Paura di morire
Buongiorno ho 28 anni e sono mamma di due splendidi bbini di 4 anni e 2 mesi ho paura da sempre di morire ma da quando ho avuto i bbini ancora di più.
Ho sempre sofferto di attacchi di panico e ansia fin dall'età di 3 anni curata con la per therapy.
4 anni fa ho perso la miaigliore amica in un incidente stradale le volevo molto bene era giovane e bella aveva solo 22 anni aveva una sorella anch'essa mia migliore amica e continuiamo a vederci siamo amiche da quasi 20 anni.
La sogno spesso parliamo mi dice chee sta bene che è serena.
Questa mattina mi sono svegliata angosciata poiché l'ho sognata e stavano sempre insieme giriamo per la casa dove erano prenderti anche altre persone ma all'improvviso lei mi dice vieni con me?
E io le rispondo adesso non posso la settimana prossima.
Premetto che la mia più grande paura è di morire e leggendo su internet questo sogno porta ad un presagio di morte vi prego sto andando nel pallone sto quasi avendo un attacco di panico perché non voglio morire.
Ho sempre sofferto di attacchi di panico e ansia fin dall'età di 3 anni curata con la per therapy.
4 anni fa ho perso la miaigliore amica in un incidente stradale le volevo molto bene era giovane e bella aveva solo 22 anni aveva una sorella anch'essa mia migliore amica e continuiamo a vederci siamo amiche da quasi 20 anni.
La sogno spesso parliamo mi dice chee sta bene che è serena.
Questa mattina mi sono svegliata angosciata poiché l'ho sognata e stavano sempre insieme giriamo per la casa dove erano prenderti anche altre persone ma all'improvviso lei mi dice vieni con me?
E io le rispondo adesso non posso la settimana prossima.
Premetto che la mia più grande paura è di morire e leggendo su internet questo sogno porta ad un presagio di morte vi prego sto andando nel pallone sto quasi avendo un attacco di panico perché non voglio morire.
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Buongiorno
grazie per la sua condivisione.
La tanatofobia è piuttosto comune in chi soffre di ansia e disturbo di panico.
Perchè inizio dicendole questo, che pare essere un dato sterile?
Perchè la paura spesso porta con sè un vissuto di solitudine, come se noi potessimo essere gli unici a sentirci in un determinato modo. Quindi vorrei intanto condividere questo concetto, semplice ma potente e, forse e per quello che vale, di conforto: lei non è sola, e non è la sola ad essere terrorizzata dalla morte.
Al di là di una mera riflessione che può sembrare un esercizio intellettuale, ossia il riflettere sulla natura quasi paradossale della paura della morte (lei teme qualcosa che per definizione è "assenza", e il "non essere" non può causare sofferenza, credo ne parlasse anche Sant'Agostino in questi termini), il tema della morte richiama timori atavici, primordiali, come l'ignoto, il buio, l'oblio, il divino se vi si crede.
Questo tema è per sua stessa natura difficile da afferrare col pensiero: non possiamo conoscerla finchè essa non giungerà e, quando questo avverrà, non saremo più. Quindi possiamo dire che in fondo, coscientemente, non la conosceremo mai. E ciò che non è conosciuto spaventa.
La morte è un destino che accomuna tutti gli esseri viventi, è indissolubilmente legato alla vita e ne termina il ciclo. Lo sappiamo, e ciascuno di noi vive ben consapevole che il nostro tempo non è illimitato. Eppure viviamo, amiamo, gioiamo, diamo un senso alle nostre vite pur sapendo che non saranno eterne. Alcuni però ne sono terrorizzati. Perchè?
Non si è terrorizzati dalla morte, ma dai significati e dalle allegorie che essa porta con sè. La morte è in grado di caratterizzare di incertezza la vita. Forse è questo che la spaventa? L'incertezza? Che funzione ha per lei l'idea di poter avere il controllo? Cosa succederebbe se non avesse questo controllo?
La invito inoltre a riflettere sui significati sociali circa questo tema: noi viviamo in un contesto che teme la morte, piange chi viene a mancare, mentre vi sono altre culture che la celebrano, la festeggiano, in cui viene vista come una liberazione. Se si ha fede inoltre questo acquista ancora maggior valore.
Quello che voglio dire è che in fondo il nostro modo di approcciarci verso un determinato tema è strettamente legato al contesto socio-culturale in cui siamo inseriti.
Nel mondo occidentale e negli anni in cui abbiamo il grande lusso di vivere il "bene vita" vale moltissimo, ha acquisito un grande valore con il tempo. Questo è certamente un bene, ma se ci pensa ci ha allontanati di molto dalla consapevolezza della caducità della vita, che in fondo ne rappresenta il grande fascino.
Chirurgia estetica, consumismo, amore per ciò che è inanimato, l'immediatezza del poter avere tutto ciò che desideriamo in meno di un secondo, stanno portando l'essere umano a cadere in una illusione di immortalità. Marketing, social network, siamo tempestati continuamente da messaggi che ci spiegano quanto noi siamo speciali e che possiamo avere e diventare ciò che vogliamo.
