è stato un abuso? Storia molto particolare, non ho mai letto/sentito di storie simili

Buonasera a tutti! Innanzitutto tengo a ringraziarvi e farvi i complimenti per il servizio offerto.


Come da titolo, la storia che sto per raccontarvi è molto particolare; ho cercato in lungo e in largo storie simili che potessero orientarmi, ma niente da fare.
Così scrivo qui.
Ho un fratello più grande di me di circa 10 anni e mezzo.
Quando io avevo circa 9 anni e lui 19 aveva preso il vizio di leccarmi, penso per un mix di gioco e dispetto, il viso.
Una sera però, eravamo vicini mentre stavamo guardando la tv, lui stava anche fumando, e mi leccò in un modo che definirei più accurato, e poi mi buttò anche il fumo in faccia.
Non riesco a capire se questa cosa si possa classificare come abuso o no.
E, in caso affermativo, se sessuale o no (le leccate sono un atto sessuale e anche buttare il fumo in faccia so che può avere connotazione sessuale).
C'è di più.
Ovvero c'è il doc di mezzo.
Il problema vero nasce una sera di due anni fa quando, dopo che mio fratello mi aveva fatta arrabbiare, mi viene in mente questo evento (mi era già venuto in mente sporadicamente altre volte, ma senza nessun tipo di problema.
Però l'avevo anche scritto nella storia di vita all'inizio della terapia cognitivo comportamentale che intrapresi qualche anno fa, durata dal 2012 al 2017.
Ma la psicologa, se volontariamente o per distrazione non so, non fece una piega quando le lessi di questo evento.
Se ha poi indagato alternativamente non lo so).
Nei giorni successivi mi viene in mente più spesso, anche se ancora non ossessivamente, finché, una sera, penso: "E se fosse stato un abuso sessuale?
" Sbagliando, lo so, mi metto a fare ricerche on line per capire.
E lì inizia l'ossessione.
Col tempo questa ossessione ha avuto alti e bassi, ma non sono mai riuscita ad estinguerla totalmente.
Questo anche perché non è la solita ossessione da manuale, ma il suo contenuto è molto particolare.
Ci ho riconosciuto una base di verità più fondata rispetto ai soliti timori sull'igiene ecc.
Insomma, so che il problema è nato a causa del doc e ne presenta tutte le caratteristiche, ma non so se l'evento infantile di cui ho parlato meriti, al di là del doc, approfondimento perché potrebbe aver causato un trauma ancora oggi irrisolto.
Ripeto, prima dell'insorgere dell'ossessione, non mi ha mai creato problemi, almeno non consciamente.


Per favore, se potete, aiutatemi un po' a sbrogliare la matassa.
Grazie.
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
mi fa piacere aiutarla, ma tenga conto di tutti i limiti e fraintendimenti che possono prodursi in un consulto a distanza.
Il primo modo di aiutarla è invitarla a recarsi presso uno psicoterapeuta.
Veniamo al secondo modo, un tentativo di comprendere i fatti che ci racconta.
Lei conosce il disturbo ossessivo, perché ne è stata curata. Tenga però conto che certe immagini ricorrenti non sono ossessioni: sono flash che emergono portando con sé una memoria traumatica, qualcosa che avevamo "dimenticato" (Freud avrebbe detto "rimosso") perché quando l'episodio è accaduto non avevamo gli strumenti per definirlo e non avevamo la forza di affrontarlo e opporci.
Ogni volta che suo fratello la leccava, lei avvertiva qualcosa... Una sensazione erotica? L'impressione di subire un'azione aggressiva? Un miscuglio di sensazioni che la facevano sentire vittima e insieme colpevole?
Suo fratello stesso a quel che scrive fingeva di giocare, minimizzava... finché un giorno ripete l'azione con gusto, con cura... e la completa con una sbuffata di fumo che le manda sul viso.
Un "adulto" dovrebbe evitare di stimolare in un bambino sensazioni erotiche e di farlo in modo prepotente, è chiaro; ma suo fratello era ancora adolescente e a sua volta distingueva poco fra l'affetto un po' invadente e la confusa libidine destata dalla tempesta ormonale di quell'età.
Che ci sia nel suo gesto una connotazione erotica è indubbio, ma non c'era da nessuna delle due parti un'esplicita consapevolezza di compiere un gesto "sessuale".
In effetti non tutte le carezze e non tutti i gesti aggressivi possono definirsi "abuso sessuale", nel significato che il termine assume in tribunale. Spesso tra parenti stretti, tra un adolescente e un bambino, ci sono abbracci e baci eccessivi, manca però l'intenzione di compiere un atto specificamente sessuale.
Non mi stupirei che anche suo fratello si sia ricordato, e che anche per lui quella memoria abbia assunto un carattere disturbante.
Come vede, il consulto di un terapeuta esperto nei traumi è più che mai necessario, per la sua tranquillità e per la serenità familiare.
Il tipo di esperienza che lei ha subito rivivendo il ricordo traumatico venne chiamato da Freud Nachtraeglichkeit.
Auguri. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Gentile dottoressa @Anna Potenza, innanzitutto tengo a ringraziarla per la chiave di lettura dell'evento che mi ha fornito.
Riguardo la rimozione dell'evento, devo dire che io non l'ho mai rimosso, mai "dimenticato", semplicemente mi veniva sporadicamente, molto sporadicamente, in mente una volta ogni tanto, per qualche secondo, senza crearmi particolari fastidi. Credo che la prima volta che mi è venuto in mente e mi ha provocato fastidio e rabbia, ma a quei tempi ero molto vulnerabile, le mie emozioni erano totalmente "in tilt" ed ero molto suggestionabile, è stato il giorno successivo alla prima seduta psicoterapeutica, ovvero quando mi era stato assegnato il compito della storia di vita. Compito che ho eseguito e che la psicologa mi disse di leggerle perché lei non capiva la mia calligrafia. Ricordo che sottolineò alcune parti, ma quella, che io ai tempi ritenni, se a torto o ragione non so, la più importante, passò totalmente inosservata. Questo fatto mi rincuorò e rassicurò sulla faccenda, infatti non ne parlai mai più con lei. E quando poi in seguito, fino a due anni fa ovviamente, mi è venuto in mente altre volte, ero appunto tranquilla al riguardo. A volte mi capitava di pensare "Vedi, quella cosa che a te sembrava chissà cosa non era importante, mentre altre che ti sembravano più sciocche erano più importanti per la genesi dei tuoi disagi". Ora però non so se la psicologa non fece una piega per non turbarmi ulteriormente visto l'elevatissimo stato d'ansia che accusavo e ha poi indagato in altri modi, oppure se non fosse semplicemente distratta o se ne sia dimenticata.

