fare tutto (nanna, doccia, ecc) con lui o i nonni.
È geloso di mio marito quando mi avvicino, pensavo dovesse essere il contrario.
Quando parliamo sostiene che gli piacciono solo i maschi, soprattutto se più grandi e cerca di emularli volendo fare e guardando tutto quello che fanno loro.
Addirittura sostiene di essere innamorato di un suo compagno di asilo.
Sinceramente penso che il reale significato gli sfugga o non assuma lo stesso significato, ciò nonostante non riesco a non inquietarmi.
Questo comportamento si è reso ancora più evidente da quando ha scoperto che presto avrà un fratellino.
Rivolge ai suoi compagni di gioco troppi abbracci e troppi baci, il più delle volte indesiderati.
Quando gli altri sostengono di avere già la "fidanzata" lui sostiene che non vuole nessuna.
Gli piacciono i giochi maschili, sa distinguere ciò che è femmile e maschile e spesso mi dice che certe cose non le può/vuole fare perchè sono da femmina.
È un bambino particolarmente sensibile e delicato e il suo comportamento è spesso indefinito.
A volte ha proprio le movenze di una bambina altre invece ricorda Bam Bam dei Flingston.
In un contesto di gruppo gioca esattamente come tutti gli altri cercando di compiacere i bambini che prende come esempio anche se questi, nel corso dell'anno, lo hanno più volte picchiato.
L'anno scorso siamo stati convocati più volte dalle maestre perchè particolarmente indisciplinato.
Abbiamo iniziato un percorso psicologico e logopedico pur non avendo nessuna diagnosi.
Quando si tratta di mio figlio non sono in grado di razionalizzare e mi faccio prendere da mille paure e ansie.
Non so cosa pensare, pensavo di essere una donna più intelligente, ma mi rendo conto che il pensiero che mio figlio possa essere omosessuale mi disturba più di quanto vorrei ammettere a me stessa.
Pur sapendo che non posso fare nulla al riguardo se non amarlo e supportarlo nel suo percorso di crescita, capisco di esserne delusa.
Vorrei capire se a questa età si può capire quello che sarà il suo fururo orientamento sessuale.
Mi piacerebbe sapere se il suo comportamento deve essere monitorato, soprattutto per proteggerlo.
Sicuramente, sono consapevole, che dovrò lavorare su me stessa.
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gentile signora,
ho letto con cura anche la sua precedente richiesta, postata poche settimane fa.
A quella ebbe una risposta precisa ed esauriente dal collega dr Santonocito, ma evidentemente c'è dell'altro, o nel piccolo -la psicologa che lo segue in effetti vi invita a focalizzarvi su altri aspetti- o in lei stessa.
Leggendo con cura le sue due email sembra venir fuori un bambino che ha fruito maggiormente della compagnia dei caregiver maschili nella famiglia e che forse si è abituato a loro, così come ci si abitua alla mamma quando la si vede più spesso degli altrii, o li ha avvertiti come più affidabili.
Non parlo dal punto di vista affettivo (o non solo di quello) ma degli atteggiamenti inconsapevoli che gli adulti possono assumere e che sono per un bambino dei segnali, letti con l'ottica di un'esperienza molto ridotta.
Per esempio, se lei torna particolarmente stanca dal lavoro, o si abbandona a frasi tipo "Che brutto lavoro! Non mi lascia stare col mio piccolino!" questo può venir letto dal bambino come una sua minore capacità di misurarsi con l'attività lavorativa e con l'accudimento del piccolo.
Di qui la scelta delle figure maschili, avvertite come più "capaci".
Ci può inoltre essere un suo stato ansioso, acuito dalla nuova gravidanza ma anche dalle leggende popolari sulla "sofferenza" del primogenito alla nascita dei fratelli.
Infine mi ha colpito una frase della precedente email: "Inoltre, per lavoro viaggio molto e non sono riuscita forse a dedicargli il giusto tempo".
