Come aiutare un ragazzo che ha perso il padre

Buongiorno,
scrivo per mio nipote di 23 anni (figlio di mia sorella).
L'anno scorso dopo 3 anni di malattia ha perso il padre a cui era molto legato e con cui aveva un rapporto molto stretto.

Ho la sensazione che abbia sempre cercato di controllare il dolore senza lasciare trasparire troppo.
E' ritornato velocemente alla sua vita di tutti i giorni senza forse fermarsi ad affrontare il lutto.

Ora, dopo quasi un anno ci troviamo in un momento di blocco completo.
Non riesce a studiare (frequenta il 3 anno di università), non riesce a prendere la patente, passa le sue giornate tra casa e amici senza però avanzare sul piano personale.

La madre è molto preoccupata ma fatica a creare un dialogo che spesso sfocia in discussioni.
Io sono sempre stata presente per loro (ha un fratello minore) e in questo momento cerco di mediare con lui ma spronandolo a prendere una strada, che sia interrompere gli studi anche solo momentaneamente e trovare un lavoretto, oppure continuare e cercare di impegnarsi.

E' tutto molto complicato per me perchè mi rendo conto di non essere un'amica a cui può confidare i suoi dubbi/paure ma vorrei comunque cercare di aiutarlo ad uscire da questa situazione.

Avete qualche consiglio da darmi su come approcciarmi a lui?
E' giusto spronarlo a prendere in mano la sua vita?

Grazie e buona giornata.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
con affettuosa sollecitudine lei osserva suo nipote, parla di un momento di "blocco completo" e lo fa risalire al dolore chiuso, al lutto non elaborato per la morte di un padre a cui era molto legato.
"Non riesce a studiare (frequenta il 3 anno di università), non riesce a prendere la patente, passa le sue giornate tra casa e amici senza però avanzare sul piano personale".
Immagino quanto ciò allarmi e addolori sua sorella e lei.
Parlando di come suo nipote ha vissuto il lutto potrebbe aver individuato la causa di tutto questo, ma... se invece si trattasse d'altro?
Molto correttamente lei specifica: "E' tutto molto complicato per me perchè mi rendo conto di non essere un'amica a cui può confidare i suoi dubbi/paure".
Esattamente. Ci sono cose che non si dicono alla mamma o alla zia. Questo non vuol dire affatto che non si abbia bisogno della loro affettuosa presenza, anche perché oggi magari non si ha voglia di parlare, ma domani sì.
Questo però avviene più facilmente se l'altro non ci ha assillato con domande, consigli, rimproveri ed esortazioni: "in questo momento cerco di mediare con lui ma spronandolo a prendere una strada, che sia interrompere gli studi anche solo momentaneamente e trovare un lavoretto, oppure continuare e cercare di impegnarsi".
Bene, lei ha fatto la sua proposta, mediando tra due affetti: per suo nipote e per sua sorella, a sua volta provata dal gravissimo lutto.
Si è mostrata molto attenta anche scrivendo a noi, probabilmente rendendosi conto che una persona sofferente non cerca esortazioni, le avverte come pungoli assillanti.
Adesso resti disponibile ma non intervenga più, se non per suggerire a sua sorella e a suo nipote di cercare su Medicitalia le risposte già erogate su temi che possono riguardarli: improvvisa abulia, perdita della voglia di studiare, lutto, etc. Potrebbe suggerire a tutti e due anche di scriverci.
Potrebbe segnalare che all'università c'è uno psicologo che si occupa gratuitamente di problemi legati al blocco nello studio, e non solo. Alle ASL e al Consultorio si può fare un percorso con degli psicologi a costo di ticket; si accede con la richiesta del medico di base, che può essere consultato anche perché valuti lo stato di salute dei suoi cari.
Per il resto, la sollecitudine benevola e silenziosa sembra la sola cosa utile.
Buone cose. Se le fa piacere ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Buongiorno Dott.ssa,
la ringrazio per i suoi preziosi consigli.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Di nulla, cara utente. Auguro il meglio a lei e ai suoi cari.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com