Consiglio su eventuale ricovero

Buongiorno,

scrivo per avere un consiglio.

Sono una donna adulta e da anni in cura per disturbi alimentari con annessi e connessi.

Negli ultimi 3 anni il mio peso è aumentato tantissimo a causa delle più che quotidiane abbuffate e l'ossessione del vomito non mi abbandona mai, neanche di notte.

Non ce la faccio più, di nuovo.

Sono già in psicoterapia (l'ultima è un'analisi di 3 anni) e sono seguita farmacologicamente.
Tuttavia la mia volontà di smettere non sembra palesarsi.

Sto seriamente pensando ad un ricovero, da sola mi sembra di non aver "assolutamente" controllo.
Vorrei stare in un posto protetto almeno per poter controllare i sintomi, per prendermi una pausa da essi.
Voi pensate sia un'idea assurda?


Sto cercando di informarmi ma non ho ancora trovato nulla che faccia al caso mio.
Non posso spendere tantissimi soldi e soprattutto devo poter continuare a lavorare n smart working durante il ricovero.

Pensate possa esistere un posto con queste caratteristiche?


Vi ringrazio per l'eventuale risposta.

Grazie
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Se è ossessionata dal vomito, cioè se si abbuffa <per> poter vomitare, è possibile che soffra di un disturbo da vomiting. Può leggere questo articolo in proposito:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/274-il-disturbo-da-vomiting.html

In tal caso potrebbe ricercare un tipo di terapia, come la breve strategica, che disponga di protocolli collaudati per questo tipo di disturbo - che in ogni caso può essere molto resistente, come ogni disturbo del comportamento alimentare. È pertanto richiesta la massima motivazione al paziente nel seguire le indicazioni che riceverà. L'aspetto di cura e modifica delle abitudini comportamentali è infatti importantissimo per questa classe di disturbi.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

non è affatto una idea strana, se la situazione è quella che Lei descrive lucidamente.
Le cliniche e le comunità per la cura dei disturbi del comportamento alimentare esistono, eccome. Fanno parte del Centri per i disturbi del comportamento alimentare (CDA) diffusi su tutto il territorio nazionale e istituiti a suo tempo dal Serizio Sanitario Nazionale. E funzionano, a somiglianza delle cliniche e comunità per i dipendenti non da cibo, bensì da altre sostanze.
Fortunatamente molte di esse, pure se private, sono convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, talchè il ricovero/degenza è per gran parte o completamente coperto dallo Stato.
La più prossima a noi che scriviamo, ad es., è "Villa Garda", dotata delle caratteristiche sopra dette.

Troverà notizie particolareggiate in:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6999-anoressia-bulimia-binge-eating-come-sconfiggere-i-dca.html ;
in "Per approfondire" - cliccando su *Centri nazionali per la cura dei disturbi alimentari* e poi sulla mappa nazionale - verrà a conoscenza delle strutture esistenti in Italia e delle loro specifiche caratteristiche.
E' un gioco da ragazzi telefonare e chiedere quali siano le modalità di accesso: frequentemente la prima visita si effettua con l'impegnativa del medico di base (solo ticket).

Nel caso Le occorrano ulteriori indicazioni, replichi qui: Le risponderemo in tempi brevi.

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
Utente
Utente
Buongiorno,
e ringrazio entrambi per le risposte.
Ho contattato qualche centro in autonomia, ma sinora non ho trovato nulla che mi permetta di gestire anche il lavoro.

Dott. Santonocito mi ritrovo molto nell'articolo che mi ha linkato. Le mie abbuffate non sono finalizzate al piacere del cibo (seppur ovviamente in parte ci sia) e non sono dettate dall'impulso. Tutto ruota intorno al desiderio del vomito, sebbene anche questo non si verifichi ad ogni episodio.
Sarei tentata di provare una nuova strada terapeutica, ma mi è stato più volte detto in passato che cambiare terapeuta è un modo per autosabotarsi. Voi cosa ne pensate?
L'ultima terapia che sto svolgendo dura da 3 anni , sono cambiate tante cose, ma i comportamenti disturbati sono rimasti tali e quali. è più distruttivo cercare nuove soluzioni o rimanere in questa? o peggio, non ci sono soluzioni?
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> mi è stato più volte detto in passato che cambiare terapeuta è un modo per autosabotarsi. Voi cosa ne pensate?

In generale, è falso (per non dire altro).

Cambiare terapeuta è la stessa cosa di cambiare medico o un altro professionista. Dipende dall'intenzione con cui lo si fa. Sarebbe un autosabotaggio se uno volesse autosabotarsi (ma chi lo vuole realmente?). Diversamente può essere un modo per tentare altre strade o avere un altro parere. Ovviamente va fatto in modo informato, non a casaccio.

Se si ritrova nell'articolo sul vomiting può contattare un terapeuta a indirizzo strategico o comportamentale.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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