Transfert erotico e sedute interrotte
Buongiorno,
dopo anni e anni di problemi psicologici sono finalmente riuscita ad andare da una psicologa e ad aprirmi con lei.
Mi è piaciuta fin da subito e ha saputo conquistare la mia fiducia seduta dopo seduta.
Le ho raccontato ogni cosa di me.
Dopo circa 4-5 incontri però, se prima ero concentrata solo sul mio percorso, ho iniziato a pensarla al di fuori del setting in modo sempre più intenso e dalla sensazione di volerle bene, volerla abbracciare e saperne di più sulla sua vita privata, sono arrivata ad avere delle vere e proprie fantasie sessuali che la coinvolgevano (premetto che sono etero e innamorata del mio compagno, e sono consapevole del fatto che si tratti di transfert).
Il problema è che gliene ho parlato via mail (dal vivo mi vergognavo) e se lei all'inizio ha risposto che era normale e che probabilmente la vedevo come la madre che non avevo avuto, dopo uno scambio di mail mi ha detto che ha realizzato che così non è e che uno dei pochi motivi che spingono ad interrompere una terapia è inviare a un collega é proprio questa sessualizzazione verso il terapeuta.
Ci sono rimasta malissimo perché avevo letto che la cosa migliore era parlarne con lei, che avrebbe saputo gestirlo e orientarlo... e invece mi sono sentita abbandonata e scaricata... le ho chiesto se per caso non avesse avuto un controtransfert negativo nei miei confronti, ma lei ha risposto che ha un orientamento cognitivo comportamentale, per cui transfert e controtransfert sono concetti che non le appartengono, ma che è sicura che questa cosa che sento potrebbe rivelarsi controproducente per la terapia stessa.
Ho insistito ancora dicendo che non è una cosa che mi capita solo con lei (è vero, spesso reagisco sessualizzando ciò che temo o ciò che non so gestire) e che allora potrebbe capitarmi anche con un altro terapeuta... e lei ha detto che ne parlerà con il suo responsabile e mi farà sapere.
Ma secondo voi è possibile che abbia avuto un controtransfert?
Ho sbagliato a parlargliene?
Mi sento più triste e confusa di prima.
dopo anni e anni di problemi psicologici sono finalmente riuscita ad andare da una psicologa e ad aprirmi con lei.
Mi è piaciuta fin da subito e ha saputo conquistare la mia fiducia seduta dopo seduta.
Le ho raccontato ogni cosa di me.
Dopo circa 4-5 incontri però, se prima ero concentrata solo sul mio percorso, ho iniziato a pensarla al di fuori del setting in modo sempre più intenso e dalla sensazione di volerle bene, volerla abbracciare e saperne di più sulla sua vita privata, sono arrivata ad avere delle vere e proprie fantasie sessuali che la coinvolgevano (premetto che sono etero e innamorata del mio compagno, e sono consapevole del fatto che si tratti di transfert).
Il problema è che gliene ho parlato via mail (dal vivo mi vergognavo) e se lei all'inizio ha risposto che era normale e che probabilmente la vedevo come la madre che non avevo avuto, dopo uno scambio di mail mi ha detto che ha realizzato che così non è e che uno dei pochi motivi che spingono ad interrompere una terapia è inviare a un collega é proprio questa sessualizzazione verso il terapeuta.
Ci sono rimasta malissimo perché avevo letto che la cosa migliore era parlarne con lei, che avrebbe saputo gestirlo e orientarlo... e invece mi sono sentita abbandonata e scaricata... le ho chiesto se per caso non avesse avuto un controtransfert negativo nei miei confronti, ma lei ha risposto che ha un orientamento cognitivo comportamentale, per cui transfert e controtransfert sono concetti che non le appartengono, ma che è sicura che questa cosa che sento potrebbe rivelarsi controproducente per la terapia stessa.
Ho insistito ancora dicendo che non è una cosa che mi capita solo con lei (è vero, spesso reagisco sessualizzando ciò che temo o ciò che non so gestire) e che allora potrebbe capitarmi anche con un altro terapeuta... e lei ha detto che ne parlerà con il suo responsabile e mi farà sapere.
Ma secondo voi è possibile che abbia avuto un controtransfert?
Ho sbagliato a parlargliene?
Mi sento più triste e confusa di prima.
[#1]
>>> Ma secondo voi è possibile che abbia avuto un controtransfert?
È possibile. Però sembrerebbe eccessivo, da parte della collega, decidere di interrompere la terapia e inviarla a un collega. La presenza di transfert e/o controtrasfert non basta, da sola, per stabilire che una terapia non potrà proseguire. Anzi, alcuni orientamenti terapeutici - non tutti - vedono tali fenomeni come molto positivi perché possono essere utilizzati per far procedere più speditamente il percorso di cambiamento.
>>> Ho sbagliato a parlargliene?
Assolutamente no. Ha fatto bene.
La collega comunque non ha ancora deciso, a quanto si capisce, se deve consultare il proprio responsabile.
È possibile. Però sembrerebbe eccessivo, da parte della collega, decidere di interrompere la terapia e inviarla a un collega. La presenza di transfert e/o controtrasfert non basta, da sola, per stabilire che una terapia non potrà proseguire. Anzi, alcuni orientamenti terapeutici - non tutti - vedono tali fenomeni come molto positivi perché possono essere utilizzati per far procedere più speditamente il percorso di cambiamento.