Per rispondere invece alle sue domande su ciò che provavo, non ho mai provato sensazioni erotiche, ma fastidio sì, la sensazione di essere "violata" nel mio spazio personale, e sì, di subire un'azione aggressiva. In genere queste percezioni erano più superficiali, ma nell'episodio di cui ho invece parlato ricordo di essere rimasta più turbata, un po' come freddata, come se fosse stato oltrepassato un limite che le altre volte non mi è sembrato fosse stato oltrepassato. Mi sono sentita non rispettata. Riguardo invece il sentirmi vittima e/o colpevole, sicuramente non mi sono mai sentita colpevole, questo è poco ma sicuro. Riguardo il sentirmi vittima, non ho mai realmente pensato a me con questo termine riguardo questa situazione.

C'è da dire anche che non mi sono mai, in nessun modo, sentita sessualmente o in altri modi ambigui in pericolo con mio fratello. È stato dispettoso e bullo nei miei confronti, questo sì, e non rispettoso dei miei spazi personali emotivi e fisici a volte, ma tensione o paura sessuale non ce n'è mai stata.  L'interpretazione sessuale dell'evento descritto è stata data soltanto due anni fa, a partire dalla consapevolezza che quel gesto ha davvero delle connotazioni erotiche. Allo stesso tempo però non mi sembrava rispondere alla definizione classica e standard di abuso sessuale. E questa ambiguità mi mandava in crisi.
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
come lei correttamente intuisce, la terapeuta può aver mancato di sottolineare il suo racconto per varie ragioni che non sappiamo: una potrebbe essere il fatto che se il paziente stesso non manifesta turbamento, non è opportuno cercare di suscitare quello che non è presente.
La "rimozione" di cui le parlavo a volte implica una vicenda per intero, ma più spesso colpisce il solo aspetto emotivo. Per farle un esempio, talvolta si ricorda perfettamente un episodio di maltrattamento di cui si è stati oggetto, parole, sguardi, gesti, ma solo tempo dopo compare la paura, la rabbia, il pianto.
Questa è la natura del Nachtraeglichkeit.
Le auguro un buon superamento della vicenda, per lei e anche per il rapporto con suo fratello.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
Utente
Utente
Gentile dottoressa, grazie di nuovo per la risposta.
Come si fa a capire quando la vicenda è superata/elaborata? E in terapia cosa si fa in questi casi? Dipende dal tipo di terapia? Nella terapia cognitivo comportamentale ricordo che in casi analoghi si applicava la tecnica dell'"ABCDE". Non so lei in quale tipo di psicoterapia è specializzata e quindi non so se sappia a quale tecnica mi riferisco; in poche parole si riconoscevano le emozioni provate, i pensieri, e poi magari si rivalutava la situazione, interpretandola magari in un altro modo. Integrando il tutto con l'accettazione delle emozioni spiacevoli, anche perché la mia psicoterapeuta si occupava anche di mindfulness. E io adorai la mindfulness appena capii di cosa si trattava.
[#5]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
mi sono specializzata in una branca della cognitivo-comportamentale, ma andando avanti negli anni ho trovato sempre meno opportuno che un curante ignori le tecniche e le basi teoriche di altri modelli. Negli altri Paesi occidentali queste suddivisioni "settarie" non sono mai esistite: si adotta a vantaggio del paziente ciò che risulta più opportuno per il suo percorso verso la guarigione.
Nel suo caso risulterebbe utile rivolgersi ad un terapeuta che sia preparato sui traumi.
Oggi si parla come di una novità del PTSD, ma di alcuni aspetti ne parlava già Freud.
Niente esclude che la sua precedente terapeuta sia informata in questo campo.
Le domande specifiche da lei rivolte qui non possono che essere affrontate in un percorso in presenza.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com