Elaborazione e conseguenze del lutto per suicidio
Gentili dottori, mi rivolgo a voi perchè sento di stare per implodere.
Il mio ragazzo ha perso il papà in un modo tragico, lui si è suicidato e poco prima aveva avuto una forte lite proprio con il figlio.
Questo ha creato nel mio compagno non solo una forte crepa per il dolore della perdità del papà, al quale lui era fortemente legato, ma anche ad un susseguirsi di sensi di colpa, rabbia, perchè senza risposta e tutto ciò che di orribile trascina con se il suicidio di un padre.
Inizialmente si è aperto e appigliato a me, non voleva stare da solo, mi esprimeva il suo dolore e sono stata vicina a lui quasi annullando me stessa.
Dopo di che... tutto è cambiato.
Si è chiuso a riccio e si mostra distaccato da me.
Quando l'ho conosciuto era così, abbiamo lavorato tanto insieme per aprirsi e adesso è calato nuovamente un velo di distacco da parte sua.
Inoltre sente che la sua vita è cambiata per sempre perchè sente la responsabilità della madre rimasta sola.
Continua a ripetere che non potrà più lasciarla sola.
Avevamo un appartamentino d'appoggio dove stavamo insieme quasi tutta la settimana, adesso lui dorme con la mamma ed io a casa mia.
Quando siamo insieme non esiste più intimità, vado solo a casa da sua madre e lui è anche un pò distaccato da me.
Non voglio che passi un messaggio solo di critica, nel suo si sforza di apprezzare la mia vicinanza, faccio 60 km in totale tra andata e ritorno solo per vederlo quasi ogni giorno e stargli vicino.
Ma inizio ad avere paura che il nostro futuro sia buio, perchè lui al momento, è forse giustamente, pensa solo ed esclusivamente della mamma che sta molto male.
Non so come aiutarlo ad uscire da questo momento e non so se, a questo punto, devo prepararmi al peggio e abbandonare quell'idea di futuro insieme che tanto abbiamo sognato.
Il mio ragazzo ha perso il papà in un modo tragico, lui si è suicidato e poco prima aveva avuto una forte lite proprio con il figlio.
Questo ha creato nel mio compagno non solo una forte crepa per il dolore della perdità del papà, al quale lui era fortemente legato, ma anche ad un susseguirsi di sensi di colpa, rabbia, perchè senza risposta e tutto ciò che di orribile trascina con se il suicidio di un padre.
Inizialmente si è aperto e appigliato a me, non voleva stare da solo, mi esprimeva il suo dolore e sono stata vicina a lui quasi annullando me stessa.
Dopo di che... tutto è cambiato.
Si è chiuso a riccio e si mostra distaccato da me.
Quando l'ho conosciuto era così, abbiamo lavorato tanto insieme per aprirsi e adesso è calato nuovamente un velo di distacco da parte sua.
Inoltre sente che la sua vita è cambiata per sempre perchè sente la responsabilità della madre rimasta sola.
Continua a ripetere che non potrà più lasciarla sola.
Avevamo un appartamentino d'appoggio dove stavamo insieme quasi tutta la settimana, adesso lui dorme con la mamma ed io a casa mia.
Quando siamo insieme non esiste più intimità, vado solo a casa da sua madre e lui è anche un pò distaccato da me.
Non voglio che passi un messaggio solo di critica, nel suo si sforza di apprezzare la mia vicinanza, faccio 60 km in totale tra andata e ritorno solo per vederlo quasi ogni giorno e stargli vicino.
Ma inizio ad avere paura che il nostro futuro sia buio, perchè lui al momento, è forse giustamente, pensa solo ed esclusivamente della mamma che sta molto male.
Non so come aiutarlo ad uscire da questo momento e non so se, a questo punto, devo prepararmi al peggio e abbandonare quell'idea di futuro insieme che tanto abbiamo sognato.
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Gentile utente,
lei ci prospetta una delle situazioni più gravi: il suicidio di una persona cara, a quel che pare non motivato da dolori insopportabili o da malattia inguaribile, e per di più avvenuto poco dopo lo scontro con un figlio, il quale finisce per ritenersi in qualche modo "colpevole" o quanto meno responsabile.
Le reazioni del suo ragazzo sono comprensibili, anche se nella maggior parte dei casi di suicidio queste idee di "colpa" non risultano corrette.
Non è questo il luogo per illustrare dettagliatamente il perché e forse lei lo intuisce, ma come farlo capire ad un figlio, ad una moglie, se non attraverso un processo terapeutico da essi stessi cercato e voluto?
Per parte sua, lei è stata vicina al suo ragazzo e gli ha offerto ogni possibilità di sfogo. Ora lui sente che deve offrire il proprio supporto alla madre. Non è strano e non è nemmeno la fine della vostra relazione; è un'ulteriore fase di questo processo doloroso.
Valuti lei se in questo momento non sia il caso di seguire affettuosamente il suo ragazzo e anche la mamma, ma con minore presenza, per non interferire nel loro dialogo e non esaurire le sue stesse forze. Ci sono momenti in cui dobbiamo essere presenti, altri in cui dobbiamo garantire il nostro affetto ma farci fisicamente da parte. Oltretutto, la visione che hanno della persona scomparsa per suicidio gli stretti familiari e un non consanguineo è molto differente, e potrebbe creare incomprensioni.
Non vedrei male che lei stessa si facesse supportare da uno specialista, in questo momento.
Sia forte, non disperi, e ci tenga al corrente.
lei ci prospetta una delle situazioni più gravi: il suicidio di una persona cara, a quel che pare non motivato da dolori insopportabili o da malattia inguaribile, e per di più avvenuto poco dopo lo scontro con un figlio, il quale finisce per ritenersi in qualche modo "colpevole" o quanto meno responsabile.
Le reazioni del suo ragazzo sono comprensibili, anche se nella maggior parte dei casi di suicidio queste idee di "colpa" non risultano corrette.
Non è questo il luogo per illustrare dettagliatamente il perché e forse lei lo intuisce, ma come farlo capire ad un figlio, ad una moglie, se non attraverso un processo terapeutico da essi stessi cercato e voluto?
Per parte sua, lei è stata vicina al suo ragazzo e gli ha offerto ogni possibilità di sfogo. Ora lui sente che deve offrire il proprio supporto alla madre. Non è strano e non è nemmeno la fine della vostra relazione; è un'ulteriore fase di questo processo doloroso.
Valuti lei se in questo momento non sia il caso di seguire affettuosamente il suo ragazzo e anche la mamma, ma con minore presenza, per non interferire nel loro dialogo e non esaurire le sue stesse forze. Ci sono momenti in cui dobbiamo essere presenti, altri in cui dobbiamo garantire il nostro affetto ma farci fisicamente da parte. Oltretutto, la visione che hanno della persona scomparsa per suicidio gli stretti familiari e un non consanguineo è molto differente, e potrebbe creare incomprensioni.
Non vedrei male che lei stessa si facesse supportare da uno specialista, in questo momento.
Sia forte, non disperi, e ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.1k visite dal 20/04/2022.
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