>>> Ho sbagliato a parlargliene?
Assolutamente no. Ha fatto bene.
La collega comunque non ha ancora deciso, a quanto si capisce, se deve consultare il proprio responsabile.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
Innanzitutto grazie per la sua risposta.
Anche a me sembra eccessivo e soprattutto non capisco questo suo rifiuto. Le ho spiegato che per me è stato difficile riuscire ad aprirmi con lei e ora, anche se erano solo pochi mesi, dover ricominciare tutto da capo con un'altra persona mi destabilizza. Forse sono stata troppo invadente con le mail, ma gliene avrò scritte al massimo due/tre a settimana dopo che lei stessa mi aveva detto di scriverle tranquillamente perché aveva capito che per me la scrittura era un mezzo terapeutico. Non ha ancora deciso solo perché io ho insistito, altrimenti era già pronta a darmi altri riferimenti... non so che pensare, è paradossale, per sdrammatizzare mi dico che ora dovrò andare dalla psicologa a causa della psicologa! Quando le ho detto che mi ero affezionata ha risposto che troverò qualcun altro a cui affezionarmi. Forse l'avevo idealizzata troppo, non mi sembra un comportamento molto professionale, ma magari mi sbaglio.
Anche a me sembra eccessivo e soprattutto non capisco questo suo rifiuto. Le ho spiegato che per me è stato difficile riuscire ad aprirmi con lei e ora, anche se erano solo pochi mesi, dover ricominciare tutto da capo con un'altra persona mi destabilizza. Forse sono stata troppo invadente con le mail, ma gliene avrò scritte al massimo due/tre a settimana dopo che lei stessa mi aveva detto di scriverle tranquillamente perché aveva capito che per me la scrittura era un mezzo terapeutico. Non ha ancora deciso solo perché io ho insistito, altrimenti era già pronta a darmi altri riferimenti... non so che pensare, è paradossale, per sdrammatizzare mi dico che ora dovrò andare dalla psicologa a causa della psicologa! Quando le ho detto che mi ero affezionata ha risposto che troverò qualcun altro a cui affezionarmi. Forse l'avevo idealizzata troppo, non mi sembra un comportamento molto professionale, ma magari mi sbaglio.
[#3]
Non so quale siano l'età e l'esperienza della collega, ma è possibile che si sia sentita emotivamente non in grado di reggere la situazione. In fondo l'attrazione erotica verso qualcuno è uno stimolo potente, che può destabilizzare chi se ne sente oggetto.
La invito tuttavia a non lasciarsi influenzare dall'attrazione che sente, inquadrando le remore della terapeuta come un rifiuto verso di lei come persona. Oltretutto interrompere la terapia per un motivo qualunque è una possibilità che nel contratto terapeutico - che certamente deve aver firmato - prevista sia per il paziente sia per il terapeuta.
Vedendo la cosa in altro modo, anche questo episodio le insegnerà qualcosa e potrebbe renderla persino più forte, quando lo avrà superato.
La invito tuttavia a non lasciarsi influenzare dall'attrazione che sente, inquadrando le remore della terapeuta come un rifiuto verso di lei come persona. Oltretutto interrompere la terapia per un motivo qualunque è una possibilità che nel contratto terapeutico - che certamente deve aver firmato - prevista sia per il paziente sia per il terapeuta.
Vedendo la cosa in altro modo, anche questo episodio le insegnerà qualcosa e potrebbe renderla persino più forte, quando lo avrà superato.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
Utente
Penso sia sulla cinquantina e penso che di esperienza ne abbia parecchia.
Lo accetterei se mi dicesse che il motivo è quello, ma siccome ha solo risposto che, cito testuale, 'non è utile al percorso terapeutico sviluppare un attaccamento al terapeuta in qualche misura sessualizzato', faccio fatica a comprenderla.
La ringrazio, speriamo, ad ora purtroppo sono solo delusa e sfiduciata.
Lo accetterei se mi dicesse che il motivo è quello, ma siccome ha solo risposto che, cito testuale, 'non è utile al percorso terapeutico sviluppare un attaccamento al terapeuta in qualche misura sessualizzato', faccio fatica a comprenderla.
La ringrazio, speriamo, ad ora purtroppo sono solo delusa e sfiduciata.
[#5]
>>> 'non è utile al percorso terapeutico sviluppare un attaccamento al terapeuta in qualche misura sessualizzato'
Quindi le sta dicendo non che sta rifiutando lei come persona, ma che non è attrezzata professionalmente per gestire il transfert. Che come dicevo può essere un mezzo per far procedere più speditamente una terapia, se gestito in modo appropriato. Ma evidentemente la terapeuta non è in grado o non è disposta a farlo.
Perciò la delusione che sente è del tutto comprensibile sul piano umano (si è sentita rifiutata) ma su quello professionale la terapeuta non si è comportata in modo apparentemente reprensibile.
Quindi le sta dicendo non che sta rifiutando lei come persona, ma che non è attrezzata professionalmente per gestire il transfert. Che come dicevo può essere un mezzo per far procedere più speditamente una terapia, se gestito in modo appropriato. Ma evidentemente la terapeuta non è in grado o non è disposta a farlo.
Perciò la delusione che sente è del tutto comprensibile sul piano umano (si è sentita rifiutata) ma su quello professionale la terapeuta non si è comportata in modo apparentemente reprensibile.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 5k visite dal 29/05/2022.
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