Supereroi di cartapesta. Come possiamo essere disposti ad accettare il nostro naturale destino in queste condizioni?
So di aver fatto una digressione poco incentrata su di lei, ma ho creduto che condividere questi concetti potesse esserle di aiuto nell'avere una visione più ampia di quelli che sono i fattori in grado di influenzare i nostri pensieri e le nostre paure.
Il mio suggerimento è quello di ragionare (e se ne avesse la possibilità di intraprendere un percorso di supporto psicologico) circa i significati che il tema della morte le richiama.
Mentre (e questo non è un suggerimento ma mi permetto di darle un vero e proprio consiglio) diffidi dai presagi e dalle conferme che in tal senso può offrirle il web.
un caro saluto
grazie per la sua condivisione.
La tanatofobia è piuttosto comune in chi soffre di ansia e disturbo di panico.
Perchè inizio dicendole questo, che pare essere un dato sterile?
Perchè la paura spesso porta con sè un vissuto di solitudine, come se noi potessimo essere gli unici a sentirci in un determinato modo. Quindi vorrei intanto condividere questo concetto, semplice ma potente e, forse e per quello che vale, di conforto: lei non è sola, e non è la sola ad essere terrorizzata dalla morte.
Al di là di una mera riflessione che può sembrare un esercizio intellettuale, ossia il riflettere sulla natura quasi paradossale della paura della morte (lei teme qualcosa che per definizione è "assenza", e il "non essere" non può causare sofferenza, credo ne parlasse anche Sant'Agostino in questi termini), il tema della morte richiama timori atavici, primordiali, come l'ignoto, il buio, l'oblio, il divino se vi si crede.
Questo tema è per sua stessa natura difficile da afferrare col pensiero: non possiamo conoscerla finchè essa non giungerà e, quando questo avverrà, non saremo più. Quindi possiamo dire che in fondo, coscientemente, non la conosceremo mai. E ciò che non è conosciuto spaventa.
La morte è un destino che accomuna tutti gli esseri viventi, è indissolubilmente legato alla vita e ne termina il ciclo. Lo sappiamo, e ciascuno di noi vive ben consapevole che il nostro tempo non è illimitato. Eppure viviamo, amiamo, gioiamo, diamo un senso alle nostre vite pur sapendo che non saranno eterne. Alcuni però ne sono terrorizzati. Perchè?
Non si è terrorizzati dalla morte, ma dai significati e dalle allegorie che essa porta con sè. La morte è in grado di caratterizzare di incertezza la vita. Forse è questo che la spaventa? L'incertezza? Che funzione ha per lei l'idea di poter avere il controllo? Cosa succederebbe se non avesse questo controllo?
La invito inoltre a riflettere sui significati sociali circa questo tema: noi viviamo in un contesto che teme la morte, piange chi viene a mancare, mentre vi sono altre culture che la celebrano, la festeggiano, in cui viene vista come una liberazione. Se si ha fede inoltre questo acquista ancora maggior valore.
Quello che voglio dire è che in fondo il nostro modo di approcciarci verso un determinato tema è strettamente legato al contesto socio-culturale in cui siamo inseriti.
Nel mondo occidentale e negli anni in cui abbiamo il grande lusso di vivere il "bene vita" vale moltissimo, ha acquisito un grande valore con il tempo. Questo è certamente un bene, ma se ci pensa ci ha allontanati di molto dalla consapevolezza della caducità della vita, che in fondo ne rappresenta il grande fascino.
Chirurgia estetica, consumismo, amore per ciò che è inanimato, l'immediatezza del poter avere tutto ciò che desideriamo in meno di un secondo, stanno portando l'essere umano a cadere in una illusione di immortalità. Marketing, social network, siamo tempestati continuamente da messaggi che ci spiegano quanto noi siamo speciali e che possiamo avere e diventare ciò che vogliamo.
Supereroi di cartapesta. Come possiamo essere disposti ad accettare il nostro naturale destino in queste condizioni?
So di aver fatto una digressione poco incentrata su di lei, ma ho creduto che condividere questi concetti potesse esserle di aiuto nell'avere una visione più ampia di quelli che sono i fattori in grado di influenzare i nostri pensieri e le nostre paure.
Il mio suggerimento è quello di ragionare (e se ne avesse la possibilità di intraprendere un percorso di supporto psicologico) circa i significati che il tema della morte le richiama.
Mentre (e questo non è un suggerimento ma mi permetto di darle un vero e proprio consiglio) diffidi dai presagi e dalle conferme che in tal senso può offrirle il web.
un caro saluto
Dr. Gian Andrea Gatto
https://www.drgianandreagatto.com/
https://www.instagram.com/gian_andrea_gatto_psicologo/
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 7.9k visite dal 03/06/2022.
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