Qual è "il giusto tempo", signora? Le madri contadine, fino alla metà del Novecento, lasciavano il lattante solo in casa, relegato nella culla, dall'alba al tramonto. Le madri operaie stessa cosa. Ma veniamo alle madri borghesi e a quelle nobili: era considerato di cattivo gusto allattare i figli (per quello c'era la balia), poi accudirli o seguirli nel sonno e nei compiti (c'era la tata e poi l'istitutrice).
Non ha mai letto il bel romanzo 'Madame Bovary', signora? Lì l'unica figlia di un medico di paese e della moglie nullafacente rimane a balia in campagna per i primi due/tre anni di vita, e la madre si vergogna quando ogni tanto sente l'impulso di andare a vedere la bambina.
Senza voler dire che si trattasse di situazioni ottimali, oggi mi sembra che ci buttiamo sul versante opposto: i genitori iper-stimolano i bambini, li considerano strani e preoccupanti esseri da osservare in continuazione, invadono i loro spazi (alcuni se li tengono in camera e altri direttamente nel letto) e nello stesso tempo sembrano incapaci di risparmiare loro le manifestazioni della loro ansia.
Ci rifletta, cara signora, e si affidi alla specialista che già vi segue.
ho letto con cura anche la sua precedente richiesta, postata poche settimane fa.
A quella ebbe una risposta precisa ed esauriente dal collega dr Santonocito, ma evidentemente c'è dell'altro, o nel piccolo -la psicologa che lo segue in effetti vi invita a focalizzarvi su altri aspetti- o in lei stessa.
Leggendo con cura le sue due email sembra venir fuori un bambino che ha fruito maggiormente della compagnia dei caregiver maschili nella famiglia e che forse si è abituato a loro, così come ci si abitua alla mamma quando la si vede più spesso degli altrii, o li ha avvertiti come più affidabili.
Non parlo dal punto di vista affettivo (o non solo di quello) ma degli atteggiamenti inconsapevoli che gli adulti possono assumere e che sono per un bambino dei segnali, letti con l'ottica di un'esperienza molto ridotta.
Per esempio, se lei torna particolarmente stanca dal lavoro, o si abbandona a frasi tipo "Che brutto lavoro! Non mi lascia stare col mio piccolino!" questo può venir letto dal bambino come una sua minore capacità di misurarsi con l'attività lavorativa e con l'accudimento del piccolo.
Di qui la scelta delle figure maschili, avvertite come più "capaci".
Ci può inoltre essere un suo stato ansioso, acuito dalla nuova gravidanza ma anche dalle leggende popolari sulla "sofferenza" del primogenito alla nascita dei fratelli.
Infine mi ha colpito una frase della precedente email: "Inoltre, per lavoro viaggio molto e non sono riuscita forse a dedicargli il giusto tempo".
Qual è "il giusto tempo", signora? Le madri contadine, fino alla metà del Novecento, lasciavano il lattante solo in casa, relegato nella culla, dall'alba al tramonto. Le madri operaie stessa cosa. Ma veniamo alle madri borghesi e a quelle nobili: era considerato di cattivo gusto allattare i figli (per quello c'era la balia), poi accudirli o seguirli nel sonno e nei compiti (c'era la tata e poi l'istitutrice).
Non ha mai letto il bel romanzo 'Madame Bovary', signora? Lì l'unica figlia di un medico di paese e della moglie nullafacente rimane a balia in campagna per i primi due/tre anni di vita, e la madre si vergogna quando ogni tanto sente l'impulso di andare a vedere la bambina.
Senza voler dire che si trattasse di situazioni ottimali, oggi mi sembra che ci buttiamo sul versante opposto: i genitori iper-stimolano i bambini, li considerano strani e preoccupanti esseri da osservare in continuazione, invadono i loro spazi (alcuni se li tengono in camera e altri direttamente nel letto) e nello stesso tempo sembrano incapaci di risparmiare loro le manifestazioni della loro ansia.
Ci rifletta, cara signora, e si affidi alla specialista che già vi segue.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 5.4k visite dal 04/06/2022.
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